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martedì 18 dicembre 2007

Preghiera eucaristica


Il Natale concepito come intervento di Dio dall’alto

fa dipendere il valore del lavoro dalla grazia divina.

Il lavoro, questo immenso sforzo di liberazione

prodotto nei secoli, è segnato per sempre dal peccato

e dalla maledizione biblica,

non ha valore in sé ma riceve tutto il suo valore

dall’incarnazione e dal sacrificio di Cristo.

Una diversa interpretazione

della Bibbia, del lavoro e del Natale,

si è sviluppata nei secoli.

Con la cacciata dal Paradiso terrestre

è iniziata la crescita umana

verso l’autonomia dal Padre onnipotente.

E’ incominciata l’avventura del lavoro

che può andare verso l’alienazione e la sofferenza

ma anche verso la liberazione e il riscatto.

E anche Dio è cambiato:

è in divenire con noi e attraverso noi.

E il Natale è un evento esemplare,

se si vuole sommamente esemplare,

stella polare, buon annuncio,

ma iscritto totalmente nella storia e nella vita.

Allora i lavoratori che lottano contro i licenziamenti

e per difendere i diritti e la sicurezza;

i giovani che lottano contro il precariato

a cui li condanna la globalizzazione liberista;

i carcerati e gli immigrati che chiedono lavoro

per acquisire cittadinanza,

hanno valore in sé,

le donne che lottano per la parità di dignità e diritti nel lavoro,

fanno parte del grande processo

della liberazione storica dell’umanità

di cui il Natale è lieto annuncio.

Facciamo nostra questa interpretazione,

di una religiosità profetica e mistica,

rinnovando la memoria di Gesù.

Il quale la sera prima di essere ucciso

Mentre sedeva a tavola con i suoi apostoli

prese del pane lo spezzò e lo diede loro dicendo:

prendete e mangiate, questo è il mio corpo.

Poi prese un bicchiere di vino lo benedì

e lo diede loro dicendo:

questo è il mio sangue sparso per voi

Fate questo in memoria di me.

Che per lo Spirito di Gesù

anche l’eucaristia non sia un sacrificio

in vista della salvezza eterna;

ma un principio e un annuncio evangelico

di riconciliazione

fra il corpo, il sangue, il lavoro,

la vita spesa per la giustizia, la storia, il mistero
.

E questo pane che condividiamo

sia un segno di solidarietà.


Preghiera eucaristica della veglia di Natale 2002 (sul lavoro), in Piazza dell'Isolotto a Firenze.

In memoria delle vittime dell'acciaieria Thyssenkrupp e di tutti i morti sul lavoro.




 


 

Preghiera eucaristica


Il Natale concepito come intervento di Dio dall’alto

fa dipendere il valore del lavoro dalla grazia divina.

Il lavoro, questo immenso sforzo di liberazione

prodotto nei secoli, è segnato per sempre dal peccato

e dalla maledizione biblica,

non ha valore in sé ma riceve tutto il suo valore

dall’incarnazione e dal sacrificio di Cristo.

Una diversa interpretazione

della Bibbia, del lavoro e del Natale,

si è sviluppata nei secoli.

Con la cacciata dal Paradiso terrestre

è iniziata la crescita umana

verso l’autonomia dal Padre onnipotente.

E’ incominciata l’avventura del lavoro

che può andare verso l’alienazione e la sofferenza

ma anche verso la liberazione e il riscatto.

E anche Dio è cambiato:

è in divenire con noi e attraverso noi.

E il Natale è un evento esemplare,

se si vuole sommamente esemplare,

stella polare, buon annuncio,

ma iscritto totalmente nella storia e nella vita.

Allora i lavoratori che lottano contro i licenziamenti

e per difendere i diritti e la sicurezza;

i giovani che lottano contro il precariato

a cui li condanna la globalizzazione liberista;

i carcerati e gli immigrati che chiedono lavoro

per acquisire cittadinanza,

hanno valore in sé,

le donne che lottano per la parità di dignità e diritti nel lavoro,

fanno parte del grande processo

della liberazione storica dell’umanità

di cui il Natale è lieto annuncio.

Facciamo nostra questa interpretazione,

di una religiosità profetica e mistica,

rinnovando la memoria di Gesù.

Il quale la sera prima di essere ucciso

Mentre sedeva a tavola con i suoi apostoli

prese del pane lo spezzò e lo diede loro dicendo:

prendete e mangiate, questo è il mio corpo.

Poi prese un bicchiere di vino lo benedì

e lo diede loro dicendo:

questo è il mio sangue sparso per voi

Fate questo in memoria di me.

Che per lo Spirito di Gesù

anche l’eucaristia non sia un sacrificio

in vista della salvezza eterna;

ma un principio e un annuncio evangelico

di riconciliazione

fra il corpo, il sangue, il lavoro,

la vita spesa per la giustizia, la storia, il mistero
.

E questo pane che condividiamo

sia un segno di solidarietà.


Preghiera eucaristica della veglia di Natale 2002 (sul lavoro), in Piazza dell'Isolotto a Firenze.

In memoria delle vittime dell'acciaieria Thyssenkrupp e di tutti i morti sul lavoro.




 


 

martedì 11 dicembre 2007

P. Concetto Greco

Meglio fabbro che monsignore 


Di Padre Concetto Greco ne avevo parlato già qui, quando Fabio D’Urso lo aveva incontrato per Casablanca nell’intervista-reportage: “Meglio fabbro che monsignore”.

Qualche giorno fa Padre Greco è morto e Riccardo Orioles lo ricorda nella sua “Catena di San Libero” n. 356. Ricordo che si incrocia con le sue riflessioni per il venticinquesimo anniversario della nascita de “I Siciliani” di Pippo Fava. Buona lettura, fino in fondo.


E' morto un prete a Catania, che si chiamava padre Greco. Non è una notizia importante e fuori dal suo quartiere non l'ha saputo nessuno. Eppure, in giovinezza, era stato un uomo importante: uscito dal seminario (il migliore allievo) era "un giovane promettente" ed era rapidamente diventato coadiutore del vescovo. Io di carriere dei preti non me ne intendo ma dev'essere qualcosa del tipo segretario della Fgci, e poi segretario di federazione, comitato centrale, onorevole e infine, se tutto va bene, ministro. Comunque lui dopo un anno si ribellò. Che cazzo - disse a se stesso - io sono un prete. E il prete non sta in ufficio, sta fra la gente.




L'ultima predica di padre Greco



Do' Vangelu secunnu Luca



Capitàu 'n sabutu ca Gesù ava trasutu na casa di unu de' capi raisi de farisei ppi mangiari e a gente stava ddà a taliarlu. Virennu comu li 'nvitati s'affuddavunu a pigghiarisi i megghiu posti, ci stampau na lizioni: "Quannu si 'mmitatu na 'n spunsaliziu da corcarunu, non t'assittari 'o primu postu, pirchì po' capitari ca arriva unu cchiù 'mpurtanti di tia e chiddu ca v'invitau veni a diriti: susiti, ca ddocu s'assittari st'amicu me. Allura ti finisci d'assittariti all'ultimu postu, cu' tantu di mala cumparsa.

'Nveci, quannu sì mmitatu, si t'assetti all'ultimu postu vinennu u patruni 'i casa ti dici: unni ti 'o mittisti. veni cchiù avanti. Accussì fai na bedda cumparsa davanti a tutti e 'mmitati. Pirchì cuegghiè si senti cacocciula, finisci murtificatu, e cu s'incala, agghiorna cchiù 'mpurtanti". Poi ci rissi o patruni i casa: "Quannu ammiti qualcunu a mangiari ni tia, no ammitari i to' amici, o i to frati, o i to' parenti, e mancu genti ricca, picchì chissi si levunu l'obbligu ammitannuti macari iddi. O cuntrariu: quannu fai 'n fistinu, ammita puvireddi, storpi, zoppi e cechi, accussi si cuntentu di non aspittariti nenti di nuddu. 'gn'iornu appoi ricivi 'n ringraziamentu ranni quannu t'assetti cu tutti l'autri galantomini no' jornu da risurrezioni".



Si dici: Parola do Signuri.

P. Concetto Greco

Meglio fabbro che monsignore 


Di Padre Concetto Greco ne avevo parlato già qui, quando Fabio D’Urso lo aveva incontrato per Casablanca nell’intervista-reportage: “Meglio fabbro che monsignore”.

Qualche giorno fa Padre Greco è morto e Riccardo Orioles lo ricorda nella sua “Catena di San Libero” n. 356. Ricordo che si incrocia con le sue riflessioni per il venticinquesimo anniversario della nascita de “I Siciliani” di Pippo Fava. Buona lettura, fino in fondo.


E' morto un prete a Catania, che si chiamava padre Greco. Non è una notizia importante e fuori dal suo quartiere non l'ha saputo nessuno. Eppure, in giovinezza, era stato un uomo importante: uscito dal seminario (il migliore allievo) era "un giovane promettente" ed era rapidamente diventato coadiutore del vescovo. Io di carriere dei preti non me ne intendo ma dev'essere qualcosa del tipo segretario della Fgci, e poi segretario di federazione, comitato centrale, onorevole e infine, se tutto va bene, ministro. Comunque lui dopo un anno si ribellò. Che cazzo - disse a se stesso - io sono un prete. E il prete non sta in ufficio, sta fra la gente.




L'ultima predica di padre Greco



Do' Vangelu secunnu Luca



Capitàu 'n sabutu ca Gesù ava trasutu na casa di unu de' capi raisi de farisei ppi mangiari e a gente stava ddà a taliarlu. Virennu comu li 'nvitati s'affuddavunu a pigghiarisi i megghiu posti, ci stampau na lizioni: "Quannu si 'mmitatu na 'n spunsaliziu da corcarunu, non t'assittari 'o primu postu, pirchì po' capitari ca arriva unu cchiù 'mpurtanti di tia e chiddu ca v'invitau veni a diriti: susiti, ca ddocu s'assittari st'amicu me. Allura ti finisci d'assittariti all'ultimu postu, cu' tantu di mala cumparsa.

'Nveci, quannu sì mmitatu, si t'assetti all'ultimu postu vinennu u patruni 'i casa ti dici: unni ti 'o mittisti. veni cchiù avanti. Accussì fai na bedda cumparsa davanti a tutti e 'mmitati. Pirchì cuegghiè si senti cacocciula, finisci murtificatu, e cu s'incala, agghiorna cchiù 'mpurtanti". Poi ci rissi o patruni i casa: "Quannu ammiti qualcunu a mangiari ni tia, no ammitari i to' amici, o i to frati, o i to' parenti, e mancu genti ricca, picchì chissi si levunu l'obbligu ammitannuti macari iddi. O cuntrariu: quannu fai 'n fistinu, ammita puvireddi, storpi, zoppi e cechi, accussi si cuntentu di non aspittariti nenti di nuddu. 'gn'iornu appoi ricivi 'n ringraziamentu ranni quannu t'assetti cu tutti l'autri galantomini no' jornu da risurrezioni".



Si dici: Parola do Signuri.

venerdì 7 dicembre 2007

Festa dell'accoglienza

A Leopoldo Zizzola

Per l'Associazione Fiori in Libertà

 


Grazie, a nome di D.Mazzi, del "bellissima lettera". Non ci meraviglia la vostra adesione perché anche noi, come tanti, cerchiamo di curarci, da sempre, con terapie alternative nel senso giustamente estensivo che voi date all'aggettivo e al sostantivo. Vorreste sapere di più di questa Comunità, come noi della vostra. Non ci meravigliamo del fatto che sappiate poco o niente di una esperienza che vive all'aperto, in terra italiana, da cinquanta anni. Perché c'è chi si preoccupa di tenerci avvolti nella bambagia del silenzio, dato che l'ortodossia cattolica e lo stato democratico hanno costituito una simbiosi unica, diciamo, in Europa. E' un matrimonio a due che riserva ai figli illegittimi non concordatari l'espulsione, concedendo l'eutanasia come diritto o la reclusione a vita in area protetta come ripiego.

Fuori dallo scherzo, per quanto riguarda l'accoglienza dei bambini, vi potremmo mandare il fascicolo a stampa distribuito in Piazza dell'Isolotto domenica 10 giugno u.s. per quello che può valere la transustanziazione di bambini vivi e parlanti in piazza, con lettere e disegnini impressi su carta. In effetti è stata una cerimonia dai profondi risvolti simbolici. il catino con l'acqua, le pietre parlanti con disegni e lettere dei bambini, le giovani coppie emozionate e plaudenti, in quanto reduci da lunghe ore di compresenza e preparazione, consapevoli di stare sperimentando "terapie alternative dove ci si cura di nutrire mente e anima dei propri figli, sapendo quanto il benessere individuale, e non solo, si leghi al riconoscere e coltivare anche i bisogni spirituali dell'essere umano".

Per farvi un'idea vi possiamo dare poco e dire qualcosa.

Dare: il fascicolo di 30 paginette del 10 giugno 2007, il video (grezzo) di immagini raccolte in piazza. Ma anche la favola per bambini appena uscita dalla tipografia della Regione Toscana, "La città del fiore" scritta da Enzo Mazzi e illustrata da Fuad Aziz è una chicca. A parte la bibliografia che potete trovare con ricerche dirette, anche online.

Dire: andate a vedere e consultate con pazienza l'Archivio della Comunità, tenuto online dal Comune di Firenze che ne ha riconosciuta la rilevanza storica. Ci troverete documenti di varia origine e provenienza, con grande scelta di argomenti. http://www.comunitaisolotto.org/  ( aprite "La memoria" e poi "archivio storico").

C'è anche un blog fatto da due di noi che pubblica notizie e cronache, con qualche foto. Ci troverete anche il presente carteggio:
http://www.baraccheverdi.splinder.com/

La nostra "sede" è in Via Aceri 1, 50 142 Firenze  (Di fronte al parco delle Cascine, nell'Isolotto vecchio, cioè tra le case del nucleo inaugurato da La Pira).

Allegati: due pagine del fascicolo della festa, qualche foto della stessa. Fraterni saluti da

 

Urbano (delegato alla risposta)

Festa dell'accoglienza

A Leopoldo Zizzola

Per l'Associazione Fiori in Libertà

 


Grazie, a nome di D.Mazzi, del "bellissima lettera". Non ci meraviglia la vostra adesione perché anche noi, come tanti, cerchiamo di curarci, da sempre, con terapie alternative nel senso giustamente estensivo che voi date all'aggettivo e al sostantivo. Vorreste sapere di più di questa Comunità, come noi della vostra. Non ci meravigliamo del fatto che sappiate poco o niente di una esperienza che vive all'aperto, in terra italiana, da cinquanta anni. Perché c'è chi si preoccupa di tenerci avvolti nella bambagia del silenzio, dato che l'ortodossia cattolica e lo stato democratico hanno costituito una simbiosi unica, diciamo, in Europa. E' un matrimonio a due che riserva ai figli illegittimi non concordatari l'espulsione, concedendo l'eutanasia come diritto o la reclusione a vita in area protetta come ripiego.

Fuori dallo scherzo, per quanto riguarda l'accoglienza dei bambini, vi potremmo mandare il fascicolo a stampa distribuito in Piazza dell'Isolotto domenica 10 giugno u.s. per quello che può valere la transustanziazione di bambini vivi e parlanti in piazza, con lettere e disegnini impressi su carta. In effetti è stata una cerimonia dai profondi risvolti simbolici. il catino con l'acqua, le pietre parlanti con disegni e lettere dei bambini, le giovani coppie emozionate e plaudenti, in quanto reduci da lunghe ore di compresenza e preparazione, consapevoli di stare sperimentando "terapie alternative dove ci si cura di nutrire mente e anima dei propri figli, sapendo quanto il benessere individuale, e non solo, si leghi al riconoscere e coltivare anche i bisogni spirituali dell'essere umano".

Per farvi un'idea vi possiamo dare poco e dire qualcosa.

Dare: il fascicolo di 30 paginette del 10 giugno 2007, il video (grezzo) di immagini raccolte in piazza. Ma anche la favola per bambini appena uscita dalla tipografia della Regione Toscana, "La città del fiore" scritta da Enzo Mazzi e illustrata da Fuad Aziz è una chicca. A parte la bibliografia che potete trovare con ricerche dirette, anche online.

Dire: andate a vedere e consultate con pazienza l'Archivio della Comunità, tenuto online dal Comune di Firenze che ne ha riconosciuta la rilevanza storica. Ci troverete documenti di varia origine e provenienza, con grande scelta di argomenti. http://www.comunitaisolotto.org/  ( aprite "La memoria" e poi "archivio storico").

C'è anche un blog fatto da due di noi che pubblica notizie e cronache, con qualche foto. Ci troverete anche il presente carteggio:
http://www.baraccheverdi.splinder.com/

La nostra "sede" è in Via Aceri 1, 50 142 Firenze  (Di fronte al parco delle Cascine, nell'Isolotto vecchio, cioè tra le case del nucleo inaugurato da La Pira).

Allegati: due pagine del fascicolo della festa, qualche foto della stessa. Fraterni saluti da

 

Urbano (delegato alla risposta)

Festa dell'accoglienza

----- Original Message -----



To: emazzi

Sent: Friday, December 07, 2007 7:10 AM

Subject: SUA LETTERA SU REPUBBLICA 5.12.07






Abbiamo letto la sua bellissima lettera a Corrado Augias su Repubblica del 5 dicembre.

Vorremmo sapere di più della Vostra  Comunità dell'Isolotto, dei Vostri percorsi anche intellettuali e di testimonianza di una ricerca spirituale al di fuori degli steccati dell'attuale ortodossia cattolica.

Siamo un'associazione culturale che si interessa di terapie alternative ma che si cura anche di nutrire mente ed anima dei propri soci sapendo quanto il benessere individuale, e non solo, si leghi al riconoscere e coltivare anche i bisogni spirituali dell'essere umano.

Un sincero grazie per quella lettera che abbiamo letto e per una eventuale sua risposta a questa nostra.



Cari saluti



Leopoldo Zizzola

Per l'Associazione Fiori in Libertà

 

 _______________________

 

la lettera pubblicata con qualche taglio da Augias su Repubblica 5 dicembre

 


                Caro dott. Corrado Augias,


ecco un piccolo segno di quell’ "impegno" che lei con saggezza auspica "perché anche il battesimo civile sia tutelato" (la Repubblica 30 novembre 2007)


All’Isolotto di Firenze, come in altre comunità di base in tutto il mondo, un gruppo di genitori insieme ad alcuni educatori, in continuità creativa con l’esperienza educativa della Comunità, una comunità cristiana di base e di frontiera che usa la piazza per i suoi incontri perché nel ’68 fu estromessa dalla chiesa, tentano la difficile strada di una educazione di sintesi fra la tradizione e l’innovazione, fra il meglio dell’esperienza religiosa dell’umanità e in particolare, ma in modo non esclusivo, fra il Vangelo e la scienza, fra la dimensione spirituale e quella intellettuale-fantastica-materiale, fra il mondo simbolico e rituale religioso e la simbologia laica. Un sincretismo fallace o un percorso di speranza?


Esiste attualmente una quantità di offerta sul piano educativo oltre la scuola: corsi per tutti i gusti, dalla danza al catechismo. E’ una specie di consumismo educativo che però frantuma la personalità dei bambini, mentre il ruolo dei genitori è svuotato e si esaurisce nella delega alle varie agenzie educative, chiese comprese, e nell’accompagnare i figli di qua e di là in una rincorsa senza tregua.


Quel gruppo di genitori dell’Isolotto cerca, faticosamente bisogna dirlo, di riprendersi il ruolo di educatori accettando di crescere insieme ai loro figli e di ricomporre in una sintesi nuova la propria personalità. Non sono sognatori. Fanno cose piccole ma vere. Potrebbe trattarsi di una brezza di futuro.


Una grande festa in piazza ha concluso l’esperienza educativa di quest’anno.


Sono stati protagonisti bambini di varie età. Ritualità, simbologie, poetica, musica e canti non marcavano in alcun modo l’appartenenza istituzionale alla grande Chiesa, anche se alcuni hanno potuto liberamente viverle come espressioni di una adesione formale alla fede codificata.


Cito alcuni aspetti della ritualità. Alcuni neonati sono stati "carezzati simbolicamente", dagli altri bambini, dai genitori, dagli adulti presenti, mentre tutti si "carezzavano" reciprocamente, sia con l’acqua fecondatrice della terra, dei viventi e della loro interiorità, sia con l’olio profumato di bergamotto, segno dell’accoglienza nella solidarietà perché olio proveniente dalle cooperative di giovani che nella piana di Goia Tauro lavorano le terre confiscate alla mafia e sono oggetto di gravi intimidazioni.


Inoltre pietre segnate dall’impegno, dalla riflessione, dalla creatività di piccoli e grandi sono andate a comporre una futura strada ideale da percorrere insieme, mano nella mano. In fondo alla strada ciascuno ha scritto il proprio nome su un grande arcobaleno colorato: chiamarci per nome, affermare la propria soggettività e non intrupparsi, mantenere relazioni positive è l’unico e fondamentale legame che mantiene viva la comunità.


E infine il segno della condivisione del pane e del vino nel segno della memoria di Gesù e però anche di tutti coloro che hanno vissuto e dato la vita nella solidarietà e nell’amore. Per alcuni bambini più grandi è stata una festa particolare, un rito di passaggio, un riconoscersi nello spirito dell’esperienza comunitaria che ognuno e ognuna di loro poi vivrà se lo vorrà e come e dove lo vorrà, senza cioè marcare l’appartenenza.


E’ stata una ritualità religiosa oppure laica? O forse ambedue? Non è questo il tempo di sintesi nuove aperte al futuro? Ci sono contraddizioni? Il nuovo non è mai puro. Il bambino che nasce è sempre intriso di sangue. Sta alle levatrici lavarlo carezzandolo dolcemente.


 


Firenze 1 dicembre 2007


Festa dell'accoglienza

----- Original Message -----



To: emazzi

Sent: Friday, December 07, 2007 7:10 AM

Subject: SUA LETTERA SU REPUBBLICA 5.12.07






Abbiamo letto la sua bellissima lettera a Corrado Augias su Repubblica del 5 dicembre.

Vorremmo sapere di più della Vostra  Comunità dell'Isolotto, dei Vostri percorsi anche intellettuali e di testimonianza di una ricerca spirituale al di fuori degli steccati dell'attuale ortodossia cattolica.

Siamo un'associazione culturale che si interessa di terapie alternative ma che si cura anche di nutrire mente ed anima dei propri soci sapendo quanto il benessere individuale, e non solo, si leghi al riconoscere e coltivare anche i bisogni spirituali dell'essere umano.

Un sincero grazie per quella lettera che abbiamo letto e per una eventuale sua risposta a questa nostra.



Cari saluti



Leopoldo Zizzola

Per l'Associazione Fiori in Libertà

 

 _______________________

 

la lettera pubblicata con qualche taglio da Augias su Repubblica 5 dicembre

 


                Caro dott. Corrado Augias,


ecco un piccolo segno di quell’ "impegno" che lei con saggezza auspica "perché anche il battesimo civile sia tutelato" (la Repubblica 30 novembre 2007)


All’Isolotto di Firenze, come in altre comunità di base in tutto il mondo, un gruppo di genitori insieme ad alcuni educatori, in continuità creativa con l’esperienza educativa della Comunità, una comunità cristiana di base e di frontiera che usa la piazza per i suoi incontri perché nel ’68 fu estromessa dalla chiesa, tentano la difficile strada di una educazione di sintesi fra la tradizione e l’innovazione, fra il meglio dell’esperienza religiosa dell’umanità e in particolare, ma in modo non esclusivo, fra il Vangelo e la scienza, fra la dimensione spirituale e quella intellettuale-fantastica-materiale, fra il mondo simbolico e rituale religioso e la simbologia laica. Un sincretismo fallace o un percorso di speranza?


Esiste attualmente una quantità di offerta sul piano educativo oltre la scuola: corsi per tutti i gusti, dalla danza al catechismo. E’ una specie di consumismo educativo che però frantuma la personalità dei bambini, mentre il ruolo dei genitori è svuotato e si esaurisce nella delega alle varie agenzie educative, chiese comprese, e nell’accompagnare i figli di qua e di là in una rincorsa senza tregua.


Quel gruppo di genitori dell’Isolotto cerca, faticosamente bisogna dirlo, di riprendersi il ruolo di educatori accettando di crescere insieme ai loro figli e di ricomporre in una sintesi nuova la propria personalità. Non sono sognatori. Fanno cose piccole ma vere. Potrebbe trattarsi di una brezza di futuro.


Una grande festa in piazza ha concluso l’esperienza educativa di quest’anno.


Sono stati protagonisti bambini di varie età. Ritualità, simbologie, poetica, musica e canti non marcavano in alcun modo l’appartenenza istituzionale alla grande Chiesa, anche se alcuni hanno potuto liberamente viverle come espressioni di una adesione formale alla fede codificata.


Cito alcuni aspetti della ritualità. Alcuni neonati sono stati "carezzati simbolicamente", dagli altri bambini, dai genitori, dagli adulti presenti, mentre tutti si "carezzavano" reciprocamente, sia con l’acqua fecondatrice della terra, dei viventi e della loro interiorità, sia con l’olio profumato di bergamotto, segno dell’accoglienza nella solidarietà perché olio proveniente dalle cooperative di giovani che nella piana di Goia Tauro lavorano le terre confiscate alla mafia e sono oggetto di gravi intimidazioni.


Inoltre pietre segnate dall’impegno, dalla riflessione, dalla creatività di piccoli e grandi sono andate a comporre una futura strada ideale da percorrere insieme, mano nella mano. In fondo alla strada ciascuno ha scritto il proprio nome su un grande arcobaleno colorato: chiamarci per nome, affermare la propria soggettività e non intrupparsi, mantenere relazioni positive è l’unico e fondamentale legame che mantiene viva la comunità.


E infine il segno della condivisione del pane e del vino nel segno della memoria di Gesù e però anche di tutti coloro che hanno vissuto e dato la vita nella solidarietà e nell’amore. Per alcuni bambini più grandi è stata una festa particolare, un rito di passaggio, un riconoscersi nello spirito dell’esperienza comunitaria che ognuno e ognuna di loro poi vivrà se lo vorrà e come e dove lo vorrà, senza cioè marcare l’appartenenza.


E’ stata una ritualità religiosa oppure laica? O forse ambedue? Non è questo il tempo di sintesi nuove aperte al futuro? Ci sono contraddizioni? Il nuovo non è mai puro. Il bambino che nasce è sempre intriso di sangue. Sta alle levatrici lavarlo carezzandolo dolcemente.


 


Firenze 1 dicembre 2007


giovedì 6 dicembre 2007

Luigi Tosti - Martino Morganti

SOS, EUROPE

Save our souls, Europe!



Dio criminale, assassino e terrorista



Non intendo minimamente subire processi da parte di Giudici che si identificano simbolicamente e platealmente in un Dio biblico assassino, terrorista, genocida, intollerante, stupratore, infanticida, schiavista, dispregiatore delle donne e degli omosessuali, razzista, sessuofobo e a tal punto borioso e criminale da pretendere di essere venerato dagli uomini con sacrifici umani ed animali.


Stralcio tratto dal ricorso in Corte di Cassazione

d Luigi Tosti


Mi sembra abbastanza ovvio che nessuno possa impormi -se io non lo voglio- di frequentare conventi, chiese ed altri luoghi di culto connotati dall'ostensione del macabro e orrifico idolo del Dio incarnato: alla stessa stregua, pertanto, nessuno -come significativamente affermato dalle Corti Costituzionali di Paesi molto più civili (Svizzera e Germania, ad esempio)- può obbligarmi ad essere processato, pubblicamente, da Giudici visibilmente "confessionali", cioè inseriti in un'Amministrazione giudiziaria pubblicamente connotata di idolatria cattolica.

Si tratta, innanzitutto, di una questione di rispetto dei diritti umani, oltre che di buona educazione. Io non mi sognerei mai di esporre nelle case altrui i miei simboli ideologici e pretendo, dunque, che il Papa, la Chiesa e gli adepti della setta religiosa cattolica si astengano dal marcare in modo così squallido le pareti delle aule di Giustizia -che non appartengono a loro ma a TUTTI i cittadini italiani- col simbolo del loro supposto Dio incarnato.

E questo non solo perché si tratta di un simbolo che evoca in modo macabro e orrifico un messaggio altamente immorale, diseducativo e psicologicamente deleterio, cioè l'assassinio di un Dio-figlio perpetrato da un Dio-Padre per assurde e inconcepibili finalità di "redenzione" di terzi "colpevoli", cioè dell'Umanità "peccatrice", ma anche per le intollerabili e ingiustificabili implicazioni di genocidi, di assassini, di torture, di criminale inquisizione, di criminali crociate, di criminale razzismo, di criminali roghi contro eretici e streghe, di criminale schiavismo, di superstizione, di criminale discriminazione e persecuzione razziale, di criminale shoà, di criminali rapimenti di bambini ebrei, di disprezzo delle donne e degli omosessuali, di omofobia, di sessuofobia patologica, di intolleranza, di oscurantismo, di violazione e prevaricazione dei più elementari diritti politici ed umani alla libertà di opinione, di pensiero, di religione e di eguaglianza, di omertosa e criminale copertura dei preti pedofili, di falsificazioni di atti, di false reliquie, di falsi miracoli, di falsi esorcismi, di falsi Padri Pii, di truffe, di abuso della credulità popolare a fini speculativi, di mercimonio di indulgenze e di medaglie "miracolose", di bolle di componenda, di illeciti finanziari e via dicendo, crimini di cui la storia millenaria del crocifisso è irrimediabilmente intrisa.

Essendo poi dotato di fondamenti etici e civili informati alla condivisione e all'osservanza dei basilari precetti del codice penale, della Costituzione italiana, delle Convenzioni internazionali sui diritti dell'Uomo e delle Convenzioni internazionali contro ogni forma di discriminazione, non intendo minimamente subire processi da parte di Giudici che si identificano simbolicamente e platealmente in un Dio biblico assassino, terrorista, genocida, intollerante, stupratore, infanticida, schiavista, dispregiatore delle donne e degli omosessuali, razzista, sessuofobo e a tal punto borioso e criminale da pretendere di essere venerato dagli uomini con sacrifici umani ed animali.

E' la mia "debole" morale che mi impedisce tutto ciò, anche se, ovviamente, non ho il minimo "astio" o disprezzo nei confronti del Dio biblico, la cui unica colpa è quella di essere stato creato dall'uomo a sua immagine e somiglianza e, quindi, con le sue debolezze e con le sue inclinazioni criminali.

Giammai accetterei l'imposizione della croce uncinata nazista da parte dello Stato italiano -e questo perché ripudio ed aborro i crimini compiuti dai cristiani nazisti- e quindi -e a maggior ragione- non accetto di essere processato dall'Amministrazione Giudiziaria Italiana, connotata di "cristianità" cattolica.

Se qualcuno si vuole ancora identificare in quel simbolo e intende ancora glorificarsi del supposto "Amore" del supposto unico Dio, nella sua duplice versione di Dio-Padre e di Dio-Figlio incarnato, lo faccia pure: ma lo faccia a causa sua, sulla sua persona, nei suoi templi, nei Tribunali dell'Inquisizione e in quelli della Sacra Rota, ma non lo imponga a me che, proprio "grazie a Dio", mi identifico in valori morali e civili diametralmente opposti.


Luigi Tosti

tosti.luigi@yahoo.it


[65] Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: “Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; [66] che ve ne pare?”. E quelli risposero: “È reo di morte!”. [67] Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano.

Matteo XXVI



MECCANISMI SACRIFICALI



...Conservo la lettera di un lettore fiorentino al quotidiano della sua città (La Nazione, 12 aprile 1997) e l’assumo a portavoce di questo rinsavimento religioso dovuto ad una crescita umana: "La Bibbia ci racconta di Abramo che, su sollecitazione di Dio, si apprestò a sacrificare a Lui la vita dell’innocente Isacco, suo figlio. Al contrario in epoca successiva è la Provvidenza stessa ad organizzare un sacrificio umano nella persona di Cristo, il giusto per eccellenza". Lo scrivente conclude: "I cattolici o concepiscono Dio come bontà assoluta o alla stregua di Moloch, il Dio feroce e sadico che godeva delle sofferenze altrui, per ammansire il quale i sacerdoti fenici dovevano offrirgli continuamente sacrifici umani".


Il rifiuto dell’idea sacrificale dalla terra sale fino al cielo.


 una religione che coltivi meccanismi sacrificali e, quindi, di morte non è certamente accreditata a guidare un’umanità che voglia programmarsi in nome del rispetto e all’incremento della vita. A ben pensarci la vittima ha nelle religioni la sua collocazione più innaturale, perché le religioni dovrebbero offrire una zona franca da perversioni, una patria del bene.

Sacrificio, quindi, che non toglie ma dà vita. Sacrificio che, quindi, occorre prendere in accezione diversa e opposta a quella indicata dall’arcaico codice vittimale.

Dovremmo tenerlo molto presente anche e soprattutto in rapporto al "sacrificio della messa" nel quale è insidioso continuare a nutrirsi di "ostia", cioè di "vittima", cioè del Figlio ucciso per volontà del Padre, cioè continuando a far fare brutta figura al Padre voglioso di sangue e brutta figura anche al Figlio trascinato dal suo tragico destino; cioè esponendoci a perseguire imitazioni dannose ai singoli e alla collettività. Lo stesso J. Ratzinger - ma trenta anni fa (Concilium, 1967, 4, pp. 83-96) - faceva sua la convinzione di J. Bietz che il sacrificio di Gesù "non deve essere interpretato primariamente dal punto di vista della tecnica sacrificale ma come martirio a partire dalla donazione totale della persona".


"Non voglio sacrifici".


Lo gridavano i profeti ( Os 6, 6; Am 5, 22ss ; Is 1,10-16; Sal 40, 7-9; 50, 8-15). Forse i profeti di allora si sarebbero accontentati di sacrifici sinceri e di sacrifici di animali ( il WWF non era ancora sceso in campo!) invece che di umani: il capretto al posto di Isacco. Già molto rispetto ai loro contesti storico-culturali.


Oggi occorrono profeti che gridino la fine di qualsiasi vittima, di qualsiasi idea sacrificale. Senza porre riserve, senza concedere niente alla morte (e anche alla mortificazione!) anche di uno solo per il bene e la salvezza anche di molti.


La lettera integrale di Martino Morganti la trovi qui.


Martino Morganti, nato a Pistoia nel 1927, frate minore dal 1943, è laureato in diritto Canonico (Pontificio Ateneo Antoniano) e in Liturgia (Pontificio Ateneo S.Anselmo). Ha insegnato per circa quindici anni nello Studio Teologico Francescano di Fiesole e nel Seminario Maggiore di Firenze ed ha tenuto lezioni e corsi di liturgia in molti istituti e diocesi. Ha pubblicato alcuni volumi in proprio o con altri e collaborato a varie riviste. Dal 1969 al 1979 ha diretto Studi Francescani, diventata rivista di vita religiosa postconciliare. Nel 1969, insieme con alcuni confratelli, ha dato vita, a Livorno, ad una "piccola fraternità" inserita nelle condizioni di esistenza e di lavoro della gente, diventando operaio a tempo pieno. Dal 1971 vive l’esperienza delle CdB (Comunità livornese di p.za del Luogo Pio, ex via Mentana). È mancato l'11 settembre 1999.


(Dal blog di Barbabianca)

Luigi Tosti - Martino Morganti

SOS, EUROPE

Save our souls, Europe!



Dio criminale, assassino e terrorista



Non intendo minimamente subire processi da parte di Giudici che si identificano simbolicamente e platealmente in un Dio biblico assassino, terrorista, genocida, intollerante, stupratore, infanticida, schiavista, dispregiatore delle donne e degli omosessuali, razzista, sessuofobo e a tal punto borioso e criminale da pretendere di essere venerato dagli uomini con sacrifici umani ed animali.


Stralcio tratto dal ricorso in Corte di Cassazione

d Luigi Tosti


Mi sembra abbastanza ovvio che nessuno possa impormi -se io non lo voglio- di frequentare conventi, chiese ed altri luoghi di culto connotati dall'ostensione del macabro e orrifico idolo del Dio incarnato: alla stessa stregua, pertanto, nessuno -come significativamente affermato dalle Corti Costituzionali di Paesi molto più civili (Svizzera e Germania, ad esempio)- può obbligarmi ad essere processato, pubblicamente, da Giudici visibilmente "confessionali", cioè inseriti in un'Amministrazione giudiziaria pubblicamente connotata di idolatria cattolica.

Si tratta, innanzitutto, di una questione di rispetto dei diritti umani, oltre che di buona educazione. Io non mi sognerei mai di esporre nelle case altrui i miei simboli ideologici e pretendo, dunque, che il Papa, la Chiesa e gli adepti della setta religiosa cattolica si astengano dal marcare in modo così squallido le pareti delle aule di Giustizia -che non appartengono a loro ma a TUTTI i cittadini italiani- col simbolo del loro supposto Dio incarnato.

E questo non solo perché si tratta di un simbolo che evoca in modo macabro e orrifico un messaggio altamente immorale, diseducativo e psicologicamente deleterio, cioè l'assassinio di un Dio-figlio perpetrato da un Dio-Padre per assurde e inconcepibili finalità di "redenzione" di terzi "colpevoli", cioè dell'Umanità "peccatrice", ma anche per le intollerabili e ingiustificabili implicazioni di genocidi, di assassini, di torture, di criminale inquisizione, di criminali crociate, di criminale razzismo, di criminali roghi contro eretici e streghe, di criminale schiavismo, di superstizione, di criminale discriminazione e persecuzione razziale, di criminale shoà, di criminali rapimenti di bambini ebrei, di disprezzo delle donne e degli omosessuali, di omofobia, di sessuofobia patologica, di intolleranza, di oscurantismo, di violazione e prevaricazione dei più elementari diritti politici ed umani alla libertà di opinione, di pensiero, di religione e di eguaglianza, di omertosa e criminale copertura dei preti pedofili, di falsificazioni di atti, di false reliquie, di falsi miracoli, di falsi esorcismi, di falsi Padri Pii, di truffe, di abuso della credulità popolare a fini speculativi, di mercimonio di indulgenze e di medaglie "miracolose", di bolle di componenda, di illeciti finanziari e via dicendo, crimini di cui la storia millenaria del crocifisso è irrimediabilmente intrisa.

Essendo poi dotato di fondamenti etici e civili informati alla condivisione e all'osservanza dei basilari precetti del codice penale, della Costituzione italiana, delle Convenzioni internazionali sui diritti dell'Uomo e delle Convenzioni internazionali contro ogni forma di discriminazione, non intendo minimamente subire processi da parte di Giudici che si identificano simbolicamente e platealmente in un Dio biblico assassino, terrorista, genocida, intollerante, stupratore, infanticida, schiavista, dispregiatore delle donne e degli omosessuali, razzista, sessuofobo e a tal punto borioso e criminale da pretendere di essere venerato dagli uomini con sacrifici umani ed animali.

E' la mia "debole" morale che mi impedisce tutto ciò, anche se, ovviamente, non ho il minimo "astio" o disprezzo nei confronti del Dio biblico, la cui unica colpa è quella di essere stato creato dall'uomo a sua immagine e somiglianza e, quindi, con le sue debolezze e con le sue inclinazioni criminali.

Giammai accetterei l'imposizione della croce uncinata nazista da parte dello Stato italiano -e questo perché ripudio ed aborro i crimini compiuti dai cristiani nazisti- e quindi -e a maggior ragione- non accetto di essere processato dall'Amministrazione Giudiziaria Italiana, connotata di "cristianità" cattolica.

Se qualcuno si vuole ancora identificare in quel simbolo e intende ancora glorificarsi del supposto "Amore" del supposto unico Dio, nella sua duplice versione di Dio-Padre e di Dio-Figlio incarnato, lo faccia pure: ma lo faccia a causa sua, sulla sua persona, nei suoi templi, nei Tribunali dell'Inquisizione e in quelli della Sacra Rota, ma non lo imponga a me che, proprio "grazie a Dio", mi identifico in valori morali e civili diametralmente opposti.


Luigi Tosti

tosti.luigi@yahoo.it


[65] Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: “Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; [66] che ve ne pare?”. E quelli risposero: “È reo di morte!”. [67] Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano.

Matteo XXVI



MECCANISMI SACRIFICALI



...Conservo la lettera di un lettore fiorentino al quotidiano della sua città (La Nazione, 12 aprile 1997) e l’assumo a portavoce di questo rinsavimento religioso dovuto ad una crescita umana: "La Bibbia ci racconta di Abramo che, su sollecitazione di Dio, si apprestò a sacrificare a Lui la vita dell’innocente Isacco, suo figlio. Al contrario in epoca successiva è la Provvidenza stessa ad organizzare un sacrificio umano nella persona di Cristo, il giusto per eccellenza". Lo scrivente conclude: "I cattolici o concepiscono Dio come bontà assoluta o alla stregua di Moloch, il Dio feroce e sadico che godeva delle sofferenze altrui, per ammansire il quale i sacerdoti fenici dovevano offrirgli continuamente sacrifici umani".


Il rifiuto dell’idea sacrificale dalla terra sale fino al cielo.


 una religione che coltivi meccanismi sacrificali e, quindi, di morte non è certamente accreditata a guidare un’umanità che voglia programmarsi in nome del rispetto e all’incremento della vita. A ben pensarci la vittima ha nelle religioni la sua collocazione più innaturale, perché le religioni dovrebbero offrire una zona franca da perversioni, una patria del bene.

Sacrificio, quindi, che non toglie ma dà vita. Sacrificio che, quindi, occorre prendere in accezione diversa e opposta a quella indicata dall’arcaico codice vittimale.

Dovremmo tenerlo molto presente anche e soprattutto in rapporto al "sacrificio della messa" nel quale è insidioso continuare a nutrirsi di "ostia", cioè di "vittima", cioè del Figlio ucciso per volontà del Padre, cioè continuando a far fare brutta figura al Padre voglioso di sangue e brutta figura anche al Figlio trascinato dal suo tragico destino; cioè esponendoci a perseguire imitazioni dannose ai singoli e alla collettività. Lo stesso J. Ratzinger - ma trenta anni fa (Concilium, 1967, 4, pp. 83-96) - faceva sua la convinzione di J. Bietz che il sacrificio di Gesù "non deve essere interpretato primariamente dal punto di vista della tecnica sacrificale ma come martirio a partire dalla donazione totale della persona".


"Non voglio sacrifici".


Lo gridavano i profeti ( Os 6, 6; Am 5, 22ss ; Is 1,10-16; Sal 40, 7-9; 50, 8-15). Forse i profeti di allora si sarebbero accontentati di sacrifici sinceri e di sacrifici di animali ( il WWF non era ancora sceso in campo!) invece che di umani: il capretto al posto di Isacco. Già molto rispetto ai loro contesti storico-culturali.


Oggi occorrono profeti che gridino la fine di qualsiasi vittima, di qualsiasi idea sacrificale. Senza porre riserve, senza concedere niente alla morte (e anche alla mortificazione!) anche di uno solo per il bene e la salvezza anche di molti.


La lettera integrale di Martino Morganti la trovi qui.


Martino Morganti, nato a Pistoia nel 1927, frate minore dal 1943, è laureato in diritto Canonico (Pontificio Ateneo Antoniano) e in Liturgia (Pontificio Ateneo S.Anselmo). Ha insegnato per circa quindici anni nello Studio Teologico Francescano di Fiesole e nel Seminario Maggiore di Firenze ed ha tenuto lezioni e corsi di liturgia in molti istituti e diocesi. Ha pubblicato alcuni volumi in proprio o con altri e collaborato a varie riviste. Dal 1969 al 1979 ha diretto Studi Francescani, diventata rivista di vita religiosa postconciliare. Nel 1969, insieme con alcuni confratelli, ha dato vita, a Livorno, ad una "piccola fraternità" inserita nelle condizioni di esistenza e di lavoro della gente, diventando operaio a tempo pieno. Dal 1971 vive l’esperienza delle CdB (Comunità livornese di p.za del Luogo Pio, ex via Mentana). È mancato l'11 settembre 1999.


(Dal blog di Barbabianca)

martedì 4 dicembre 2007

Lettera all'Europa

Da spedire per posta ai due indirizzi


Alla Commissione Europea

(all'attenzione della Segreteria generale)

B-1049 Bruxelles - Belgio


Al Consiglio d'Europa

Avenue de l’Europe

67075 Strasbourg Cedex - Francia


OGGETTO: Segnalazione alla Commissione Europea e al Consiglio d’Europa di atti e comportamenti discriminatori posti in essere dallo Stato Italiano ai danni dei cittadini non credenti o credenti in religioni diverse da quella cattolica, o anche cattolici dissidenti, chierici e laici, messi a tacere o estromessi dal Vaticano con l'aiuto del braccio secolare.


Come cittadino di nazionalità e residenza italiana denuncio e segnalo alla Commissione Europea e al Consiglio d’Europa che la mia persona e la mia famiglia sono gravemente discriminati a seguito degli ingiustificabili privilegi che il Governo Italiano concede alla Chiesa Cattolica-Stato Vaticano a discapito di tutti i cittadini atei, agnostici o che professano religioni diverse da quella cattolica. Questa discriminazione viene perpetrata dall’Italia nonostante che l’uguaglianza e la pari dignità di qualsiasi ideologia religiosa o filosofica siano riconosciute come un diritto inviolabile del singolo individuo sia dalla Costituzione della Repubblica Italiana (articoli 3 ed 8) che dalla Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo” (art. 9 e 14), quest’ultima ratificata dall’Italia con legge n. 848/1955. In particolare, in Italia la Chiesa Cattolica-Stato Vaticano beneficia e gode dei seguenti, intollerabili, privilegi che determinano un’illegittima discriminazione ai danni degli atei e/o dei credenti in altre religioni.


Privilegio 1 - In primo luogo il simbolo religioso del “Crocifisso” viene affisso in Italia in tutti i Tribunali, negli Ospedali pubblici, nelle Scuole pubbliche di qualsiasi grado, nelle Amministrazioni Pubbliche, sia centrali che periferiche, come Comuni, Province, Prefetture, peraltro in applicazione di norme regolamentari e circolari dell’epoca FASCISTA. Questo simbolo uniconfessionale viene coattivamente imposto a tutti gli italiani non credenti e credenti in altre religioni, mentre a questi ultimi viene tassativamente vietato di affiggere negli stessi luoghi pubblici i propri simboli ideologici o religiosi, cioè di godere degli stessi diritti e della stessa dignità accordati dall’Italia alla “superiore” religione Cattolica. Questo comportamento discriminatorio dello Stato italiano è stato peraltro censurato come illegittimo dalla Corte di Cassazione penale nella sentenza n. 4273 del 1.3.2000: ciò nostante il Ministro dell’Interno, il Ministro della Giustizia ed il Ministro della Pubblica Istruzione si sono rifiutati di adeguarsi a questa pronuncia, al punto tale che un giudice italiano, il dott. Luigi Tosti del Tribunale di Camerino, residente a 47900 Rimini, Via Bastioni Orientali n. 38, che aveva chiesto che i crocifissi venissero eliminati dalle aule giudiziarie in ossequio al principio di laicità o che, in subordine, venisse autorizzato ad esporre accanto al crocifisso la menorà ebraica e il simbolo dell’Associazione U.A.A.R. (Unione Atei, Agnostici Razionalisti), in ossequio al principio di eguaglianza e non discriminazione, è stato condannato alla pena di sette mesi di reclusione in carcere, è stato interdetto dai pubblici uffici, è stato sospeso sin dal 1.3.2006 dalle funzioni di giudice e dallo stipendio, è stato dichiarato “inidoneo” alle funzioni superiori di magistrato di cassazione e, infine, è stato sottoposto a ben due procedimenti disciplinari.


Privilegio 2 - Nelle Scuole Pubbliche materne (bambini dai 3 ai 5 anni), elementari (dai 6 ai 10 anni), medie (dagli 11 ai 13 anni) e superiori (dai 14 ai 18 anni), viene insegnata la sola religione “cattolica”, peraltro ad opera di insegnanti che sono scelti dai vertici della Chiesa Cattolica ma assunti dallo Stato italiano e pagati con danaro di tutti i contribuenti italiani, cioè anche di quelli atei, agnostici o credenti in religioni diverse da quella cattolica. Anche qui la discriminazione - e quindi la violazione degli artt. 9 e 14 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo - è palese, dal momento che lo Stato italiano non accorda ai cittadini ed alle confessioni diverse da quella cattolica gli stessi diritti e la stessa dignità.


Privilegio 3 - Alla Chiesa Cattolica-Stato Vaticano, attraverso il prelievo coatto dell’8 x 1000 dalle entrate fiscali, viene accordato un privilegio economico che ammonta, attualmente, a circa 2.000 (duemila) milioni di euro: alle associazioni degli atei e degli agnostici e alla maggior parte delle altre confessioni religiose (salvo l’ebraica, la valdese, i testimoni di geova) è stato espressamente negato lo stesso diritto, cioè il diritto di partecipare alla spartizione dell’8 per mille. Anche qui la discriminazione - e quindi la violazione degli artt. 9 e 14 della Convenzione - è palese, dal momento che ai cittadini atei, agnostici, islamici, buddisti ed alla maggior parte di coloro che professano religioni diverse da quella cattolica è negato il diritto di destinare una quota delle entrate fiscali alle loro associazioni ideologiche o religiose.


Privilegio 4 - La Chiesa Cattolica e lo Stato Vaticano beneficiano di esenzioni fiscali relative alla tassa dell’ICI per gli immobili e di altre esenzioni, anche relative al pagamento di somministrazione di beni e servizi che tutti gli italiani, invece, sono costretti a pagare, nonché di un’altra infinità di finanziamenti, più o meno occulti e/o mascherati, che vengono erogati da amministrazioni statali, periferiche, regionali, provinciali e comunali, in barba al principio di eguaglianza.


Tutti questi privilegi a favore della Chiesa Cattolica-Stato Vaticano ledono gravemente il mio diritto di cittadino all’eguaglianza ed alla non discriminazione da parte dello Stato Italiano. Chiedo alla Commissione Europea e al Consiglio d’Europa di intervenire in maniera determinante affinché sia restituita pari dignità a tutti coloro che non si identificano nella religione cattolica o in nessuna religione. Conseguentemente rivolgo un invito a che vengano aperte indagini ufficiali da parte delle Vostre Commissioni di inchiesta e di vigilanza sul conto dell’operato dello Stato italiano.

Confido nella grande serietà che Vi contraddistingue, Vi ringrazio e Vi porgo distinti saluti.




Data …… / …… / …….….


Firma …………………..……………………….…


Mittente nome cognome ………………………….…………….……………

…………………………………………………………….........………..…………..

indirizzo postale ………………………….………………..….…………..……

cap, città …………….………………….………….……....………..……………


NB. Il corsivo in "Oggetto" è un'aggiunta di Urbano.

Lettera all'Europa

Da spedire per posta ai due indirizzi


Alla Commissione Europea

(all'attenzione della Segreteria generale)

B-1049 Bruxelles - Belgio


Al Consiglio d'Europa

Avenue de l’Europe

67075 Strasbourg Cedex - Francia


OGGETTO: Segnalazione alla Commissione Europea e al Consiglio d’Europa di atti e comportamenti discriminatori posti in essere dallo Stato Italiano ai danni dei cittadini non credenti o credenti in religioni diverse da quella cattolica, o anche cattolici dissidenti, chierici e laici, messi a tacere o estromessi dal Vaticano con l'aiuto del braccio secolare.


Come cittadino di nazionalità e residenza italiana denuncio e segnalo alla Commissione Europea e al Consiglio d’Europa che la mia persona e la mia famiglia sono gravemente discriminati a seguito degli ingiustificabili privilegi che il Governo Italiano concede alla Chiesa Cattolica-Stato Vaticano a discapito di tutti i cittadini atei, agnostici o che professano religioni diverse da quella cattolica. Questa discriminazione viene perpetrata dall’Italia nonostante che l’uguaglianza e la pari dignità di qualsiasi ideologia religiosa o filosofica siano riconosciute come un diritto inviolabile del singolo individuo sia dalla Costituzione della Repubblica Italiana (articoli 3 ed 8) che dalla Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo” (art. 9 e 14), quest’ultima ratificata dall’Italia con legge n. 848/1955. In particolare, in Italia la Chiesa Cattolica-Stato Vaticano beneficia e gode dei seguenti, intollerabili, privilegi che determinano un’illegittima discriminazione ai danni degli atei e/o dei credenti in altre religioni.


Privilegio 1 - In primo luogo il simbolo religioso del “Crocifisso” viene affisso in Italia in tutti i Tribunali, negli Ospedali pubblici, nelle Scuole pubbliche di qualsiasi grado, nelle Amministrazioni Pubbliche, sia centrali che periferiche, come Comuni, Province, Prefetture, peraltro in applicazione di norme regolamentari e circolari dell’epoca FASCISTA. Questo simbolo uniconfessionale viene coattivamente imposto a tutti gli italiani non credenti e credenti in altre religioni, mentre a questi ultimi viene tassativamente vietato di affiggere negli stessi luoghi pubblici i propri simboli ideologici o religiosi, cioè di godere degli stessi diritti e della stessa dignità accordati dall’Italia alla “superiore” religione Cattolica. Questo comportamento discriminatorio dello Stato italiano è stato peraltro censurato come illegittimo dalla Corte di Cassazione penale nella sentenza n. 4273 del 1.3.2000: ciò nostante il Ministro dell’Interno, il Ministro della Giustizia ed il Ministro della Pubblica Istruzione si sono rifiutati di adeguarsi a questa pronuncia, al punto tale che un giudice italiano, il dott. Luigi Tosti del Tribunale di Camerino, residente a 47900 Rimini, Via Bastioni Orientali n. 38, che aveva chiesto che i crocifissi venissero eliminati dalle aule giudiziarie in ossequio al principio di laicità o che, in subordine, venisse autorizzato ad esporre accanto al crocifisso la menorà ebraica e il simbolo dell’Associazione U.A.A.R. (Unione Atei, Agnostici Razionalisti), in ossequio al principio di eguaglianza e non discriminazione, è stato condannato alla pena di sette mesi di reclusione in carcere, è stato interdetto dai pubblici uffici, è stato sospeso sin dal 1.3.2006 dalle funzioni di giudice e dallo stipendio, è stato dichiarato “inidoneo” alle funzioni superiori di magistrato di cassazione e, infine, è stato sottoposto a ben due procedimenti disciplinari.


Privilegio 2 - Nelle Scuole Pubbliche materne (bambini dai 3 ai 5 anni), elementari (dai 6 ai 10 anni), medie (dagli 11 ai 13 anni) e superiori (dai 14 ai 18 anni), viene insegnata la sola religione “cattolica”, peraltro ad opera di insegnanti che sono scelti dai vertici della Chiesa Cattolica ma assunti dallo Stato italiano e pagati con danaro di tutti i contribuenti italiani, cioè anche di quelli atei, agnostici o credenti in religioni diverse da quella cattolica. Anche qui la discriminazione - e quindi la violazione degli artt. 9 e 14 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo - è palese, dal momento che lo Stato italiano non accorda ai cittadini ed alle confessioni diverse da quella cattolica gli stessi diritti e la stessa dignità.


Privilegio 3 - Alla Chiesa Cattolica-Stato Vaticano, attraverso il prelievo coatto dell’8 x 1000 dalle entrate fiscali, viene accordato un privilegio economico che ammonta, attualmente, a circa 2.000 (duemila) milioni di euro: alle associazioni degli atei e degli agnostici e alla maggior parte delle altre confessioni religiose (salvo l’ebraica, la valdese, i testimoni di geova) è stato espressamente negato lo stesso diritto, cioè il diritto di partecipare alla spartizione dell’8 per mille. Anche qui la discriminazione - e quindi la violazione degli artt. 9 e 14 della Convenzione - è palese, dal momento che ai cittadini atei, agnostici, islamici, buddisti ed alla maggior parte di coloro che professano religioni diverse da quella cattolica è negato il diritto di destinare una quota delle entrate fiscali alle loro associazioni ideologiche o religiose.


Privilegio 4 - La Chiesa Cattolica e lo Stato Vaticano beneficiano di esenzioni fiscali relative alla tassa dell’ICI per gli immobili e di altre esenzioni, anche relative al pagamento di somministrazione di beni e servizi che tutti gli italiani, invece, sono costretti a pagare, nonché di un’altra infinità di finanziamenti, più o meno occulti e/o mascherati, che vengono erogati da amministrazioni statali, periferiche, regionali, provinciali e comunali, in barba al principio di eguaglianza.


Tutti questi privilegi a favore della Chiesa Cattolica-Stato Vaticano ledono gravemente il mio diritto di cittadino all’eguaglianza ed alla non discriminazione da parte dello Stato Italiano. Chiedo alla Commissione Europea e al Consiglio d’Europa di intervenire in maniera determinante affinché sia restituita pari dignità a tutti coloro che non si identificano nella religione cattolica o in nessuna religione. Conseguentemente rivolgo un invito a che vengano aperte indagini ufficiali da parte delle Vostre Commissioni di inchiesta e di vigilanza sul conto dell’operato dello Stato italiano.

Confido nella grande serietà che Vi contraddistingue, Vi ringrazio e Vi porgo distinti saluti.




Data …… / …… / …….….


Firma …………………..……………………….…


Mittente nome cognome ………………………….…………….……………

…………………………………………………………….........………..…………..

indirizzo postale ………………………….………………..….…………..……

cap, città …………….………………….………….……....………..……………


NB. Il corsivo in "Oggetto" è un'aggiunta di Urbano.

lunedì 3 dicembre 2007

La casta ecclesiastica


"Caro Beppe,

vorrei parlarti dei comportamenti recenti di una delle numerose "caste" che popolano il nostro paese. Sto parlando della casta ecclesiastica e dei suoi sempre più numerosi accoliti presenti nell'arco costituzionale e nei media.

Di mestiere, insegno filosofia della scienza. Insieme ad un'amica giornalista, Carla Castellacci, ho scritto un libro per discutere analiticamente le "Sante Ragioni" addotte dai vertici delle gerarchie vaticane per giustificare il condizionamento religioso sulle scelte fondamentali che riguardano la vita di ogni cittadino, dal nascere al morire, dalla famiglia alla scuola, dalla bioetica alla vita civile. Ci viene ripetuto che si tratta non di articoli di fede, non di convincimenti personali, ma di argomentazioni frutto del "retto ragionare" e del "diritto naturale", e dunque valide per tutti. Noi le abbiamo prese sul serio e verificato che si tratta di una razionalità inesistente, ideologica, del tutto infondata. Abbiamo esaminato le conseguenze di queste contraddittorie "ragioni" - tradotte in leggi dello Stato da politici sempre più solerti, ben distribuiti in entrambi gli schieramenti - sulle scelte di vita di noi tutti come sulla libertà di scelta in campo biomedico, è in atto un'autentica, e documentabile, regressione. Si sta diffondendo, nelle scuole e sui media, una letteratura creazionista che pensavamo confinata ai fondamentalisti evangelici americani. Libri di violento discredito contro la teoria dell'evoluzione, ricolmi di falsità, di insulti e di strafalcioni scientifici, vengono recensiti dal Corriere della Sera e dai canali RAI. L'ultima "opera" di Rosa Alberoni, "Il Dio di Michelangelo e la barba di Darwin", viene presentata a Roma, in sede prestigiosa, da ex Ministri come Rocco Buttiglione, da direttori di telegiornali RAI, da eminenze quali Monsignor Rino Fisichella.


Continua su Beppe Grillo


La casta ecclesiastica


"Caro Beppe,

vorrei parlarti dei comportamenti recenti di una delle numerose "caste" che popolano il nostro paese. Sto parlando della casta ecclesiastica e dei suoi sempre più numerosi accoliti presenti nell'arco costituzionale e nei media.

Di mestiere, insegno filosofia della scienza. Insieme ad un'amica giornalista, Carla Castellacci, ho scritto un libro per discutere analiticamente le "Sante Ragioni" addotte dai vertici delle gerarchie vaticane per giustificare il condizionamento religioso sulle scelte fondamentali che riguardano la vita di ogni cittadino, dal nascere al morire, dalla famiglia alla scuola, dalla bioetica alla vita civile. Ci viene ripetuto che si tratta non di articoli di fede, non di convincimenti personali, ma di argomentazioni frutto del "retto ragionare" e del "diritto naturale", e dunque valide per tutti. Noi le abbiamo prese sul serio e verificato che si tratta di una razionalità inesistente, ideologica, del tutto infondata. Abbiamo esaminato le conseguenze di queste contraddittorie "ragioni" - tradotte in leggi dello Stato da politici sempre più solerti, ben distribuiti in entrambi gli schieramenti - sulle scelte di vita di noi tutti come sulla libertà di scelta in campo biomedico, è in atto un'autentica, e documentabile, regressione. Si sta diffondendo, nelle scuole e sui media, una letteratura creazionista che pensavamo confinata ai fondamentalisti evangelici americani. Libri di violento discredito contro la teoria dell'evoluzione, ricolmi di falsità, di insulti e di strafalcioni scientifici, vengono recensiti dal Corriere della Sera e dai canali RAI. L'ultima "opera" di Rosa Alberoni, "Il Dio di Michelangelo e la barba di Darwin", viene presentata a Roma, in sede prestigiosa, da ex Ministri come Rocco Buttiglione, da direttori di telegiornali RAI, da eminenze quali Monsignor Rino Fisichella.


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Jeff Halper


From: Una Città

To: emazzi@videosoft.it

Sent: Thursday, November 29, 2007 12:33 AM

Subject: Jeff Halper in Italia


Jeff Halper, ebreo americano, si è trasferito in Israele negli anni '70, dove oggi vive con la famiglia. Urbanista, antropologo, già docente alla Ben Gurion University e oggi coordinatore dell'Icahd, il Comitato israeliano contro la demolizione delle case dei palestinesi, sarà in Italia dal 4 al 12 dicembre per parlare dell'attuale situazione in Israele-Palestina e per promuovere la Campagna di Ricostruzione che ha preso avvio quest'anno in occasione del 40 anniversario dell'inizio dell'Occupazione. Dal 1967 ad oggi sono state demolite 18.000 case.

Un ebreo ortodosso newyorkese, sopravvissuto alla Shoah, sempre più a disagio per una politica dei governi israeliani in cui non si riconosce ha donato un milione e mezzo di dollari, grazie ai quali l'Icahd ricostruirà ogni casa palestinese demolita, circa 300 ogni anno. per saperne di più:

http://www.icahd.org/eng/



http://www.18000homes.org/   (cliccalo)


Calendario degli incontri pubblici con Jeff Halper:


*giovedì 6 dicembre*

Milano, ore 18, Casa della Cultura, via Borgogna, 3


*venerdì 7 dicembre*

Forlì, ore 18, sede associazioni universitarie, via Valverde, 15


*sabato 8 dicembre*

Sorrivoli (Cesena) 15.30, Associazione Il Castello


*lunedì 10 dicembre*

Bologna, ore 21, Centro Amilcar Cabral - Sala dell'Angelo, via San Mamolo, 24

con Nadia Baiesi (Scuola di Pace di Monte Sole) e Massimo Tesei (Una Città)


*martedì 11 dicembre*

Torino, ore 17, Dipartimento di Studi Politici, via Giolitti 33


*mercoledì 12 dicembre*

Torino, ore 20.30, Scuola per l'Alternativa, modera: Ada Lonni


sarà presente stand con il volume Brutti Ricordi, ed. Una Città, 2007

per ulteriori informazioni sul tour di Jeff in Italia:

unacitta@unacitta.it - 0543.21422

Jeff Halper


From: Una Città

To: emazzi@videosoft.it

Sent: Thursday, November 29, 2007 12:33 AM

Subject: Jeff Halper in Italia


Jeff Halper, ebreo americano, si è trasferito in Israele negli anni '70, dove oggi vive con la famiglia. Urbanista, antropologo, già docente alla Ben Gurion University e oggi coordinatore dell'Icahd, il Comitato israeliano contro la demolizione delle case dei palestinesi, sarà in Italia dal 4 al 12 dicembre per parlare dell'attuale situazione in Israele-Palestina e per promuovere la Campagna di Ricostruzione che ha preso avvio quest'anno in occasione del 40 anniversario dell'inizio dell'Occupazione. Dal 1967 ad oggi sono state demolite 18.000 case.

Un ebreo ortodosso newyorkese, sopravvissuto alla Shoah, sempre più a disagio per una politica dei governi israeliani in cui non si riconosce ha donato un milione e mezzo di dollari, grazie ai quali l'Icahd ricostruirà ogni casa palestinese demolita, circa 300 ogni anno. per saperne di più:

http://www.icahd.org/eng/



http://www.18000homes.org/   (cliccalo)


Calendario degli incontri pubblici con Jeff Halper:


*giovedì 6 dicembre*

Milano, ore 18, Casa della Cultura, via Borgogna, 3


*venerdì 7 dicembre*

Forlì, ore 18, sede associazioni universitarie, via Valverde, 15


*sabato 8 dicembre*

Sorrivoli (Cesena) 15.30, Associazione Il Castello


*lunedì 10 dicembre*

Bologna, ore 21, Centro Amilcar Cabral - Sala dell'Angelo, via San Mamolo, 24

con Nadia Baiesi (Scuola di Pace di Monte Sole) e Massimo Tesei (Una Città)


*martedì 11 dicembre*

Torino, ore 17, Dipartimento di Studi Politici, via Giolitti 33


*mercoledì 12 dicembre*

Torino, ore 20.30, Scuola per l'Alternativa, modera: Ada Lonni


sarà presente stand con il volume Brutti Ricordi, ed. Una Città, 2007

per ulteriori informazioni sul tour di Jeff in Italia:

unacitta@unacitta.it - 0543.21422

martedì 27 novembre 2007

Comunità dell’Isolotto

Incontro eucaristico

Domenica 25 novembre 2007


Letture bibliche


Dal Vangelo di Luca (10, 1-9)

Dopo queste cose, il Signore designò altri settanta discepoli e li mandò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dov'egli stesso stava per andare. E diceva loro: «La mèsse è grande, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della mèsse perché spinga degli operai nella sua mèsse. Andate; ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Non portate né borsa, né sacca, né calzari, e non salutate nessuno per via. In qualunque casa entriate, dite prima: "Pace a questa casa!". Se vi è lì un figlio di pace, la vostra pace riposerà su di lui; se no, ritornerà a voi. Rimanete in quella stessa casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno del suo salario. Non passate di casa in casa. In qualunque città entriate, se vi ricevono, mangiate ciò che vi sarà messo davanti, guarite i malati che ci saranno e dite loro: "Il regno di Dio si è avvicinato a voi".


Dal libro degli Atti (6,1-6)

In quei giorni, moltiplicandosi il numero dei discepoli, sorse un mormorio da parte degli ellenisti contro gli Ebrei, perché le loro vedove erano trascurate nell'assistenza quotidiana. I dodici, convocata la moltitudine dei discepoli, dissero: «Non è conveniente che noi lasciamo la Parola di Dio per servire alle mense. Pertanto, fratelli, cercate di trovare fra di voi sette uomini, dei quali si abbia buona testimonianza, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Quanto a noi, continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della Parola».

Questa proposta piacque a tutta la moltitudine; ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmena e Nicola, proselito di Antiochia. Li presentarono agli apostoli, i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.


Dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi (12,27-30)

Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua. E Dio ha posto nella chiesa in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in terzo luogo dei dottori, poi miracoli, poi doni di guarigioni, assistenze, doni di governo, diversità di lingue. Sono forse tutti apostoli? Sono forse tutti profeti? Sono forse tutti dottori? Fanno tutti dei miracoli? Tutti hanno forse i doni di guarigioni? Parlano tutti in altre lingue? Interpretano tutti? Voi, però, desiderate ardentemente i carismi maggiori!





(A cura della CdB di Pinerolo e della segreteria nazionale cdb)

Note per il collegamento seminariale – Tirrenia 8-9 dicembre 2007

MINISTERI/SERVIZI: QUALI? COME ESERCITARLI?


E’ bene che l’argomento sia lasciato molto aperto, per non perdere nulla della ricchezza della varietà delle nostre esperienze: l’attualità e i percorsi per arrivarci. Definire il tema, indicando alcune “piste” piuttosto che altre, può orientare lo scambio e questo potrebbe rivelarsi impoverente.

Ci limitiamo quindi a richiamare i “titoli” dei capitoli che abbiamo aperto insieme a Firenze, nel corso della riunione del collegamento nazionale, lasciando ai due interventi introduttivi e, poi, allo scambio nei piccoli gruppi la massima libertà possibile per le riflessioni e le proposte.

• E’ il presente che ci invita/spinge a interrogarci sul futuro, non per investire sugli altri (ad es: i nostri figli e le nostre figlie...) né per costruire associazioni benefiche o circoli teologici... ma per dare possibilità nuove al nostro desiderio di comunità:

• lavoro collettivo

• valorizzando le capacità (doni/carismi...) di ciascuno/a

• riconoscendo con rispetto tutte le differenze

• costruendo insieme spazi in cui ciascuno/a si senta e viva da protagonista

• Ognuno/a parta da sé: dal proprio pensiero critico, che nella CdB si è rafforzato e adesso si rivolge alla stessa CdB, cercando come andare oltre. “Di base” significa, soprattutto, laicità, capacità di pensiero personale autonomo, capacità di stare nelle relazioni con cura e rispetto di ogni differenza, senza sottrarci agli scambi. La dimensione comunitaria della preghiera, della ricerca, delle varie iniziative, sostiene il singolo e la singola e rende visibile la dimensione collettiva del cammino del creato verso la felicità. E’ un desiderio comune a molti/e, non a tutti/e: anche questo fa parte delle differenze.

• Cos’è che ci tiene insieme, che ci convoca ogni volta, che crea anche conflitti al nostro interno?... Il desiderio che le relazioni siano il motore del nostro essere comunità: in particolare tra chi vi cammina da oltre 30 anni, desiderando sperimentare modalità diverse, e chi vi arriva per la prima volta, non conoscendo nulla dei nostri percorsi personali, comunitari e del movimento. Ci tiene insieme, anche, il nostro bisogno e desiderio di relazioni che rispettino la fragilità e parzialità di ognuno/a, che aiutino a convivere tutte le differenze che ci appartengono, che sostengano e incoraggino il nostro bisogno/desiderio di spiritualità, di ricerca, di affidamento... E il desiderio che tutto questo si possa realizzare nella massima libertà personale possibile, capace di guidarci oltre tutti i confini, sorretti/e da un’etica della responsabilità personale e collettiva che ci faccia compagni e compagne di strada di ogni uomo e di ogni donna che orientano la propria vita a questo orizzonte per l’umanità e l’intero creato.

• “Futuro” quindi significa ripensare e riorganizzare continuamente il presente, il nostro qui e ora. Parlare di futuro significa adeguare costantemente i nostri strumenti per facilitare la nostra crescita individuale e collettiva nell’autoformazione.

• Nel pensiero sulla riorganizzazione ci stanno tutti i discorsi fatti e da fare sui “ministeri”: funzioni, servizi, ruoli, modalità di stare nelle relazioni... Ad esempio: che servizio è il nostro se chi viene in comunità non può sentirsi protagonista perché trova tutto già fatto e detto? Mentre può farci un grande servizio nominando i suoi disagi e le nostre piccole e grandi incoerenze...

• E’ conveniente ripensare anche i nostri linguaggi: ministeri, carismi, servizi, ruoli, futuro, direzione, modelli, ecc... Cercare parole nuove, non consumate, ci aiuta a liberarci dal rischio della conservazione, della cristallizzazione delle nostre buone pratiche: in questo ci possono aiutare molto le elaborazioni e le pratiche delle donne. Relazioni e circolarità: per facilitare la nascita di energie nuove positive, in noi e intorno a noi, che incarnino e sostengano l’annuncio della “buona notizia”.

 

Una comunità che guarda avanti


(da: Una comunità che guarda avanti, F. Barbero, Viottoli 2004, pagg. 29-30).


“E' mia opinione che le comunità cristiane di base italiane abbiano accantonato, rimosso o addirittura rinunciato ad un discorso biblico, storico, teologico e pastorale profondo e aderente alla realtà sul terreno del ministero che vada oltre una genericità ed una vaghezza piuttosto problematiche e talvolta sconcertanti. Ravviso qui un punto debole, un tallone d'Achille delle comunità cristiane di base non solo italiane. Infatti non ci si può illudere. Non sono sufficienti né la declericalizzazione, né la pari opportunità di ministero di uomini e donne, né il riconoscimento del sacerdozio universale, tappe peraltro necessarie.

A mio avviso, un movimento vivo e capace di costruirsi delle prospettive sa accogliere chi si rende disponibile, possiede una capacità calamitante verso persone che desiderano riconvertire il loro servizio comunitario e nello stesso tempo avverte il bisogno di darsi ministri/e che siano "attrezzati" per questo servizio alla comunità. Sostanzialmente, aldilà del populismo ecclesiologico e del sogno spontaneistico, temo che, qualora vengano a mancare i preti che oggi esercitano un ministero di animazione nelle varie comunità e nei gruppi, il cammino comunitario abbia vita breve. Manca una riflessione profonda, realistica, sulla ‘cura pastorale’ di una comunità e sulla rilevanza del ministero, come uno degli strumenti di riconoscibilità della comunità stessa. Così pure, per quanto concerne le "parrocchie alternative", ho il timore che si abbia scarsa consapevolezza del fatto che, rimossi e sostituiti i parroci, tutto possa essere normalizzato.

sappia darsi i necessari ministeri. …

La lunga esperienza del movimento cristiano di base mi ha insegnato che, dove non c'è stata questa attenzione, la vita comunitaria si è presto o tardi svuotata o spenta. Dove, invece, si è cercato di costruire concretamente delle prassi ministeriali, la vita comunitaria conosce uno spessore diverso, sia a livello umano che evangelico. L'assenza della "cura pastorale", come nucleo essenziale del ministero, rischia di disperdere le stupende risorse e le feconde originalità che nella chiesa di base trovano espressione, specialmente nelle comunità cristiane di base


(Parte conclusiva dell’intervista a F. Barbero Viottoli, N° 2 - 2006):


D) Ma le comunità cristiane di base riusciranno a vivere dopo i Franzoni, i Mazzi, i Vigli...?

R) Questa è la speranza, anche se faccio fatica a vedere come proseguirà la comunità dell’Isolotto senza Mazzi e Gomiti o la comunità di San Paolo senza Franzoni o la comunità di Olbia senza Tonino Cau... Qui la realtà non fa sconti e nella mia vita non ho visto nessuna realtà di base proseguire in modo aperto e fecondo senza una forte presenza ministeriale. In ogni caso c’è sempre dell’imprevisto che Dio ci regala e il percorso delle comunità può subire modificazioni e rinnovamenti. Se non credessimo nell’inedito, che cristiani/e saremmo? L’importante, a mio avviso, è avere la consapevolezza dei problemi e cercare delle soluzioni... So che nel movimento altri ragionano in modo diverso dal mio e sviluppano una riflessione sull’autogestione comunitaria che oggi io non trovo realistica. Pensare la comunità nei termini di un collettivo che si autogestisce mi pare molto semplice sulla carta e molto affascinante, ma poco realistico. Un collettivo, assunto senza ulteriori specificazioni, soggiace, a mio avviso, al rischio di essere mitizzato. Non è questa una comunità idealizzata? Preferisco pensare che la comunità per vivere abbia bisogno di un “collegio strutturato”. Il collegium, che ha trovato molte “versioni” nella tradizione sia ebraica che cristiana, è un gruppo cosciente di dover svolgere mansioni e assumere responsabilità ben individuate e distribuite, che riceve tale incarico dalla comunità. In esso esiste un/una presidente, un moderatore o altro coordinatore. Chi svolge uno di questi servizi non deve nascondersi, ma vivere l’autorità-autorevolezza con umiltà, in spirito di servizio, nella consapevolezza del ministero che gli è affidato. Nel tempo della “società liquida” (di cui ci parlano diffusamente le opere di Zygmunt Bauman), con i suoi accentuati tratti di individualismo, in cui “si attribuisce il carattere della permanenza unicamente allo stato di transitorietà”, spesso anche nelle relazioni e negli impegni, può una comunità vivere come un collettivo di per sé costruttivo e duraturo? Sono necessarie, a mio avviso, responsabilità diverse, divise e personalizzate, da esercitare al fine della crescita collettiva, dentro una strada collettiva. Il collettivo nasconde il pericolo di un leaderaggio non nominato e quindi meno soggetto alla verifica comunitaria. Il collegium invece conosce la possibilità di dare un nome e un limite a funzioni e responsabilità ben individuate. …

In buona sostanza... mi sembra di dover constatare e di capire che, senza la presenza di ministri/e ordinati/e nelle comunità e anche dalle comunità, sia assai difficile pensare ad un movimento che non si riduca a piccoli gruppi, sempre più esposti al rischio dell’isolamento e dell’esaurimento. Si noti che io intendo ministro ordinato o consacrato nella accezione ecumenica più ampia, come ho documentato in alcuni miei scritti: uomo, donna, sacerdote, presbitero, pastore/a, animatore/animatrice riconosciuto e “ordinato-consacrato” da un sinodo, da un vescovo o dalla sua comunità.

Il ministero ordinato di una persona preparata ed autorevole potrà più facilmente, a mio avviso, favorire l’espressione delle altrui ministerialità e delle “comunicazioni” con altre realtà ecclesiali. Spesso il ministro ordinato potrà svolgere in maniera particolare il servizio dell’ascolto dei fratelli e delle sorelle, accompagnare il cammino dei più deboli, offrire stimoli alla ricerca, favorire la “pontalità”. La mia esperienza personale di presbitero mi dice che moltissime persone oggi desiderano e cercano momenti di dialogo personale riservato e qualificato che spesso aprono anche la strada ad una esperienza comunitaria. Spesso, almeno per un certo periodo di tempo, il “pastore”, la “pastora” rappresentano un riferimento utile o addirittura necessario per talune persone.

E’ importante lavorare insieme e scommettere fiduciosamente con le nostre reali diversità che sono la vera ricchezza di un cammino di fede comunitaria. E poi il problema del ministero e le scelte che si compiono non sono dogmi, ma appartengono all’area del contingente, mutevole, opinabile. Siccome Gesù non ha direttamente fondato nessuna chiesa, nel senso che non ha dato vita ad una religione separata dall’ebraismo, non possiamo far risalire a lui nessuna struttura ecclesiale. Gesù ha dato al suo gruppo una identità, ma non ha in alcun modo lasciato il progetto ministeriale preciso per la futura chiesa. Ciò significa che le strutture ministeriali di ieri, di oggi e di domani sono totalmente affidate alla nostra responsabilità, libertà e creatività. Ogni “ordinamento” è provvisorio, aperto a nuove esigenze e nuove decisioni. L’importante non è la permanenza di una determinata forma comunitaria, ma il suo essere funzionale alla testimonianza del regno di Dio. Il nostro dibattere attorno alla ministerialità ha senso solo se è finalizzato a fare in modo che ciascuno/a di noi e le nostre singole esperienze comunitarie siano sempre più a servizio del regno di Dio. L’elemento decisivo è che l’evangelo sia predicato e vissuto. La comunità è in tutto e per tutto subordinata a questa testimonianza. Ecco perché tutte le questioni attinenti la strutturazione comunitaria sono secondarie e suscettibili di tanti tentativi. Il che è molto liberante e responsabilizzante. Soprattutto è sempre provvisorio.