Translate

giovedì 29 ottobre 2009

Rimozione dalle cariche civili

Comunicato stampa

Comunità delle Piagge




Ad un anno dalla nomina Betori non è mai venuto alle Piagge.


Il vescovo non conosce la Comunità ma la colpisce
.

Scandalizzati dalla rimozione di Alessandro Santoro.

Nessun inganno per Sandra e Fortunato


Il sacerdote rimosso anche dalle cariche "civili".

Si vogliono forse azzerare le attività a favore degli ultimi?




Firenze, 28 ottobre - «Scandalo e indignazione» per l’allontanamento di Alessandro Santoro, prete alle Piagge, deciso lunedì scorso dal vescovo Giuseppe Betori. E’ il sentimento espresso dalla Comunità di base delle Piagge riunita in assemblea ieri sera al centro sociale Il Pozzo nella periferia ovest di Firenze. L’incontro era stato organizzato per conoscere la decisione presa nei confronti di Santoro, anticipata invece dalla curia alla stampa prima ancora che lo stesso sacerdote potesse comunicarla alla sua gente.



L’assemblea ha prodotto un documento in cui si afferma: «In quanto parte della comunità cristiana non ci sentiamo né “sconcertati” né “confusi”, come dichiarato da Betori in merito alla celebrazione del sacramento del matrimonio di Sandra e Fortunato. Eravamo invece partecipi della scelta presa. Siamo, al contrario, estremamente “sconcertati”, “confusi”, oltreché scandalizzati, che la decisione di allontanare Alessandro dalle Piagge sia arrivata senza che il vescovo, ad un anno dalla nomina a Firenze, abbia sentito la necessità di incontrare e conoscere da vicino la nostra realtà.»



«Il vescovo ha inoltre affermato che il matrimonio tra Sandra è Fortunato “genera inganno” nei loro riguardi. Vorremmo chiarire invece - dice il documento - che i due sposi erano pienamente consapevoli che il matrimonio sarebbe stato purtroppo invalidato dalla Chiesa. E anche noi lo eravamo. Nonostante questa consapevolezza è stato comunque deciso di celebrarlo.»



«Vogliamo dire altrettanto chiaramente a tutte e a tutti, anche al vescovo, che il nostro lavoro sul territorio, condiviso e costruito quotidianamente con gli abitanti del quartiere, e non solo, va avanti» – continua la nota. «E’ per noi inconcepibile fermare anche solo per un’ora quel laboratorio di innovazione sociale, quel mosaico di attività che ogni giorno si ricrea lungo la via Pistoiese: dal doposcuola per i bambini alla scuola di alfabetizzazione per adulti e stranieri; dal recupero e riciclaggio dei rifiuti all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate; dal commercio equo e solidale al fondo di microcredito; dal giornale l’Altracittà alla casa editrice Edizioni Piagge. Quel luogo di aggregazione e di sostegno rappresentato dal centro sociale Il Pozzo è la spina dorsale della Comunità e non sarà piegato da nessuna volontà esterna».



«Ci chiediamo quindi - continua il documento - perché queste attività debbano essere colpite, invocando il diritto canonico, sollevando Alessandro anche dagli incarichi sociali rivestiti all’interno dell’associazione Il Muretto e delle cooperative Il Cerro e Il Pozzo».



«Vorremmo che da oggi, ancor più che nel passato - conclude la Comunità delle Piagge -  tutto il nostro impegno possa diventare sempre più patrimonio condiviso e partecipato di chi vive la città di Firenze, di coloro che credono in una Chiesa capace di sporcarsi le mani con gli ultimi, di tutti quelli che difendono la dignità umana.»

 

Rimozione dalle cariche civili

Comunicato stampa

Comunità delle Piagge




Ad un anno dalla nomina Betori non è mai venuto alle Piagge.


Il vescovo non conosce la Comunità ma la colpisce
.

Scandalizzati dalla rimozione di Alessandro Santoro.

Nessun inganno per Sandra e Fortunato


Il sacerdote rimosso anche dalle cariche "civili".

Si vogliono forse azzerare le attività a favore degli ultimi?




Firenze, 28 ottobre - «Scandalo e indignazione» per l’allontanamento di Alessandro Santoro, prete alle Piagge, deciso lunedì scorso dal vescovo Giuseppe Betori. E’ il sentimento espresso dalla Comunità di base delle Piagge riunita in assemblea ieri sera al centro sociale Il Pozzo nella periferia ovest di Firenze. L’incontro era stato organizzato per conoscere la decisione presa nei confronti di Santoro, anticipata invece dalla curia alla stampa prima ancora che lo stesso sacerdote potesse comunicarla alla sua gente.



L’assemblea ha prodotto un documento in cui si afferma: «In quanto parte della comunità cristiana non ci sentiamo né “sconcertati” né “confusi”, come dichiarato da Betori in merito alla celebrazione del sacramento del matrimonio di Sandra e Fortunato. Eravamo invece partecipi della scelta presa. Siamo, al contrario, estremamente “sconcertati”, “confusi”, oltreché scandalizzati, che la decisione di allontanare Alessandro dalle Piagge sia arrivata senza che il vescovo, ad un anno dalla nomina a Firenze, abbia sentito la necessità di incontrare e conoscere da vicino la nostra realtà.»



«Il vescovo ha inoltre affermato che il matrimonio tra Sandra è Fortunato “genera inganno” nei loro riguardi. Vorremmo chiarire invece - dice il documento - che i due sposi erano pienamente consapevoli che il matrimonio sarebbe stato purtroppo invalidato dalla Chiesa. E anche noi lo eravamo. Nonostante questa consapevolezza è stato comunque deciso di celebrarlo.»



«Vogliamo dire altrettanto chiaramente a tutte e a tutti, anche al vescovo, che il nostro lavoro sul territorio, condiviso e costruito quotidianamente con gli abitanti del quartiere, e non solo, va avanti» – continua la nota. «E’ per noi inconcepibile fermare anche solo per un’ora quel laboratorio di innovazione sociale, quel mosaico di attività che ogni giorno si ricrea lungo la via Pistoiese: dal doposcuola per i bambini alla scuola di alfabetizzazione per adulti e stranieri; dal recupero e riciclaggio dei rifiuti all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate; dal commercio equo e solidale al fondo di microcredito; dal giornale l’Altracittà alla casa editrice Edizioni Piagge. Quel luogo di aggregazione e di sostegno rappresentato dal centro sociale Il Pozzo è la spina dorsale della Comunità e non sarà piegato da nessuna volontà esterna».



«Ci chiediamo quindi - continua il documento - perché queste attività debbano essere colpite, invocando il diritto canonico, sollevando Alessandro anche dagli incarichi sociali rivestiti all’interno dell’associazione Il Muretto e delle cooperative Il Cerro e Il Pozzo».



«Vorremmo che da oggi, ancor più che nel passato - conclude la Comunità delle Piagge -  tutto il nostro impegno possa diventare sempre più patrimonio condiviso e partecipato di chi vive la città di Firenze, di coloro che credono in una Chiesa capace di sporcarsi le mani con gli ultimi, di tutti quelli che difendono la dignità umana.»

 

mercoledì 28 ottobre 2009

Contro i clericali

Cari amici,

ieri a Roma, Palazzo dell'Esposizione, è stato presentato il libro di Massimo Teodori "Contro i clericali", edizione Longanesi, pagg. 259, euro 16.

Oltre l'autore, hanno commentato il libro il prof. Stefano Rodotà (ns. socio onorario), il giornalista Stefano Folli del Sole 24 Ore e Massimo Bordin di Radio Radicale.

Dal prologo del libro riportiamo uno stralcio:


"Clericale non vuoI dire cattolico, e cattolico non vuoi dire dericale. La storia insegna. Giuseppe Lazzati e Costantino Mortati alla Costituente non la pensavano come Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira che proponeva la menzione della Santissima Trinità nella Costituzione. L’Amintore Fanfani del referendum antidivorzista del 1974 era molto distante da Aldo Moro. Luigi Gedda nel 1948 era ben altra cosa da Alcide De Gasperi. Nel 1952, ad esempio, ad Alcide De Gasperi che chiedeva un’udienza per l’anniversario del suo matrimonio, Pio XII oppose un diniego perché aveva rifiutato di avallare per il comune di Roma una lista di democristiani, neofascisti e qualunquisti patrocinata dal Vaticano (la cosiddetta «operazione Sturzo»). Il presidente del Consiglio scrisse allora una esemplare lettera al papa: Come cattolico accetto l’umiliazione benché non sappia come giustificarla, come presidente del Consiglio italiano e come ministro degli Esteri, la dignità e l’autorità che rappresento e della quale non mi posso spogliare anche nei rapporti privati, mi impone di esprimere lo stupore per un rifiuto così eccezionale e di riservarnii di provocare dalla Segreteria di Stato un chiarimento.

Un’altra antitesi — tra laico e laicista — viene spesso proposta sull’onda di un diffuso equivoco intellettuale. Equivoco, perché la falsa opposizione è stata introdotta dal lessico ecclesiastico che distingue gli intellettuali e i politici obbedienti alla Chiesa (definiti « laici ») da quelli che invece confidano nella laicità dello Stato e nel diritto individuale di disporre della propria vita (definiti « laicisti »).


Ancora, dalla prefazione riporto una riflessione di Gaetano Salvemini risalente al 1951:


"Il clericale disputa, insiste, condanna, minaccia. Con albagia e ferocia, non tanto sui problemi della condotta morale, quanto sulle basi dogmatiche della religione. Fuori di queste non c’è, secondo lui, vita morale. Chi non è clericale non è cattolico; chi non è cristiano non è religioso; chi non è religioso è immorale. Perciò chi non è clericale è un essere maligno e pericoloso alla società... Uomini che hanno la stessa religione hanno diverse fibre morali, e uomini che hanno diverse religioni hanno eguali modi di comportarsi moralmente. Questa esperienza non esiste per il clericale. Esiste solo la certezza che, se non accettate i suoi dogmi, siete un’anima perduta. Essendo sicuro che la sua anima si salverà, si occupa di salvare le anime degli altri, presuntuoso, arrogante, invadente".


Dal capitolo "il falso biotestamento", un'amara considerazione sull'Italia di oggi:


"Attraverso le parole di Emma Bonino, Ignazio Marino e Umberto Veronesi si riproponeva in parlamento l’antica sfida tra laici e clericali che metteva in luce la divaricazione tra politica e società che ha connotato la storia civile dell’Italia contemporanea. Per un verso la società politica, mano a mano che soggiaceva all’influenza delle gerarchie ufficiali della Chiesa, ignorava i bisogni della società secolarizzata, rinchiudendosi negli angusti labirinti delle leggi proibizionistiche estranee al comune sentire della popolazione. Per un altro, fiorivano i circoli scientifici e militanti portatori di diffuse domande di libertà individuale e di nuovi diritti civili anche in materia etica, che tuttavia non riuscivano a esercitare alcuna influenza sulle decisioni politiche e legislative".


E' vero, circoli, associazioni e militanti laici si stanno diffondendo, ma disuniti come sono non incidono sul piano che conta: la comunicazione di massa.

E' giunto il momento di dare vita ad una grande movimento laico nazionale, capace di parlare a nome di tutta la galassia laica. Per fare ciò occorre costituire intanto un COMITATO promotore, composto da persone credibili, autorevoli e conosciute della società civile, con esclusione dei parlamentari di ogni partito, senza l'ambizione di presentarsi alle elezioni ma in grado di "monitorare" il comportamento dei politici e indicare pubblicamente in occasione delle elezioni coloro che non rispettano il principio costituzionale della laicità delle istituzioni.

Le "consulte", le "intese", le "reti", le "leghe" territoriali sinora costituite sono utili, ma non risolvono il problema. Il momento è grave ed occorre una iniziativa adeguata. Sappiamo che il nostro appello non basterà a raggiungere l'obiettivo, ma se nessuno comincia a parlarne, non avremo neppure la speranza.

Cordiali saluti

Giampietro Sestini (Segretario nazionale di Libera Uscita)

Contro i clericali

Cari amici,

ieri a Roma, Palazzo dell'Esposizione, è stato presentato il libro di Massimo Teodori "Contro i clericali", edizione Longanesi, pagg. 259, euro 16.

Oltre l'autore, hanno commentato il libro il prof. Stefano Rodotà (ns. socio onorario), il giornalista Stefano Folli del Sole 24 Ore e Massimo Bordin di Radio Radicale.

Dal prologo del libro riportiamo uno stralcio:


"Clericale non vuoI dire cattolico, e cattolico non vuoi dire dericale. La storia insegna. Giuseppe Lazzati e Costantino Mortati alla Costituente non la pensavano come Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira che proponeva la menzione della Santissima Trinità nella Costituzione. L’Amintore Fanfani del referendum antidivorzista del 1974 era molto distante da Aldo Moro. Luigi Gedda nel 1948 era ben altra cosa da Alcide De Gasperi. Nel 1952, ad esempio, ad Alcide De Gasperi che chiedeva un’udienza per l’anniversario del suo matrimonio, Pio XII oppose un diniego perché aveva rifiutato di avallare per il comune di Roma una lista di democristiani, neofascisti e qualunquisti patrocinata dal Vaticano (la cosiddetta «operazione Sturzo»). Il presidente del Consiglio scrisse allora una esemplare lettera al papa: Come cattolico accetto l’umiliazione benché non sappia come giustificarla, come presidente del Consiglio italiano e come ministro degli Esteri, la dignità e l’autorità che rappresento e della quale non mi posso spogliare anche nei rapporti privati, mi impone di esprimere lo stupore per un rifiuto così eccezionale e di riservarnii di provocare dalla Segreteria di Stato un chiarimento.

Un’altra antitesi — tra laico e laicista — viene spesso proposta sull’onda di un diffuso equivoco intellettuale. Equivoco, perché la falsa opposizione è stata introdotta dal lessico ecclesiastico che distingue gli intellettuali e i politici obbedienti alla Chiesa (definiti « laici ») da quelli che invece confidano nella laicità dello Stato e nel diritto individuale di disporre della propria vita (definiti « laicisti »).


Ancora, dalla prefazione riporto una riflessione di Gaetano Salvemini risalente al 1951:


"Il clericale disputa, insiste, condanna, minaccia. Con albagia e ferocia, non tanto sui problemi della condotta morale, quanto sulle basi dogmatiche della religione. Fuori di queste non c’è, secondo lui, vita morale. Chi non è clericale non è cattolico; chi non è cristiano non è religioso; chi non è religioso è immorale. Perciò chi non è clericale è un essere maligno e pericoloso alla società... Uomini che hanno la stessa religione hanno diverse fibre morali, e uomini che hanno diverse religioni hanno eguali modi di comportarsi moralmente. Questa esperienza non esiste per il clericale. Esiste solo la certezza che, se non accettate i suoi dogmi, siete un’anima perduta. Essendo sicuro che la sua anima si salverà, si occupa di salvare le anime degli altri, presuntuoso, arrogante, invadente".


Dal capitolo "il falso biotestamento", un'amara considerazione sull'Italia di oggi:


"Attraverso le parole di Emma Bonino, Ignazio Marino e Umberto Veronesi si riproponeva in parlamento l’antica sfida tra laici e clericali che metteva in luce la divaricazione tra politica e società che ha connotato la storia civile dell’Italia contemporanea. Per un verso la società politica, mano a mano che soggiaceva all’influenza delle gerarchie ufficiali della Chiesa, ignorava i bisogni della società secolarizzata, rinchiudendosi negli angusti labirinti delle leggi proibizionistiche estranee al comune sentire della popolazione. Per un altro, fiorivano i circoli scientifici e militanti portatori di diffuse domande di libertà individuale e di nuovi diritti civili anche in materia etica, che tuttavia non riuscivano a esercitare alcuna influenza sulle decisioni politiche e legislative".


E' vero, circoli, associazioni e militanti laici si stanno diffondendo, ma disuniti come sono non incidono sul piano che conta: la comunicazione di massa.

E' giunto il momento di dare vita ad una grande movimento laico nazionale, capace di parlare a nome di tutta la galassia laica. Per fare ciò occorre costituire intanto un COMITATO promotore, composto da persone credibili, autorevoli e conosciute della società civile, con esclusione dei parlamentari di ogni partito, senza l'ambizione di presentarsi alle elezioni ma in grado di "monitorare" il comportamento dei politici e indicare pubblicamente in occasione delle elezioni coloro che non rispettano il principio costituzionale della laicità delle istituzioni.

Le "consulte", le "intese", le "reti", le "leghe" territoriali sinora costituite sono utili, ma non risolvono il problema. Il momento è grave ed occorre una iniziativa adeguata. Sappiamo che il nostro appello non basterà a raggiungere l'obiettivo, ma se nessuno comincia a parlarne, non avremo neppure la speranza.

Cordiali saluti

Giampietro Sestini (Segretario nazionale di Libera Uscita)

Guatemala chiama Le Piagge

Guatemala,  27 ottobre 2009



Caro Alessandro, care compagne e compagni della comunità delle Piagge,



Il 26 ottobre. del 2007, per una sera di pioggia diluviale, una dellgazione d del Movimento dei Giovani di Strada del Guatemala, composta da Maria Elena Larios. Kenia Guzman Guevara e Gerardo Lutte, ha ricevuto l'ospitalità  della vostra comunità per una cena sociale e un dibattito organizzato dal gruppo Amistrada di Firenze.




I giornali e il nostro amico Lorenzo Ferrari ci hanno informato dalla repressione della vostra comunità, tramite la sospensione a divinis di Alessandro. Sappiamo che voi, seguendo l'esempio di Gesù, vivete con Lorenzo con gli ultimi, gli emarginati. Il matrimonio celebrato da Lorenzo esprimeva la scelta evangelica di rispetto di ogni persona che caratterizza la vostra comunità. Non possiamo non pensare alla repressione simile ad opera dell'allora vescovo di Firenze contro Don Mazzi e la comunità dell'Isolotto.




Vi esprimiamo,l a nome nostro e di tutte el ragazze e ragazzi di strada del Mojoca,  la nostra affettuosa solidarietà, a voi tutte e tutti, Alessandro, comunità senza dimnticare la coppia che durante la ceremonia del matrimonio ha espresso pubblicamente

il suo amore e la sua unione.più forte dei divieti antievangelici della burocrazia gerarchica. Vi incoraggiamo a rimanere fedeli alle vostre scelte e siamo uniti con voi e con tutte le persona che cercano un mondo di giustiziaa e di rispettto delel scelte di ogni persona,




per il Mojoca,




Maria Elena Larios, Kenia, Guzman Guevara e Gerardo Lutte





Gérard Lutte,   Cuarta Calle 8-34 Zona 1, Ciudad de Guatemala, Tel: (502) 22323613.


Guatemala chiama Le Piagge

Guatemala,  27 ottobre 2009



Caro Alessandro, care compagne e compagni della comunità delle Piagge,



Il 26 ottobre. del 2007, per una sera di pioggia diluviale, una dellgazione d del Movimento dei Giovani di Strada del Guatemala, composta da Maria Elena Larios. Kenia Guzman Guevara e Gerardo Lutte, ha ricevuto l'ospitalità  della vostra comunità per una cena sociale e un dibattito organizzato dal gruppo Amistrada di Firenze.




I giornali e il nostro amico Lorenzo Ferrari ci hanno informato dalla repressione della vostra comunità, tramite la sospensione a divinis di Alessandro. Sappiamo che voi, seguendo l'esempio di Gesù, vivete con Lorenzo con gli ultimi, gli emarginati. Il matrimonio celebrato da Lorenzo esprimeva la scelta evangelica di rispetto di ogni persona che caratterizza la vostra comunità. Non possiamo non pensare alla repressione simile ad opera dell'allora vescovo di Firenze contro Don Mazzi e la comunità dell'Isolotto.




Vi esprimiamo,l a nome nostro e di tutte el ragazze e ragazzi di strada del Mojoca,  la nostra affettuosa solidarietà, a voi tutte e tutti, Alessandro, comunità senza dimnticare la coppia che durante la ceremonia del matrimonio ha espresso pubblicamente

il suo amore e la sua unione.più forte dei divieti antievangelici della burocrazia gerarchica. Vi incoraggiamo a rimanere fedeli alle vostre scelte e siamo uniti con voi e con tutte le persona che cercano un mondo di giustiziaa e di rispettto delel scelte di ogni persona,




per il Mojoca,




Maria Elena Larios, Kenia, Guzman Guevara e Gerardo Lutte





Gérard Lutte,   Cuarta Calle 8-34 Zona 1, Ciudad de Guatemala, Tel: (502) 22323613.


Isolotto 1969-Le Piagge 2009

da la Nazione –Firenze - 28 ottobre 2009 pag. 7

 

Mai avrei pensato di rivivere dopo quarant'anni una vicenda di repressione intraecclesiale simile a quella che negli anni Sessanta colpì la comunità dell'Isolotto e la mia persona. Ritenevo che la gravità di quei provvedimenti, cioè il tentativo di annullare un'esperienza comunitaria ecclesiale molto vitale attraverso la mia rimozione dalla parrocchia, fosse dovuta al timore che incuteva nei centri del potere civile e religioso la rivoluzione del '68. Mi sbagliavo. La paura sembra rivelarsi congenita negli animi inquieti delle gerarchie ecclesiastiche. Il provvedimento con cui l'arcivescovo di Firenze ha imposto l'allontanamento di don Alessandro Santoro dalla comunità delle Piagge è di una gravità che adombra una tale paura.

Paura di che? Ce lo domandiamo smarriti. I gesti di don Santoro "contraddicono il ministero di pastore di una comunità, per la quale il sacerdote deve rappresentare la voce autentica dell'insegnamento dottrinale e della prassi sacramentale della Chiesa cattolica" è scritto nella nota con cui l'archivescovo comunica il provvedimento. Siamo sinceri, non è credibile che la benedizione di due persone credenti le quali ritengono che tale benedizione abbia valore di consacrazione matrimoniale possa indurre ad allontanare il pastore dalla propria comunità. C'è forse il timore che la ricchezza di fede autentica ma libera della comunità delle Piagge possa essere contagiosa?

Una gerarchia resa insicura dal procedere inarrestabile della secolarizzazione e della libertà di coscienza nell’insieme della società e all’interno della Chiesa stessa, aggredita dalla paura che si sgretoli dalle fondamenta, come le mura di Gerico, l’imponente potere accumulato nei secoli, tenta disperatamente di salvarsi aggrappandosi alle angosce esistenziali, etiche, materiali, di una società altrettanto insicura.

Il cristianesimo è nato da un grande movimento popolare di liberazione dalla paura ed ora il dominio della paura rischia di portarlo alla rovina. “Non abbiate paura, il crocifisso è risorto”, dice l’apparizione di un messaggero celeste alle donne davanti al sepolcro vuoto. Il "crocifisso" è, nel Vangelo, il simbolo di una società nuova che risorge dalla paura ed è destinata a soppiantare il vecchio mondo il quale per esorcizzare la paura della fine si allea ma inutilmente con la morte. Così nacque il cristianesimo. Così si sviluppò nei primi secoli quando i cristiani affrontarono impavidi le persecuzioni.

Ci vorrebbe anche oggi un “angelo” che gridasse ai vertici ecclesiastici e in fondo a tutti noi: “Non abbiate paura”. Non potrebbero assolvere questo compito di annunciatori della liberazione dalla paura quei cristiani, laici e preti, che in buon numero si riunirono a Firenze qualche tempo fa per socializzare ed esprimere il loro "disagio" di fronte a una gerarchia ecclesiastica arrocata nella difesa del "sabato", leggi, dogmi, ordinamenti, contro l'uomo?

 

                                                 Enzo Mazzi

 

Firenze 27 ottobre 2009

Isolotto 1969-Le Piagge 2009

da la Nazione –Firenze - 28 ottobre 2009 pag. 7

 

Mai avrei pensato di rivivere dopo quarant'anni una vicenda di repressione intraecclesiale simile a quella che negli anni Sessanta colpì la comunità dell'Isolotto e la mia persona. Ritenevo che la gravità di quei provvedimenti, cioè il tentativo di annullare un'esperienza comunitaria ecclesiale molto vitale attraverso la mia rimozione dalla parrocchia, fosse dovuta al timore che incuteva nei centri del potere civile e religioso la rivoluzione del '68. Mi sbagliavo. La paura sembra rivelarsi congenita negli animi inquieti delle gerarchie ecclesiastiche. Il provvedimento con cui l'arcivescovo di Firenze ha imposto l'allontanamento di don Alessandro Santoro dalla comunità delle Piagge è di una gravità che adombra una tale paura.

Paura di che? Ce lo domandiamo smarriti. I gesti di don Santoro "contraddicono il ministero di pastore di una comunità, per la quale il sacerdote deve rappresentare la voce autentica dell'insegnamento dottrinale e della prassi sacramentale della Chiesa cattolica" è scritto nella nota con cui l'archivescovo comunica il provvedimento. Siamo sinceri, non è credibile che la benedizione di due persone credenti le quali ritengono che tale benedizione abbia valore di consacrazione matrimoniale possa indurre ad allontanare il pastore dalla propria comunità. C'è forse il timore che la ricchezza di fede autentica ma libera della comunità delle Piagge possa essere contagiosa?

Una gerarchia resa insicura dal procedere inarrestabile della secolarizzazione e della libertà di coscienza nell’insieme della società e all’interno della Chiesa stessa, aggredita dalla paura che si sgretoli dalle fondamenta, come le mura di Gerico, l’imponente potere accumulato nei secoli, tenta disperatamente di salvarsi aggrappandosi alle angosce esistenziali, etiche, materiali, di una società altrettanto insicura.

Il cristianesimo è nato da un grande movimento popolare di liberazione dalla paura ed ora il dominio della paura rischia di portarlo alla rovina. “Non abbiate paura, il crocifisso è risorto”, dice l’apparizione di un messaggero celeste alle donne davanti al sepolcro vuoto. Il "crocifisso" è, nel Vangelo, il simbolo di una società nuova che risorge dalla paura ed è destinata a soppiantare il vecchio mondo il quale per esorcizzare la paura della fine si allea ma inutilmente con la morte. Così nacque il cristianesimo. Così si sviluppò nei primi secoli quando i cristiani affrontarono impavidi le persecuzioni.

Ci vorrebbe anche oggi un “angelo” che gridasse ai vertici ecclesiastici e in fondo a tutti noi: “Non abbiate paura”. Non potrebbero assolvere questo compito di annunciatori della liberazione dalla paura quei cristiani, laici e preti, che in buon numero si riunirono a Firenze qualche tempo fa per socializzare ed esprimere il loro "disagio" di fronte a una gerarchia ecclesiastica arrocata nella difesa del "sabato", leggi, dogmi, ordinamenti, contro l'uomo?

 

                                                 Enzo Mazzi

 

Firenze 27 ottobre 2009

lunedì 26 ottobre 2009

Curia contro Comunità


PRETE SPOSA A FIRENZE DONNA NATA UOMO: CURIA LO SOSPENDE (AGI) - Firenze,


> 26  ott. - "Ieri mattina, domenica 25 ottobre, presso la comunita' delle > Piagge


> a Firenze, si e' compiuta la simulazione di un sacramento, ponendo un atto > privo di ogni valore ed efficacia, in quanto mancante degli elementi > costitutivi del matrimonio religioso che si voleva celebrare".>


> Cosi' la chiesa di Firenze, in un comunicato, prende posizione in merito > alla celebrazione avvenuta ieri a Firenze dove Don Santoro ha celebrato le > nozze di una 'donna' nata uomo. "Tale simulazione - si legge nella nota -  > e' > stata posta in atto da don Alessandro Santoro in contrasto con le > disposizioni piu' volte dategli dai superiori, primo fra tutti il > "precetto" > che gli fu formalmente intimato dal Cardinale Ennio Antonelli il 15 > gennaio > 2008, successivamente rinnovato nei colloqui e negli scritti intercorsi  > con > l'Arcivescovo Giuseppe Betori". Un "atto - prosegue - che assume > particolare > gravita' in quanto genera inganno nei riguardi delle due persone  > coinvolte, > che hanno potuto ritenere di aver celebrato un sacramento laddove cio' era > impossibile, nonche' sconcerto e confusione nella comunita' cristiana e > nell'opinione pubblica, indotta a pensare che per la Chiesa siano mutate > le > condizioni essenziali per contrarre matrimonio canonico". "Gesti come  > quello > posto da don Alessandro Santoro - si legge ancora - contraddicono il>  ministero di pastore di una comunita', per la quale il sacerdote deve > rappresentare la voce autentica dell'insegnamento dottrinale e della > prassi > sacramentale della Chiesa cattolica". All'Arcivescovo di Firenze non resta > pertanto che riconoscere con dolore e preoccupazione questo dato di fatto  > e, > come preannunciato allo stesso don Santoro, sollevarlo a partire da questo > momento dalla cura pastorale della comunita' delle Piagge che gli era  > stata > formalmente affidata come cappellania il 14 settembre 2006, ma presso la > quale egli ha svolto azione pastorale fin dal 1994.  L'Arcivescovo chiede a don Alessandro Santoro "di vivere un periodo di  preghiera e riflessione".


Curia contro Comunità


PRETE SPOSA A FIRENZE DONNA NATA UOMO: CURIA LO SOSPENDE (AGI) - Firenze,


> 26  ott. - "Ieri mattina, domenica 25 ottobre, presso la comunita' delle > Piagge


> a Firenze, si e' compiuta la simulazione di un sacramento, ponendo un atto > privo di ogni valore ed efficacia, in quanto mancante degli elementi > costitutivi del matrimonio religioso che si voleva celebrare".>


> Cosi' la chiesa di Firenze, in un comunicato, prende posizione in merito > alla celebrazione avvenuta ieri a Firenze dove Don Santoro ha celebrato le > nozze di una 'donna' nata uomo. "Tale simulazione - si legge nella nota -  > e' > stata posta in atto da don Alessandro Santoro in contrasto con le > disposizioni piu' volte dategli dai superiori, primo fra tutti il > "precetto" > che gli fu formalmente intimato dal Cardinale Ennio Antonelli il 15 > gennaio > 2008, successivamente rinnovato nei colloqui e negli scritti intercorsi  > con > l'Arcivescovo Giuseppe Betori". Un "atto - prosegue - che assume > particolare > gravita' in quanto genera inganno nei riguardi delle due persone  > coinvolte, > che hanno potuto ritenere di aver celebrato un sacramento laddove cio' era > impossibile, nonche' sconcerto e confusione nella comunita' cristiana e > nell'opinione pubblica, indotta a pensare che per la Chiesa siano mutate > le > condizioni essenziali per contrarre matrimonio canonico". "Gesti come  > quello > posto da don Alessandro Santoro - si legge ancora - contraddicono il>  ministero di pastore di una comunita', per la quale il sacerdote deve > rappresentare la voce autentica dell'insegnamento dottrinale e della > prassi > sacramentale della Chiesa cattolica". All'Arcivescovo di Firenze non resta > pertanto che riconoscere con dolore e preoccupazione questo dato di fatto  > e, > come preannunciato allo stesso don Santoro, sollevarlo a partire da questo > momento dalla cura pastorale della comunita' delle Piagge che gli era  > stata > formalmente affidata come cappellania il 14 settembre 2006, ma presso la > quale egli ha svolto azione pastorale fin dal 1994.  L'Arcivescovo chiede a don Alessandro Santoro "di vivere un periodo di  preghiera e riflessione".


Lla Comunità delle piagge

La comunità delle Piagge, una periferia fiorentima in estremo disagio sociale, affidata alla cura pastorale di don Alessandro Santoro, è una delle realtà di base più vive che ci siano a Firenze. Trae la propria vitalità dalla forza che emana dal prendersi per mano di tante esistenze che non si rassegnano all'emarginazione propria e degli altri, non si acquattano nell'assistenzialismo, non si contentano di protestare, ma attuano una specie di dissenso positivo e creativo. Mentre denunciano le ingiustizie al tempo stesso prendono in mano il proprio destino e orientano concretamente la loro vita su valori opposti a quelli che generano esclusione, disagio sociale, povertà. La Comunità di base delle Piagge è una fucina di iniziative sociali fra cui un fondo di solidarietà tipo banca dei poveri, piccola imprenditoria cooperativistica, attività di economia alternativa, piccola produzione editoriale e tanto altro. Tutto questo trae forza e ispirazione anche e forse soprattutto dal Vangelo e da una fede cristiana nel Dio incarnato che s'immedesima con il povero, non per assisterlo ma per rivelarne il protagonismo nella storia, il Dio che si spoglia della sua onnipotenza per assumere la condizione della vittima delle ingiustizie, il condannato a morte a causa delle sue scelte contro il potere e il peccato, come protagonista di una nuova umanità liberata dal dominio.

 E' questa vitalità della Comunità delle Piagge che si vuol colpire e si colpisce duramente sollevando don Alessandro dalla cura pastorale. Chi ha deciso il provvedimento ha un'idea di Chiesa preconciliare, come realtà di sudditanza verso la gerarchia e di controllo totale da parte del potere. Il "Popolo di Dio" per loro non esiste. La vicenda del matrimonio di Alvina, la donna che ha cambiato sesso, la ritengo marginale rispetto al provvedimento contro il prete delle Piagge.

E comunque è in sé una vicenda anch'essa grave e inquietante.

E’ inquietante questa rigidità e durezza della Curia vescovile fiorentina che nega il matrimonio a Sandra Alvino a causa del fatto che in sede canonica non è risconosciuta l’eterosessualità della coppia, sancita invece dallo stato civile.

E’ incomprensibile per chi orienta la propria vita senza fare riferimento alla fede religiosa ed è inaccettabile per chi fa riferimento al Vangelo. “Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”: questa fondamentale affermazione del Vangelo vale anche anzi a maggior ragione per il Diritto Canonico e vale per le stesse regole “naturali” che l’ordinamento ecclesiastico ritiene di interpretare. Chi ha redatto il testo canonico dimostra di averne tenuto conto almeno in parte. Tant’è vero che proprio il Diritto canonico prevede stati di necessità nei quali le regole sono sospese. “In caso di necessità – è scritto nell’Indice analitico del Testo ufficiale del Nuovo Codice di Diritto Canonico a pag.1056 – si può assistere al matrimonio di determinate persone senza la licenza richiesta all’Ordinario”. E il canone 1116 recita: “Se non si può avere o andare senza grave impedimento dall’assistente competente a norma del diritto, coloro che intendono celebrare il vero matrimonio possono contrarlo validamente e lecitamente alla presenza dei soli testimoni”. Le autorità diocesane vogliono essere più rigide e impietose del Diritto?

L’amore di Sandra e Fortunato è sacro dall’intimo. Riconoscerlo è compito delle relazioni comunitarie che essi stabiliscono, prima e più che dell’autorità.

Ritengo che la comunità ecclesiale, la "Ecclesia", abbia il dovere di far sentire la propria voce nei modi che si riterranno opportuni perché si sospenda il provvedimento e si convochino gli organismi della partecipazione per consentire a don Santoro e alla comunità delle Piagge di socializzare i problemi che si sono creati e per far sentire loro che la Chiesa non è un organismo burocratico ma una comunità di persone credenti nell'amore che si parlano, si sostengono, si amano.

 

                                       Enzo Mazzi

 

Firenze 25 ottobre 2009

Lla Comunità delle piagge

La comunità delle Piagge, una periferia fiorentima in estremo disagio sociale, affidata alla cura pastorale di don Alessandro Santoro, è una delle realtà di base più vive che ci siano a Firenze. Trae la propria vitalità dalla forza che emana dal prendersi per mano di tante esistenze che non si rassegnano all'emarginazione propria e degli altri, non si acquattano nell'assistenzialismo, non si contentano di protestare, ma attuano una specie di dissenso positivo e creativo. Mentre denunciano le ingiustizie al tempo stesso prendono in mano il proprio destino e orientano concretamente la loro vita su valori opposti a quelli che generano esclusione, disagio sociale, povertà. La Comunità di base delle Piagge è una fucina di iniziative sociali fra cui un fondo di solidarietà tipo banca dei poveri, piccola imprenditoria cooperativistica, attività di economia alternativa, piccola produzione editoriale e tanto altro. Tutto questo trae forza e ispirazione anche e forse soprattutto dal Vangelo e da una fede cristiana nel Dio incarnato che s'immedesima con il povero, non per assisterlo ma per rivelarne il protagonismo nella storia, il Dio che si spoglia della sua onnipotenza per assumere la condizione della vittima delle ingiustizie, il condannato a morte a causa delle sue scelte contro il potere e il peccato, come protagonista di una nuova umanità liberata dal dominio.

 E' questa vitalità della Comunità delle Piagge che si vuol colpire e si colpisce duramente sollevando don Alessandro dalla cura pastorale. Chi ha deciso il provvedimento ha un'idea di Chiesa preconciliare, come realtà di sudditanza verso la gerarchia e di controllo totale da parte del potere. Il "Popolo di Dio" per loro non esiste. La vicenda del matrimonio di Alvina, la donna che ha cambiato sesso, la ritengo marginale rispetto al provvedimento contro il prete delle Piagge.

E comunque è in sé una vicenda anch'essa grave e inquietante.

E’ inquietante questa rigidità e durezza della Curia vescovile fiorentina che nega il matrimonio a Sandra Alvino a causa del fatto che in sede canonica non è risconosciuta l’eterosessualità della coppia, sancita invece dallo stato civile.

E’ incomprensibile per chi orienta la propria vita senza fare riferimento alla fede religiosa ed è inaccettabile per chi fa riferimento al Vangelo. “Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”: questa fondamentale affermazione del Vangelo vale anche anzi a maggior ragione per il Diritto Canonico e vale per le stesse regole “naturali” che l’ordinamento ecclesiastico ritiene di interpretare. Chi ha redatto il testo canonico dimostra di averne tenuto conto almeno in parte. Tant’è vero che proprio il Diritto canonico prevede stati di necessità nei quali le regole sono sospese. “In caso di necessità – è scritto nell’Indice analitico del Testo ufficiale del Nuovo Codice di Diritto Canonico a pag.1056 – si può assistere al matrimonio di determinate persone senza la licenza richiesta all’Ordinario”. E il canone 1116 recita: “Se non si può avere o andare senza grave impedimento dall’assistente competente a norma del diritto, coloro che intendono celebrare il vero matrimonio possono contrarlo validamente e lecitamente alla presenza dei soli testimoni”. Le autorità diocesane vogliono essere più rigide e impietose del Diritto?

L’amore di Sandra e Fortunato è sacro dall’intimo. Riconoscerlo è compito delle relazioni comunitarie che essi stabiliscono, prima e più che dell’autorità.

Ritengo che la comunità ecclesiale, la "Ecclesia", abbia il dovere di far sentire la propria voce nei modi che si riterranno opportuni perché si sospenda il provvedimento e si convochino gli organismi della partecipazione per consentire a don Santoro e alla comunità delle Piagge di socializzare i problemi che si sono creati e per far sentire loro che la Chiesa non è un organismo burocratico ma una comunità di persone credenti nell'amore che si parlano, si sostengono, si amano.

 

                                       Enzo Mazzi

 

Firenze 25 ottobre 2009
Comunità dell’Isolotto

Firenze, domenica 25 ottobre 2009

Su la testa Argentina!

riflessioni di Carlo, Claudia, Luisella, Maurizio

e Moreno Biagioni che presenta il libro di Orlando Baroncelli

 “Su la testa, Argentina! Desaparecidos e recupero della memoria storica

 

 

Lettura dal Vangelo

 

Arrivato dunque Gesù, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro. Or Betania distava da Gerusalemme circa quindici stadi. E molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle del loro fratello. Marta appena sentì che Gesù stava venendo, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto, ma anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Marta gli disse: «Lo so che risusciterà nella risurrezione all'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, anche se dovesse morire, vivrà. E chiunque vive e crede in me, non morrà mai in eterno. Credi tu questo?».

 

Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che doveva venire nel mondo». E, detto questo, andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». Appena udito ciò, ella si alzò in fretta e venne da lui. Or Gesù non era ancora giunto nel villaggio, ma si trovava nel luogo dove Marta lo aveva incontrato. Perciò i Giudei che erano in casa con lei per consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, dicendo: «Ella se ne va al sepolcro per piangere là». Appena Maria giunse al luogo in cui si trovava Gesù, e lo vide, si gettò ai suoi piedi, dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto».

Gesù allora, come vide che lei e i Giudei che erano venuti con lei piangevano, fremé nello spirito e si turbò, e disse: «Dove l'avete posto?». Essi gli dissero: «Signore, vieni e vedi». Gesù pianse.

 

Dissero allora i Giudei: «Vedi come l'amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Non poteva costui che aprì gli occhi al cieco, far sì che questi non morisse?». Perciò Gesù, fremendo di nuovo in se stesso, venne al sepolcro; or questo era una grotta davanti alla quale era stata posta una pietra.

Gesù disse: «Togliete via la pietra!». Marta, la sorella del morto, gli disse: «Signore, egli puzza già, poiché è morto da quattro giorni». Gesù le disse: «Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?». Essi dunque tolsero la pietra dal luogo dove giaceva il morto. Gesù allora, alzati in alto gli occhi, disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai esaudito. Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre, ma ho detto ciò per la folla che sta attorno, affinché credano che tu mi hai mandato». E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Allora il morto uscì, con le mani e i piedi legati con fasce e con la faccia avvolta in un asciugatoio. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».

Abbiamo scelto questo brano perché abbiamo visto la resurrezione di Lazzaro nel tenere viva la memoria dei desaparecidos argentini e non solo. Ma meglio delle nostre lo esprimono le parole di Hebe de Bonafini: Quando hanno portato via i miei figli avevo solo 48 anni e mi sono sentita vecchia;oggi ne ho 68 ma mi sento vent’anni più giovane perchè ho imparato che l’unica lotta che si perde è quella che si abbandona, e perché ho imparato a non patteggiare, a non arrendermi, a non tacere. E tutto questo me l’hanno insegnato i miei figli.


Io non li ricordo né torturati né uccisi: li ricordo vivi! Ogni volta che mi metto il fazzoletto sento il loro abbraccio affettuoso. In Plaza de Mayo, nella nostra piazza, ogni giovedì si riproduce il vero e unico miracolo della resurrezione: noi incontriamo i nostri figli”. (Dal libro “ Le irregolari” di Massimo Carlotto cap.19 Il racconto di Hebe).

Dalla Lettera di Estela Carlotto al nipote Guido (a pag. 43 del libro “Su la testa! Argentina)

scritta il 26 giugno 1996 per il 18esimo compleanno del nipote.

un nipote che non ha mai visto e di cui non sa niente, dove viva, chi lo abbia portato via, cosa faccia. Sa solo che la figlia Laura, prigioniera nell’ospedale militare di Buenos Aires, partorì Guido il 26 giugno 1978. Oggi Guido ha trent’anni e non sa nulla del suo vero passato. Così scrive la nonna:

 

Caro Guido,

oggi che compi diciotto anni, voglio raccontarti cose che non sai ed esprimerti sentimenti che non conosci.

I tuoi nonni appartengono ad una generazione che attribuisce a ogni data un valore speciale e particolare. La nascita di un nipote è una di quelle date. Il battesimo (o non), la prima comunione (o non), la caduta del primo dente, il grembiulino bianco, lui che chiede “nonnina, chiedimi le tabelline”.

Sono momenti eccezionali.

Perciò questa data del tuo diciottesimo compleanno acquisterà un valore speciale e particolare, come tutte le altre che non abbiamo potuto vivere insieme.

Perché appena nato ti strapparono dalle braccia di tua madre Laura, bendata e sorvegliata in un ospedale militare, ti rubarono per condannarti a un destino incerto.

Oggi stai festeggiando i tuoi diciotto anni sotto un altro nome, accanto a un uomo e una donna che non sono tuo padre e tua madre, ma i tuoi ladroni.

Loro neppure immaginano che la tua mente custodisce le ninne nanne e le canzoncine che Laura ti sussurrava, sola nella prigione, mentre tu ti muovevi nel suo ventre.

Un giorno ti sveglierai scoprendo quanto tua mamma ti amò e come noi tutti ti vogliamo bene.

Chiederai dove poterci incontrare.

Cercherai una somiglianza con tua madre e vedrai che piaceranno anche a te l’opera, la musica classica, il jazz, come ai tuoi nonni.

Ti emozionerai ascoltando i Sui Generis, Almendra e Papo, come accadeva a Laura.

Ti sveglierai un giorno da questo incubo, nipote mio, e sari libero.

Con tanto amore

                            nonna Estela, 26 giugno 1996

 

 

DESAPARECIDOS E RECUPERO DELLA MEMORIA STORICA

 

L'uscita del libro che presentiamo stamani è frutto anche dell'attività dell'Archivio del Movimento di Quartiere – che è nato ed ha sede in questa zona (alla Scuola Barsanti) -.

Come Archivio, infatti, abbiamo contribuito alla stampa di “Su la testa, Argentina!”, in cui l'autore Orlando Baroncelli – della redazione di “Testimonianze”- ricostruisce la tragica vicenda dell'assassinio di circa 30000 persone, ad opera delle Forze Armate, nell'Argentina della dittatura militare, dopo il golpe dei generali nel 1976.

Vi sono, principalmente, 3 motivi a giustificare l'interesse dell'Archivio per questa opera:

-         perché è un recupero della memoria (e sul recupero della memoria si basa la nostra attività), dovuto in gran parte alla tenacia delle Madres (Madri), delle Abuelas (Nonne) e degli Hijos (Figli) di Plaza de Mayo, che hanno continuato per anni a tenerla viva, quella memoria, chiedendo verità e giustizia;

-         perché di tratta di avvenimenti che in Italia abbiamo conosciuto poco, per lo meno fino ai processi che si sono svolti anche qui da noi (a causa della presenza di cittadine/i italiane/i fra le persone assassinate);

-         perché molte/i giovani, fra quelle/i barbaramente uccisi, portavano avanti interventi di scolarizzazione nelle zone povere delle grandi città argentine (più o meno, come si cercava di fare, qualche anno prima, nei quartieri fiorentini).

Nel libro, dopo aver succintamente tracciato un profilo della storia argentina, con particolare riferimento ai rapporti fra esercito e società civile, ci si sofferma sui meccanismi della spietata repressione messa in atto dalla dittatura militare (alla cui guida erano Videla – capo dell'esercito -, Massera – capo della Marina -, Agosti – capo dell'Areonautica -), repressione che si basava, essenzialmente su 3 strumenti:

-         i campi di concentramento clandestini (se ne è contati 364 sparsi per il paese),

-         le torture come azione sistematica per ottenere informazioni (per avere i nomi edi altre persone da prelevare e rinchiudere nei luoghi non ufficiali di detenzione),

-         la soluzione finale del “far sparire”, praticata a livello di massa, che dà luogo, di conseguenza, all'imponente fenomeno dei “desaparecidos”.

Sono questi i capisaldi della cosiddetta “guerra sucia” (guerra sporca) che i generali avevano proclamato contro i “sovversivi” in difesa dei “valori occidentali e cristiani”.

L'azione repressiva argentina non era un episodio isolato, ma si inseriva appieno in quel vero e proprio “terrorismo di stato” sviluppatosi in America Latina – oltre che in Argentina, in Cile, Brasile, Uruguay, Paraguay, Bolivia -, con la regia della CIA e con il nome di “Piano Condor”.

Ciò che caratterizzò la “guerra sucia” di Videla e dei suoi complici fu proprio l'aspetto tremendo dei “desaparecidos”, cioè delle 30000 donne ed uomini, per la maggior parte giovani (si può dire che così si decimò un'intera generazione, colpendone la componente più attiva, socialmente e politicamente impegnata), fatti sparire nel nulla (tramite la orrenda invenzione dei “voli della morte”, per cui gli arrestati, illegalmente e clandestinamente, venivano fatti salire sugli aerei militari e scaricati poi in pieno Oceano).

Così di migliaia di persone, cancellate fisicamente, non sarebbe rimasto alcun segno e se ne sarebbe persa perfino la memoria – delle tombe, o persino delle fosse comuni, avrebbero invece mantenuto vivo il ricordo -.

Ma ad impedire tale annullamento totale scesero allora in piazza le madri delle giovani e dei giovani scomparsi, che cominciarono a ritrovarsi tutti i giovedì in piazza – in Plaza de Mayo a Buenos Aires – mettendosi un fazzoletto bianco in testa per riconoscersi fra loro.

Si cercò di impedire la loro azione, ma, in qualche modo, si tollerò quella che venne considerata una pazzia (le madri erano dette infatti “le locas” - le pazze -).

Alle madri si unirono ben presto le “abuelas” (le nonne).

Insieme lottarono, con tenacia, con insistenza, con una forza incredibile, e continuarono a lottare, insieme agli “hijos” (figli) degli scomparsi, anche dopo la caduta del regime dittatoriale dei generali, perchè si avesse finalmente verità e giustizia.

Fu grazie a loro, essenzialmente, che con la Presidenza Kirchner vennero cancellate le leggi che assicuravano l'impunità ai militari criminali.

Nell'Argentina tornata alla democrazia Madres e Abuelas de Plaza de Mayo non si sono limitate a pretendere il recupero della memoria, ma sono diventate dei punti di riferimento per i movimenti sviluppatisi a livello sociale, hanno elaborato progetti, hanno organizzato scuole popolari ed anche un'università.

In un certo qual modo, hanno proseguito l'opera avviata dai loro figli e nipoti e si sono impegnate a realizzare quello che ad essi era stato impedito di portare avanti.

Nel libro ci si sofferma anche sulle gravissime responsabilità della Chiesa cattolica argentina, che sostenne la dittatura (il Nunzio Apostolico Cardinale Pio Laghi e la stragrande maggioranza dei vescovi furono complici degli assassini, si ebbero sacerdoti delatori e sacerdoti che presenziavano alle torture e benedivano gli aerei della morte).

Particolare attenzione viene poi rivolta alla ricostruzione delle storie dei desaparecidos italiani in Argentina (non deve certo meravigliare l'alta percentuale di persone con cittadinanza italiana fra i desaparecidos, essendo molto alta la percentuale di italiani, spesso con doppia cittadinanza – 1300000 negli anni 70 -, all'interno della popolazione argentina).

Di notevole importanza il processo apertosi in Italia contro i generali, accusati dell'assassinio di cittadine/i italiane/i, conclusosi nel 2000 con varie condanne, sebbene in contumacia, perchè è risultato di stimolo alla riapertura dei processi anche in Argentina.

Il comportamento dell'Ambasciata italiana in Argentina era stato assai negativo durante la dittatura e sono noti gli stretti rapporti di Licio Gelli, Gran Maestro della P2, con Massera, Videla e soci. 

Le stesse forze progressiste del nostro Paese avevano in parte sottovalutato la tragedia che si stava verificando in Sudamerica (non vi era certo stata la grande mobilitazione verificatasi dopo il golpe in Cile nel 1972). Da segnalare, comunque, una reazione forte del Presidente Pertini quando, nel 1983, la Giunta militare di Buenois Aires annunciò che le persone scomparse dovevano considerarsi tutte morte; in quell'occasione, infatti, Pertini mandò alla Giunta un telegramma che si concludeva con queste parole:” ...Esprimo lo sdegno e la protesta mia e del popolo italiano in nome degli elementari diritti umani, così crudelmente scherniti e calpestati”.

Oggi in Argentina l'impunità è finalmente finita, i processi sono ripresi e già si sono avute delle condanne significative dei responsabili delle atrocità compiute durante la dittatura..

E' simbolo del nuovo clima determinatosi nel paese con la Presidenza Kirchner la trasformazione dell'ESMA (la Scuola Superiore di meccanica dell'Aeronautica, uno dei pricipali centri di detenzione e di tortura) in Museo della Memoria.

Ma le Madri, le Nonne, i Figli di Plaza de Mayo continuano la loro azione perché non si torni indietro e non si fermi la ricerca della verità e della giustizia.

 

 










TODO CAMBIA (Mercedes Sosa)

Cambia lo superficial

cambia también lo profundo

cambia el modo de pensar

cambia todo en este mundo



Cambia el clima con los años

cambia el pastor su rebaño

y así como todo cambia

que yo cambie no es extraño



cambia el más fino brillante

de mano en mano su brillo

cambia el nido el pajarillo

cambia el sentir un amante



Cambia el rumbo el caminante

aunque esto le cause daño

y así como todo cambia

que yo cambie no es extraño



Cambia, todo cambia

Cambia, todo cambia

Cambia, todo cambia

Cambia, todo cambia



cambia el sol en su carrera

cuando la noche subsiste

cambia la planta y se viste

de verde en la primavera



Cambia el pelaje la fiera

cambia el cabello el anciano

y así como todo cambia

que yo cambie no es extraño



Pero no cambia mi amor

por mas lejos que me encuentre

ni el recuerdo ni el dolor

de mi tierra y de mi gente



Y lo que cambió ayer

tendrá que cambiar mañana

así como cambio yo

en esta tierra lejana.



Cambia, todo cambia... Pero no cambia mi amor




TODO CAMBIA

Cambia ciò che è superficiale

e anche ciò che è profondo

cambia il modo di pensare

cambia tutto in questo mondo.



Cambia il clima con gli anni

cambia il pastore il suo pascolo

e così come tutto cambia

che io cambi non è strano.



Cambia il più prezioso brillante

di mano in mano il suo splendore,

cambia nido l'uccellino

cambia il sentimento degli amanti.



cambia direzione il viandante

sebbene questo lo danneggi

e così come tutto cambia

che io cambi non è strano.



Cambia, tutto cambia

Cambia, tutto cambia

Cambia, tutto cambia

Cambia, tutto cambia.



Cambia il sole nella sua corsa

quando la notte persiste,

cambia la pianta e si veste

di verde in primavera.



Cambia il manto della fiera

cambiano i capelli dell'anziano

e così come tutto cambia

che io cambi non è strano.



Ma non cambia il mio amore

per quanto lontano mi trovi,

né il ricordo né il dolore

della mia terra e della mia gente.



E ciò che è cambiato ieri

di nuovo cambierà domani

così come cambio io

in questa terra lontana.



Cambia, tutto cambia... Ma non cambia il mio amore.

 

 

 






SOLO LE PIDO A DIOS

Sólo le pido a Dios

Que el dolor no me sea indiferente,

Que la reseca muerte no me encuentre

Vacío y solo sin haber hecho lo suficiente.

 

Sólo le pido a Dios

Que lo injusto no me sea indiferente,

Que no me abofeteen la otra mejilla

Después que una garra me arañó esta suerte.

Sólo le pido a Dios

Que la guerra no me sea indiferente,

Es un monstruo grande y pisa fuerte

Toda la pobre inocencia de la gente.

Sólo le pido a Dios

Que el engaño no me sea indiferente

Si un traidor puede más que unos cuantos,

Que esos cuantos no lo olviden fácilmente.

Sólo le pido a Dios

Que el futuro no me sea indiferente,

Desahuciado está el que tiene que marchar

A vivir una cultura diferente.

 

CHIEDO SOLO A DIO

Chiedo solo a Dio

che il dolore non mi lasci indifferente

Chiedo solo a Dio che la morte non mi trovi vuoto e solo senza aver fatto quanto basta.

Chiedo solo a Dio che l’ingiustizia non mi lasci indifferente.

Che non mi colpiscano l’altra guancia dopo

che un artiglio mi abbia graffiato questa fronte

Chiedo solo a Dio che la guerra non mi lasci indifferente.

È un mostro grande e calpesta fortemente

la povera innocenza della gente.

Chiedo solo a Dio che l’inganno non mi lasci indifferente.

Se un traditore può più che tanti,

che questi tanti non dimentichino facilmente.

Chiedo solo a Dio che il futuro non mi lasci indifferente.

Esiliato è colui che deve marciare per vivere in una cultura diversa.






 

 

 






Mercedes Sosa: E' morta all'età di 74 anni la cantante argentina Mercedes Sosa, leggendaria voce della musica popolare e della coscienza dei popoli latinoamericani, il cui impegno politico contro l'ingiustizia sociale l'ha costretta all'esilio negli anni della dittatura militare argentina (1976-83). Nata nel 1935 nella provincia di Tucuman, nel nord, città dove nel 1816 venne firmata l'indipendenza dell'Argentina, in un poverissimo sobborgo da una famiglia india, per il colore scuro della pelle e dei capelli venne soprannominata "La Negra".

Mercedes Sosa era dotata di una voce bassa e potente e di un carisma universalmente riconosciuto. Pur non definendosi mai apertamente attivista politica, ricorda in un articolo il Washington Post, partecipò lungo gli anni '60 e '70 al movimento della "Nueva cancion" che con una ispirazione marxista univa al folklore tradizionale dei popoli latinoamericani una carica politica nel dare voce ai poveri, agli sfruttati, agli oppressi. Considerata uno dei simboli della resistenza alla dittature del continente, dopo il golpe militare del 1976 la sua musica di denuncia inizia a essere invisa ai militari: dapprima è vittima della censura, le impediscono di pubblicare dischi, viene arrestata durante un concerto a La Plata e infine, nel 1979, è costretta all'esilio a Parigi e l'anno dopo a Madrid. Durante quel periodo dedica molti brani alla sua patria e alla speranza di cambiamento e di pace e democrazia per gli argentini, come "Todo cambia" e "Solo le pido a Dios", che diventerà l'inno delle nuove generazioni alla libertà riconquistata. Tornerà in Argentina solo nel febbraio del 1982, alla vigilia della caduta del regime. Fra le sue canzoni di protesta più celebri, la scarna "Cantiamo ancora", in cui, accompagnata solo da un tradizionale tamburo andino (bombo), cantava in faccia al regime militare argentino "Sono stata uccisa mille volte/ sono scomparsa mille volte/ ed eccomi qui, risorta dai morti...eccomi ancora qui, sorta dalle rovine della dittatura lasciate dietro/ Cantiamo ancora".
Comunità dell’Isolotto

Firenze, domenica 25 ottobre 2009

Su la testa Argentina!

riflessioni di Carlo, Claudia, Luisella, Maurizio

e Moreno Biagioni che presenta il libro di Orlando Baroncelli

 “Su la testa, Argentina! Desaparecidos e recupero della memoria storica

 

 

Lettura dal Vangelo

 

Arrivato dunque Gesù, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro. Or Betania distava da Gerusalemme circa quindici stadi. E molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle del loro fratello. Marta appena sentì che Gesù stava venendo, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto, ma anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Marta gli disse: «Lo so che risusciterà nella risurrezione all'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, anche se dovesse morire, vivrà. E chiunque vive e crede in me, non morrà mai in eterno. Credi tu questo?».

 

Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che doveva venire nel mondo». E, detto questo, andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». Appena udito ciò, ella si alzò in fretta e venne da lui. Or Gesù non era ancora giunto nel villaggio, ma si trovava nel luogo dove Marta lo aveva incontrato. Perciò i Giudei che erano in casa con lei per consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, dicendo: «Ella se ne va al sepolcro per piangere là». Appena Maria giunse al luogo in cui si trovava Gesù, e lo vide, si gettò ai suoi piedi, dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto».

Gesù allora, come vide che lei e i Giudei che erano venuti con lei piangevano, fremé nello spirito e si turbò, e disse: «Dove l'avete posto?». Essi gli dissero: «Signore, vieni e vedi». Gesù pianse.

 

Dissero allora i Giudei: «Vedi come l'amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Non poteva costui che aprì gli occhi al cieco, far sì che questi non morisse?». Perciò Gesù, fremendo di nuovo in se stesso, venne al sepolcro; or questo era una grotta davanti alla quale era stata posta una pietra.

Gesù disse: «Togliete via la pietra!». Marta, la sorella del morto, gli disse: «Signore, egli puzza già, poiché è morto da quattro giorni». Gesù le disse: «Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?». Essi dunque tolsero la pietra dal luogo dove giaceva il morto. Gesù allora, alzati in alto gli occhi, disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai esaudito. Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre, ma ho detto ciò per la folla che sta attorno, affinché credano che tu mi hai mandato». E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Allora il morto uscì, con le mani e i piedi legati con fasce e con la faccia avvolta in un asciugatoio. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».

Abbiamo scelto questo brano perché abbiamo visto la resurrezione di Lazzaro nel tenere viva la memoria dei desaparecidos argentini e non solo. Ma meglio delle nostre lo esprimono le parole di Hebe de Bonafini: Quando hanno portato via i miei figli avevo solo 48 anni e mi sono sentita vecchia;oggi ne ho 68 ma mi sento vent’anni più giovane perchè ho imparato che l’unica lotta che si perde è quella che si abbandona, e perché ho imparato a non patteggiare, a non arrendermi, a non tacere. E tutto questo me l’hanno insegnato i miei figli.


Io non li ricordo né torturati né uccisi: li ricordo vivi! Ogni volta che mi metto il fazzoletto sento il loro abbraccio affettuoso. In Plaza de Mayo, nella nostra piazza, ogni giovedì si riproduce il vero e unico miracolo della resurrezione: noi incontriamo i nostri figli”. (Dal libro “ Le irregolari” di Massimo Carlotto cap.19 Il racconto di Hebe).

Dalla Lettera di Estela Carlotto al nipote Guido (a pag. 43 del libro “Su la testa! Argentina)

scritta il 26 giugno 1996 per il 18esimo compleanno del nipote.

un nipote che non ha mai visto e di cui non sa niente, dove viva, chi lo abbia portato via, cosa faccia. Sa solo che la figlia Laura, prigioniera nell’ospedale militare di Buenos Aires, partorì Guido il 26 giugno 1978. Oggi Guido ha trent’anni e non sa nulla del suo vero passato. Così scrive la nonna:

 

Caro Guido,

oggi che compi diciotto anni, voglio raccontarti cose che non sai ed esprimerti sentimenti che non conosci.

I tuoi nonni appartengono ad una generazione che attribuisce a ogni data un valore speciale e particolare. La nascita di un nipote è una di quelle date. Il battesimo (o non), la prima comunione (o non), la caduta del primo dente, il grembiulino bianco, lui che chiede “nonnina, chiedimi le tabelline”.

Sono momenti eccezionali.

Perciò questa data del tuo diciottesimo compleanno acquisterà un valore speciale e particolare, come tutte le altre che non abbiamo potuto vivere insieme.

Perché appena nato ti strapparono dalle braccia di tua madre Laura, bendata e sorvegliata in un ospedale militare, ti rubarono per condannarti a un destino incerto.

Oggi stai festeggiando i tuoi diciotto anni sotto un altro nome, accanto a un uomo e una donna che non sono tuo padre e tua madre, ma i tuoi ladroni.

Loro neppure immaginano che la tua mente custodisce le ninne nanne e le canzoncine che Laura ti sussurrava, sola nella prigione, mentre tu ti muovevi nel suo ventre.

Un giorno ti sveglierai scoprendo quanto tua mamma ti amò e come noi tutti ti vogliamo bene.

Chiederai dove poterci incontrare.

Cercherai una somiglianza con tua madre e vedrai che piaceranno anche a te l’opera, la musica classica, il jazz, come ai tuoi nonni.

Ti emozionerai ascoltando i Sui Generis, Almendra e Papo, come accadeva a Laura.

Ti sveglierai un giorno da questo incubo, nipote mio, e sari libero.

Con tanto amore

                            nonna Estela, 26 giugno 1996

 

 

DESAPARECIDOS E RECUPERO DELLA MEMORIA STORICA

 

L'uscita del libro che presentiamo stamani è frutto anche dell'attività dell'Archivio del Movimento di Quartiere – che è nato ed ha sede in questa zona (alla Scuola Barsanti) -.

Come Archivio, infatti, abbiamo contribuito alla stampa di “Su la testa, Argentina!”, in cui l'autore Orlando Baroncelli – della redazione di “Testimonianze”- ricostruisce la tragica vicenda dell'assassinio di circa 30000 persone, ad opera delle Forze Armate, nell'Argentina della dittatura militare, dopo il golpe dei generali nel 1976.

Vi sono, principalmente, 3 motivi a giustificare l'interesse dell'Archivio per questa opera:

-         perché è un recupero della memoria (e sul recupero della memoria si basa la nostra attività), dovuto in gran parte alla tenacia delle Madres (Madri), delle Abuelas (Nonne) e degli Hijos (Figli) di Plaza de Mayo, che hanno continuato per anni a tenerla viva, quella memoria, chiedendo verità e giustizia;

-         perché di tratta di avvenimenti che in Italia abbiamo conosciuto poco, per lo meno fino ai processi che si sono svolti anche qui da noi (a causa della presenza di cittadine/i italiane/i fra le persone assassinate);

-         perché molte/i giovani, fra quelle/i barbaramente uccisi, portavano avanti interventi di scolarizzazione nelle zone povere delle grandi città argentine (più o meno, come si cercava di fare, qualche anno prima, nei quartieri fiorentini).

Nel libro, dopo aver succintamente tracciato un profilo della storia argentina, con particolare riferimento ai rapporti fra esercito e società civile, ci si sofferma sui meccanismi della spietata repressione messa in atto dalla dittatura militare (alla cui guida erano Videla – capo dell'esercito -, Massera – capo della Marina -, Agosti – capo dell'Areonautica -), repressione che si basava, essenzialmente su 3 strumenti:

-         i campi di concentramento clandestini (se ne è contati 364 sparsi per il paese),

-         le torture come azione sistematica per ottenere informazioni (per avere i nomi edi altre persone da prelevare e rinchiudere nei luoghi non ufficiali di detenzione),

-         la soluzione finale del “far sparire”, praticata a livello di massa, che dà luogo, di conseguenza, all'imponente fenomeno dei “desaparecidos”.

Sono questi i capisaldi della cosiddetta “guerra sucia” (guerra sporca) che i generali avevano proclamato contro i “sovversivi” in difesa dei “valori occidentali e cristiani”.

L'azione repressiva argentina non era un episodio isolato, ma si inseriva appieno in quel vero e proprio “terrorismo di stato” sviluppatosi in America Latina – oltre che in Argentina, in Cile, Brasile, Uruguay, Paraguay, Bolivia -, con la regia della CIA e con il nome di “Piano Condor”.

Ciò che caratterizzò la “guerra sucia” di Videla e dei suoi complici fu proprio l'aspetto tremendo dei “desaparecidos”, cioè delle 30000 donne ed uomini, per la maggior parte giovani (si può dire che così si decimò un'intera generazione, colpendone la componente più attiva, socialmente e politicamente impegnata), fatti sparire nel nulla (tramite la orrenda invenzione dei “voli della morte”, per cui gli arrestati, illegalmente e clandestinamente, venivano fatti salire sugli aerei militari e scaricati poi in pieno Oceano).

Così di migliaia di persone, cancellate fisicamente, non sarebbe rimasto alcun segno e se ne sarebbe persa perfino la memoria – delle tombe, o persino delle fosse comuni, avrebbero invece mantenuto vivo il ricordo -.

Ma ad impedire tale annullamento totale scesero allora in piazza le madri delle giovani e dei giovani scomparsi, che cominciarono a ritrovarsi tutti i giovedì in piazza – in Plaza de Mayo a Buenos Aires – mettendosi un fazzoletto bianco in testa per riconoscersi fra loro.

Si cercò di impedire la loro azione, ma, in qualche modo, si tollerò quella che venne considerata una pazzia (le madri erano dette infatti “le locas” - le pazze -).

Alle madri si unirono ben presto le “abuelas” (le nonne).

Insieme lottarono, con tenacia, con insistenza, con una forza incredibile, e continuarono a lottare, insieme agli “hijos” (figli) degli scomparsi, anche dopo la caduta del regime dittatoriale dei generali, perchè si avesse finalmente verità e giustizia.

Fu grazie a loro, essenzialmente, che con la Presidenza Kirchner vennero cancellate le leggi che assicuravano l'impunità ai militari criminali.

Nell'Argentina tornata alla democrazia Madres e Abuelas de Plaza de Mayo non si sono limitate a pretendere il recupero della memoria, ma sono diventate dei punti di riferimento per i movimenti sviluppatisi a livello sociale, hanno elaborato progetti, hanno organizzato scuole popolari ed anche un'università.

In un certo qual modo, hanno proseguito l'opera avviata dai loro figli e nipoti e si sono impegnate a realizzare quello che ad essi era stato impedito di portare avanti.

Nel libro ci si sofferma anche sulle gravissime responsabilità della Chiesa cattolica argentina, che sostenne la dittatura (il Nunzio Apostolico Cardinale Pio Laghi e la stragrande maggioranza dei vescovi furono complici degli assassini, si ebbero sacerdoti delatori e sacerdoti che presenziavano alle torture e benedivano gli aerei della morte).

Particolare attenzione viene poi rivolta alla ricostruzione delle storie dei desaparecidos italiani in Argentina (non deve certo meravigliare l'alta percentuale di persone con cittadinanza italiana fra i desaparecidos, essendo molto alta la percentuale di italiani, spesso con doppia cittadinanza – 1300000 negli anni 70 -, all'interno della popolazione argentina).

Di notevole importanza il processo apertosi in Italia contro i generali, accusati dell'assassinio di cittadine/i italiane/i, conclusosi nel 2000 con varie condanne, sebbene in contumacia, perchè è risultato di stimolo alla riapertura dei processi anche in Argentina.

Il comportamento dell'Ambasciata italiana in Argentina era stato assai negativo durante la dittatura e sono noti gli stretti rapporti di Licio Gelli, Gran Maestro della P2, con Massera, Videla e soci. 

Le stesse forze progressiste del nostro Paese avevano in parte sottovalutato la tragedia che si stava verificando in Sudamerica (non vi era certo stata la grande mobilitazione verificatasi dopo il golpe in Cile nel 1972). Da segnalare, comunque, una reazione forte del Presidente Pertini quando, nel 1983, la Giunta militare di Buenois Aires annunciò che le persone scomparse dovevano considerarsi tutte morte; in quell'occasione, infatti, Pertini mandò alla Giunta un telegramma che si concludeva con queste parole:” ...Esprimo lo sdegno e la protesta mia e del popolo italiano in nome degli elementari diritti umani, così crudelmente scherniti e calpestati”.

Oggi in Argentina l'impunità è finalmente finita, i processi sono ripresi e già si sono avute delle condanne significative dei responsabili delle atrocità compiute durante la dittatura..

E' simbolo del nuovo clima determinatosi nel paese con la Presidenza Kirchner la trasformazione dell'ESMA (la Scuola Superiore di meccanica dell'Aeronautica, uno dei pricipali centri di detenzione e di tortura) in Museo della Memoria.

Ma le Madri, le Nonne, i Figli di Plaza de Mayo continuano la loro azione perché non si torni indietro e non si fermi la ricerca della verità e della giustizia.

 

 










TODO CAMBIA (Mercedes Sosa)

Cambia lo superficial

cambia también lo profundo

cambia el modo de pensar

cambia todo en este mundo



Cambia el clima con los años

cambia el pastor su rebaño

y así como todo cambia

que yo cambie no es extraño



cambia el más fino brillante

de mano en mano su brillo

cambia el nido el pajarillo

cambia el sentir un amante



Cambia el rumbo el caminante

aunque esto le cause daño

y así como todo cambia

que yo cambie no es extraño



Cambia, todo cambia

Cambia, todo cambia

Cambia, todo cambia

Cambia, todo cambia



cambia el sol en su carrera

cuando la noche subsiste

cambia la planta y se viste

de verde en la primavera



Cambia el pelaje la fiera

cambia el cabello el anciano

y así como todo cambia

que yo cambie no es extraño



Pero no cambia mi amor

por mas lejos que me encuentre

ni el recuerdo ni el dolor

de mi tierra y de mi gente



Y lo que cambió ayer

tendrá que cambiar mañana

así como cambio yo

en esta tierra lejana.



Cambia, todo cambia... Pero no cambia mi amor




TODO CAMBIA

Cambia ciò che è superficiale

e anche ciò che è profondo

cambia il modo di pensare

cambia tutto in questo mondo.



Cambia il clima con gli anni

cambia il pastore il suo pascolo

e così come tutto cambia

che io cambi non è strano.



Cambia il più prezioso brillante

di mano in mano il suo splendore,

cambia nido l'uccellino

cambia il sentimento degli amanti.



cambia direzione il viandante

sebbene questo lo danneggi

e così come tutto cambia

che io cambi non è strano.



Cambia, tutto cambia

Cambia, tutto cambia

Cambia, tutto cambia

Cambia, tutto cambia.



Cambia il sole nella sua corsa

quando la notte persiste,

cambia la pianta e si veste

di verde in primavera.



Cambia il manto della fiera

cambiano i capelli dell'anziano

e così come tutto cambia

che io cambi non è strano.



Ma non cambia il mio amore

per quanto lontano mi trovi,

né il ricordo né il dolore

della mia terra e della mia gente.



E ciò che è cambiato ieri

di nuovo cambierà domani

così come cambio io

in questa terra lontana.



Cambia, tutto cambia... Ma non cambia il mio amore.

 

 

 






SOLO LE PIDO A DIOS

Sólo le pido a Dios

Que el dolor no me sea indiferente,

Que la reseca muerte no me encuentre

Vacío y solo sin haber hecho lo suficiente.

 

Sólo le pido a Dios

Que lo injusto no me sea indiferente,

Que no me abofeteen la otra mejilla

Después que una garra me arañó esta suerte.

Sólo le pido a Dios

Que la guerra no me sea indiferente,

Es un monstruo grande y pisa fuerte

Toda la pobre inocencia de la gente.

Sólo le pido a Dios

Que el engaño no me sea indiferente

Si un traidor puede más que unos cuantos,

Que esos cuantos no lo olviden fácilmente.

Sólo le pido a Dios

Que el futuro no me sea indiferente,

Desahuciado está el que tiene que marchar

A vivir una cultura diferente.

 

CHIEDO SOLO A DIO

Chiedo solo a Dio

che il dolore non mi lasci indifferente

Chiedo solo a Dio che la morte non mi trovi vuoto e solo senza aver fatto quanto basta.

Chiedo solo a Dio che l’ingiustizia non mi lasci indifferente.

Che non mi colpiscano l’altra guancia dopo

che un artiglio mi abbia graffiato questa fronte

Chiedo solo a Dio che la guerra non mi lasci indifferente.

È un mostro grande e calpesta fortemente

la povera innocenza della gente.

Chiedo solo a Dio che l’inganno non mi lasci indifferente.

Se un traditore può più che tanti,

che questi tanti non dimentichino facilmente.

Chiedo solo a Dio che il futuro non mi lasci indifferente.

Esiliato è colui che deve marciare per vivere in una cultura diversa.






 

 

 






Mercedes Sosa: E' morta all'età di 74 anni la cantante argentina Mercedes Sosa, leggendaria voce della musica popolare e della coscienza dei popoli latinoamericani, il cui impegno politico contro l'ingiustizia sociale l'ha costretta all'esilio negli anni della dittatura militare argentina (1976-83). Nata nel 1935 nella provincia di Tucuman, nel nord, città dove nel 1816 venne firmata l'indipendenza dell'Argentina, in un poverissimo sobborgo da una famiglia india, per il colore scuro della pelle e dei capelli venne soprannominata "La Negra".

Mercedes Sosa era dotata di una voce bassa e potente e di un carisma universalmente riconosciuto. Pur non definendosi mai apertamente attivista politica, ricorda in un articolo il Washington Post, partecipò lungo gli anni '60 e '70 al movimento della "Nueva cancion" che con una ispirazione marxista univa al folklore tradizionale dei popoli latinoamericani una carica politica nel dare voce ai poveri, agli sfruttati, agli oppressi. Considerata uno dei simboli della resistenza alla dittature del continente, dopo il golpe militare del 1976 la sua musica di denuncia inizia a essere invisa ai militari: dapprima è vittima della censura, le impediscono di pubblicare dischi, viene arrestata durante un concerto a La Plata e infine, nel 1979, è costretta all'esilio a Parigi e l'anno dopo a Madrid. Durante quel periodo dedica molti brani alla sua patria e alla speranza di cambiamento e di pace e democrazia per gli argentini, come "Todo cambia" e "Solo le pido a Dios", che diventerà l'inno delle nuove generazioni alla libertà riconquistata. Tornerà in Argentina solo nel febbraio del 1982, alla vigilia della caduta del regime. Fra le sue canzoni di protesta più celebri, la scarna "Cantiamo ancora", in cui, accompagnata solo da un tradizionale tamburo andino (bombo), cantava in faccia al regime militare argentino "Sono stata uccisa mille volte/ sono scomparsa mille volte/ ed eccomi qui, risorta dai morti...eccomi ancora qui, sorta dalle rovine della dittatura lasciate dietro/ Cantiamo ancora".