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mercoledì 26 agosto 2009

Diritti civili + laicità

Leggo e riporto alcune affermazioni di Gianfranco Fini alla festa del Partito Democratico a Genova.

 

Immigrazione. "I diritti fondamentali dell'uomo sono universali e non possono essere negati. Di fronte a ciò, e alla portata biblica delle migrazioni, le risposte devono essere quanto più globali possibile, innanzitutto dalla parte ricca del pianeta nei confronti del Sud del mondo. Il problema delle migrazioni non lo risolvi quando il migrante è sul tuo uscio di casa». «Chi arriva in Italia è una persona.  La distinzione tra regolare e clandestino non può essere la cartina al tornasole per orientare una politica». 

Biotestamento e laicità- Fini promette che farà «il possibile per correggere il testo della legge per il biotestamento alla Camera». «Non credo che si tratti di favorire la morte, ma di prendere atto della impossibilità di impedirla, affidando all'affetto dei familiari e alla scienza dei medici la decisione». «Non voglio fare nessuna crociata contro i cattolici, per i quali ho il massimo rispetto, ma chi dice che su queste questioni decide la Chiesa e non il Parlamento per me è un clericale. Io dico di no, spetta al Parlamento decidere». «Su questioni relative alla vita e alla morte non ci può essere un vincolo di maggioranza o di partito». 

 

Credo che sia giusto dare atto al Presidente della Camera di aver dimostrato in questi ultimi anni, a partire dal referendum sulla fecondazione assistita, di essere non solo più democratico della stragrande maggioranza del suo partito, vecchio e nuovo, ma anche più laico di diversi, forse troppi, esponenti dello stesso Partito Democratico.

Cordiali saluti

Giampietro Sestini (di Libera uscita)

Diritti civili + laicità

Leggo e riporto alcune affermazioni di Gianfranco Fini alla festa del Partito Democratico a Genova.

 

Immigrazione. "I diritti fondamentali dell'uomo sono universali e non possono essere negati. Di fronte a ciò, e alla portata biblica delle migrazioni, le risposte devono essere quanto più globali possibile, innanzitutto dalla parte ricca del pianeta nei confronti del Sud del mondo. Il problema delle migrazioni non lo risolvi quando il migrante è sul tuo uscio di casa». «Chi arriva in Italia è una persona.  La distinzione tra regolare e clandestino non può essere la cartina al tornasole per orientare una politica». 

Biotestamento e laicità- Fini promette che farà «il possibile per correggere il testo della legge per il biotestamento alla Camera». «Non credo che si tratti di favorire la morte, ma di prendere atto della impossibilità di impedirla, affidando all'affetto dei familiari e alla scienza dei medici la decisione». «Non voglio fare nessuna crociata contro i cattolici, per i quali ho il massimo rispetto, ma chi dice che su queste questioni decide la Chiesa e non il Parlamento per me è un clericale. Io dico di no, spetta al Parlamento decidere». «Su questioni relative alla vita e alla morte non ci può essere un vincolo di maggioranza o di partito». 

 

Credo che sia giusto dare atto al Presidente della Camera di aver dimostrato in questi ultimi anni, a partire dal referendum sulla fecondazione assistita, di essere non solo più democratico della stragrande maggioranza del suo partito, vecchio e nuovo, ma anche più laico di diversi, forse troppi, esponenti dello stesso Partito Democratico.

Cordiali saluti

Giampietro Sestini (di Libera uscita)

martedì 25 agosto 2009

Umanesimo ateo

I VALORI CONDIVISI DELL’UMANESIMO ATEO

Può un umanesimo ateo non essere nichilista da un punto di vista etico?

Il problema, sollevato dal Pontefice, e ripreso con opposte posizioni da Adriano Sofri e Vito Mancuso è cruciale: non solo in metafisica e morale, ma nella coscienza contemporanea e segnatamente in quella italiana nel momento attuale, divisa com’è fra la constatazione che non ci sono limiti all’arbitrio e all’impunità dove il potere non osserva le regole e la speranza di un rinnovamento morale e civile: che passerà però in primo luogo nella mente e nel cuore degli individui o non verrà mai più. Per questo mi permetto di esporre le ragioni per cui credo si debba dissentire questa volta dalla tesi di Vito Mancuso, il teologo che di questa speranza di rinnovamento è oggi parte viva e grande.

La questione è cruciale perché porsela equivale a chiedersi se un’etica laica sia o non sia possibile. Definisco i termini. Per etica intendo la consapevolezza di ciò che è dovuto da ciascuno a tutti, in ciascuna data circostanza. Per etica laica intendo l’etica in quanto vale indipendentemente dall’ipotesi che un Dio ci sia, e in quanto è accessibile e praticabile indipendentemente da ogni credenza relativa a Dio. La tesi fondamentale di un’etica laica dice dunque che la consapevolezza del mio dovere in ogni circostanza data è accessibile (con la stessa fatica, tormento o certezza) a chiunque, credente, diversamente credente, indifferente, non indifferente o ateo. Mancuso ritiene che questa tesi sia falsa - che cioè l’indubbia esistenza di atei di altissima sensibilità morale (o viceversa di uomini di religione che ne sono privi) dimostra soltanto che quei supposti atei tali non sono (e sbagliano a credersi tali), e quei supposti religiosi neppure. Questa volta a me pare che si debba dissentire da Mancuso, e dalla quasi totalità dei filosofi continentali, che lo seguirebbero senza esitazione nella critica dell”antropocentrismo” umanesimo moderno.

La tesi che l’ateismo è infine nichilismo morale non solo è, io credo, falsa, ma è anche una ferita profonda inferta a tutti gli uomini di buona volontà che hanno dedicato la vita intera alla ricerca del vero - nelle scienze o nelle cose umane – e non hanno trovato nulla degno del nome di Dio.

Vito, non puoi esigere che chiamiamo Dio la dimensione “spirituale” della vita, l’amore o la relazione ordinata da cui veniamo. Nulla è più segreto, gratuito e geloso del nome di Dio sulle labbra di un uomo, nulla è più sacro della libertà di rifiutare al bene della vita questo nome, così come di pronunciarlo. L’assoluto rispetto intellettuale, oltre che morale, della libertà di fede è dovuto a ciascuno. Questa è, io credo, una proposizione dell’etica. E dico libertà di fede includendovi l’ateismo, dato che per le posizioni metafisiche ultime (se cioè il mondo naturale necessiti di un fondamento ulteriore a se stesso, o no) non esiste dimostrazione. Ed ecco l’argomento a difesa della tesi che l’umanesimo ateo non implica necessariamente il nichilismo morale. Risale a Platone, a quel suo dialogo che libera l’etica dalla religione. Sostenere che ateismo implica nichilismo è sostenere che se Dio non c’è tutto è permesso. Ma questa tesi è vera solo se, nel dilemma di Eutifrone, è vero uno dei due corni dell’alternativa: il bene è bene perché Dio lo vuole, Solo in questo caso, evidentemente, se Dio non c’è, “tutto è permesso”. Non c’è una differenza fra il bene e il male. Allora, “bene” è ciò che di volta in volta gli uomini decidono che sia - e chi ha il potere lo decide per gli altri, e a chi vi si oppone non resta che appellarsi a se stesso. Questo è il volontarismo, la tesi cioè che non c’è verità e falsità nelle questioni di valore, ma solo le volontà (e il loro conflitto). Ma naturalmente può invece essere vera la tesi alternativa del dilemma: che, semmai, Dio vuole il bene perché è bene. In questo caso, anche se Dio non c’è, il bene resta bene, il male male.

E nelle cose umane stesse che ci sono qualità positive e negative. Ripagare con cariche pubbliche favori privati è male. Ogni forma di mafiosità dei comportamenti è un male. Ogni volta che ce ne sdegniamo, facciamo esperienza del bene e del male. Certo, un’interpretazione dell’umanesimo ateo che implica il nichilismo c’è, ed è precisamente quella volontaristica. Fu quella, ad esempio, di Sartre - ed è oggi la tragedia di quella cultura anche progressista e liberale che non riesce a liberarsi dal relativismo valoriale. Addio alla verità è il titolo dell’ultimo libro di un influente filosofo postmoderno e mi pare si commenti da se. Ma dovremmo forse decretare che non può esistere un ateismo compatibile con l’etica?

Questo sarebbe confondere l’ethos - che è lo stile di vita e la scala di valori, la vocazione e la fede, l’identità personale o morale di ciascuno - con l’etica, che è il dovuto da ciascuno a tutti. E il primo dovere etico qual è, se non quello di accordare all’ethos del mio simile ateo, purché si dimostri compatibile con l’etica, lo stesso rispetto che esigo per il mio? Non è questa una versione della regola aurea? In conclusione. O è solo una questione di parole, e basta chiamare “Dio” una relazione fra persone – ma allora il povero ateo moralmente cristallino dubiterà se deve considerarsi soltanto incoerente o anche sciocco, visto che non si era accorto che il divino fosse “tutto lì”; oppure, come io credo, non è affatto una questione di parole, perché ad essere in questione è la libertà e la gratuità (o la grazia) dell’atto con cui l’uomo di fede dona il suo assenso e la sua vita a ciò che nè la scienza chiede né l’etica comanda.

In questione è la liberta con cui il perplesso sospende questo assenso, e l’ateo lo rifiuta: la sacrosanta libertà di ciò che ognuno è o diviene – oltre e al di là di ciò che deve agli altri. L’etica viene prima: perché di questo è condizione. Di questa libertà di fronte alle cose ultime, nella quale sta in definiva tutta la profondità e la serietà della nostra breve vita. Una società civile e giusta non è che la condizione perché questo umano lusso sia reso accessibile a ciascuno. Ma come costruirla se si mette l’etica dopo la fede, e quindi a questa liberta di ognuno, per cui l’etica è fatta, si tronca una delle vie possibili, senza la quale anche le altre perdono il loro senso?



Umanesimo ateo

I VALORI CONDIVISI DELL’UMANESIMO ATEO

Può un umanesimo ateo non essere nichilista da un punto di vista etico?

Il problema, sollevato dal Pontefice, e ripreso con opposte posizioni da Adriano Sofri e Vito Mancuso è cruciale: non solo in metafisica e morale, ma nella coscienza contemporanea e segnatamente in quella italiana nel momento attuale, divisa com’è fra la constatazione che non ci sono limiti all’arbitrio e all’impunità dove il potere non osserva le regole e la speranza di un rinnovamento morale e civile: che passerà però in primo luogo nella mente e nel cuore degli individui o non verrà mai più. Per questo mi permetto di esporre le ragioni per cui credo si debba dissentire questa volta dalla tesi di Vito Mancuso, il teologo che di questa speranza di rinnovamento è oggi parte viva e grande.

La questione è cruciale perché porsela equivale a chiedersi se un’etica laica sia o non sia possibile. Definisco i termini. Per etica intendo la consapevolezza di ciò che è dovuto da ciascuno a tutti, in ciascuna data circostanza. Per etica laica intendo l’etica in quanto vale indipendentemente dall’ipotesi che un Dio ci sia, e in quanto è accessibile e praticabile indipendentemente da ogni credenza relativa a Dio. La tesi fondamentale di un’etica laica dice dunque che la consapevolezza del mio dovere in ogni circostanza data è accessibile (con la stessa fatica, tormento o certezza) a chiunque, credente, diversamente credente, indifferente, non indifferente o ateo. Mancuso ritiene che questa tesi sia falsa - che cioè l’indubbia esistenza di atei di altissima sensibilità morale (o viceversa di uomini di religione che ne sono privi) dimostra soltanto che quei supposti atei tali non sono (e sbagliano a credersi tali), e quei supposti religiosi neppure. Questa volta a me pare che si debba dissentire da Mancuso, e dalla quasi totalità dei filosofi continentali, che lo seguirebbero senza esitazione nella critica dell”antropocentrismo” umanesimo moderno.

La tesi che l’ateismo è infine nichilismo morale non solo è, io credo, falsa, ma è anche una ferita profonda inferta a tutti gli uomini di buona volontà che hanno dedicato la vita intera alla ricerca del vero - nelle scienze o nelle cose umane – e non hanno trovato nulla degno del nome di Dio.

Vito, non puoi esigere che chiamiamo Dio la dimensione “spirituale” della vita, l’amore o la relazione ordinata da cui veniamo. Nulla è più segreto, gratuito e geloso del nome di Dio sulle labbra di un uomo, nulla è più sacro della libertà di rifiutare al bene della vita questo nome, così come di pronunciarlo. L’assoluto rispetto intellettuale, oltre che morale, della libertà di fede è dovuto a ciascuno. Questa è, io credo, una proposizione dell’etica. E dico libertà di fede includendovi l’ateismo, dato che per le posizioni metafisiche ultime (se cioè il mondo naturale necessiti di un fondamento ulteriore a se stesso, o no) non esiste dimostrazione. Ed ecco l’argomento a difesa della tesi che l’umanesimo ateo non implica necessariamente il nichilismo morale. Risale a Platone, a quel suo dialogo che libera l’etica dalla religione. Sostenere che ateismo implica nichilismo è sostenere che se Dio non c’è tutto è permesso. Ma questa tesi è vera solo se, nel dilemma di Eutifrone, è vero uno dei due corni dell’alternativa: il bene è bene perché Dio lo vuole, Solo in questo caso, evidentemente, se Dio non c’è, “tutto è permesso”. Non c’è una differenza fra il bene e il male. Allora, “bene” è ciò che di volta in volta gli uomini decidono che sia - e chi ha il potere lo decide per gli altri, e a chi vi si oppone non resta che appellarsi a se stesso. Questo è il volontarismo, la tesi cioè che non c’è verità e falsità nelle questioni di valore, ma solo le volontà (e il loro conflitto). Ma naturalmente può invece essere vera la tesi alternativa del dilemma: che, semmai, Dio vuole il bene perché è bene. In questo caso, anche se Dio non c’è, il bene resta bene, il male male.

E nelle cose umane stesse che ci sono qualità positive e negative. Ripagare con cariche pubbliche favori privati è male. Ogni forma di mafiosità dei comportamenti è un male. Ogni volta che ce ne sdegniamo, facciamo esperienza del bene e del male. Certo, un’interpretazione dell’umanesimo ateo che implica il nichilismo c’è, ed è precisamente quella volontaristica. Fu quella, ad esempio, di Sartre - ed è oggi la tragedia di quella cultura anche progressista e liberale che non riesce a liberarsi dal relativismo valoriale. Addio alla verità è il titolo dell’ultimo libro di un influente filosofo postmoderno e mi pare si commenti da se. Ma dovremmo forse decretare che non può esistere un ateismo compatibile con l’etica?

Questo sarebbe confondere l’ethos - che è lo stile di vita e la scala di valori, la vocazione e la fede, l’identità personale o morale di ciascuno - con l’etica, che è il dovuto da ciascuno a tutti. E il primo dovere etico qual è, se non quello di accordare all’ethos del mio simile ateo, purché si dimostri compatibile con l’etica, lo stesso rispetto che esigo per il mio? Non è questa una versione della regola aurea? In conclusione. O è solo una questione di parole, e basta chiamare “Dio” una relazione fra persone – ma allora il povero ateo moralmente cristallino dubiterà se deve considerarsi soltanto incoerente o anche sciocco, visto che non si era accorto che il divino fosse “tutto lì”; oppure, come io credo, non è affatto una questione di parole, perché ad essere in questione è la libertà e la gratuità (o la grazia) dell’atto con cui l’uomo di fede dona il suo assenso e la sua vita a ciò che nè la scienza chiede né l’etica comanda.

In questione è la liberta con cui il perplesso sospende questo assenso, e l’ateo lo rifiuta: la sacrosanta libertà di ciò che ognuno è o diviene – oltre e al di là di ciò che deve agli altri. L’etica viene prima: perché di questo è condizione. Di questa libertà di fronte alle cose ultime, nella quale sta in definiva tutta la profondità e la serietà della nostra breve vita. Una società civile e giusta non è che la condizione perché questo umano lusso sia reso accessibile a ciascuno. Ma come costruirla se si mette l’etica dopo la fede, e quindi a questa liberta di ognuno, per cui l’etica è fatta, si tronca una delle vie possibili, senza la quale anche le altre perdono il loro senso?



lunedì 17 agosto 2009

Il Perù: attualità sociopolitica...

 
Il Perù: attualità sociopolitica, teologia della liberazione, storia e attualità delle comunità cristiane di base


 


 

Riflessioni di Chaby, Giuliano, Carmen, Luciana, Tina, Marco, Francesca

 

 

 

INTRODUZIONE: LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE

 

La temperie ideologica e i processi e movimenti sociali e politici di liberazione, che contraddistinsero le lotte di autodeterminazione ed autoaffermazione del mondo latinoamericano durante gli anni ´60, con la presa di coscienza e consapevolezza civile che crearono, posero le premesse per il formarsi di un pensiero che, secondo le istanze emerse con Papa Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II, mirasse a costruire una Chiesa militante e al servizio della trasformazione della società, attraverso l’attività pastorale e un impegno concreto nella realtà, che andasse oltre la mera riflessione intellettuale. Una teologia attenta ai segni dei tempi, cioè ad ascoltare e interpretare le voci, le speranze e le ansie delle persone della nostra epoca [G. Gutierrez, “Teología de la liberación”, ediz. inglese “A Theology of Liberation”, NY Library of Congress, 1988, p. 7].

E’interessante peraltro il dato cronologico, considerando che il fondatore di questa corrente di pensiero, Gustavo Gutierrez, ne ha posto le principali basi ideologiche nel luglio 1968, durante il secondo incontro di sacerdoti che si svolse a Chimbote in Perù, un mese dopo la Conferenza generale dei vescovi latino americani a Medellin.

La pubblicazione, nel 1969, dell’intervento Verso una Teologia della Liberazione, e nel 1971 del famoso libro Teologia della Liberazione, hanno sancito ulteriormente la nascita di questo movimento, molto importante sia per il pensiero ecclesiastico e religioso (si pensi agli echi dei suoi concetti nelle stesse encicliche e documenti di Papa Giovanni Paolo II), sia per le novità che ha segnato nella società civile.

E appunto, l’insorgere della Teologia della Liberazionein Latino America avviene contemporaneamente alla prima manifestazione della Comunità dell’Isolotto, entrambe filiazione di tendenze alla contestazione dello status quo.

In tale contesto, la classica virtù teologale della carità è un fondamento della prassi e dell’impegno cristiano nel mondo, e non in senso passivo, per cui la comunità cristiana professa una fede che si esprime attraverso la pratica della carità.

Si interpreta con un concetto nuovo la medesima spiritualità comequalcosache sia in grado di superare e modificare la tradizionale ortodossia della Chiesa ufficiale, espressa da una professione di fede verso una tradizione obsoleta di verità precostituite e fissate una volta per tutte. La sottolineatura che si fa è piuttosto a favore di un’ortoprassi per un comportamento e un’agire concreto, l’azione e appunto la prassi nella vita cristiana, e in tutto ciò il pensiero e la riflessione intellettuale devono essere uno strumento di guida e indirizzo dell’azione.

La dimensione della spiritualità è intesa così come fede positiva in un Dio di progresso, anch’esso parte attiva di tale processo di liberazione e della lotta per la giustizia sociale, e non inteso nella dimensione di un ritiro passivo o di rifugio nella meditazione astratta. Importante, in tutto ciò, la saldatura che si instaura con il pensiero marxista, quale filosofia della prassi mirante alla trasformazione del mondo e dello status quo oltre che fondamentale quadro di riferimento per il pensiero contemporaneo, in grado di dare un apporto all´idea di una teologia contemporanea come strumento di trasformazione delle cose [Gutierrez, op.cit., p. 8: Molti sono d´accordo con Sartre che il marxismo, come quadro formale per tutto il pensiero filosofico contemporaneo, non può essere dimenticato].

 

Si propone quindi una riflessione critica sulla prassi cristiana alla luce della parola divina, ove la fede sia inseparabile da una prassi di solidarietà nell’interesse della liberazione, per l’affermazione della giustizia sociale e della pace: temi questi molto attuali da sempre, e ancor di più se si considerano le aberranti ingiustizie sociali e politiche del mondo latinoamericano, nel quale molte delle strutture sociali ed economiche riflettono un predominio delle oligarchie.

Molto interessante, al riguardo, la definizione di inumana ed antievangelica della povertà del continente latinoamericano nei documenti ufficiali che generarono il pensiero che alimentò la Teologia della Liberazione.

In questo contesto, il concetto di liberazione è molto ampio ed integrale, e non esclude nessun aspetto della vita, comprendendo perciò anche la sfera dei rapporti personali e delle differenze sessuali, la lotta contro razzismo e maschilismo, anch’essi molto radicati nella cultura e nella società latinoamericana.

In quest’idea di una teologia come riflessione critica sulla società e sui temi economici e sociali, e quindi come guida di un’azione pastorale concreta, fondamentale è il contatto diretto con i problemi del mondo e della storia.

[Gutierrez, op.cit., p. 9 e 10: Invece di usare solo la rivelazione e la tradizione come punto di partenza, come ha in genere fatto la teologia tradizionale, si deve cominciare con fatti e interrogativi che derivano dal mondo e dalla storia]

La teologia viene ad avere dunque una funzione di liberazione degli uomini da ogni forma di oppressione, con una forte componente progressista nello stesso rapporto con la fede, a cominciare da un’attenzione peculiare alla dimensione della povertà, intesa in una prospettiva di condivisione come condizione necessaria per la riuscita di questo processo di liberazione. Si ha una prepotente irruzione del problema della povertà nell’orizzonte ideale della teologia della liberazione, che mostra una speciale considerazione del ruolo privilegiato degli ultimi, di coloro che non hanno voce, collocazione e visibilità per la Chiesa ufficiale: e Gutierrez e la sua scuola di pensiero sottolineano la necessità che costoro siano arbitri ed artefici diretti del loro destino.

E’ il concetto importante espresso da ciò che Gutierrez ha definito opzione preferenziale verso gli ultimi, quali protagonisti di questa prospettiva di liberazione dalla loro condizione e da ciò che li schiavizza ed opprime sul piano socio-economico, oltre che da ogni tipo di servitù in senso come detto molto più generale: una prospettiva che solo in quanto tale può essere dunque davvero evangelica ed integrale.

Perciò si dice che la teologia della liberazione ha rappresentato lo stato adulto della vita pubblica e della società latinoamericana

[Gutierrez, op.cit., p.XXVI e, citando Papa Giovanni XXIII (prolusione dell’11 settembre 1962): “Di fronte ai paesi in via di sviluppo, la Chiesa è, e vuole essere, la Chiesa di tutti e soprattutto dei poveri”; ibidem, p. XXVII, citazione da  Bartolomeo de Las Casas sul fatto che l´immagine di Dio si riflette negli ultimi. Echi di questo pensiero nell´esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi di Paolo VI, ibidem, p. XL: “La liberazione che l’evangelizzazione proclama (...) non può limitarsi (...) alla sfera economica, sociale e culturale, ma deve concernere l’interezza della persona in ogni dimensione (...)”].

La più autentica espressione di questo pensiero è rappresentata dal lavoro svolto dalle Comunità di base locali, emerse come un fenomeno assai interessante e vitale all´interno della Chiesa latinoamericana, che hanno dato un importante contributo nell’elaborazione ed applicazione pratica di questo pensiero, essendo state già definite da Papa Paolo VI come una reale speranza per la Chiesa; nello specifico, i vescovi che produssero i documenti fondanti della nuova teologia, le descrissero come un importante evento ecclesiale che ha caratteristiche peculiari e specifiche, dando voce alla manifestazione di una Chiesa dei poveri in Latino America [Gutierrez, op. cit., XLI].

 

 

IL PERU´

 

Brevi notizie geografiche

La popolazione del Perù consta di 28 milioni di abitanti (di cui 4,5 milioni di bambini con età inferiore agli 11 anni) e di 24 dipartimenti territoriali, ai quali si aggiunge la provincia costituzionale del Callao. Le principali attività economiche sono l’agricoltura, la pesca, l’attività mineraria e quella manifatturiera (produzione tessile).

L’area del paese copre un’estensione di 1.285.220 km².

Quasi il 60% della superficie è rappresentato dalla selva, la vetta montuosa più alta del paese è Huascaran (6768 m.). Il clima non è uniformemente tropicale, in quanto esistono forti differenze climatiche fra le varie zone a seguito dell’influenza delle Ande e della corrente di Humboldt (l’altra importante, che produce piogge stagionali nella costa, di solito arida, è la corrente del Niño).

 

Situazione sociale, economica e politica

Il Perù vive una situazione di stretta dipendenza dagli investimenti delle multinazionali straniere, che in alleanza con il governo praticano un selvaggio sfruttamento delle risorse. 

 

Sendero Luminoso

Per molti anni, si è diffuso in tutto il Perù il fenomeno di Sendero Luminoso in modo assai sanguinoso. Il Governo di Fujimori, appoggiato dal corrottissimo capo dei servizi segreti Vladimiro Montesinos (attualmente entrambi sotto processo), promulgò leggi molto severe per eliminare sia Sendero che qualsiasi movimento sindacale, popolare e politico di opinione schierato con gli interessi della popolazione e degli strati più poveri: gli esponenti ed attivisti furono quindi incarcerati con l’accusa di sovversione e favoreggiamento del terrorismo. Sendero fu costretto a ripiegare in silenzio solo nelle zone della selva, mentre in precedenza era stato attivo e forte anche nella costa e nella Sierra. Attualmente, Sendero ha realizzato nuove azioni dimostrative, e di recente, una volta di più, 14 persone hanno perso la vita nelle valli dei fiumi Apurimac ed Ene, una zona “cocalera” (legata cioè al narcotraffico) ubicata nella regione a nord di Ayacucho, ai bordi della selva. Le vittime erano soldati dell’esercito peruviano che sono stati attirati in un’imboscata. Gli aggressori erano membri del gruppo narcoterrorista che si è distaccato da Sendero Luminoso, guidato dal comandante “José”, braccio politico del cosiddetto Comité Regional Principal di Sendero Luminoso nelle valli dei fiumi Apurimac ed Ene e noto in quanto esecutore, nel 1983, di uno dei massacri più crudeli attuati da Sendero, cioè quello di Lucanamarca, con processi sommari delle autorità e dei notabili e condanne a morte attuate sulla pubblica piazza.

L’obiettivo delle vittime dell’imboscata era quello di trovare un commando di Sendero, però alle quattro del pomeriggio il plotone è stato sorpreso mentre passava per il pendio di un cerro (monte). Senza avere la possibilità di reagire, molti soldati del contingente militare sono stati uccisi dalle esplosioni ed altri sono stati eliminati con armi da fuoco di ampia gittata. Il capo del Comando Congiunto delle Forze Armate, Gen. EP Francisco Contreras, assicurò che era stato commesso un grave errore nel fatto di avere svolto di giorno l’azione di pattuglia. Un alto ufficiale del Comando Congiunto spiegò che i soldati furono costretti a condurre l’azione in pieno giorno per la scarsità di attrezzature infrarosse notturne; allo stesso modo, molti altri ufficiali, rimasti anonimi, hanno denunciato l’assenza di risorse adeguate.

D’altra parte, si è appreso che l’età dei soldati era di 18-20 anni, e addirittura era presente un caporale di 17 anni, anch’egli rimasto vittima.

Sua madre ha rivelato che era stato illegalmente portato via dai militari a svolgere il servizio di leva all’età di 16 anni, mentre si trovava nella piazza di Pucallpa.

Questo fatto non è isolato, dal momento che la Defensora del Pueblo, Beatriz Merino, ha rivelato che dall’anno scorso ha ricevuto 120 rimostranze e denunce su arruolamenti condotti in modo arbitrario e anche tra minorenni. Tali arruolamenti si attuano fuori dai cinema, nei luoghi pubblici e durante i giorni di festa.

 

Storia di Ira Rennert

Imprenditore nordamericano di 75 anni, da 12 anni è attivo con le sue imprese a La Oroya Junin, essendo proprietario del centro metallurgico Doe Run Perù, che comprò per 120 mil. dollari.

La sua vicenda è una vergogna nazionale, visto che le sue fonderie arrovesciano addosso all’ecosistema 1000 tonnellate giornaliere di zolfo che produce sangue nei polmoni e contiene elementi quali:


  • Cadmio (dannoso per l’osteoporosi)

  • Piombo (che crea danni cerebrali)

  • Arsenico (che crea fori intestinali)


Le sue industrie eliminano giornalmente, rispetto a quanto permesso dagli standard internazionali, una percentuale 85 volte maggiore di arsenico, 67 volte di zolfo, 41 volte di cadmio, 13 volte di piombo. Risultano avvelenate così 33.000 persone a La Oroya, fra cui 18.000 bambini (vista la popolazione demograficamente giovane del Perù), con ripercussioni drammatiche sull’acqua, l’aria, il cibo e su tutto ciò che si tocca.

Tutta la popolazione è così contaminata, con una concentrazione media per persona di 70 microgrammi di piombo (per dl. di sangue) secondo gli studi, mentre la percentuale normale è di 10 microgrammi secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

I bambini sono allora soprannominati “i grigi”, a causa della quantità di piombo che hanno nel sangue e che si ripercuote sul colore della loro pelle.

Molti bambini sputano sangue, vomitano bile e nascono con danni cerebrali, dal momento che già nel ventre materno sono contaminati dal piombo.

Tra la popolazione ci sono 2000 casi accertati di cancro.

La contaminazione è tale che lo Stato ha ritenuto opportuno proteggere la popolazione escogitando un esodo di massa a 6 km. dalla zona del disastro, e investendo nell’operazione 130 mil. dollari.

Tutto ciò accade a sole 5 ore di autobus da Lima, La Oroya è il secondo luogo al mondo per catastrofi ecologiche, superato soltanto dall’esplosione radioattiva di Chernobyl in Ucraina (1986). Cioè, se non ci fosse stato Chernobyl, il Perù avrebbe avuto il primo posto nella graduatoria delle catastrofi ecologiche.

Ira Rennert occupa la 132esima posizione nella graduatoria degli uomini più ricchi del mondo. Queste sono le sue ricchezze:


  • 6 Mil. dollari di conto in banca

  • Possesso di una proprietà immobiliare che è la più grande degli Stati Uniti, ubicata in una zona esclusiva di New York, dal valore di 120 mil. dollari, composta di 29 dormitori, 39 bagni, campi da tennis, un’ampia e molto pulita laguna artificiale (“sembra il palazzo di Versailles”, ha dichiarato una volta in modo ostentato ed arrogante alla stampa)


 

Nel frattempo, a La Oroya è sorto un buco molto profondo e largo, ove le forti esplosioni hanno frantumato le umili abitazioni della popolazione.

E’tanto grande l’avidità di questo imprenditore genocida che egli si è avvalso del pretesto della crisi internazionale per dichiarare la sua insolvenza con Doe Run Perù.

Vuole licenziare così più di 2000 lavoratori con il pretesto di mandarli in vacanza pagata per un mese, ma solo con il 20% dei suoi fondi.

Il debito di Doe Run Perù è di 185 mil. dollari, e se non viene saldato l´impresa non può continuare a funzionare. E’curioso che tuttavia Doe Run Perù debba tale debito a Renco Inc., cioè al medesimo gruppo imprenditoriale di Ira Rennert, che nel 2008 produsse l’allucinante cifra di 960 mil. di dollari di profitto.

Cioè il titolare delle imprese deve soldi a sé stesso!

E intanto, cosa hanno fatto le autorità peruviane? Hanno prestato a Ira 175 mil. dollari grazie all’appoggio degli imprenditori nazionali! Ira starà dunque morendo dal ridere pensando al livello della classe dirigente peruviana. Ciò che lo stato dovrebbe mettere in pratica è l’espropriazione di Doe Run Perù, in quanto è un caso terribile, in modo da allontanarci da questo pessimo esempio di uomo ed imprenditore una volta per tutte, restituendo al popolo peruviano una ragione di dignità.

 

Risorse economiche e disparità sociali

L’economia del Perù presenta un predominio delle esportazioni, specie delle materie prime, e dell’estrazione delle risorse naturali a vantaggio dell’economia globale:


  • Miniere

  • Petrolio

  • Legname

  • Prodotti agroalimentari


Si registra una grande disparità ed iniquità nella distribuzione della ricchezza, dal momento che i profitti sono concentrati nelle mani di un’oligarchia di super ricchi e in quelle del governo centrale, con una conseguente estensione, sempre più ampia, della povertà diffusa all’interno della popolazione, che per di più è assai sfruttata, lavorando con un misero salario e senza coperture assicurative, a vantaggio delle oligarchie che accumulano ricchezze. Il governo è indifferente di fronte ai problemi delle classi lavoratrici, ed è alleato invece con gli interessi delle multinazionali.

Si pensi attualmente alle tribù amazzoniche, che stanno conducendo una strenua lotta per difendere i propri diritti, ed hanno ottenuto alcuni risultati che hanno permesso una certa marcia indietro del governo centrale e che fanno ben sperare nella possibilità di raggiungere buoni obiettivi.

Oppure, i contadini della Sierra stanno perdendo le terre e vengono cacciati dai luoghi che un tempo erano i loro, nei quali però si vogliono far sorgere miniere, come accade a Cajamarca con la miniera di Yanacocha.

 

Stato di emergenza contro la popolazione indigena amazzonica

Sabato 9 maggio 2009, il Governo del Dr. Alan Garcia Perez ha decretato lo stato di emergenza in quasi tutto il territorio amazzonico, là dove le organizzazioni indigene stavano protestando con fermo di attività, blocchi, mobilitazioni (compreso il blocco di fiumi e strade) contro il pacchetto legislativo del governo che rappresentava nei fatti una porta aperta alle multinazionali dell’Amazzonia peruviana.

Era prevedibile perciò la risposta violenta e repressiva del regime di Alan Garcia di fronte alle legittime rivendicazioni indigene. Per questo si è costituita una Commissione Pluripartitica incaricata di studiare e suggerire soluzioni ai problemi della popolazione indigena. Il documento della Commissione ha riconosciuto che i Decreti Legislativi promulgati dal Governo erano incostituzionali, che i popoli indigeni avevano il diritto di esigere che fossero aboliti, non solo perché tali Decreti colpivano l’ordinamento giuridico ma anche perché, insieme ad altre disposizioni e misure, costituivano una minaccia contro l’Amazzonia e la vita delle popolazioni indigene, influendo duramente su una delle zone che ha la maggiore biodiversità del pianeta.

 

Gallito Ciego

Ubicato nel distretto di Yonan, provincia di Contumazà, dipartimento di Cajamarca.

Si trova ad un’altitudine di 350 m. s.l.m., lungo il corso del fiume Jequetepeque, ha una lunghezza di 12 km. circa e una larghezza di 1-2 km. circa, è il secondo fiume per capacità idrica nel Perù. E’stato creato durante il primo Governo di Alan Garcia (1985- ‘90), quando era deputato per il distretto La Libertad il militante aprista Alva Castro.

Il problema di questo enorme bacino idrico, che ha beneficiato di spese milionarie, sta nel fatto che non arreca beneficio a molte terre nelle quali si coltiva il riso, dato che non sono state fatte opere di canalizzazione affinché l’acqua giunga a tutti i terreni: quindi è stato un’enorme spesa ma per ora senza risultati. Il bacino è utilizzato dunque alla metà della sua capacità e delle sue potenzialità, visto che non si è prevista una maniera di creare barriere ai detriti che il fiume trasporta durante il suo corso.

 

Istruzione, sanità e cultura

E’assente negli indirizzi politici e programmatici del governo una seria politica dell’istruzione, sanità e cultura della popolazione, soprattutto quella più povera.

Il Ministro dell’Istruzione Carranca ha dichiarato una volta “Non ci sono soldi per l´istruzione”. Nelle aree di povertà estrema non c’è una rete di acqua potabile, né impianti fognari e centri sanitari. L’accesso al servizio sanitario e all’istruzione risente fortemente del criterio di reddito. L’assicurazione sanitaria integrale è accessibile solo per una parte della popolazione, esistono perciò fattori obiettivi che incrementano il peso della povertà urbana. Si usa dire infatti “Se in campagna manca l’acqua, puoi camminare fino al fiume, mentre in città se non arriva il camion cisterna resti senz’acqua”. A causa delle basse temperature e per l’influenza stagionale sono morti 119 bambini nel sud del paese (Puno, Cuzco), le morti sono avvenute per complicazioni respiratorie in zone in cui le temperature sono scese fino a 10 gradi sotto zero.

La popolazione più colpita vive in case mal sistemate, senza sistemi di ventilazione, molti bambini non indossano scarpe ed hanno una denutrizione cronica.

 

Debito estero

Il Fondo Monetario Internazionale impone il pagamento del debito estero che prevede, nel caso peruviano, un interesse del 20% che favorisce l’insolvenza.

La firma del Trattato del Libero Commercio con gli USA ha esposto il Perù e la maggioranza della sua popolazione ad una situazione di totale dipendenza, senza l’esistenza di regole del gioco che possano tutelare.

 

Eccezioni alla situazione descritta ed obiettivi raggiunti

 

Lotte contadine

Importante è stata la lotta delle comunità contadine di Cajamarca, appoggiate da un sacerdote appartenente alla Teologia della Liberazione, Marco Arana, con l’obiettivo di contrastare l’allontanamento forzato dei contadini medesimi dalle loro terre, a seguito del fatto che in un altro cerro (monte) molto grande e circostante sono stati trovati giacimenti di oro. I contadini di Tambogrande, nella zona di Piura, sono riusciti a respingere una compagnia canadese, in questo caso sarebbe stata minacciata di scomparsa ed estinzione la coltura del miglior limone che possiede il Perù e che è oggetto di esportazione. Già al tempo del Presidente Fujimori erano stati avviati negoziati, che condussero alla cessione dei terreni alle compagnie straniere.

 

Commissione della Verità e della Riconciliazione (CVR)

Il Presidente del Governo di Transizione (Valentin Paniagua) emanò nel 2001 un Decreto per creare questa Commissione, con lo scopo di far luce sulle violazioni contro i diritti umani commesse da parte dello Stato, dell’esercito e dei gruppi terroristi (1980-2000). Il documento finale della CVR ha concluso che ci furono circa 70.000 morti, il 75% dei quali erano indigeni.

 

SITUAZIONE DELLA CHIESA

 

Abbiamo menzionato la nascita e formazione, all’interno della chiesa, del movimento della Teologia della Liberazione, che si fa promotrice della fede in un Dio di progresso e appunto di liberazione dall’oppressione: una corrente di pensiero che fa capo all’elaborazione di teologi come Gustavo Gutierrez, a partire dal 1968, anche in rapporto con le novità del Concilio Vaticano II e dei grandi incontri ecclesiali di Medellin e Puebla, che promossero lo sviluppo di una chiesa schierata dalla parte dei poveri. I movimenti del FAS (Fé y Acción Solidaria) a livello nazionale si integrarono con il contributo fornito da preti, suore, laici e movimenti delle comunità di base, tutti sempre attivamente impegnati nelle manifestazioni che riunivano le categorie del mondo del lavoro (operai, insegnanti, lavoratori, esponenti sindacali) per la rivendicazione dei diritti. Si ha una netta involuzione nella situazione attuale, con il ritorno della Chiesa su posizioni di ortodossia e di tipo apolitico, che trascurano volutamente le tematiche sociali legate alla povertà, anche grazie alla nomina di sacerdoti e vescovi dell´Opus Dei nei territori del sud del paese, che erano molto progressisti, e nel nord. Sono stati espulsi quindi sacerdoti, frati e laici progressisti che erano impegnati socialmente con la popolazione, molti dei quali avevano alle spalle più di 40 anni di servizio nelle comunità povere e contadine: es. della cacciata di Maryknoll per ordine del vescovo nel sud andino e chiusura dell’IPA (Instituto de Pastoral Andina) che aveva lavorato per molti anni a Cuzco, a partire dal1969.

Attualmente, la Chiesa vuole monopolizzare solo l’attività che ha a che fare con la sfera sacramentale, delegando ed assegnando alla sfera politica le restanti attività.

Le compagnie minerarie hanno corrotto i vescovi per farli tacere sulla situazione reale, rendendoli così complici delle compagnie medesime, a danno della popolazione povera.

 

Comunità di base

Esistono ancora comunità di base che continuano a funzionare e che conservano la propria fede al servizio della popolazione, nonostante gli attacchi di cui risentono da parte della Chiesa ufficiale:


  • JEC (Juventud Estudiantil Católica – Gioventù Cattolica Studentesca), movimento attivo nelle scuole superiori e secondarie

  • UNEC (Unión Nacional de Estudiantes Católicos – Unione Nazionale degli Studenti Cattolici), movimento universitario

  • JOC (Juventud Obrera Católica – Gioventù Operaia Cattolica) che afferisce al mondo operaio

  • MPC (Movimiento de Profesionales Católicos – Movimento dei Professionisti Cattolici), cioè i professionisti

  • MTC (Movimiento de Trabajadores Católicos - Movimento dei Lavoratori Cattolici), riferito al mondo del lavoro non industriale

  • EDOC (Equipo Docentes Católicos – Gruppo dei Docenti Cattolici), gli insegnanti della scuola

  • MANTOC (Movimiento de los Niños Trabajadores Católicos – Movimento Cattolico dei Bambini Lavoratori)


 

Tutti questi movimenti portano avanti un metodo di lavoro denominato Ver, Juzgar y Actuar – “Vedere, Valutare, Agire”).

Ver – “Vedere”: Osservare i problemi (personali, sociali, politici) che ci circondano

Juzgar – “Valutare”: Analizzare tali problemi e valutarli alla luce della parola divina

Actuar – “Agire”: Dopo l’analisi, è necessario pianificare un’azione concreta in quanto non ha alcuna utilità limitarsi alla semplice comprensione ed analisi dei problemi.

L’approfondimento di tale metodo ci può aiutare a prestare attenzione ai “segni dei tempi” e a sapervi dare risposte tempestive.

L’opzione concreta si rivolge in modo preferenziale ai poveri, intesi come coloro nei quali si riflette il volto sofferente di Cristo. Tali movimenti intendono cioè dare voce a tutti coloro che non ce l’hanno e fornire una testimonianza di vita integrale, all’interno della famiglia, dei quartieri, nel mondo del lavoro, in quello studentesco, ecc.

 

Ci sono poi alcune parrocchie, che hanno mantenuto fede nello spirito del Concilio di Medellin, di Puebla, del Concilio Vaticano II.

Persiste anche una situazione di mantenimento della fede e della prassi di liberazione all’interno della Chiesa, con sacerdoti, frati e laici uniti al lavoro popolare, così come si mantiene la corrente di pensiero nazionale, latinoamericana e internazionale della Chiesa. Vengono svolti servizi di formazione e informazione al più alto livello formativo della realtà nazionale e teologica.

Nonostante che l’ampio potere di preti, vescovi ed arcivescovi dell’Opus Dei sia in crescita, si sta continuando a lavorare, riflettere, e condurre attività di formazione con l’appoggio di Gustavo Gutiérrez e di altri teologi.

A Lima sempre si svolgevano, due volte all’anno (estate ed inverno), i cosiddetti corsi di Teologia della Liberazione, realizzati nel Collegio Sofiano delle Suore Domenicane del Rosario ed organizzati dall’Istituto Bartolomeo de Las Casas e dall’Università Cattolica. Oggi non è possibile realizzare tali corsi nella capitale Lima, dal momento che l’arcivescovo Cipriani (Opus Dei) lo ha vietato, ma vengono realizzati fuori Lima e per il momento solo una volta l’anno. Le Comunità di base sono ancor oggi una realtà molto valida per la continuità di una fede espressa da una visione positiva della vita e dal credere in un Dio che sta in mezzo a noi e che ci aiuta nel cammino dell’esistenza.

 

Mesa de Concertación de Lucha contra la Pobreza (Tavolo di Concertazione per la Lotta contro la Povertà)

Diretta a livello nazionale con successo per 6 anni da un sacerdote del Sacro Cuore, a partire da tale esperienza si è scelto di riaffermare con sempre maggior forza l’opzione a favore dei poveri. L’importanza e necessità della Mesa de Concertaciónè espressa infatti dal ruolo significativo che vi ha la partecipazione dei poveri medesimi, come mostrato dal bilancio di quest’ultima, dal momento che vi prendono parte parrocchie, centri sanitari, scuole, municipi, comitati vari (come quelli del Vaso de Leche), mense (comedores) popolari, ecc. di ogni località. Nella Mesa lavorano anche, oltre al suddetto sacerdote, molte persone che sono attive nelle Comunità di base e che esercitano un ruolo direttivo verso i soggetti presenti a livello locale, facendo sì che, nelle località singole in cui la Mesa medesima si svolge, ci sia la maggior partecipazione possibile delle differenti organizzazioni che vi aderiscono. I membri delle Comunità di base non si limitano peraltro alla direzione dei lavori, ma partecipano anche attivamente quando la Mesa viene convocata, all’interno dei rispettivi gruppi di appartenenza (parrocchie, insegnanti, ecc.). Ed è solo in tal modo che si può garantire che l’obiettivo su cui nasce l’iniziativa (cioè appunto la lotta alla povertà) sia effettivamente rispettato, evitando che accada ciò che alcuni sindaci hanno fatto a livello locale, usando i soldi in bilancio per tutt’altro anziché rispondere allo scopo che l’iniziativa medesima si proponeva.

 

Bibliotecas Rurales

La città di Cajamarca è stata pioniera nell’attività delle Bibliotecas Rurales, che rappresentano un lavoro molto importante per le comunità contadine, favorendo in qualche modo una rotazione dei testi e dei libri all’interno delle varie comunità, grazie ad un meccanismo di auto-organizzazione, valido specie per tutti coloro che, vivendo molto lontano dai centri urbani, non hanno facile accesso al patrimonio librario.

 

Una bella esperienza di lavoro infantile

Esponenti del mondo dell’insegnamento e della docenza, aderenti a UNEC-EDOC, e per questo attenti ai “segni dei tempi”, sono giunti alla conclusione che il Perù stava all’ultimo posto nella capacità di comprensione della lettura da parte dei bambini e quindi, attraverso un lavoro di riflessione e valutazione e con la ricerca di un metodo adeguato, si sono messi all’opera nei luoghi più poveri di Piura (nord del Perù) per risolvere tale stato di cose. Un anno dopo, grande era la soddisfazione per aver scoperto che i bambini erano riusciti ad esprimere le loro potenzialità nascoste, ed oggi questi stessi bambini dirigono programmi infantili alla radio, hanno ruoli di leaders e trasmettono questa medesima esperienza ad altri bambini peruviani.

 

Altri segnali di speranza

Di fronte alla durezza e alla drammaticità della situazione politica, economica e sociale, altri importanti segnali di speranza sono rappresentati dall’attività del menzionato Marco Arana (candidato alle prossime elezioni presidenziali) e di Susana Villarán (candidato sindaco di Lima), che appartengono ai movimenti cattolici e lavorano in varie Comunità di base: Marco Arana ha creato, già alcuni anni fa, una ONG a Cajamarca, attiva nella difesa dell’ambiente e delle comunità contadine; Susana Villarán collabora anche con l’importante rivista IDELE, che aggiorna sulla situazione politica, economica e sociale del paese.

Se figure e personalità del genere raggiungessero l’obiettivo di essere elette, potrebbe giungere nel paese un’aria nuova di cambiamento e speranza.

 

Riflessioni finali

All’interno dei movimenti laici, la gente si forma e apprende una visione della vita in una prospettiva di servizio per gli altri, specie verso i più poveri.

In tal modo, la riflessione che si conduce e le stesse preghiere religiose hanno un senso, per chiedere al Padre di darci forza affinché il nostro lavoro sia più efficiente, ringraziandolo per i risultati raggiunti e chiedendo perdono per ciò che resta incompiuto. Nel contatto con le persone umili (che siano operai, contadini, ecc.) apprendiamo molte cose, per es. la condivisione comune di quel poco che c’è a disposizione, in un contesto fatto di gesti di grande solidarietà.

E’necessario esigere che nel futuro si adottino politiche attive per promuovere il lavoro e l’impiego, con adeguate fonti di reddito.

Allo stesso modo, è necessario accrescere con urgenza gli investimenti sociali, specie a favore delle popolazioni emarginate e povere. In quanto parte della Chiesa, le Comunità di base si sentono in tale contesto interpellate, nello sforzo di dare il proprio contributo, impegnandosi in azioni concrete e tangibili di denuncia, mobilitazione, elaborazione di proposte, e rinnovando la loro azione a favore dei più poveri.

Il Perù: attualità sociopolitica...

 
Il Perù: attualità sociopolitica, teologia della liberazione, storia e attualità delle comunità cristiane di base


 


 

Riflessioni di Chaby, Giuliano, Carmen, Luciana, Tina, Marco, Francesca

 

 

 

INTRODUZIONE: LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE

 

La temperie ideologica e i processi e movimenti sociali e politici di liberazione, che contraddistinsero le lotte di autodeterminazione ed autoaffermazione del mondo latinoamericano durante gli anni ´60, con la presa di coscienza e consapevolezza civile che crearono, posero le premesse per il formarsi di un pensiero che, secondo le istanze emerse con Papa Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II, mirasse a costruire una Chiesa militante e al servizio della trasformazione della società, attraverso l’attività pastorale e un impegno concreto nella realtà, che andasse oltre la mera riflessione intellettuale. Una teologia attenta ai segni dei tempi, cioè ad ascoltare e interpretare le voci, le speranze e le ansie delle persone della nostra epoca [G. Gutierrez, “Teología de la liberación”, ediz. inglese “A Theology of Liberation”, NY Library of Congress, 1988, p. 7].

E’interessante peraltro il dato cronologico, considerando che il fondatore di questa corrente di pensiero, Gustavo Gutierrez, ne ha posto le principali basi ideologiche nel luglio 1968, durante il secondo incontro di sacerdoti che si svolse a Chimbote in Perù, un mese dopo la Conferenza generale dei vescovi latino americani a Medellin.

La pubblicazione, nel 1969, dell’intervento Verso una Teologia della Liberazione, e nel 1971 del famoso libro Teologia della Liberazione, hanno sancito ulteriormente la nascita di questo movimento, molto importante sia per il pensiero ecclesiastico e religioso (si pensi agli echi dei suoi concetti nelle stesse encicliche e documenti di Papa Giovanni Paolo II), sia per le novità che ha segnato nella società civile.

E appunto, l’insorgere della Teologia della Liberazionein Latino America avviene contemporaneamente alla prima manifestazione della Comunità dell’Isolotto, entrambe filiazione di tendenze alla contestazione dello status quo.

In tale contesto, la classica virtù teologale della carità è un fondamento della prassi e dell’impegno cristiano nel mondo, e non in senso passivo, per cui la comunità cristiana professa una fede che si esprime attraverso la pratica della carità.

Si interpreta con un concetto nuovo la medesima spiritualità comequalcosache sia in grado di superare e modificare la tradizionale ortodossia della Chiesa ufficiale, espressa da una professione di fede verso una tradizione obsoleta di verità precostituite e fissate una volta per tutte. La sottolineatura che si fa è piuttosto a favore di un’ortoprassi per un comportamento e un’agire concreto, l’azione e appunto la prassi nella vita cristiana, e in tutto ciò il pensiero e la riflessione intellettuale devono essere uno strumento di guida e indirizzo dell’azione.

La dimensione della spiritualità è intesa così come fede positiva in un Dio di progresso, anch’esso parte attiva di tale processo di liberazione e della lotta per la giustizia sociale, e non inteso nella dimensione di un ritiro passivo o di rifugio nella meditazione astratta. Importante, in tutto ciò, la saldatura che si instaura con il pensiero marxista, quale filosofia della prassi mirante alla trasformazione del mondo e dello status quo oltre che fondamentale quadro di riferimento per il pensiero contemporaneo, in grado di dare un apporto all´idea di una teologia contemporanea come strumento di trasformazione delle cose [Gutierrez, op.cit., p. 8: Molti sono d´accordo con Sartre che il marxismo, come quadro formale per tutto il pensiero filosofico contemporaneo, non può essere dimenticato].

 

Si propone quindi una riflessione critica sulla prassi cristiana alla luce della parola divina, ove la fede sia inseparabile da una prassi di solidarietà nell’interesse della liberazione, per l’affermazione della giustizia sociale e della pace: temi questi molto attuali da sempre, e ancor di più se si considerano le aberranti ingiustizie sociali e politiche del mondo latinoamericano, nel quale molte delle strutture sociali ed economiche riflettono un predominio delle oligarchie.

Molto interessante, al riguardo, la definizione di inumana ed antievangelica della povertà del continente latinoamericano nei documenti ufficiali che generarono il pensiero che alimentò la Teologia della Liberazione.

In questo contesto, il concetto di liberazione è molto ampio ed integrale, e non esclude nessun aspetto della vita, comprendendo perciò anche la sfera dei rapporti personali e delle differenze sessuali, la lotta contro razzismo e maschilismo, anch’essi molto radicati nella cultura e nella società latinoamericana.

In quest’idea di una teologia come riflessione critica sulla società e sui temi economici e sociali, e quindi come guida di un’azione pastorale concreta, fondamentale è il contatto diretto con i problemi del mondo e della storia.

[Gutierrez, op.cit., p. 9 e 10: Invece di usare solo la rivelazione e la tradizione come punto di partenza, come ha in genere fatto la teologia tradizionale, si deve cominciare con fatti e interrogativi che derivano dal mondo e dalla storia]

La teologia viene ad avere dunque una funzione di liberazione degli uomini da ogni forma di oppressione, con una forte componente progressista nello stesso rapporto con la fede, a cominciare da un’attenzione peculiare alla dimensione della povertà, intesa in una prospettiva di condivisione come condizione necessaria per la riuscita di questo processo di liberazione. Si ha una prepotente irruzione del problema della povertà nell’orizzonte ideale della teologia della liberazione, che mostra una speciale considerazione del ruolo privilegiato degli ultimi, di coloro che non hanno voce, collocazione e visibilità per la Chiesa ufficiale: e Gutierrez e la sua scuola di pensiero sottolineano la necessità che costoro siano arbitri ed artefici diretti del loro destino.

E’ il concetto importante espresso da ciò che Gutierrez ha definito opzione preferenziale verso gli ultimi, quali protagonisti di questa prospettiva di liberazione dalla loro condizione e da ciò che li schiavizza ed opprime sul piano socio-economico, oltre che da ogni tipo di servitù in senso come detto molto più generale: una prospettiva che solo in quanto tale può essere dunque davvero evangelica ed integrale.

Perciò si dice che la teologia della liberazione ha rappresentato lo stato adulto della vita pubblica e della società latinoamericana

[Gutierrez, op.cit., p.XXVI e, citando Papa Giovanni XXIII (prolusione dell’11 settembre 1962): “Di fronte ai paesi in via di sviluppo, la Chiesa è, e vuole essere, la Chiesa di tutti e soprattutto dei poveri”; ibidem, p. XXVII, citazione da  Bartolomeo de Las Casas sul fatto che l´immagine di Dio si riflette negli ultimi. Echi di questo pensiero nell´esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi di Paolo VI, ibidem, p. XL: “La liberazione che l’evangelizzazione proclama (...) non può limitarsi (...) alla sfera economica, sociale e culturale, ma deve concernere l’interezza della persona in ogni dimensione (...)”].

La più autentica espressione di questo pensiero è rappresentata dal lavoro svolto dalle Comunità di base locali, emerse come un fenomeno assai interessante e vitale all´interno della Chiesa latinoamericana, che hanno dato un importante contributo nell’elaborazione ed applicazione pratica di questo pensiero, essendo state già definite da Papa Paolo VI come una reale speranza per la Chiesa; nello specifico, i vescovi che produssero i documenti fondanti della nuova teologia, le descrissero come un importante evento ecclesiale che ha caratteristiche peculiari e specifiche, dando voce alla manifestazione di una Chiesa dei poveri in Latino America [Gutierrez, op. cit., XLI].

 

 

IL PERU´

 

Brevi notizie geografiche

La popolazione del Perù consta di 28 milioni di abitanti (di cui 4,5 milioni di bambini con età inferiore agli 11 anni) e di 24 dipartimenti territoriali, ai quali si aggiunge la provincia costituzionale del Callao. Le principali attività economiche sono l’agricoltura, la pesca, l’attività mineraria e quella manifatturiera (produzione tessile).

L’area del paese copre un’estensione di 1.285.220 km².

Quasi il 60% della superficie è rappresentato dalla selva, la vetta montuosa più alta del paese è Huascaran (6768 m.). Il clima non è uniformemente tropicale, in quanto esistono forti differenze climatiche fra le varie zone a seguito dell’influenza delle Ande e della corrente di Humboldt (l’altra importante, che produce piogge stagionali nella costa, di solito arida, è la corrente del Niño).

 

Situazione sociale, economica e politica

Il Perù vive una situazione di stretta dipendenza dagli investimenti delle multinazionali straniere, che in alleanza con il governo praticano un selvaggio sfruttamento delle risorse. 

 

Sendero Luminoso

Per molti anni, si è diffuso in tutto il Perù il fenomeno di Sendero Luminoso in modo assai sanguinoso. Il Governo di Fujimori, appoggiato dal corrottissimo capo dei servizi segreti Vladimiro Montesinos (attualmente entrambi sotto processo), promulgò leggi molto severe per eliminare sia Sendero che qualsiasi movimento sindacale, popolare e politico di opinione schierato con gli interessi della popolazione e degli strati più poveri: gli esponenti ed attivisti furono quindi incarcerati con l’accusa di sovversione e favoreggiamento del terrorismo. Sendero fu costretto a ripiegare in silenzio solo nelle zone della selva, mentre in precedenza era stato attivo e forte anche nella costa e nella Sierra. Attualmente, Sendero ha realizzato nuove azioni dimostrative, e di recente, una volta di più, 14 persone hanno perso la vita nelle valli dei fiumi Apurimac ed Ene, una zona “cocalera” (legata cioè al narcotraffico) ubicata nella regione a nord di Ayacucho, ai bordi della selva. Le vittime erano soldati dell’esercito peruviano che sono stati attirati in un’imboscata. Gli aggressori erano membri del gruppo narcoterrorista che si è distaccato da Sendero Luminoso, guidato dal comandante “José”, braccio politico del cosiddetto Comité Regional Principal di Sendero Luminoso nelle valli dei fiumi Apurimac ed Ene e noto in quanto esecutore, nel 1983, di uno dei massacri più crudeli attuati da Sendero, cioè quello di Lucanamarca, con processi sommari delle autorità e dei notabili e condanne a morte attuate sulla pubblica piazza.

L’obiettivo delle vittime dell’imboscata era quello di trovare un commando di Sendero, però alle quattro del pomeriggio il plotone è stato sorpreso mentre passava per il pendio di un cerro (monte). Senza avere la possibilità di reagire, molti soldati del contingente militare sono stati uccisi dalle esplosioni ed altri sono stati eliminati con armi da fuoco di ampia gittata. Il capo del Comando Congiunto delle Forze Armate, Gen. EP Francisco Contreras, assicurò che era stato commesso un grave errore nel fatto di avere svolto di giorno l’azione di pattuglia. Un alto ufficiale del Comando Congiunto spiegò che i soldati furono costretti a condurre l’azione in pieno giorno per la scarsità di attrezzature infrarosse notturne; allo stesso modo, molti altri ufficiali, rimasti anonimi, hanno denunciato l’assenza di risorse adeguate.

D’altra parte, si è appreso che l’età dei soldati era di 18-20 anni, e addirittura era presente un caporale di 17 anni, anch’egli rimasto vittima.

Sua madre ha rivelato che era stato illegalmente portato via dai militari a svolgere il servizio di leva all’età di 16 anni, mentre si trovava nella piazza di Pucallpa.

Questo fatto non è isolato, dal momento che la Defensora del Pueblo, Beatriz Merino, ha rivelato che dall’anno scorso ha ricevuto 120 rimostranze e denunce su arruolamenti condotti in modo arbitrario e anche tra minorenni. Tali arruolamenti si attuano fuori dai cinema, nei luoghi pubblici e durante i giorni di festa.

 

Storia di Ira Rennert

Imprenditore nordamericano di 75 anni, da 12 anni è attivo con le sue imprese a La Oroya Junin, essendo proprietario del centro metallurgico Doe Run Perù, che comprò per 120 mil. dollari.

La sua vicenda è una vergogna nazionale, visto che le sue fonderie arrovesciano addosso all’ecosistema 1000 tonnellate giornaliere di zolfo che produce sangue nei polmoni e contiene elementi quali:


  • Cadmio (dannoso per l’osteoporosi)

  • Piombo (che crea danni cerebrali)

  • Arsenico (che crea fori intestinali)


Le sue industrie eliminano giornalmente, rispetto a quanto permesso dagli standard internazionali, una percentuale 85 volte maggiore di arsenico, 67 volte di zolfo, 41 volte di cadmio, 13 volte di piombo. Risultano avvelenate così 33.000 persone a La Oroya, fra cui 18.000 bambini (vista la popolazione demograficamente giovane del Perù), con ripercussioni drammatiche sull’acqua, l’aria, il cibo e su tutto ciò che si tocca.

Tutta la popolazione è così contaminata, con una concentrazione media per persona di 70 microgrammi di piombo (per dl. di sangue) secondo gli studi, mentre la percentuale normale è di 10 microgrammi secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

I bambini sono allora soprannominati “i grigi”, a causa della quantità di piombo che hanno nel sangue e che si ripercuote sul colore della loro pelle.

Molti bambini sputano sangue, vomitano bile e nascono con danni cerebrali, dal momento che già nel ventre materno sono contaminati dal piombo.

Tra la popolazione ci sono 2000 casi accertati di cancro.

La contaminazione è tale che lo Stato ha ritenuto opportuno proteggere la popolazione escogitando un esodo di massa a 6 km. dalla zona del disastro, e investendo nell’operazione 130 mil. dollari.

Tutto ciò accade a sole 5 ore di autobus da Lima, La Oroya è il secondo luogo al mondo per catastrofi ecologiche, superato soltanto dall’esplosione radioattiva di Chernobyl in Ucraina (1986). Cioè, se non ci fosse stato Chernobyl, il Perù avrebbe avuto il primo posto nella graduatoria delle catastrofi ecologiche.

Ira Rennert occupa la 132esima posizione nella graduatoria degli uomini più ricchi del mondo. Queste sono le sue ricchezze:


  • 6 Mil. dollari di conto in banca

  • Possesso di una proprietà immobiliare che è la più grande degli Stati Uniti, ubicata in una zona esclusiva di New York, dal valore di 120 mil. dollari, composta di 29 dormitori, 39 bagni, campi da tennis, un’ampia e molto pulita laguna artificiale (“sembra il palazzo di Versailles”, ha dichiarato una volta in modo ostentato ed arrogante alla stampa)


 

Nel frattempo, a La Oroya è sorto un buco molto profondo e largo, ove le forti esplosioni hanno frantumato le umili abitazioni della popolazione.

E’tanto grande l’avidità di questo imprenditore genocida che egli si è avvalso del pretesto della crisi internazionale per dichiarare la sua insolvenza con Doe Run Perù.

Vuole licenziare così più di 2000 lavoratori con il pretesto di mandarli in vacanza pagata per un mese, ma solo con il 20% dei suoi fondi.

Il debito di Doe Run Perù è di 185 mil. dollari, e se non viene saldato l´impresa non può continuare a funzionare. E’curioso che tuttavia Doe Run Perù debba tale debito a Renco Inc., cioè al medesimo gruppo imprenditoriale di Ira Rennert, che nel 2008 produsse l’allucinante cifra di 960 mil. di dollari di profitto.

Cioè il titolare delle imprese deve soldi a sé stesso!

E intanto, cosa hanno fatto le autorità peruviane? Hanno prestato a Ira 175 mil. dollari grazie all’appoggio degli imprenditori nazionali! Ira starà dunque morendo dal ridere pensando al livello della classe dirigente peruviana. Ciò che lo stato dovrebbe mettere in pratica è l’espropriazione di Doe Run Perù, in quanto è un caso terribile, in modo da allontanarci da questo pessimo esempio di uomo ed imprenditore una volta per tutte, restituendo al popolo peruviano una ragione di dignità.

 

Risorse economiche e disparità sociali

L’economia del Perù presenta un predominio delle esportazioni, specie delle materie prime, e dell’estrazione delle risorse naturali a vantaggio dell’economia globale:


  • Miniere

  • Petrolio

  • Legname

  • Prodotti agroalimentari


Si registra una grande disparità ed iniquità nella distribuzione della ricchezza, dal momento che i profitti sono concentrati nelle mani di un’oligarchia di super ricchi e in quelle del governo centrale, con una conseguente estensione, sempre più ampia, della povertà diffusa all’interno della popolazione, che per di più è assai sfruttata, lavorando con un misero salario e senza coperture assicurative, a vantaggio delle oligarchie che accumulano ricchezze. Il governo è indifferente di fronte ai problemi delle classi lavoratrici, ed è alleato invece con gli interessi delle multinazionali.

Si pensi attualmente alle tribù amazzoniche, che stanno conducendo una strenua lotta per difendere i propri diritti, ed hanno ottenuto alcuni risultati che hanno permesso una certa marcia indietro del governo centrale e che fanno ben sperare nella possibilità di raggiungere buoni obiettivi.

Oppure, i contadini della Sierra stanno perdendo le terre e vengono cacciati dai luoghi che un tempo erano i loro, nei quali però si vogliono far sorgere miniere, come accade a Cajamarca con la miniera di Yanacocha.

 

Stato di emergenza contro la popolazione indigena amazzonica

Sabato 9 maggio 2009, il Governo del Dr. Alan Garcia Perez ha decretato lo stato di emergenza in quasi tutto il territorio amazzonico, là dove le organizzazioni indigene stavano protestando con fermo di attività, blocchi, mobilitazioni (compreso il blocco di fiumi e strade) contro il pacchetto legislativo del governo che rappresentava nei fatti una porta aperta alle multinazionali dell’Amazzonia peruviana.

Era prevedibile perciò la risposta violenta e repressiva del regime di Alan Garcia di fronte alle legittime rivendicazioni indigene. Per questo si è costituita una Commissione Pluripartitica incaricata di studiare e suggerire soluzioni ai problemi della popolazione indigena. Il documento della Commissione ha riconosciuto che i Decreti Legislativi promulgati dal Governo erano incostituzionali, che i popoli indigeni avevano il diritto di esigere che fossero aboliti, non solo perché tali Decreti colpivano l’ordinamento giuridico ma anche perché, insieme ad altre disposizioni e misure, costituivano una minaccia contro l’Amazzonia e la vita delle popolazioni indigene, influendo duramente su una delle zone che ha la maggiore biodiversità del pianeta.

 

Gallito Ciego

Ubicato nel distretto di Yonan, provincia di Contumazà, dipartimento di Cajamarca.

Si trova ad un’altitudine di 350 m. s.l.m., lungo il corso del fiume Jequetepeque, ha una lunghezza di 12 km. circa e una larghezza di 1-2 km. circa, è il secondo fiume per capacità idrica nel Perù. E’stato creato durante il primo Governo di Alan Garcia (1985- ‘90), quando era deputato per il distretto La Libertad il militante aprista Alva Castro.

Il problema di questo enorme bacino idrico, che ha beneficiato di spese milionarie, sta nel fatto che non arreca beneficio a molte terre nelle quali si coltiva il riso, dato che non sono state fatte opere di canalizzazione affinché l’acqua giunga a tutti i terreni: quindi è stato un’enorme spesa ma per ora senza risultati. Il bacino è utilizzato dunque alla metà della sua capacità e delle sue potenzialità, visto che non si è prevista una maniera di creare barriere ai detriti che il fiume trasporta durante il suo corso.

 

Istruzione, sanità e cultura

E’assente negli indirizzi politici e programmatici del governo una seria politica dell’istruzione, sanità e cultura della popolazione, soprattutto quella più povera.

Il Ministro dell’Istruzione Carranca ha dichiarato una volta “Non ci sono soldi per l´istruzione”. Nelle aree di povertà estrema non c’è una rete di acqua potabile, né impianti fognari e centri sanitari. L’accesso al servizio sanitario e all’istruzione risente fortemente del criterio di reddito. L’assicurazione sanitaria integrale è accessibile solo per una parte della popolazione, esistono perciò fattori obiettivi che incrementano il peso della povertà urbana. Si usa dire infatti “Se in campagna manca l’acqua, puoi camminare fino al fiume, mentre in città se non arriva il camion cisterna resti senz’acqua”. A causa delle basse temperature e per l’influenza stagionale sono morti 119 bambini nel sud del paese (Puno, Cuzco), le morti sono avvenute per complicazioni respiratorie in zone in cui le temperature sono scese fino a 10 gradi sotto zero.

La popolazione più colpita vive in case mal sistemate, senza sistemi di ventilazione, molti bambini non indossano scarpe ed hanno una denutrizione cronica.

 

Debito estero

Il Fondo Monetario Internazionale impone il pagamento del debito estero che prevede, nel caso peruviano, un interesse del 20% che favorisce l’insolvenza.

La firma del Trattato del Libero Commercio con gli USA ha esposto il Perù e la maggioranza della sua popolazione ad una situazione di totale dipendenza, senza l’esistenza di regole del gioco che possano tutelare.

 

Eccezioni alla situazione descritta ed obiettivi raggiunti

 

Lotte contadine

Importante è stata la lotta delle comunità contadine di Cajamarca, appoggiate da un sacerdote appartenente alla Teologia della Liberazione, Marco Arana, con l’obiettivo di contrastare l’allontanamento forzato dei contadini medesimi dalle loro terre, a seguito del fatto che in un altro cerro (monte) molto grande e circostante sono stati trovati giacimenti di oro. I contadini di Tambogrande, nella zona di Piura, sono riusciti a respingere una compagnia canadese, in questo caso sarebbe stata minacciata di scomparsa ed estinzione la coltura del miglior limone che possiede il Perù e che è oggetto di esportazione. Già al tempo del Presidente Fujimori erano stati avviati negoziati, che condussero alla cessione dei terreni alle compagnie straniere.

 

Commissione della Verità e della Riconciliazione (CVR)

Il Presidente del Governo di Transizione (Valentin Paniagua) emanò nel 2001 un Decreto per creare questa Commissione, con lo scopo di far luce sulle violazioni contro i diritti umani commesse da parte dello Stato, dell’esercito e dei gruppi terroristi (1980-2000). Il documento finale della CVR ha concluso che ci furono circa 70.000 morti, il 75% dei quali erano indigeni.

 

SITUAZIONE DELLA CHIESA

 

Abbiamo menzionato la nascita e formazione, all’interno della chiesa, del movimento della Teologia della Liberazione, che si fa promotrice della fede in un Dio di progresso e appunto di liberazione dall’oppressione: una corrente di pensiero che fa capo all’elaborazione di teologi come Gustavo Gutierrez, a partire dal 1968, anche in rapporto con le novità del Concilio Vaticano II e dei grandi incontri ecclesiali di Medellin e Puebla, che promossero lo sviluppo di una chiesa schierata dalla parte dei poveri. I movimenti del FAS (Fé y Acción Solidaria) a livello nazionale si integrarono con il contributo fornito da preti, suore, laici e movimenti delle comunità di base, tutti sempre attivamente impegnati nelle manifestazioni che riunivano le categorie del mondo del lavoro (operai, insegnanti, lavoratori, esponenti sindacali) per la rivendicazione dei diritti. Si ha una netta involuzione nella situazione attuale, con il ritorno della Chiesa su posizioni di ortodossia e di tipo apolitico, che trascurano volutamente le tematiche sociali legate alla povertà, anche grazie alla nomina di sacerdoti e vescovi dell´Opus Dei nei territori del sud del paese, che erano molto progressisti, e nel nord. Sono stati espulsi quindi sacerdoti, frati e laici progressisti che erano impegnati socialmente con la popolazione, molti dei quali avevano alle spalle più di 40 anni di servizio nelle comunità povere e contadine: es. della cacciata di Maryknoll per ordine del vescovo nel sud andino e chiusura dell’IPA (Instituto de Pastoral Andina) che aveva lavorato per molti anni a Cuzco, a partire dal1969.

Attualmente, la Chiesa vuole monopolizzare solo l’attività che ha a che fare con la sfera sacramentale, delegando ed assegnando alla sfera politica le restanti attività.

Le compagnie minerarie hanno corrotto i vescovi per farli tacere sulla situazione reale, rendendoli così complici delle compagnie medesime, a danno della popolazione povera.

 

Comunità di base

Esistono ancora comunità di base che continuano a funzionare e che conservano la propria fede al servizio della popolazione, nonostante gli attacchi di cui risentono da parte della Chiesa ufficiale:


  • JEC (Juventud Estudiantil Católica – Gioventù Cattolica Studentesca), movimento attivo nelle scuole superiori e secondarie

  • UNEC (Unión Nacional de Estudiantes Católicos – Unione Nazionale degli Studenti Cattolici), movimento universitario

  • JOC (Juventud Obrera Católica – Gioventù Operaia Cattolica) che afferisce al mondo operaio

  • MPC (Movimiento de Profesionales Católicos – Movimento dei Professionisti Cattolici), cioè i professionisti

  • MTC (Movimiento de Trabajadores Católicos - Movimento dei Lavoratori Cattolici), riferito al mondo del lavoro non industriale

  • EDOC (Equipo Docentes Católicos – Gruppo dei Docenti Cattolici), gli insegnanti della scuola

  • MANTOC (Movimiento de los Niños Trabajadores Católicos – Movimento Cattolico dei Bambini Lavoratori)


 

Tutti questi movimenti portano avanti un metodo di lavoro denominato Ver, Juzgar y Actuar – “Vedere, Valutare, Agire”).

Ver – “Vedere”: Osservare i problemi (personali, sociali, politici) che ci circondano

Juzgar – “Valutare”: Analizzare tali problemi e valutarli alla luce della parola divina

Actuar – “Agire”: Dopo l’analisi, è necessario pianificare un’azione concreta in quanto non ha alcuna utilità limitarsi alla semplice comprensione ed analisi dei problemi.

L’approfondimento di tale metodo ci può aiutare a prestare attenzione ai “segni dei tempi” e a sapervi dare risposte tempestive.

L’opzione concreta si rivolge in modo preferenziale ai poveri, intesi come coloro nei quali si riflette il volto sofferente di Cristo. Tali movimenti intendono cioè dare voce a tutti coloro che non ce l’hanno e fornire una testimonianza di vita integrale, all’interno della famiglia, dei quartieri, nel mondo del lavoro, in quello studentesco, ecc.

 

Ci sono poi alcune parrocchie, che hanno mantenuto fede nello spirito del Concilio di Medellin, di Puebla, del Concilio Vaticano II.

Persiste anche una situazione di mantenimento della fede e della prassi di liberazione all’interno della Chiesa, con sacerdoti, frati e laici uniti al lavoro popolare, così come si mantiene la corrente di pensiero nazionale, latinoamericana e internazionale della Chiesa. Vengono svolti servizi di formazione e informazione al più alto livello formativo della realtà nazionale e teologica.

Nonostante che l’ampio potere di preti, vescovi ed arcivescovi dell’Opus Dei sia in crescita, si sta continuando a lavorare, riflettere, e condurre attività di formazione con l’appoggio di Gustavo Gutiérrez e di altri teologi.

A Lima sempre si svolgevano, due volte all’anno (estate ed inverno), i cosiddetti corsi di Teologia della Liberazione, realizzati nel Collegio Sofiano delle Suore Domenicane del Rosario ed organizzati dall’Istituto Bartolomeo de Las Casas e dall’Università Cattolica. Oggi non è possibile realizzare tali corsi nella capitale Lima, dal momento che l’arcivescovo Cipriani (Opus Dei) lo ha vietato, ma vengono realizzati fuori Lima e per il momento solo una volta l’anno. Le Comunità di base sono ancor oggi una realtà molto valida per la continuità di una fede espressa da una visione positiva della vita e dal credere in un Dio che sta in mezzo a noi e che ci aiuta nel cammino dell’esistenza.

 

Mesa de Concertación de Lucha contra la Pobreza (Tavolo di Concertazione per la Lotta contro la Povertà)

Diretta a livello nazionale con successo per 6 anni da un sacerdote del Sacro Cuore, a partire da tale esperienza si è scelto di riaffermare con sempre maggior forza l’opzione a favore dei poveri. L’importanza e necessità della Mesa de Concertaciónè espressa infatti dal ruolo significativo che vi ha la partecipazione dei poveri medesimi, come mostrato dal bilancio di quest’ultima, dal momento che vi prendono parte parrocchie, centri sanitari, scuole, municipi, comitati vari (come quelli del Vaso de Leche), mense (comedores) popolari, ecc. di ogni località. Nella Mesa lavorano anche, oltre al suddetto sacerdote, molte persone che sono attive nelle Comunità di base e che esercitano un ruolo direttivo verso i soggetti presenti a livello locale, facendo sì che, nelle località singole in cui la Mesa medesima si svolge, ci sia la maggior partecipazione possibile delle differenti organizzazioni che vi aderiscono. I membri delle Comunità di base non si limitano peraltro alla direzione dei lavori, ma partecipano anche attivamente quando la Mesa viene convocata, all’interno dei rispettivi gruppi di appartenenza (parrocchie, insegnanti, ecc.). Ed è solo in tal modo che si può garantire che l’obiettivo su cui nasce l’iniziativa (cioè appunto la lotta alla povertà) sia effettivamente rispettato, evitando che accada ciò che alcuni sindaci hanno fatto a livello locale, usando i soldi in bilancio per tutt’altro anziché rispondere allo scopo che l’iniziativa medesima si proponeva.

 

Bibliotecas Rurales

La città di Cajamarca è stata pioniera nell’attività delle Bibliotecas Rurales, che rappresentano un lavoro molto importante per le comunità contadine, favorendo in qualche modo una rotazione dei testi e dei libri all’interno delle varie comunità, grazie ad un meccanismo di auto-organizzazione, valido specie per tutti coloro che, vivendo molto lontano dai centri urbani, non hanno facile accesso al patrimonio librario.

 

Una bella esperienza di lavoro infantile

Esponenti del mondo dell’insegnamento e della docenza, aderenti a UNEC-EDOC, e per questo attenti ai “segni dei tempi”, sono giunti alla conclusione che il Perù stava all’ultimo posto nella capacità di comprensione della lettura da parte dei bambini e quindi, attraverso un lavoro di riflessione e valutazione e con la ricerca di un metodo adeguato, si sono messi all’opera nei luoghi più poveri di Piura (nord del Perù) per risolvere tale stato di cose. Un anno dopo, grande era la soddisfazione per aver scoperto che i bambini erano riusciti ad esprimere le loro potenzialità nascoste, ed oggi questi stessi bambini dirigono programmi infantili alla radio, hanno ruoli di leaders e trasmettono questa medesima esperienza ad altri bambini peruviani.

 

Altri segnali di speranza

Di fronte alla durezza e alla drammaticità della situazione politica, economica e sociale, altri importanti segnali di speranza sono rappresentati dall’attività del menzionato Marco Arana (candidato alle prossime elezioni presidenziali) e di Susana Villarán (candidato sindaco di Lima), che appartengono ai movimenti cattolici e lavorano in varie Comunità di base: Marco Arana ha creato, già alcuni anni fa, una ONG a Cajamarca, attiva nella difesa dell’ambiente e delle comunità contadine; Susana Villarán collabora anche con l’importante rivista IDELE, che aggiorna sulla situazione politica, economica e sociale del paese.

Se figure e personalità del genere raggiungessero l’obiettivo di essere elette, potrebbe giungere nel paese un’aria nuova di cambiamento e speranza.

 

Riflessioni finali

All’interno dei movimenti laici, la gente si forma e apprende una visione della vita in una prospettiva di servizio per gli altri, specie verso i più poveri.

In tal modo, la riflessione che si conduce e le stesse preghiere religiose hanno un senso, per chiedere al Padre di darci forza affinché il nostro lavoro sia più efficiente, ringraziandolo per i risultati raggiunti e chiedendo perdono per ciò che resta incompiuto. Nel contatto con le persone umili (che siano operai, contadini, ecc.) apprendiamo molte cose, per es. la condivisione comune di quel poco che c’è a disposizione, in un contesto fatto di gesti di grande solidarietà.

E’necessario esigere che nel futuro si adottino politiche attive per promuovere il lavoro e l’impiego, con adeguate fonti di reddito.

Allo stesso modo, è necessario accrescere con urgenza gli investimenti sociali, specie a favore delle popolazioni emarginate e povere. In quanto parte della Chiesa, le Comunità di base si sentono in tale contesto interpellate, nello sforzo di dare il proprio contributo, impegnandosi in azioni concrete e tangibili di denuncia, mobilitazione, elaborazione di proposte, e rinnovando la loro azione a favore dei più poveri.