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sabato 12 settembre 2009

Assemblea domenicale

Comunità Isolotto

Incontro comunitario

domenica 13 settembre 2009




Preghiere corali


Quando vedete una nube levarsi all'occidente,

voi dite subito: Viene la pioggia

e così avviene.

E quando soffia il vento del sud,

voi dite: Farà caldo

e così succede.

Ipocriti! Voi sapete riconoscere

l'aspetto della terra e del cielo,

e non sapete comprendere

i segni di questo tempo? …

Se il chicco di grano caduto in terra non muore,

rimane solo;

se invece muore, produce molto frutto.


      Dal Vangelo di Luca


***********


Carissimi, amiamoci gli uni gli altri,

perché l’amore è da Dio;

chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio.

Chi non ama non ha conosciuto Dio,

perché Dio è amore.

Carissimi, se Dio ci ha amato,

anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.

Nessuno ha mai visto Dio;

se ci amiamo gli uni gli altri,

Dio rimane in noi

E l’amore di Dio in noi è perfetto.

Se uno dicesse: “io amo Dio”,

e odiasse il suo fratello,

è un mentitore.

Chi, infatti, non ama il fratello che vede,

non può amare Dio che non vede.


dalla I lettera di Giovanni


1

 

Preghiera della eucarestia




La memoria di Gesù

e del movimento di gente umile di cui egli faceva parte

c’induce a guardare la storia con occhi nuovi.

Educati dal Vangelo della tradizione cristiana

e insieme da tante altre tradizioni di sapienza umana,

il divenire storico ci appare come un incessante cammino.

Donne e uomini di tutti i tempi, luoghi e popoli

procedono verso la liberazione

spinti da una forza che si sprigiona dall’interno della vita

e dall’intimo delle relazioni.

Non più la storia come marcia trionfale del dominio,

segnata dalle gesta di eroi, di santi, di potenti,

negata alla gente comune chiamata “senza storia”,

ma la storia come immenso movimento dal basso

incerto, fluttuante, con alti e bassi,

conquiste e arretramenti, scoraggiamenti e speranze,

spinto da una forza che sembra sempre sopraffatta

e che invece non è mai distrutta.

E’ la storia di una perenne resurrezione.

Come ci ha testimoniato Gesù.

Prima di essere ucciso,

MENTRE SEDEVA A TAVOLA CON I SUOI APOSTOLI

prese del pane, lo spezzò, lo distribuì loro dicendo:

"prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo".

Poi, preso un bicchiere, rese grazie,

lo diede loro e tutti ne bevvero.

E disse loro: "questo è il mio sangue

sparso per tutti i popoli".

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.

LA CONDIVISIONE DEL PANE E DEL VINO IN MEMORIA DI GESÙ

SIA SEGNO REALE DELLA CONDIVISIONE DELLA VITA INTERA,

ANIMA DELLA TRASFORMAZIONE CONTINUA DELLA STORIA,

SPIRITO INTIMO DELLA LOTTA INESAUSTA PER LA GIUSTIZIA.




2

 

 LETTURA DAL VANGELO DI GIOVANNI (CAPITOLO 15)




IO SONO LA VERA VITE E IL PADRE MIO È IL VIGNAIOLO. OGNI TRALCIO CHE IN ME NON PORTA FRUTTO, LO TOGLIE E OGNI TRALCIO CHE PORTA FRUTTO, LO POTA PERCHÉ PORTI PIÙ FRUTTO. VOI SIETE GIÀ MONDI, PER LA PAROLA CHE VI HO ANNUNZIATO. RIMANETE IN ME E IO IN VOI. COME IL TRALCIO NON PUÒ FAR FRUTTO DA SE STESSO SE NON RIMANE NELLA VITE, COSÌ ANCHE VOI SE NON RIMANETE IN ME. IO SONO LA VITE, VOI I TRALCI. CHI RIMANE IN ME E IO IN LUI, FA MOLTO FRUTTO, PERCHÉ SENZA DI ME NON POTETE FAR NULLA. CHI NON RIMANE IN ME VIENE GETTATO VIA COME IL TRALCIO E SI SECCA, E POI LO RACCOLGONO E LO GETTANO NEL FUOCO E LO BRUCIANO. SE RIMANETE IN ME E LE MIE PAROLE RIMANGONO IN VOI, CHIEDETE QUEL CHE VOLETE E VI SARÀ DATO. IN QUESTO È GLORIFICATO IL PADRE MIO: CHE PORTIATE MOLTO FRUTTO E DIVENTIATE MIEI DISCEPOLI. COME IL PADRE HA AMATO ME, COSÌ ANCH'IO HO AMATO VOI. RIMANETE NEL MIO AMORE. SE OSSERVERETE I MIEI COMANDAMENTI, RIMARRETE NEL MIO AMORE, COME IO HO OSSERVATO I COMANDAMENTI DEL PADRE MIO E RIMANGO NEL SUO AMORE. QUESTO VI HO DETTO PERCHÉ LA MIA GIOIA SIA IN VOI E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA. QUESTO È IL MIO COMANDAMENTO: CHE VI AMIATE GLI UNI GLI ALTRI, COME IO VI HO AMATI.

NESSUNO HA UN AMORE PIÙ GRANDE DI QUESTO: DARE LA VITA PER I PROPRI AMICI.

VOI SIETE MIEI AMICI, SE FARETE CIÒ CHE IO VI COMANDO. NON VI CHIAMO PIÙ SERVI, PERCHÉ IL SERVO NON SA QUELLO CHE FA IL SUO PADRONE; MA VI HO CHIAMATI AMICI, PERCHÉ TUTTO CIÒ CHE HO UDITO DAL PADRE L'HO FATTO CONOSCERE A VOI. NON VOI AVETE SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI E VI HO COSTITUITI PERCHÉ ANDIATE E PORTIATE FRUTTO E IL VOSTRO FRUTTO RIMANGA; PERCHÉ TUTTO QUELLO CHE CHIEDERETE AL PADRE NEL MIO NOME, VE LO CONCEDA. QUESTO VI CHIEDO: AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI.


 Pensieri


Sembra che il vangelo di Giovanni nasca in ambiente filosofico vicino alla corrente degli gnostici che tentavano di aprire la cultura ebraica alle culture orientali. Certamente era particolarmente apprezzato negli ambienti gnostici. Non è un caso che il primo commentatore del vangelo di Giovanni fu proprio un rappresentante del cristianesimo gnostico: un certo Eracleone. L'autore del vangelo, che sia uno o più, ha raccolto testimonianze che circolavano su Gesù e le ha inserite in una riflessione sul senso della vita e della storia basate sul primato dello spirito.

Non è possibile sapere se sia davvero di Gesù la frase "Non c'è amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici". Ma si può dire a ragione che è uno dei messaggi più profondi del Vangelo. Il culmine dell'amore è dare la vita. Ma non in senso sacrificale. Non come sacrificare la vita. Non come martirio né immolazione né castrazione delle pulsioni vitali. A quante deformazioni è andato incontro nella storia e in particolare nella cultura cattolica questo “dare la vita”!

IL SENSO PIÙ VERO E AUTENTICO DEL “DARE LA VITA”, PER QUANTO HO CREDUTO DI CAPIRE E TENTATO DI VIVERE INSIEME A VOI, SI RAGGIUNGE COME PACIFICAZIONE FRA LA VITA E LA MORTE. ACCOGLIERE LA FINITEZZA, “SORELLA MORTE”, PERCHÉ ALTRI POSSANO VENIRE ALLA VITA. MENTRE AL CONTRARIO, IL DOMINIO DELL'IO, IL SENSO DI ONNIPOTENZA DELL'IO, L'ILLUSIONE PARANOICA DELL'IMMORTALITÀ CHE SFOCIA NEL RIFIUTO DELLA MORTE COSTITUISCE L’ORTODOSSIA, IL DOGMA ASSOLUTO. DA QUEL DOGMA OGNI ALTRO DOGMA È GENERATO. DA LÌ, DALL'ANTIERESIA PER ECCELLENZA CHE È “RIFIUTO DELLA MORTE” NASCE IL SISTEMA DOGMATICO DELLE RELIGIONI E OGNI ALTRO SISTEMA DOGMATICO ANCHE LAICO.

ENTRARE NELLA DINAMICA LIBERANTE DELL'ACCETTAZIONE DELLA FINITEZZA DELL'ESISTENZA È DUNQUE SOSTANZIALMENTE SVUOTARSI DI SÉ FINO AD ACCOGLIERE TUTTO L'UNIVERSO IN QUEL VUOTO CHE SI È CREATO.

3

SONO QUESTE LE RIFLESSIONI CHE HANNO ISPIRATO SEMPRE LA VITA DELLA NOSTRA COMUNITÀ.

E CHE DI RECENTE HANNO GUIDATO IL NOSTRO IMPEGNO IN RELAZIONE ALLA VICENDA DI ELUANA E DI SUO PADRE. E' QUESTO IL MESSAGGIO CHE ABBIAMO CERCATO DI DIFFONDERE.

CREDO CHE SI POSSA RITORNARCI IN OCCASIONE DI UN INCONTRO NAZIONALE DELLE COMUNITÀ DI BASE ITALIANE CHE SI TERRÀ A TIRRENIA NEI GIORNI 3-4 OTTOBRE PROSSIMI. SI CHIAMA COLLEGAMENTO SEMINARIALE. IL TEMA È "QUALE FUTURO DELLE COMUNITÀ DI BASE".


Gli incontri delle comunità di base hanno un po' sempre il sapore dell'inatteso, si potrebbe dire del miracolo. Perché sono realtà che vivono costantemente fra essere e non essere.

CHE IL SUCCO DEL MESSAGGIO DI CUI SONO PORTATRICI LE CDB SIA PROPRIO “L’INATTESO”, IL MIRACOLO CHE SI RINNOVA NEL VIVERE L'OGGI RIDUCENDO AL MINIMO OBIETTIVI (ALIENANTI ?) COME IL DURARE, IL RIPRODURSI, IL POSSEDERE, IL PROIETTARSI VERSO L'ETERNITÀ E L'ONNIPOTENZA?

POCHI SANNO CHE CI SONO E CHI SONO. LA VULGATA DELLA MONOCULTURA DEL POTERE LE RELEGA IN UNA SOTTOCLASSE DEL GIRONE INFERNALE DEL “DISSENSO”: LA SOTTOCLASSE DEL “DISSENSO CATTOLICO”. ROBA DA ARCHIVIO E DA SACRESTIA.

Una pubblicazione fresca di stampa sfata questa vulgata. Le comunità di base emergono come una realtà viva, piccola come ogni cosa che nasce, ma piena di vitalità e densa di futuro. Non a caso il libro porta il titolo “Coltivare la speranza”, con il seguente sottotitolo “una chiesa altra per un altro mondo possibile”. Edito dall'editrice Tracce di Pescara, scritto da Marcello Vigli e Mario Campli, ripercorre le tappe di quel cammino comune che le Comunità di base portano avanti da ormai quarant'anni. E' storia dalla parte dei deboli e dei piccoli. E' storia nascente. Verrà presentato nell'incontro di Tirrenia sul futuro delle Comunità di base.

Le comunità di base non sono frutto di un progetto ideologico, calato dall’alto. Sono nate nel grembo delle cose, della vita, della storia ed è lì che va ricercato costantemente il senso del loro essere e del loro cammino.

Il carattere inedito di queste formazioni sociali e ecclesiali di base, il loro essere realtà di transizione che cercano il nuovo senza perdere una sola goccia del positivo espresso dal vecchio, il loro cercare dimensioni nuove di esistenza basate sul primato delle relazioni, oltre la cultura patriarcale che invece è basata sull’appartenenza tribale, la loro precarietà e provvisorietà che rifugge dalle moderne imbalsamazioni istituzionali, il loro vivere costantemente fra “essere e non essere”, sempre in bilico fra il dentro e il fuori in posizioni di frontiera, tutto questo le colloca in un processo storico e culturale rivoluzionario di lunga lena che consiste nel rifondare la modernità sulla centralità delle relazioni. Se c’è una radice profonda della modernità da sradicare è l’individualismo competitivo. E non si sradica a parole. Un mondo nuovo non ce lo regala la lotta di tutti contro tutti che è alla base della moderna società mercantile liberista.

E’ in questo preciso contesto storico che va collocato il dibattito sul senso attuale delle comunità di base, sulla loro vita, sulla loro configurazione, sul loro futuro.

Qualcuno pensa che potrebbero costituirsi in movimento stabilizzato, darsi una struttura capace di attrarre, di creare senso, di offrire segni di appartenenza,

4

addirittura potrebbero dotarsi di “nuovi ministeri ordinati e consacrati “democraticamente”, magari per elezione dal basso, istituire cioè una specie di democrazia sacrale per svilupparsi, riprodursi e durare. Alcuni possono anche essere attratti da una simile prospettiva. C’è un dibattito interno.

Per molti però la stabilizzazione è un grosso rischio. Sono in molti, potrei dire siamo in molti, che alla dimensione della stabilità preferiscono la dimensione della precarietà, del fermento che si nasconde e si mescola nella massa della farina e la fa lievitare tutta; del chicco di grano caduto in terra che deve morire per portare frutto: “se non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Giov. 12,24). In genere queste immagini evangeliche vengono intese in senso sacrificale e moralistico da applicarsi solo alla vita personale. Noi sappiamo però che nel crogiolo che era la Palestina del primo secolo, quelle espressioni e quelle simbologie, desunte dalle culture sia profetiche che misteriche, avevano per il movimento di Gesù un significato di liberazione non solo religiosa e spirituale ma anche politica e sociale.

Ma che significa in pratica oggi, per noi, essere fermento che si mescola e seme che muore? Quali scelte concrete?

Questi ed altri intriganti interrogativi sono al centro del confronto fra una quantità di esperienze comunitarie di base e all'interno di ognuna di tali realtà. Ma non sono forse gli stessi interrogativi che riguardano tutti i movimenti “per un nuovo mondo possibile" e anche le le persone più coscienti e sensibili che s'impegnano all'interno delle formazioni partitiche che sentiamo più vicine?


**************


COMUNITA’ CRISTIANE DI BASE - Segreteria Tecnica Nazionale


 Carissime/i,


 siete caldamente invitate/i a partecipare al prossimo  Collegamento seminariale nazionale, deciso a Formia, sul tema: QUALE FUTURO PER LE NOSTRE COMUNITÀ?

L’incontro si terrà giorno 3 e 4 ottobre 2009 a Tirrenia (Pisa) presso  ”Le Torri”, Unione italiana dei ciechi,Via delle Orchidee, 44 con il seguente programma:


Sabato 3 ottobre

Ore 15 –  presentazione e saluto della  Segreteria Tecnica Nazionale; presentazione dei dati ricavati dal questionario; interventi introduttivi a cura di Marcello Vigli  e di Mario Campli con la presentazione del libro Coltivare speranza.

16.45 – formazione e lavoro dei piccoli gruppi - 20,30 – cena


Domenica 4 ottobre

Ore 9 - scambio in plenaria con la  pratica “della scrittura collettiva”

12 – termine del seminario - pranzo e partenze.

Assemblea domenicale

Comunità Isolotto

Incontro comunitario

domenica 13 settembre 2009




Preghiere corali


Quando vedete una nube levarsi all'occidente,

voi dite subito: Viene la pioggia

e così avviene.

E quando soffia il vento del sud,

voi dite: Farà caldo

e così succede.

Ipocriti! Voi sapete riconoscere

l'aspetto della terra e del cielo,

e non sapete comprendere

i segni di questo tempo? …

Se il chicco di grano caduto in terra non muore,

rimane solo;

se invece muore, produce molto frutto.


      Dal Vangelo di Luca


***********


Carissimi, amiamoci gli uni gli altri,

perché l’amore è da Dio;

chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio.

Chi non ama non ha conosciuto Dio,

perché Dio è amore.

Carissimi, se Dio ci ha amato,

anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.

Nessuno ha mai visto Dio;

se ci amiamo gli uni gli altri,

Dio rimane in noi

E l’amore di Dio in noi è perfetto.

Se uno dicesse: “io amo Dio”,

e odiasse il suo fratello,

è un mentitore.

Chi, infatti, non ama il fratello che vede,

non può amare Dio che non vede.


dalla I lettera di Giovanni


1

 

Preghiera della eucarestia




La memoria di Gesù

e del movimento di gente umile di cui egli faceva parte

c’induce a guardare la storia con occhi nuovi.

Educati dal Vangelo della tradizione cristiana

e insieme da tante altre tradizioni di sapienza umana,

il divenire storico ci appare come un incessante cammino.

Donne e uomini di tutti i tempi, luoghi e popoli

procedono verso la liberazione

spinti da una forza che si sprigiona dall’interno della vita

e dall’intimo delle relazioni.

Non più la storia come marcia trionfale del dominio,

segnata dalle gesta di eroi, di santi, di potenti,

negata alla gente comune chiamata “senza storia”,

ma la storia come immenso movimento dal basso

incerto, fluttuante, con alti e bassi,

conquiste e arretramenti, scoraggiamenti e speranze,

spinto da una forza che sembra sempre sopraffatta

e che invece non è mai distrutta.

E’ la storia di una perenne resurrezione.

Come ci ha testimoniato Gesù.

Prima di essere ucciso,

MENTRE SEDEVA A TAVOLA CON I SUOI APOSTOLI

prese del pane, lo spezzò, lo distribuì loro dicendo:

"prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo".

Poi, preso un bicchiere, rese grazie,

lo diede loro e tutti ne bevvero.

E disse loro: "questo è il mio sangue

sparso per tutti i popoli".

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.

LA CONDIVISIONE DEL PANE E DEL VINO IN MEMORIA DI GESÙ

SIA SEGNO REALE DELLA CONDIVISIONE DELLA VITA INTERA,

ANIMA DELLA TRASFORMAZIONE CONTINUA DELLA STORIA,

SPIRITO INTIMO DELLA LOTTA INESAUSTA PER LA GIUSTIZIA.




2

 

 LETTURA DAL VANGELO DI GIOVANNI (CAPITOLO 15)




IO SONO LA VERA VITE E IL PADRE MIO È IL VIGNAIOLO. OGNI TRALCIO CHE IN ME NON PORTA FRUTTO, LO TOGLIE E OGNI TRALCIO CHE PORTA FRUTTO, LO POTA PERCHÉ PORTI PIÙ FRUTTO. VOI SIETE GIÀ MONDI, PER LA PAROLA CHE VI HO ANNUNZIATO. RIMANETE IN ME E IO IN VOI. COME IL TRALCIO NON PUÒ FAR FRUTTO DA SE STESSO SE NON RIMANE NELLA VITE, COSÌ ANCHE VOI SE NON RIMANETE IN ME. IO SONO LA VITE, VOI I TRALCI. CHI RIMANE IN ME E IO IN LUI, FA MOLTO FRUTTO, PERCHÉ SENZA DI ME NON POTETE FAR NULLA. CHI NON RIMANE IN ME VIENE GETTATO VIA COME IL TRALCIO E SI SECCA, E POI LO RACCOLGONO E LO GETTANO NEL FUOCO E LO BRUCIANO. SE RIMANETE IN ME E LE MIE PAROLE RIMANGONO IN VOI, CHIEDETE QUEL CHE VOLETE E VI SARÀ DATO. IN QUESTO È GLORIFICATO IL PADRE MIO: CHE PORTIATE MOLTO FRUTTO E DIVENTIATE MIEI DISCEPOLI. COME IL PADRE HA AMATO ME, COSÌ ANCH'IO HO AMATO VOI. RIMANETE NEL MIO AMORE. SE OSSERVERETE I MIEI COMANDAMENTI, RIMARRETE NEL MIO AMORE, COME IO HO OSSERVATO I COMANDAMENTI DEL PADRE MIO E RIMANGO NEL SUO AMORE. QUESTO VI HO DETTO PERCHÉ LA MIA GIOIA SIA IN VOI E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA. QUESTO È IL MIO COMANDAMENTO: CHE VI AMIATE GLI UNI GLI ALTRI, COME IO VI HO AMATI.

NESSUNO HA UN AMORE PIÙ GRANDE DI QUESTO: DARE LA VITA PER I PROPRI AMICI.

VOI SIETE MIEI AMICI, SE FARETE CIÒ CHE IO VI COMANDO. NON VI CHIAMO PIÙ SERVI, PERCHÉ IL SERVO NON SA QUELLO CHE FA IL SUO PADRONE; MA VI HO CHIAMATI AMICI, PERCHÉ TUTTO CIÒ CHE HO UDITO DAL PADRE L'HO FATTO CONOSCERE A VOI. NON VOI AVETE SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI E VI HO COSTITUITI PERCHÉ ANDIATE E PORTIATE FRUTTO E IL VOSTRO FRUTTO RIMANGA; PERCHÉ TUTTO QUELLO CHE CHIEDERETE AL PADRE NEL MIO NOME, VE LO CONCEDA. QUESTO VI CHIEDO: AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI.


 Pensieri


Sembra che il vangelo di Giovanni nasca in ambiente filosofico vicino alla corrente degli gnostici che tentavano di aprire la cultura ebraica alle culture orientali. Certamente era particolarmente apprezzato negli ambienti gnostici. Non è un caso che il primo commentatore del vangelo di Giovanni fu proprio un rappresentante del cristianesimo gnostico: un certo Eracleone. L'autore del vangelo, che sia uno o più, ha raccolto testimonianze che circolavano su Gesù e le ha inserite in una riflessione sul senso della vita e della storia basate sul primato dello spirito.

Non è possibile sapere se sia davvero di Gesù la frase "Non c'è amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici". Ma si può dire a ragione che è uno dei messaggi più profondi del Vangelo. Il culmine dell'amore è dare la vita. Ma non in senso sacrificale. Non come sacrificare la vita. Non come martirio né immolazione né castrazione delle pulsioni vitali. A quante deformazioni è andato incontro nella storia e in particolare nella cultura cattolica questo “dare la vita”!

IL SENSO PIÙ VERO E AUTENTICO DEL “DARE LA VITA”, PER QUANTO HO CREDUTO DI CAPIRE E TENTATO DI VIVERE INSIEME A VOI, SI RAGGIUNGE COME PACIFICAZIONE FRA LA VITA E LA MORTE. ACCOGLIERE LA FINITEZZA, “SORELLA MORTE”, PERCHÉ ALTRI POSSANO VENIRE ALLA VITA. MENTRE AL CONTRARIO, IL DOMINIO DELL'IO, IL SENSO DI ONNIPOTENZA DELL'IO, L'ILLUSIONE PARANOICA DELL'IMMORTALITÀ CHE SFOCIA NEL RIFIUTO DELLA MORTE COSTITUISCE L’ORTODOSSIA, IL DOGMA ASSOLUTO. DA QUEL DOGMA OGNI ALTRO DOGMA È GENERATO. DA LÌ, DALL'ANTIERESIA PER ECCELLENZA CHE È “RIFIUTO DELLA MORTE” NASCE IL SISTEMA DOGMATICO DELLE RELIGIONI E OGNI ALTRO SISTEMA DOGMATICO ANCHE LAICO.

ENTRARE NELLA DINAMICA LIBERANTE DELL'ACCETTAZIONE DELLA FINITEZZA DELL'ESISTENZA È DUNQUE SOSTANZIALMENTE SVUOTARSI DI SÉ FINO AD ACCOGLIERE TUTTO L'UNIVERSO IN QUEL VUOTO CHE SI È CREATO.

3

SONO QUESTE LE RIFLESSIONI CHE HANNO ISPIRATO SEMPRE LA VITA DELLA NOSTRA COMUNITÀ.

E CHE DI RECENTE HANNO GUIDATO IL NOSTRO IMPEGNO IN RELAZIONE ALLA VICENDA DI ELUANA E DI SUO PADRE. E' QUESTO IL MESSAGGIO CHE ABBIAMO CERCATO DI DIFFONDERE.

CREDO CHE SI POSSA RITORNARCI IN OCCASIONE DI UN INCONTRO NAZIONALE DELLE COMUNITÀ DI BASE ITALIANE CHE SI TERRÀ A TIRRENIA NEI GIORNI 3-4 OTTOBRE PROSSIMI. SI CHIAMA COLLEGAMENTO SEMINARIALE. IL TEMA È "QUALE FUTURO DELLE COMUNITÀ DI BASE".


Gli incontri delle comunità di base hanno un po' sempre il sapore dell'inatteso, si potrebbe dire del miracolo. Perché sono realtà che vivono costantemente fra essere e non essere.

CHE IL SUCCO DEL MESSAGGIO DI CUI SONO PORTATRICI LE CDB SIA PROPRIO “L’INATTESO”, IL MIRACOLO CHE SI RINNOVA NEL VIVERE L'OGGI RIDUCENDO AL MINIMO OBIETTIVI (ALIENANTI ?) COME IL DURARE, IL RIPRODURSI, IL POSSEDERE, IL PROIETTARSI VERSO L'ETERNITÀ E L'ONNIPOTENZA?

POCHI SANNO CHE CI SONO E CHI SONO. LA VULGATA DELLA MONOCULTURA DEL POTERE LE RELEGA IN UNA SOTTOCLASSE DEL GIRONE INFERNALE DEL “DISSENSO”: LA SOTTOCLASSE DEL “DISSENSO CATTOLICO”. ROBA DA ARCHIVIO E DA SACRESTIA.

Una pubblicazione fresca di stampa sfata questa vulgata. Le comunità di base emergono come una realtà viva, piccola come ogni cosa che nasce, ma piena di vitalità e densa di futuro. Non a caso il libro porta il titolo “Coltivare la speranza”, con il seguente sottotitolo “una chiesa altra per un altro mondo possibile”. Edito dall'editrice Tracce di Pescara, scritto da Marcello Vigli e Mario Campli, ripercorre le tappe di quel cammino comune che le Comunità di base portano avanti da ormai quarant'anni. E' storia dalla parte dei deboli e dei piccoli. E' storia nascente. Verrà presentato nell'incontro di Tirrenia sul futuro delle Comunità di base.

Le comunità di base non sono frutto di un progetto ideologico, calato dall’alto. Sono nate nel grembo delle cose, della vita, della storia ed è lì che va ricercato costantemente il senso del loro essere e del loro cammino.

Il carattere inedito di queste formazioni sociali e ecclesiali di base, il loro essere realtà di transizione che cercano il nuovo senza perdere una sola goccia del positivo espresso dal vecchio, il loro cercare dimensioni nuove di esistenza basate sul primato delle relazioni, oltre la cultura patriarcale che invece è basata sull’appartenenza tribale, la loro precarietà e provvisorietà che rifugge dalle moderne imbalsamazioni istituzionali, il loro vivere costantemente fra “essere e non essere”, sempre in bilico fra il dentro e il fuori in posizioni di frontiera, tutto questo le colloca in un processo storico e culturale rivoluzionario di lunga lena che consiste nel rifondare la modernità sulla centralità delle relazioni. Se c’è una radice profonda della modernità da sradicare è l’individualismo competitivo. E non si sradica a parole. Un mondo nuovo non ce lo regala la lotta di tutti contro tutti che è alla base della moderna società mercantile liberista.

E’ in questo preciso contesto storico che va collocato il dibattito sul senso attuale delle comunità di base, sulla loro vita, sulla loro configurazione, sul loro futuro.

Qualcuno pensa che potrebbero costituirsi in movimento stabilizzato, darsi una struttura capace di attrarre, di creare senso, di offrire segni di appartenenza,

4

addirittura potrebbero dotarsi di “nuovi ministeri ordinati e consacrati “democraticamente”, magari per elezione dal basso, istituire cioè una specie di democrazia sacrale per svilupparsi, riprodursi e durare. Alcuni possono anche essere attratti da una simile prospettiva. C’è un dibattito interno.

Per molti però la stabilizzazione è un grosso rischio. Sono in molti, potrei dire siamo in molti, che alla dimensione della stabilità preferiscono la dimensione della precarietà, del fermento che si nasconde e si mescola nella massa della farina e la fa lievitare tutta; del chicco di grano caduto in terra che deve morire per portare frutto: “se non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Giov. 12,24). In genere queste immagini evangeliche vengono intese in senso sacrificale e moralistico da applicarsi solo alla vita personale. Noi sappiamo però che nel crogiolo che era la Palestina del primo secolo, quelle espressioni e quelle simbologie, desunte dalle culture sia profetiche che misteriche, avevano per il movimento di Gesù un significato di liberazione non solo religiosa e spirituale ma anche politica e sociale.

Ma che significa in pratica oggi, per noi, essere fermento che si mescola e seme che muore? Quali scelte concrete?

Questi ed altri intriganti interrogativi sono al centro del confronto fra una quantità di esperienze comunitarie di base e all'interno di ognuna di tali realtà. Ma non sono forse gli stessi interrogativi che riguardano tutti i movimenti “per un nuovo mondo possibile" e anche le le persone più coscienti e sensibili che s'impegnano all'interno delle formazioni partitiche che sentiamo più vicine?


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COMUNITA’ CRISTIANE DI BASE - Segreteria Tecnica Nazionale


 Carissime/i,


 siete caldamente invitate/i a partecipare al prossimo  Collegamento seminariale nazionale, deciso a Formia, sul tema: QUALE FUTURO PER LE NOSTRE COMUNITÀ?

L’incontro si terrà giorno 3 e 4 ottobre 2009 a Tirrenia (Pisa) presso  ”Le Torri”, Unione italiana dei ciechi,Via delle Orchidee, 44 con il seguente programma:


Sabato 3 ottobre

Ore 15 –  presentazione e saluto della  Segreteria Tecnica Nazionale; presentazione dei dati ricavati dal questionario; interventi introduttivi a cura di Marcello Vigli  e di Mario Campli con la presentazione del libro Coltivare speranza.

16.45 – formazione e lavoro dei piccoli gruppi - 20,30 – cena


Domenica 4 ottobre

Ore 9 - scambio in plenaria con la  pratica “della scrittura collettiva”

12 – termine del seminario - pranzo e partenze.

Lettera di ripudio

Sig. Presidente «pro tempore»

del Consiglio dei Ministri

Silvio Berlusconi,

Palazzo Chigi

00100 Roma



Lettera di ripudio


Il mio nome è Paolo Farinella, prete della Chiesa cattolica residente nella diocesi di Genova. Come cittadino della Repubblica Italiana, riconosco la legittimità formale del suo governo, pur pensando che lei abbia manipolato l’adesione della maggioranza dei pensionati e delle casalinghe che si formano un’idea di voto solo attraverso le tv, di cui lei ha fatto un uso spregiudicato e illegittimo. Lei in Italia possiede tre tv e comanda quelle pubbliche nelle quali ha piazzato uomini della sua azienda o a lei devoti e proni. Nel mese di agosto 2009 ha inaugurato una nuova tv africana, Nessma, a cui ha fatto pubblicità sfruttando illecitamente la sua posizione di presidente del consiglio e dove ha detto il contrario di quello che opera in politica e con le leggi varate dal suo governo in materi di immigrazione. Se lei è pronto a smentire, come è suo solito, ecco, si guardi il seguente filmato e giudichi da lei perché potrebbe trattarsi di Veronica Lario travestita da lei:

< http://www.youtube.com/watch?v=Se3yqycsMyg&feature=video_response >.

Faccia vedere il video ai suoi amici leghisti e nel frattempo ascolti cosa dice il sindaco di Treviso, lo sceriffo Giancarlo Gentilini del partito di Bossi, ad un raduno del suo partito xenofobo dove ha esposto «Il vangelo secondo Gentilini» con chiarezza diabolica: «Voglio la rivoluzione contro gli extracomunitari … Voglio la rivoluzione contro i bambini degli immigrati … Ho distrutto due campi di nomadi e ne vado orgoglioso. Voglio la rivoluzione contro coloro che vogliono le moschee: i musulmani se vogliono pregare devono andare nel deserto, ecc. ecc. Questo è il Vangelo secondo Giancarlo Gentilini (sindaco di Treviso): “Tutto a noi e se avanza qualcosa agli altri, ma non avanzerà niente”». Questo il link con la sua voce in diretta; si prepari ad ascoltare il demonio in persona:

< http://www.youtube.com/watch?v=_WCZNQJkV3E&feature=related >.


Legittimità elettorale e dignità etica

Riconoscere la legittimità del suo governo, con riserva etico-giuridica, non significa riconoscere anche la sua legittimità morale a governare il Paese perché lei non ha alcuna cultura dello Stato e delle sue Istituzioni, ma solo quella di difendere se stesso dalla Giustizia e i suoi interessi patrimoniali che sotto i suoi governi prosperano alacremente. Il conflitto di interessi pesa come un macigno sulla Nazione e la sua economia, ma lei è bravo ad imbrogliare le carte, facendolo derubricare nella coscienza della maggioranza che ne paga le conseguenze economiche e democratiche. Cornuti e mazziati dicono a Napoli.

Quando la sua maggioranza si sveglierà dall’oppio che lei ha diffuso a piene mani sarà troppo tardi e intanto il Paese paga il conto dei suoi avvocati, nominati da lei senatori, cioè stipendiati con soldi pubblici. Allo stesso modo stiamo pagando i condoni fiscali che lei si è fatto su misura sua e della sua azienda, sottraendo denaro al popolo italiano. In morale questo viene definito come doppio furto.

Da quando lei «è sceso in campo», l’Italia ha iniziato un degrado inesorabile e costante che perdura ancora oggi, codificato nel termine «berlusconismo» che è la sintesi delle maledizioni che hanno colpito l’Italia sia sul piano economico (mai l’economia è stata così disastrata come sotto i suoi governi), su quello sociale (mai si sono avuti tanti poveri, disoccupati e precari come sotto i suoi governi), e su quello civile (mai come sotto i suoi governi è sorta la categoria del «nemico» da odiare e da abbattere). Lei, infatti, usa la menzogna come verità e la calunnia come metodo, presentandosi come modello di furbizia e di utilizzatore finale di leggi immorali e antidemocratiche come tutte quelle «ad personam».

Nei confronti dell’ultima illegalità, che grida giustizia al cospetto di Dio, il decreto 733-B/2009, che segna una pietra miliare nel cammino di inciviltà e di negazione di quelle radici cristiane di cui la sua maggioranza ama fare i gargarismi, sappia che siamo cento, mille, diecimila, milioni che faremo obiezione di coscienza all’ignobile e illegale decreto, pomposamente detto «decreto sicurezza»: diventeremo tutti clandestini e sostenitori dei cittadini di altri Paesi, specialmente africani, in quanto «persone», anche se clandestini, a costo della nostra vita. Dobbiamo ubbidire alla nostra coscienza piuttosto che alle sue leggi razziali e disumane. La legge che definisce l’immigrazione come illegalità è un insulto a tutte le Carte internazioni e nazionali sui «diritti», un vulnus alla dottrina sociale della Chiesa e colloca l’Italia tra le nazioni responsabili delle stragi degli innocenti, perseguitati e titolari del diritto di asilo.


Essere «alto» ed essere »grande»

Lei non è e non sarà mai uno «statista» se sente il bisogno di fare vedere alle sue donnine i filmati che lo ritraggono tra i «grandi». Per essere «grande», non basta rialzare le suole delle scarpe, ma occorre avere una visione oltre se stesso, una visione «politica» che a lei è estranea del tutto, incapace come è di vedere oltre i suoi interessi. Per potere emergere dallo squallore in cui lei è maestro, ha profuso a piene mani il virus dell’antipolitica, il qualunquismo populista, trasformando la «polis» da luogo di convergenza di ideali e di interessi a mercato di convenienza e di sopraffazione. Lei, da esperto di vecchio pelo, ha indotto i cittadini ad evadere il fisco che in uno Stato democratico è prevalentemente un dovere civile di solidarietà e per un cristiano un obbligo di coscienza perché strumento di condivisione per servizi essenziali alla corretta e ordinata convivenza civile e sociale. Durante il suo governo le tasse sono aumentate perché incapace di porre un freno alla spesa pubblica che anzi galoppa come non si è mai visto. Non faccia confusione tra «essere alto» e «essere grande», come insegna Napoleone che lei ben volentieri scimmiotta, senza riuscire ad eguagliare l’ombra del dittatore.

Lei non può negare di essere stato piduista (tessera n. 1816) e forse di esserlo ancora, se come sembra, con il suo governo cerca di realizzare la strategia descritta nei documenti sequestrati al gran maestro Licio Gelli, a Castiglion Fibocchi (Comunicato Ansa del 17 marzo 1981 ore 12:18, da cui emerge il suo numero di tesserato; cf intervista di Licio Gelli su Repubblica.it del 28-09-2003).


La maledizione italiana

A lei nulla importa dei valori religiosi, etici e sociali, che usa come stracci a suo comodo esclusivo, senza esimere di vantarsi di essere ossequioso degli insegnamenti etici e sociali della Chiesa cattolica, di cui si è sempre servito per averne l’appoggio e il sostegno. Partecipa convinto al «Family-Day» in difesa della famiglia tradizionale, monogamica formata da maschio e femmina e poi ce lo ritroviamo con prostitute a pagamento che registrano la sua voce nel letto di Putin; oppure spogliarelliste che lei ha nominato ministre: è lecito chiedersi, in cambio di cosa? Come concilia questo suo comportamento con le sue dichiarazioni di adesione agli insegnamenti della Chiesa cattolica? La «corrispondenza d’amorosi sensi» tra lei, il Vaticano e la gerarchia cattolica è la maledizione piombata sull’Italia ed una delle cause del progressivo e costante allontanamento dalla Chiesa delle persone migliori. I prelati, come sempre nella storia, fanno gli affari loro e lei che di affari se ne intende si è lasciato usare ed ha usato senza scrupoli offrendo la sua collaborazione e cercando quella della cosiddetta «finanza cattolica» legata a doppia mandata con il Vaticano. Se volesse avere la documentazione di legga il molto istruttivo saggio di Ferruccio Pinotti e Udo Gümpel, «L’unto del Signore», BUR, Rizzoli, Milano 2009.

Gli ecclesiastici, da perfetti «uomini di mondo, hanno capito che con lei al governo potevano imporre al parlamento leggi e decreti di loro interesse, utilizzandolo quindi come braccio secolare. Per questo obiettivo, devono però rinunciare alla loro religiosità e adeguarsi alla paganità del potere che esige la contropartita. Lei, infatti, è sostenuto dall’Opus Dei, da Comunione e Liberazione e da tutte le organizzazioni e sètte cattoliche che si lasciano manovrare a piacimento con lo spauracchio dei «comunisti» e con l’odore satanico dei soldi.

Il Vaticano e i vescovi, non essendo profeti, ma esercenti gestori di una ditta pagana, non hanno saputo o voluto cogliere le conseguenze nefaste che sarebbero derivate al Paese da questo connubio incestuoso; di fatto sono caduti nella trappola che essi stessi e lei avevate preparato. L’incidente di Vittorio Feltri, da lei, tramite la famiglia, nominato direttore del suo «Il Giornale» con cui uccide sulla pubblica piazza Dino Boffo, direttore di «Avvenire» portavoce della Cei, va oltre le vostre intenzioni e come un granellino si sabbia inceppa il motore. Oppure, secondo l’altra vulgata, tutto sarebbe stato progettato da lei e Bertone per permettere a questi di mettere le mani sulla Cei e a lei di fare tacere un sussurro appena modulato di critica sui suoi comportamenti disgustosi. Senza volersi arrampicare sugli specchi forse si è verificato un combinato disposto, non nei tempi e nelle forme da voi progettato.

Il giorno 7 agosto 2009, in un colloquio riservato con il cardinale Angelo Bagnasco, lo misi in guardia: «Stia attento – gli dissi – e si prepari alla guerra d’autunno perché con la nomina di Feltri al Giornale di Berlusconi (20-07-2009), la guerra sarà totale e senza esclusione di colpi. Berlusconi non può rispondere alle domande di la Repubblica e non può andare in tv a dare spiegazioni. Può continuare a negare sulle piazze per gli allocchi, ma nemmeno lui, menzognero di professione potrebbe negare davanti a domande precise e contestazioni puntuali. Per questo non lo farà mai, tanto meno in Parlamento. Non ha che un mezzo: sguazzare nel fango facendolo schizzare su tutti e su tutto, in base al principio che se tutto è infangato, nessuno è infangato». Il cardinale mi guardò come stupito e incredulo, reputando impossibile la mia previsione. Credo che ora si morda le labbra.

Eppure credo anche che lei sia finito: per la finanza internazionale e per gli interessi di coloro che lo hanno sostenuto, Vaticano compreso, lei ora è ingombrante e impresentabile e deve essere sostituito, ma lei non cadrà indenne, farà più danni che potrà, un nuovo Sansone in miniatura. Lei sa che deve andarsene, ma sa anche che passerà alla storia non come quel «grande, immenso» presidente che è stato lei, ma come «l’utilizzatore finale di prostitute che altri pagavano per conto suo». Non c’è che dire: lei è un grande in bassezza e amoralità.


Spergiuro

Nella trappola non è caduto il popolo di Dio, formato da «cristiani adulti» che tanto dispiacciano al papa «pro tempore» Benedetto XVI: lei non potrà mai manipolarli come non potrà mai possedere le coscienze dei non credenti austeri, cultori della laicità dello Stato che lei vilipende e svende, sempre e comunque, per suo inverecondo interesse. Lei ha la presunzione ossessiva di definirsi liberale, ma non sa cosa sia il liberismo, mentre è l’ultima caricatura di promettente e decadente comunista sovietico di stampo breshnieviano, capace di usare il popolo per affermare la propria ingordigia patologica di potere. D’altronde il suo amico per la pelle non è l’ex «kgb» Vladimir Vladimirovi‍ Putin, nella cui dacia è ospitato secondo la migliore tradizione comunista italiana?

Dal punto di vista della morale cattolica, lei è uno spergiuro perché ha giurato sulla testa dei suoi figli, senza pudore e alcuni giorni dopo il «ratto di Noemi», ha dato dello stesso fatto diverse versioni differenti, condannando se stesso e la testa dei suoi figli alla pena dello spergiuro che già Cicerone condannava con la «rovina» e l’esposizione all’umana infamia: «Periurii poena divina exitium, humana dedecus – La pena divina dello spergiuro è la rovina e l’infamia/il disprezzo degli uomini» (De legibus, II, 10, 23; cf anche De officis, III, 29, 104;in Cicerone, Opere politiche e filosofiche, a c. di Leonardo Ferrero e Nevio Zorzetti, vol. I, UTET, Torino, 1974, risp. p. 489 e p. 823). Anche il Diritto Canonico, per sua informazione, riserva allo spergiuro «una giusta pena» (CJC, can. 1368), demandata all’Autorità, in questo caso il papa, che avrebbe dovuto comminarle la pena canonica, invece di indirizzarle una lettera diplomatica per il g8 e i suoi «deferenti saluti». Non ci può essere deferenza, tanto meno papale, per un uomo che ha toccato il fondo della dignità politica e morale.

Gli ultimi fatti di Villa Certosa e Palazzo Grazioli hanno sprofondato lei (non era difficile), ma anche l’Istituto Presidenza del Consiglio in un letamaio senza precedenti. Mai l’Italia è stata derisa nel mondo intero (ormai da quattro mesi continui) a causa di un suo presidente del consiglio che, su denuncia della moglie, frequenta le minorenni e sempre per ammissione della moglie che lo frequenta da oltre trent’anni, per cui si presume lo conosca bene, è malato e come un dio d’altri tempi esige per la sua perversione, sacrifici di giovani vergini per nascondere a se stesso i problemi del tempo che inesorabilmente passa, nonostante il trucco abbondante.


Affari privati o deriva di Stato?

Lei dice di volere difendere la sua privacy, ma non c’è privacy per uno che ha portato i suoi fatti «privati» in tv attaccando indecorosamente la sua stessa moglie che ha intrapreso la strada del divorzio. Forse lei ha dimenticato che sull’immagine della sua «felice famiglia italiana» lei ha costruito se stesso e la sua fortuna politica ed economica. Lei si comporta per quello che è: uno spaccone che in piazza si vanta di tutto ciò che non ha mai fatto e poi pretende che nessuno ne parli. Se lei mette il segreto di Stato sulle sue ville, queste diventano ipso facto «affare politico» perché lei le usa anche per incontri istituzionali e quindi fanno parte dell’Istituzione della presidenza del consiglio. Lei non ha diritto alla vita privata, quando si comporta da uomo pubblico e promette carriere tv o posti in parlamento a donnine compiacenti che la sollazzano nel suo «privato». Non è lei che ha detto in una intercettazione, parlando con Saccà che «le donne più son cattoliche più son troie»? Può spiegare, di grazia, il significato di queste parole altamente religiose e rispettose delle donne e indicarci a chi si riferiva? C’entrano le due donne che siedono nel suo governo e che si vantano di essere cattoliche: la Carfagna e la Gelmini?

Lei e suoi paraninfi continuate a dire che si tratta di questioni private senza rilevanza pubblica, sapendo di mentire ancora e senza pudore. Sarebbero affari privati se Silvio Berlusconi non fosse presidente del consiglio che alle donnine che gli accompagnano anche a pagamento, non promettesse incarichi in aziende pubbliche (tv) o posti in parlamento se non addirittura al governo. Vorrei chiederle per curiosità: quali sono i meriti e le benemerenze delle ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini per essere assurte, non ancora quarantenni, a posti di rilievo nel suo governo? Perché Mara Carfagna posava nuda o la Gelmini prendeva l’abilitazione in Calabria?

Le sue ville sono ancora sotto la tutela del segreto di Stato e quindi guardate a vista da polizia, carabinieri, esercito? A spese di chi? Può ancora dire che sono residenze private? Fu lei in persona ad andare dal suo devoto suddito Bruno Vespa a rispondere pubblicamente a suo moglie, Veroni Lario, rendendo pubblici i fatti che la riguardavano e attaccando sua moglie senza alcuna pietà, facendo pubblicare dal suo «killer mediatico» le foto di sua moglie a seno nudo di quando faceva l’attrice. Non credo che lei possa dire che le sue vicende sono private perché ci riguardano tutti, come cittadini e come suoi «sovrani» costituzionali perché una cosa è certa: noi non abdicheremo mai alla nostra dignità di cittadini sovrani figli orgogliosi della nostra insuperabile Costituzione. Noi non permetteremo mai che lei diventi il «padrone» della nostra dignità.

Per lei è cominciato l’inizio della fine perché il suo declino è iniziato nel momento stesso in cui è andato nella tv di Stato compiacente e, senza contraddittorio, alla presenza del solo cerimoniere e maggiordomo fidato, ha cominciato a farfugliare bugie, contraddizioni, falsità che non hanno retto l’urto dei fatti crudi. Se lei fosse onesto, anche solo per una parte infinitesimale, dovrebbe rassegnare le dimissioni, come aveva promesso nel suddetto, compiacente recital.




Strategie convergenti

Lei può fare affari col Vaticano e chiudere nel cassetto morale e dignità, ma sappia che il Vaticano non è la Chiesa, per nostra fortuna e per sua e vostra disgrazia. Noi, uomini e donne semplici, vogliamo onorare e difendere la nostra dignità e la nostra fede, contro ogni tentativo di manipolazione e di incesto tra altare e politica. Purtroppo lei, supportato da parte della gerarchia, ha fatto scadere la «politica» da arte a servizio del bene comune a mercimonio di malaffare e a sentina maleodorante. Le istituzioni cattoliche che lo hanno appoggiato ne portano, con lei, la responsabilità morale, in base al principio giuridico della complicità.

Strana accoppiata: i difensori della moralità ufficiale, costretti a tacere per mesi di fronte a comportamenti indegni e a leggi inique, perché lautamente ricompensati o in vista della mancia promessa. Trattasi solo di un baratto di cui i responsabili dovranno rendere conto. I vescovi hanno ritrovato la parola quando si sono visti attaccare, inaspettatamente, da lei con avvertimenti di stampo mafioso (per interposta persona). La gerarchia, in genere felpata e compassata, in questo frangette è risorta come un sol uomo, arruolando anche il papa alla bisogna, ma cogliendo anche l’occasione per dare corpo alle vendette interne e regolare i conti tra ruiniani e bertoniani. Come insegna l’amabile Andreotti «la vendetta è un piatto che si gusta freddo». Strategie convergenti che hanno sprigionato il disgusto del popolo cattolico e dei cittadini che ancora pensano con la propria testa.


Ripudio

Io, Paolo Farinella, prete mi vergogno della sua presidenza, per me e la mia Nazione e, mi creda, in Italia siamo la maggioranza che non è quella elettorale, ottenuta da una «legge porcata» che ben esprime l’identità della sua maggioranza e del governo e di lei che lo presiede (o lo possiede?). Lei potrà avere il sostegno del Vaticano (uno Stato estero) e della Cei che con il loro silenzio e le loro arti diplomatiche condannano se stessi come complici di ingiustizia e di immoralità.

Per questi motivi, per quanto mi concerne in forza del mio diritto di cittadino sovrano, non voglio più essere rappresentato da lei in Italia e all’Estero, io la ripudio come politico e come presidente del consiglio: lei non può rappresentarmi né in Italia e tanto meno all’estero perché lei è la negazione evidente di tutto quello in cui credo e spero di vedere realizzato per il mio Paese. sia perché non mi rappresenta sia perché è indegno di rappresentare il buon nome dell’Italia seria, laboriosa e civile e legale che amo e per la quale lotto e impegno la mia vita. Non importa che lei abbia la maggioranza parlamentare, a me interessa molto di più che non abbia la mia coscienza

Io, Paolo Farinella, prete ripudio lei, Silvio Berlusconi, presidente pro tempore del consiglio dei ministri e tutto quello che rappresenta insieme a coloro che l’adulano, lo ingannano, lo manipolano e lo sorreggono: li/vi ripudio dal profondo del cuore. in nome della politica, dell’etica e della fede cattolica. La ripudio e prego Dio che liberi l’Italia dal flagello nefasto della sua presenza.


Genova 09 settembre 2009


Paolo Farinella, prete

Lettera di ripudio

Sig. Presidente «pro tempore»

del Consiglio dei Ministri

Silvio Berlusconi,

Palazzo Chigi

00100 Roma



Lettera di ripudio


Il mio nome è Paolo Farinella, prete della Chiesa cattolica residente nella diocesi di Genova. Come cittadino della Repubblica Italiana, riconosco la legittimità formale del suo governo, pur pensando che lei abbia manipolato l’adesione della maggioranza dei pensionati e delle casalinghe che si formano un’idea di voto solo attraverso le tv, di cui lei ha fatto un uso spregiudicato e illegittimo. Lei in Italia possiede tre tv e comanda quelle pubbliche nelle quali ha piazzato uomini della sua azienda o a lei devoti e proni. Nel mese di agosto 2009 ha inaugurato una nuova tv africana, Nessma, a cui ha fatto pubblicità sfruttando illecitamente la sua posizione di presidente del consiglio e dove ha detto il contrario di quello che opera in politica e con le leggi varate dal suo governo in materi di immigrazione. Se lei è pronto a smentire, come è suo solito, ecco, si guardi il seguente filmato e giudichi da lei perché potrebbe trattarsi di Veronica Lario travestita da lei:

< http://www.youtube.com/watch?v=Se3yqycsMyg&feature=video_response >.

Faccia vedere il video ai suoi amici leghisti e nel frattempo ascolti cosa dice il sindaco di Treviso, lo sceriffo Giancarlo Gentilini del partito di Bossi, ad un raduno del suo partito xenofobo dove ha esposto «Il vangelo secondo Gentilini» con chiarezza diabolica: «Voglio la rivoluzione contro gli extracomunitari … Voglio la rivoluzione contro i bambini degli immigrati … Ho distrutto due campi di nomadi e ne vado orgoglioso. Voglio la rivoluzione contro coloro che vogliono le moschee: i musulmani se vogliono pregare devono andare nel deserto, ecc. ecc. Questo è il Vangelo secondo Giancarlo Gentilini (sindaco di Treviso): “Tutto a noi e se avanza qualcosa agli altri, ma non avanzerà niente”». Questo il link con la sua voce in diretta; si prepari ad ascoltare il demonio in persona:

< http://www.youtube.com/watch?v=_WCZNQJkV3E&feature=related >.


Legittimità elettorale e dignità etica

Riconoscere la legittimità del suo governo, con riserva etico-giuridica, non significa riconoscere anche la sua legittimità morale a governare il Paese perché lei non ha alcuna cultura dello Stato e delle sue Istituzioni, ma solo quella di difendere se stesso dalla Giustizia e i suoi interessi patrimoniali che sotto i suoi governi prosperano alacremente. Il conflitto di interessi pesa come un macigno sulla Nazione e la sua economia, ma lei è bravo ad imbrogliare le carte, facendolo derubricare nella coscienza della maggioranza che ne paga le conseguenze economiche e democratiche. Cornuti e mazziati dicono a Napoli.

Quando la sua maggioranza si sveglierà dall’oppio che lei ha diffuso a piene mani sarà troppo tardi e intanto il Paese paga il conto dei suoi avvocati, nominati da lei senatori, cioè stipendiati con soldi pubblici. Allo stesso modo stiamo pagando i condoni fiscali che lei si è fatto su misura sua e della sua azienda, sottraendo denaro al popolo italiano. In morale questo viene definito come doppio furto.

Da quando lei «è sceso in campo», l’Italia ha iniziato un degrado inesorabile e costante che perdura ancora oggi, codificato nel termine «berlusconismo» che è la sintesi delle maledizioni che hanno colpito l’Italia sia sul piano economico (mai l’economia è stata così disastrata come sotto i suoi governi), su quello sociale (mai si sono avuti tanti poveri, disoccupati e precari come sotto i suoi governi), e su quello civile (mai come sotto i suoi governi è sorta la categoria del «nemico» da odiare e da abbattere). Lei, infatti, usa la menzogna come verità e la calunnia come metodo, presentandosi come modello di furbizia e di utilizzatore finale di leggi immorali e antidemocratiche come tutte quelle «ad personam».

Nei confronti dell’ultima illegalità, che grida giustizia al cospetto di Dio, il decreto 733-B/2009, che segna una pietra miliare nel cammino di inciviltà e di negazione di quelle radici cristiane di cui la sua maggioranza ama fare i gargarismi, sappia che siamo cento, mille, diecimila, milioni che faremo obiezione di coscienza all’ignobile e illegale decreto, pomposamente detto «decreto sicurezza»: diventeremo tutti clandestini e sostenitori dei cittadini di altri Paesi, specialmente africani, in quanto «persone», anche se clandestini, a costo della nostra vita. Dobbiamo ubbidire alla nostra coscienza piuttosto che alle sue leggi razziali e disumane. La legge che definisce l’immigrazione come illegalità è un insulto a tutte le Carte internazioni e nazionali sui «diritti», un vulnus alla dottrina sociale della Chiesa e colloca l’Italia tra le nazioni responsabili delle stragi degli innocenti, perseguitati e titolari del diritto di asilo.


Essere «alto» ed essere »grande»

Lei non è e non sarà mai uno «statista» se sente il bisogno di fare vedere alle sue donnine i filmati che lo ritraggono tra i «grandi». Per essere «grande», non basta rialzare le suole delle scarpe, ma occorre avere una visione oltre se stesso, una visione «politica» che a lei è estranea del tutto, incapace come è di vedere oltre i suoi interessi. Per potere emergere dallo squallore in cui lei è maestro, ha profuso a piene mani il virus dell’antipolitica, il qualunquismo populista, trasformando la «polis» da luogo di convergenza di ideali e di interessi a mercato di convenienza e di sopraffazione. Lei, da esperto di vecchio pelo, ha indotto i cittadini ad evadere il fisco che in uno Stato democratico è prevalentemente un dovere civile di solidarietà e per un cristiano un obbligo di coscienza perché strumento di condivisione per servizi essenziali alla corretta e ordinata convivenza civile e sociale. Durante il suo governo le tasse sono aumentate perché incapace di porre un freno alla spesa pubblica che anzi galoppa come non si è mai visto. Non faccia confusione tra «essere alto» e «essere grande», come insegna Napoleone che lei ben volentieri scimmiotta, senza riuscire ad eguagliare l’ombra del dittatore.

Lei non può negare di essere stato piduista (tessera n. 1816) e forse di esserlo ancora, se come sembra, con il suo governo cerca di realizzare la strategia descritta nei documenti sequestrati al gran maestro Licio Gelli, a Castiglion Fibocchi (Comunicato Ansa del 17 marzo 1981 ore 12:18, da cui emerge il suo numero di tesserato; cf intervista di Licio Gelli su Repubblica.it del 28-09-2003).


La maledizione italiana

A lei nulla importa dei valori religiosi, etici e sociali, che usa come stracci a suo comodo esclusivo, senza esimere di vantarsi di essere ossequioso degli insegnamenti etici e sociali della Chiesa cattolica, di cui si è sempre servito per averne l’appoggio e il sostegno. Partecipa convinto al «Family-Day» in difesa della famiglia tradizionale, monogamica formata da maschio e femmina e poi ce lo ritroviamo con prostitute a pagamento che registrano la sua voce nel letto di Putin; oppure spogliarelliste che lei ha nominato ministre: è lecito chiedersi, in cambio di cosa? Come concilia questo suo comportamento con le sue dichiarazioni di adesione agli insegnamenti della Chiesa cattolica? La «corrispondenza d’amorosi sensi» tra lei, il Vaticano e la gerarchia cattolica è la maledizione piombata sull’Italia ed una delle cause del progressivo e costante allontanamento dalla Chiesa delle persone migliori. I prelati, come sempre nella storia, fanno gli affari loro e lei che di affari se ne intende si è lasciato usare ed ha usato senza scrupoli offrendo la sua collaborazione e cercando quella della cosiddetta «finanza cattolica» legata a doppia mandata con il Vaticano. Se volesse avere la documentazione di legga il molto istruttivo saggio di Ferruccio Pinotti e Udo Gümpel, «L’unto del Signore», BUR, Rizzoli, Milano 2009.

Gli ecclesiastici, da perfetti «uomini di mondo, hanno capito che con lei al governo potevano imporre al parlamento leggi e decreti di loro interesse, utilizzandolo quindi come braccio secolare. Per questo obiettivo, devono però rinunciare alla loro religiosità e adeguarsi alla paganità del potere che esige la contropartita. Lei, infatti, è sostenuto dall’Opus Dei, da Comunione e Liberazione e da tutte le organizzazioni e sètte cattoliche che si lasciano manovrare a piacimento con lo spauracchio dei «comunisti» e con l’odore satanico dei soldi.

Il Vaticano e i vescovi, non essendo profeti, ma esercenti gestori di una ditta pagana, non hanno saputo o voluto cogliere le conseguenze nefaste che sarebbero derivate al Paese da questo connubio incestuoso; di fatto sono caduti nella trappola che essi stessi e lei avevate preparato. L’incidente di Vittorio Feltri, da lei, tramite la famiglia, nominato direttore del suo «Il Giornale» con cui uccide sulla pubblica piazza Dino Boffo, direttore di «Avvenire» portavoce della Cei, va oltre le vostre intenzioni e come un granellino si sabbia inceppa il motore. Oppure, secondo l’altra vulgata, tutto sarebbe stato progettato da lei e Bertone per permettere a questi di mettere le mani sulla Cei e a lei di fare tacere un sussurro appena modulato di critica sui suoi comportamenti disgustosi. Senza volersi arrampicare sugli specchi forse si è verificato un combinato disposto, non nei tempi e nelle forme da voi progettato.

Il giorno 7 agosto 2009, in un colloquio riservato con il cardinale Angelo Bagnasco, lo misi in guardia: «Stia attento – gli dissi – e si prepari alla guerra d’autunno perché con la nomina di Feltri al Giornale di Berlusconi (20-07-2009), la guerra sarà totale e senza esclusione di colpi. Berlusconi non può rispondere alle domande di la Repubblica e non può andare in tv a dare spiegazioni. Può continuare a negare sulle piazze per gli allocchi, ma nemmeno lui, menzognero di professione potrebbe negare davanti a domande precise e contestazioni puntuali. Per questo non lo farà mai, tanto meno in Parlamento. Non ha che un mezzo: sguazzare nel fango facendolo schizzare su tutti e su tutto, in base al principio che se tutto è infangato, nessuno è infangato». Il cardinale mi guardò come stupito e incredulo, reputando impossibile la mia previsione. Credo che ora si morda le labbra.

Eppure credo anche che lei sia finito: per la finanza internazionale e per gli interessi di coloro che lo hanno sostenuto, Vaticano compreso, lei ora è ingombrante e impresentabile e deve essere sostituito, ma lei non cadrà indenne, farà più danni che potrà, un nuovo Sansone in miniatura. Lei sa che deve andarsene, ma sa anche che passerà alla storia non come quel «grande, immenso» presidente che è stato lei, ma come «l’utilizzatore finale di prostitute che altri pagavano per conto suo». Non c’è che dire: lei è un grande in bassezza e amoralità.


Spergiuro

Nella trappola non è caduto il popolo di Dio, formato da «cristiani adulti» che tanto dispiacciano al papa «pro tempore» Benedetto XVI: lei non potrà mai manipolarli come non potrà mai possedere le coscienze dei non credenti austeri, cultori della laicità dello Stato che lei vilipende e svende, sempre e comunque, per suo inverecondo interesse. Lei ha la presunzione ossessiva di definirsi liberale, ma non sa cosa sia il liberismo, mentre è l’ultima caricatura di promettente e decadente comunista sovietico di stampo breshnieviano, capace di usare il popolo per affermare la propria ingordigia patologica di potere. D’altronde il suo amico per la pelle non è l’ex «kgb» Vladimir Vladimirovič Putin, nella cui dacia è ospitato secondo la migliore tradizione comunista italiana?

Dal punto di vista della morale cattolica, lei è uno spergiuro perché ha giurato sulla testa dei suoi figli, senza pudore e alcuni giorni dopo il «ratto di Noemi», ha dato dello stesso fatto diverse versioni differenti, condannando se stesso e la testa dei suoi figli alla pena dello spergiuro che già Cicerone condannava con la «rovina» e l’esposizione all’umana infamia: «Periurii poena divina exitium, humana dedecus – La pena divina dello spergiuro è la rovina e l’infamia/il disprezzo degli uomini» (De legibus, II, 10, 23; cf anche De officis, III, 29, 104;in Cicerone, Opere politiche e filosofiche, a c. di Leonardo Ferrero e Nevio Zorzetti, vol. I, UTET, Torino, 1974, risp. p. 489 e p. 823). Anche il Diritto Canonico, per sua informazione, riserva allo spergiuro «una giusta pena» (CJC, can. 1368), demandata all’Autorità, in questo caso il papa, che avrebbe dovuto comminarle la pena canonica, invece di indirizzarle una lettera diplomatica per il g8 e i suoi «deferenti saluti». Non ci può essere deferenza, tanto meno papale, per un uomo che ha toccato il fondo della dignità politica e morale.

Gli ultimi fatti di Villa Certosa e Palazzo Grazioli hanno sprofondato lei (non era difficile), ma anche l’Istituto Presidenza del Consiglio in un letamaio senza precedenti. Mai l’Italia è stata derisa nel mondo intero (ormai da quattro mesi continui) a causa di un suo presidente del consiglio che, su denuncia della moglie, frequenta le minorenni e sempre per ammissione della moglie che lo frequenta da oltre trent’anni, per cui si presume lo conosca bene, è malato e come un dio d’altri tempi esige per la sua perversione, sacrifici di giovani vergini per nascondere a se stesso i problemi del tempo che inesorabilmente passa, nonostante il trucco abbondante.


Affari privati o deriva di Stato?

Lei dice di volere difendere la sua privacy, ma non c’è privacy per uno che ha portato i suoi fatti «privati» in tv attaccando indecorosamente la sua stessa moglie che ha intrapreso la strada del divorzio. Forse lei ha dimenticato che sull’immagine della sua «felice famiglia italiana» lei ha costruito se stesso e la sua fortuna politica ed economica. Lei si comporta per quello che è: uno spaccone che in piazza si vanta di tutto ciò che non ha mai fatto e poi pretende che nessuno ne parli. Se lei mette il segreto di Stato sulle sue ville, queste diventano ipso facto «affare politico» perché lei le usa anche per incontri istituzionali e quindi fanno parte dell’Istituzione della presidenza del consiglio. Lei non ha diritto alla vita privata, quando si comporta da uomo pubblico e promette carriere tv o posti in parlamento a donnine compiacenti che la sollazzano nel suo «privato». Non è lei che ha detto in una intercettazione, parlando con Saccà che «le donne più son cattoliche più son troie»? Può spiegare, di grazia, il significato di queste parole altamente religiose e rispettose delle donne e indicarci a chi si riferiva? C’entrano le due donne che siedono nel suo governo e che si vantano di essere cattoliche: la Carfagna e la Gelmini?

Lei e suoi paraninfi continuate a dire che si tratta di questioni private senza rilevanza pubblica, sapendo di mentire ancora e senza pudore. Sarebbero affari privati se Silvio Berlusconi non fosse presidente del consiglio che alle donnine che gli accompagnano anche a pagamento, non promettesse incarichi in aziende pubbliche (tv) o posti in parlamento se non addirittura al governo. Vorrei chiederle per curiosità: quali sono i meriti e le benemerenze delle ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini per essere assurte, non ancora quarantenni, a posti di rilievo nel suo governo? Perché Mara Carfagna posava nuda o la Gelmini prendeva l’abilitazione in Calabria?

Le sue ville sono ancora sotto la tutela del segreto di Stato e quindi guardate a vista da polizia, carabinieri, esercito? A spese di chi? Può ancora dire che sono residenze private? Fu lei in persona ad andare dal suo devoto suddito Bruno Vespa a rispondere pubblicamente a suo moglie, Veroni Lario, rendendo pubblici i fatti che la riguardavano e attaccando sua moglie senza alcuna pietà, facendo pubblicare dal suo «killer mediatico» le foto di sua moglie a seno nudo di quando faceva l’attrice. Non credo che lei possa dire che le sue vicende sono private perché ci riguardano tutti, come cittadini e come suoi «sovrani» costituzionali perché una cosa è certa: noi non abdicheremo mai alla nostra dignità di cittadini sovrani figli orgogliosi della nostra insuperabile Costituzione. Noi non permetteremo mai che lei diventi il «padrone» della nostra dignità.

Per lei è cominciato l’inizio della fine perché il suo declino è iniziato nel momento stesso in cui è andato nella tv di Stato compiacente e, senza contraddittorio, alla presenza del solo cerimoniere e maggiordomo fidato, ha cominciato a farfugliare bugie, contraddizioni, falsità che non hanno retto l’urto dei fatti crudi. Se lei fosse onesto, anche solo per una parte infinitesimale, dovrebbe rassegnare le dimissioni, come aveva promesso nel suddetto, compiacente recital.




Strategie convergenti

Lei può fare affari col Vaticano e chiudere nel cassetto morale e dignità, ma sappia che il Vaticano non è la Chiesa, per nostra fortuna e per sua e vostra disgrazia. Noi, uomini e donne semplici, vogliamo onorare e difendere la nostra dignità e la nostra fede, contro ogni tentativo di manipolazione e di incesto tra altare e politica. Purtroppo lei, supportato da parte della gerarchia, ha fatto scadere la «politica» da arte a servizio del bene comune a mercimonio di malaffare e a sentina maleodorante. Le istituzioni cattoliche che lo hanno appoggiato ne portano, con lei, la responsabilità morale, in base al principio giuridico della complicità.

Strana accoppiata: i difensori della moralità ufficiale, costretti a tacere per mesi di fronte a comportamenti indegni e a leggi inique, perché lautamente ricompensati o in vista della mancia promessa. Trattasi solo di un baratto di cui i responsabili dovranno rendere conto. I vescovi hanno ritrovato la parola quando si sono visti attaccare, inaspettatamente, da lei con avvertimenti di stampo mafioso (per interposta persona). La gerarchia, in genere felpata e compassata, in questo frangette è risorta come un sol uomo, arruolando anche il papa alla bisogna, ma cogliendo anche l’occasione per dare corpo alle vendette interne e regolare i conti tra ruiniani e bertoniani. Come insegna l’amabile Andreotti «la vendetta è un piatto che si gusta freddo». Strategie convergenti che hanno sprigionato il disgusto del popolo cattolico e dei cittadini che ancora pensano con la propria testa.


Ripudio

Io, Paolo Farinella, prete mi vergogno della sua presidenza, per me e la mia Nazione e, mi creda, in Italia siamo la maggioranza che non è quella elettorale, ottenuta da una «legge porcata» che ben esprime l’identità della sua maggioranza e del governo e di lei che lo presiede (o lo possiede?). Lei potrà avere il sostegno del Vaticano (uno Stato estero) e della Cei che con il loro silenzio e le loro arti diplomatiche condannano se stessi come complici di ingiustizia e di immoralità.

Per questi motivi, per quanto mi concerne in forza del mio diritto di cittadino sovrano, non voglio più essere rappresentato da lei in Italia e all’Estero, io la ripudio come politico e come presidente del consiglio: lei non può rappresentarmi né in Italia e tanto meno all’estero perché lei è la negazione evidente di tutto quello in cui credo e spero di vedere realizzato per il mio Paese. sia perché non mi rappresenta sia perché è indegno di rappresentare il buon nome dell’Italia seria, laboriosa e civile e legale che amo e per la quale lotto e impegno la mia vita. Non importa che lei abbia la maggioranza parlamentare, a me interessa molto di più che non abbia la mia coscienza

Io, Paolo Farinella, prete ripudio lei, Silvio Berlusconi, presidente pro tempore del consiglio dei ministri e tutto quello che rappresenta insieme a coloro che l’adulano, lo ingannano, lo manipolano e lo sorreggono: li/vi ripudio dal profondo del cuore. in nome della politica, dell’etica e della fede cattolica. La ripudio e prego Dio che liberi l’Italia dal flagello nefasto della sua presenza.


Genova 09 settembre 2009


Paolo Farinella, prete

domenica 6 settembre 2009

Dimissioni di Dino Boffo

Comunità cristiane di base italiane


 Comunicato


Le dimissioni di Dino Boffo, frutto di ricatti incrociati e di un ignobile e oscuro patteggiamento sulla pelle delle persone fra i vertici del potere vaticano e quelli del potere politico sono un segnale inquietante del degrado della democrazia e della laicità. Fanno intravedere, inoltre, nella Chiesa cattolica la profondità a cui è giunto il tentativo dei vertici gerarchici di svuotare la pur timida conquista di decentramento realizzata dal Concilio attraverso il rafforzamento dell’autonomia delle Conferenze episcopali. Fra il singolo vescovo, monarca nella propria diocesi, e il papa, detentore in forma personale di ogni potere su tutta la Chiesa, non deve esistere nessun altro organismo decentrato che abbia un potere reale. Questo è uno dei più fermi principi teologici di papa Ratzinger, perseguito passo dopo passo. Esso spiega molte decisioni tese a svuotare il Concilio compresa questa intromissione nell'autonomia della CEI.





Il centralismo vaticano non sempre nelle singole situazioni è più tradizionalista e fondamentalista delle diverse Conferenze episcopali. A volte può anche esprimere posizioni più aperte. Ma la struttura centralistica svuota non solo gli episcopati, ma la Chiesa tutta nelle sue espressioni, aggregazioni, articolazioni, di ogni senso di pluralismo e di ogni accenno pur timido di democrazia. La centralità del ”Popolo di Dio”, grande “rivoluzione copernicana” del Vaticano II, non esiste più.





La realtà della Chiesa che cerca di essere fedele allo spirito conciliare non può limitarsi alle lamentele. Il pluralismo evangelico si conquista anche affrontando dei rischi.





Le comunità di base traggono spinta dagli stessi fatti di questi giorni per intensificare il loro impegno concreto sia per affermare il pluralismo conciliare del Popolo di Dio nella Chiesa, in unione con i cattolici amanti del Concilio e specialmente con quelli del “disagio” che si sono incontrati a Firenze nella primavera scorsa, sia per difendere la democrazia e la Costituzione nella società in unione con gli uomini e le donne di buona volontà.


Le Comunità cristiane di base italiane

Roma 6 settembre 2009

Dimissioni di Dino Boffo

Comunità cristiane di base italiane


 Comunicato


Le dimissioni di Dino Boffo, frutto di ricatti incrociati e di un ignobile e oscuro patteggiamento sulla pelle delle persone fra i vertici del potere vaticano e quelli del potere politico sono un segnale inquietante del degrado della democrazia e della laicità. Fanno intravedere, inoltre, nella Chiesa cattolica la profondità a cui è giunto il tentativo dei vertici gerarchici di svuotare la pur timida conquista di decentramento realizzata dal Concilio attraverso il rafforzamento dell’autonomia delle Conferenze episcopali. Fra il singolo vescovo, monarca nella propria diocesi, e il papa, detentore in forma personale di ogni potere su tutta la Chiesa, non deve esistere nessun altro organismo decentrato che abbia un potere reale. Questo è uno dei più fermi principi teologici di papa Ratzinger, perseguito passo dopo passo. Esso spiega molte decisioni tese a svuotare il Concilio compresa questa intromissione nell'autonomia della CEI.





Il centralismo vaticano non sempre nelle singole situazioni è più tradizionalista e fondamentalista delle diverse Conferenze episcopali. A volte può anche esprimere posizioni più aperte. Ma la struttura centralistica svuota non solo gli episcopati, ma la Chiesa tutta nelle sue espressioni, aggregazioni, articolazioni, di ogni senso di pluralismo e di ogni accenno pur timido di democrazia. La centralità del ”Popolo di Dio”, grande “rivoluzione copernicana” del Vaticano II, non esiste più.





La realtà della Chiesa che cerca di essere fedele allo spirito conciliare non può limitarsi alle lamentele. Il pluralismo evangelico si conquista anche affrontando dei rischi.





Le comunità di base traggono spinta dagli stessi fatti di questi giorni per intensificare il loro impegno concreto sia per affermare il pluralismo conciliare del Popolo di Dio nella Chiesa, in unione con i cattolici amanti del Concilio e specialmente con quelli del “disagio” che si sono incontrati a Firenze nella primavera scorsa, sia per difendere la democrazia e la Costituzione nella società in unione con gli uomini e le donne di buona volontà.


Le Comunità cristiane di base italiane

Roma 6 settembre 2009

mercoledì 2 settembre 2009

Eutanasia

L’EUTANASIA É COMPATIBILE CON LA RELIGIONE  - DI CRISTINA CASTRO


da: “El País” di giovedì 13 agosto 2009 – traduzione per LiberaUscita di Alberto Bonfiglioli


Il gesuita e professore di etica dell’Università gesuitica Sophia (di Tokio), Juan Masiá, ha affermato oggi che “la difesa dell’autonomia e il rispetto della dignità dell’individuo  in una prospettiva religiosa è compatibile con la depenalizzazione dell’eutanasia". Facendo riferimento al dibattito sull’aborto e la morte degna, considera incomprensibile la contrapposizione di gruppi "pro-vita o anti-vita", tipica del nostro paese (Spagna).


Il gesuita, che ha criticato l’influenza delle “ideologie  politiche e religiose” nel dibattito pubblico, ha rilasciato le sopracitate affermazioni all’Università Internazionale Menéndez y Pelayo di Santander (Spagna) dove si trova per il corso “Eutanasia e suicidio assistito. Un diritto del secolo XXI”, diretto dal dott. Luis Montes.


La docente di filosofia morale e politica, Margarita Boladeras e il presidente dell’Associazione Europa Laica, Francisco Delgado, hanno concordato sulla necessità di affrontare il dibattito sulla morte con dignità da tutti i punti di vista. Tutti e due hanno sottolineato  la necessità di una regolamentazione che tenga conto anche delle  "disuguaglianze territoriali": "La situazione nelle grandi città è accettabile, ma nelle zone rurali spesso non lo é, non solo per la scarsità di mezzi palliativi, ma per l’attenzione sanitaria in generale”.


Masiá, espulso dalla sua cattedra all’Università Pontificia di Comillas (Spagna) nel 2006 per le sue dichiarazioni in difesa dell’uso del preservativo, ha affermato che la Chiesa cattolica in Spagna è in una situazione "francamente anomala ed a marcia indietro rispetto al Concilio Vaticano II". A suo giudizio le imposizioni a politici e parlamentari credenti su ciò che devono votare non sono accettabili, perché "non é cristiano imporre ciò che si debba pensare”.


Sui simboli religiosi in luoghi pubblici, Masià ha detto che nell’Università gesuitica privata  dove lavora in Giappone, "mai ci salterebbe in mente di mettere un crocefisso”.


 


Commento. Come afferma Masià, professore gesuita, la Chiesa cattolica pratica (da quando è morto Giovanni XXIII) "la marcia indietro rispetto al Concilio Vaticano II", ma non soltanto in Spagna. La differenza con l'Italia deriva soltanto dal fatto che la maggioranza dei nostri uomini politici, per ottenere l'appoggio delle 26.000 parrocchie, fanno a gara nell'obbedire alle "imposizioni" della Chiesa. Magari con la scusa della "obiezione di coscienza", come se ciò li giustificasse, moralmente ed eticamente, di privare gli altri della loro autonomia a decidere. 


Cordiali saluti


Giampietro Sestini    (Libera uscita)

Eutanasia

L’EUTANASIA É COMPATIBILE CON LA RELIGIONE  - DI CRISTINA CASTRO


da: “El País” di giovedì 13 agosto 2009 – traduzione per LiberaUscita di Alberto Bonfiglioli


Il gesuita e professore di etica dell’Università gesuitica Sophia (di Tokio), Juan Masiá, ha affermato oggi che “la difesa dell’autonomia e il rispetto della dignità dell’individuo  in una prospettiva religiosa è compatibile con la depenalizzazione dell’eutanasia". Facendo riferimento al dibattito sull’aborto e la morte degna, considera incomprensibile la contrapposizione di gruppi "pro-vita o anti-vita", tipica del nostro paese (Spagna).


Il gesuita, che ha criticato l’influenza delle “ideologie  politiche e religiose” nel dibattito pubblico, ha rilasciato le sopracitate affermazioni all’Università Internazionale Menéndez y Pelayo di Santander (Spagna) dove si trova per il corso “Eutanasia e suicidio assistito. Un diritto del secolo XXI”, diretto dal dott. Luis Montes.


La docente di filosofia morale e politica, Margarita Boladeras e il presidente dell’Associazione Europa Laica, Francisco Delgado, hanno concordato sulla necessità di affrontare il dibattito sulla morte con dignità da tutti i punti di vista. Tutti e due hanno sottolineato  la necessità di una regolamentazione che tenga conto anche delle  "disuguaglianze territoriali": "La situazione nelle grandi città è accettabile, ma nelle zone rurali spesso non lo é, non solo per la scarsità di mezzi palliativi, ma per l’attenzione sanitaria in generale”.


Masiá, espulso dalla sua cattedra all’Università Pontificia di Comillas (Spagna) nel 2006 per le sue dichiarazioni in difesa dell’uso del preservativo, ha affermato che la Chiesa cattolica in Spagna è in una situazione "francamente anomala ed a marcia indietro rispetto al Concilio Vaticano II". A suo giudizio le imposizioni a politici e parlamentari credenti su ciò che devono votare non sono accettabili, perché "non é cristiano imporre ciò che si debba pensare”.


Sui simboli religiosi in luoghi pubblici, Masià ha detto che nell’Università gesuitica privata  dove lavora in Giappone, "mai ci salterebbe in mente di mettere un crocefisso”.


 


Commento. Come afferma Masià, professore gesuita, la Chiesa cattolica pratica (da quando è morto Giovanni XXIII) "la marcia indietro rispetto al Concilio Vaticano II", ma non soltanto in Spagna. La differenza con l'Italia deriva soltanto dal fatto che la maggioranza dei nostri uomini politici, per ottenere l'appoggio delle 26.000 parrocchie, fanno a gara nell'obbedire alle "imposizioni" della Chiesa. Magari con la scusa della "obiezione di coscienza", come se ciò li giustificasse, moralmente ed eticamente, di privare gli altri della loro autonomia a decidere. 


Cordiali saluti


Giampietro Sestini    (Libera uscita)

martedì 1 settembre 2009

Micromega

 


Caso Englaro, testamento biologico e assalto alla Costituzione



A chi appartiene la tua vita, a te o a Ratzinger?





Don Gallo: no a crociate integraliste

L'appello di Marino: legge da rifare

Sondaggio: 3 su 4 per la libera scelta

Fine-vita, il coma dell'anima di Barbara Spinelli


L'arcivescovo Casale (agli antipodi del card. Bagnasco): Eluana ci parla ancora


Dalla parte di mons. Casale di Beppe Del Colle

Paolo Prodi: adesione completa alle parole di mons. Casale

don Enzo Mazzi a mons. Betori: Sì al dissenso, no al disprezzo

Appello ai parlamentari di 18 primari: obiezione di coscienza contro il ddl Calabrò

Veronesi: legge incostituzionale, legittima l'obiezione di coscienza

41 preti per la libertà sul fine-vita

L'errore di lasciare "libertà di coscienza" ai parlamentari di Roberta De Monticelli

La Conferenza Episcopale tedesca approva eutanasia passiva e eutanasia indiretta

La presentazione dell'Associazione "Per Eluana" (VIDEO)


La Chiesa cattolica si spacca sulla bioetica

Due paesi e due misure di M. Ingenmey

La Chiesa contraddice se stessa di don R. Garofalo

 "Io, sacerdote, che da anni assisto mio padre, vi dico..."

Nè buona nè cattiva, la natura è indifferente di M. Mori

Due teologi ancora contro Englaro / Il cardinale Barragán non è un pedofilo di P. Flores d'Arcais

Piazza Farnese, i video degli interventi

21 febbraio: "Sì alla vita, no alla tortura di stato": l'appello e le adesioni


Bio-testamento: il caso Dorina Bianchi di Furio Colombo

Marino: Una legge che cancella la libertà di scelta

Come il fine vita è regolamentato nel mondo

Appello per la libertà di cura, 250 mila adesioni

Veronesi, Camilleri, Rodotà, Flores d'Arcais: Lettera aperta all'on. Franceschini

Englaro/Barragán/Marino/Rodotà: chi decide sulla propria vita?

La lettera di Welby a Napolitano

L’eutanasia di Papa Wojtyla che la Chiesa vuole nascondere di Lina Pavanelli

La dolce morte di Wojtyla di Lina Pavanelli


Bonino Sospendere dibattito, basta manipolazione

Comunità cristiane Appello ai senatori: rispettate libertà

Pellizzetti Berlusconi e il Vaticano, chi strumentalizza chi

La chiesa censura la chiesa


Englaro Questa legge è una barbarie

L'appello di 150 medici Legge antiscientifica e antideontologica

Federazione cure palliative Ddl aggraverebbe sofferenze dei malati

L'appello ai parlamentari di Luciano Orsi, esperto di cure palliative

I medici dei malati terminali Fermate la legge

Marinari, esperto di cure palliative Una legge contro i malati

I giuristi Legge del governo sul fine vita viola i diritti umani

Le Comunità cristiane contro Bagnasco

Marino Legge inutile e aberrante / Se passa sarà referendum

Rodotà Un ddl che cancella il testamento biologico

Il testo del disegno di legge

Le Comunità cristiane contro Bagnasco

COLOMBO Piazza Farnese, appello di libertà

MARINO Perchè è una legge inutile e aberrante

RODOTA' Un ddl che cancella il testamento biologico

CAMILLERI Verso una nuova legge porcata

FLORES D'ARCAIS L'Italia khomeinista di Berlusconi

DON GAROFALO La morte di Eluana tra retorica e speculazione

MARAINI I principi astratti nemici della verità

DON FARINELLA Eluana è morta, Eluana ora vive

LIBERA USCITA La volontà di Euana e il primato della legalità

GIULIETTI Perdonali perchè non sanno quello che dicono

DE MONTICELLI Lettera aperta ai parlamentari del Pd

PERAZZOLI La libertà di coscienza e il caso d’eccezione

TRAVAGLIO Adesso, per favore, basta dialogo

PARDI Cesarismo intollerabile

M. WELBY Il governo mina lo stato di diritto

BARBACETTO Prove tecniche di golpe

COMUNITA' CRISTIANE DI BASE Accanimento senza limiti

GIULIETTI Verso una repubblica presidenziale a reti unificate

D'ORSI Pietà l’è morta

FLORES D'ARCAIS Un golpe morale e istituzionale

DON FARINELLA Eluana, cavallo di Troia dell’osceno potere

PELLIZZETTI Berlusconi e clero, barbarie di dominio

GIULIETTI Fermare l'assalto alla Costituzione

CHIESA VALDESE Rispettare le sentenze

PARDI Il governo umilia il Parlamento

RODOTÀ Verso legge anticostituzionale

HACK Su Eluana accanimento fondamentalista

VATTIMO La pazzia finale della Chiesa

DOM FRANZONI Non più vita ma tortura

DON BARBERO Una Chiesa disumana

PELLIZZETTI Orrore e commozione

MARINO Fine vita, rispettare la Costituzione

DON MAZZI Gerarchie prigioniere del dominio del sacro

NOI SIAMO CHIESA Dov'è lo spirito evangelico?

SCIUTO Vorrei vivere in un paese civile

DON GAROFALO Il diritto alla vita e il diritto alla morte



FORUM Dì la tua



SONDAGGIO Chi ha il diritto di decidere sulla tua vita?










Silvio Berlusconi ha vissuto ieri una delle giornate più nere della sua vita politica (e non)... Leggi tutto







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Travaglio - Passaparola


24 agosto 2009 - Verità di Stato e verità di mafia





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