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venerdì 22 ottobre 2010

La frontiera della memoria



E’ la frontiera della memoria l'unica forma di resistenza rimasta capace di contrastare il sistema di dominio della globalizzazione liberista? Di questo si parlerà anche in senso pratico nell’incontro alle baracche dell’Isolotto, via degli Aceri 1 Firenze, domenica prossima 24 ottobre 2010 ore 10,30, introdotto da Paola Ricciardi e Enzo Mazzi.




Spunti:


Alla soglia dell'età planetaria il soggetto umano è chiamato a dilatare se stesso soprattutto attraverso i sentieri della memoria...(E. Balducci, L'uomo planetario, ECP, 1990).


La frontiera della memoria sembra essere rimasta l'unica forma di resistenza capace di contrastare il liberismo selvaggio, che costituisce un sistema di dominio globale apparentemente invincibile sebbene in crisi. Perché la memoria fonda l'identità popolare dell'umanesimo sociale e finché vive tale identità il liberismo è insicuro. E’ per questo che la strategia liberista ha un’ossessiva paura della memoria sociale: la gente deve dimenticare il suo passato sociale e ripartire da zero senz'altro ideale e identità che la religione del danaro. Ha bisogno infatti di produttori\consumatori senza identità sociale. Sono da seppellire le aspirazioni condivise di una vita felice per tutti senza confini, il senso di compiutezza umana provato nel lottare insieme per la giustizia, lo stupore sempre rinnovato nello scoprire che il proprio vissuto sociale ha una diffusione planetaria, la consapevolezza della consonanza profonda e dell'intreccio con le grandi esperienze storiche dell'umanesimo sociale di tutti i tempi e specialmente l'esperienza generativa del Vangelo, la constatazione che la fatica e il sangue versato sono seme e nutrimento, la speranza contro ogni speranza, l'esperienza che il pane condiviso è pane moltiplicato e fonte di vita per tutti. L'evoluzione liberista esige che la memoria di tutto questo sia annullata. Se ciò accadesse, sarebbe il disastro totale. Perché il pianeta non è in grado di reggere la guerra liberista di tutti contro tutti, né sul piano economico né ecologico né psicologico-sociale. Per questo è importante per noi valorizzare e difendere la memoria, spogliarla dalla ritualità, attualizzarla. E’ uno dei compiti più urgenti di chi vede un futuro per l'umanesimo sociale, per la solidarietà planetaria, per la società dei diritti di tutti/e a partire dai diritti sociali, per l’etica comunitaria oltre i confini, per un cristianesimo fedele al Vangelo. La Resistenza della memoria non è un optional ma un dovere primario.


 


Riteniamo di trovarci sulla stessa lunghezza d’onda dello storico statunitense Howard Zinn: "Se la storia ha da essere creativa in modo da anticipare un possibile futuro senza negare il passato, essa dovrebbe, credo, mettere in evidenza nuove possibilità mettendo in luce quegli episodi del passato che sono stati tenuti nascosti, quando, anche se in brevi sprazzi, la gente dimostrò la sua capacità di resistere, di mettersi insieme, e qualche volta di saper vincere. Io suppongo, o forse solo spero, che il nostro futuro può essere trovato nei fuggevoli momenti di sofferenza solidale del nostro passato piuttosto che nei suoi ininterrotti secoli di guerre" - da A power governments cannot suppress, City Lights Ed. S.Francisco 2007 pp.11-12.


Howard Zinn (Brooklyn, 24 agosto 1922 – Santa Monica, 27 gennaio 2010), impegnato nel movimento per i diritti civili e nell’opposizione alla guerra del Vietnam, è celebre per aver scritto Storia del popolo americano dal 1492 a oggi, (pubblicato in italiano dal Saggiatore, 2005) nel quale racconta la storia degli Stati Uniti d'America partendo non dai "grandi" eventi, dai presidenti o dalla classe dirigente, ma dalle persone escluse dalla storia ufficiale, ovvero i poveri, i nativi americani, gli schiavi di colore, le donne.


Chi ha a cuore una società solidale, chi lotta contro la nuova religione del liberismo globale, non può dispensarsi dal contribuire a tener viva la memoria di ogni frammento del processo storico dell’umanesimo sociale. Tutto questo vale anche per quel frammento che sono le comunità di base e le loro singole esperienze di creatività, di repressione subita, di speranza attuale.


Che fare, noi qui ora?


 


                                                        La Comunità dell'Isolotto

Meditate gente, meditate

      NOI SIAMO CHIESA

   Via N. Benino 3   00122 Roma

    Via Bagutta 12 20121 Milano

Tel. 3331309765 --+39-022664753

           E-mail vi.bel@iol.it                                        COMUNICATO STAMPA

 

Nuovo Concistoro : tutto si accentra a Roma e non c’è spazio per il pluralismo presente nella Chiesa

            L’analisi dell’elenco dei nuovi cardinali suscita una prima sorpresa: il numero dei curiali. Essi sono ben dieci su venti aventi diritto al voto in Conclave; tra di loro l’unico che spicca, per personalità e credibilità al di fuori dell’apparato vaticano, è quello di Gianfranco Ravasi, noto biblista e uomo dalla vasta cultura. Altre scelte servono soprattutto a enfatizzare gli orientamenti teologici e pastorali di Benedetto XVI. Infatti, che senso diverso potrebbe avere la nomina di due oltre ultraottantenni come Walter Brandmüller, noto sostenitore del “continuismo” del Concilio Vaticano II nella storia della Chiesa (in polemica diretta con la scuola di Bologna di Alberigo) e di Elio Sgreccia, il sostenitore delle posizioni più oltranziste in materia di bioetica?  e che senso ha la nomina dell’Ordinario militare spagnolo emerito, pure oltre ultraottantenne ?.

            Mons. Albert M. Ranijth invece, nuovo cardinale di Colombo (Sri Lanka) è stato segretario della Congregazione per il Clero ed è stato uno dei maggiori protagonisti della apertura ai lefebvriani e quindi della “controriforma” liturgica di Ratzinger. Due nuovi cardinali, quello di Quito e quello di Lusaka sono già arcivescovi emeriti delle rispettive diocesi. Che senso ha nominarli?

            Alcune nomine in diocesi importanti nel mondo erano invece attese e fanno parte della routine ecclesiastica. Però non si capisce perché la più grande nazione cattolica del mondo, il Brasile, abbia avuto la nomina di un solo cardinale, Raymundo Damasceno, ostile alla teologia della liberazione, e non siano stati nominati gli arcivescovi di Rio e di Brasilia. E perché non ha avuto, secondo tradizione,  la porpora il segretario generale del Sinodo Nicola Eterovic ? E’ forse stato un segnale di scarso interesse per il sinodo dei vescovi, che, per quanto del tutto insufficiente, è l’unico organo di consultazione ora esistente?

            Complessivamente il prossimo concistoro da segnali negativi soprattutto per quanto riguarda l’ulteriore accentramento del governo della Chiesa nella Curia e per quanto riguarda l’ulteriore conferma, se ce ne fosse stato il bisogno, delle posizioni del pontificato. Esse non aiutano la Chiesa cattolica ad affrontare positivamente i problemi che essa ha nel rapporto con la modernità, nei rapporti ecumenici e per quanto riguarda una prassi pastorale, gestita in modo comunitario, attenta ai gravi problemi della povertà, del rapporto tra Nord e Sud del mondo, e della giustizia fondata sulla pace.

 

                                                                                              NOI SIAMO CHIESA  

Roma, 21 ottobre 2010

giovedì 21 ottobre 2010

Il funerale civile


DENTRO L’URNE CONFORTATE DI PIANTO‏…  DI MICHELE SANGINETO

Di Michele Sangineto da Cosenza pubblicato sul ”Quotidiano della Calabria” in data 18 ottobre con il titolo “Anche da noi sale del commiato per gli atei”. A seguito di tale articolo, Michele è stato contattato dal  Sindaco di Cosenza il quale lo ha informato che provvederà ad adibire a sala del commiato uno dei locali della nuova porzione del cimitero della città. Il Sindaco si è dichiarato, altresì, disponibile ad una iniziativa pubblica in occasione dell'inaugurazione della predetta sala.

Quando, ormai diciotto anni or sono, morì mio padre Isolo, ci trovammo, mi trovai a dover risolvere il problema, fra gli altri, di come rendergli l’estremo saluto. Mio padre - era stato segretario provinciale del PCI negli ultimi, convulsi mesi del 1943 e, dopo una carriera in banca, uno dei fondatori e il presidente dell’Istituto calabrese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea (ICSAIC) - era ateo e, quindi, occorreva organizzare, secondo le sue volontà, un funerale non religioso. Non avendo, mio padre, mai ricoperto cariche nelle Istituzioni ed essendo il PCI già trasformatosi in PDS, non restò che inventarmi una cerimonia che ebbe luogo davanti alla cappella di famiglia, nel corso della quale fecero le orazioni gli scomparsi, e rimpianti, Mimmo Garofalo, senatore del PCI e del PDS, e Tobia Cornacchioli, direttore dell’ ICSAIC.

Faceva caldo, era il primo settembre, e i convenuti, amici, parenti e compagni, sia per le temperature che per la novità faticavano a capire, un po’ impacciati, come comportarsi, per la verità non lo sapevo nemmeno io. Sotto un sole cocente feci sistemare la bara accanto alla cappella e chiesi a Mimmo e a Tobia di parlare di papà, al suo fianco, alla piccola folla che si stringeva nell’angusto spazio che si trova, fra una cappella e l’altra, nella parte più antica del cimitero di San Lucido. Si svolse tutto in maniera semplice e, dopo le orazioni, tutti vennero a salutarci e a me non restò che far sistemare la salma nella cappella. Ero riuscito a celebrare, con la dignità e l’amore che meritava, il funerale di un ateo, ma non ero, non sono, soddisfatto.

Avrei preferito avere a disposizione, come in alcune città italiane e in molte città europee e statunitensi, un luogo dove portare la bara prima di seppellirla. Un luogo acconcio nel quale fare la veglia funebre, nel quale ricordare con parole, con la lettura di brani, con musica, con immagini la vita di mio padre e manifestargli affetto dando l’avvio a quel dialogo che può e deve stabilirsi fra i vivi e i morti.  Un dialogo che si fonda sulla memoria di chi ci ha lasciato per sempre e che si alimenta del ricordo della sua vita, dei suoi affetti, delle sue preferenze, delle sue idee, del segno da lui impresso su questa terra.

L’ateismo non implica la rinuncia al culto dei morti e della loro memoria, anzi è per me, mi si creda, una cura costante ricordare quelli che non ci sono più, anche a coloro che non li hanno conosciuti, perché sono certo che essi - mio padre, mio nonno Battista - continueranno a vivere finché ci sarà qualcuno che avrà memoria di loro, di una loro azione, di un loro pensiero, di un loro tratto caratteriale, di un loro sorriso.

Per un archeologo, quale io sono, è persino ovvio sostenere che in tutte le società il rito funebre rappresenta una delle espressioni più importanti di identità sociale, un rito che contiene e veicola una grande quantità di significati e di significanti. L’appartenenza culturale, sociale, religiosa è, come negli altri momenti fondamentali della vita di un individuo, fortemente rappresentata nella liturgia funeraria. Gli uomini hanno sempre sentito l’esigenza di trascendere la morte, hanno sempre avuto bisogno di celebrare con la massima partecipazione possibile i riti funebri insieme alla famiglia ed al gruppo sociale d’appartenenza, soprattutto per poter elaborare il lutto, per alleviare, condividendolo con altri, il dolore personale della perdita dei propri cari.

Fino al XVII secolo - fino a quando, cioè, alcuni esponenti dell’illuminismo francese pretesero che le loro esequie fossero celebrate in maniera non religiosa - non vi era altra possibilità che farsi seppellire, in ogni cultura e sotto ogni latitudine, con il conforto di un rito religioso, fosse esso pagano, cattolico, islamico, indù, animista “et cetera”. Solo la rivoluzione francese condusse alle prime normative che prevedevano la possibilità e il luogo per funerali civili. Nell’Ottocento, infatti, molti personaggi famosi cominciarono a “difendersi” dagli interessi clericali sul proprio trapasso, come Victor Hugo che fece sorvegliare la propria stanza da persone fidate e Giuseppe Garibaldi che lasciò in proposito un testamento, più volte citatomi da mio padre che si disse, però, sicuro di non doverne scrivere uno simile perché confidava che avrei eseguito le sue volontà. Così come io confido in mia moglie.

Il funerale civile è, ormai, una cerimonia accettata e, in Europa e negli Stati Uniti, sostenuta con la costruzione di sale e luoghi per la veglia e la commemorazione dei defunti areligiosi. In Italia non c’è quasi nulla di tutto ciò, solo alcune città – Treviso,Venezia, Pesaro, Bologna - si sono distinte per la loro sensibilità nei confronti di questo tema allestendo, o mettendo in cantiere, un luogo idoneo per lo svolgimento di un rito funebre laico.

Propongo che anche in Calabria vengano individuati alcuni luoghi da adibire a “Sala del commiato” spaziose, ben arredate e decorate, attrezzate per render più civile e umanamente più sopportabile la perdita di un caro non religioso. A Cosenza, per esempio, si potrebbe destinare e adeguare, già da subito, uno dei tanti immobili che il Comune possiede, mentre, nel contempo, si potrebbe indire un concorso di idee per il progetto di un edificio da costruire in quell’area, quasi sempre deplorevolmente abbandonata, del Vallone di Rovito nella quale furono fucilati i fratelli Bandiera e Niccolò Ricciotti. In tal modo questa area sarebbe riconquistata per sempre alla città divenendo un luogo della memoria di eroiche virtù e un luogo della memoria laica e civile di esseri umani che, in vita, non erano religiosi.

Sono certo che i sindaci calabresi sapranno trovare un modo per soddisfare questo civile desiderio che ho sentito vivo parlando con tanta gente che, anche di questo sono sicuro, vorrà farsi sentire per manifestare consenso a questa proposta.

Michele Sangineto


 


sabato 16 ottobre 2010

La moschea a Firenze fra diritto e xenofobia

 



(progetto moschea di Colle Val d'Elsa)


Domenica 17 0tt0bre 2010 -  Assemblea domenicale della Comunità dell’Isolotto

(condotta da Antonietta, Lucia, Paola)

Incontro con Elzir Izzedinimam della Comunità islamica di Firenze

Maria nel Corano   Sura 19:

17…..Noi le inviammo il nostro Spirito, che le apparve in tutto simile ad un uomo.

18. Essa disse:"Mi protegga da te il Misericordioso, se di Dio non sei timoroso!".

19. Rispose: "Altro non sono che un messaggero del tuo Signore, per donarti un fanciullo puro".

20. Essa disse: "Come avrò un figlio, se nessun uomo mi ha toccata, né sono una donna dissoluta?"

21. Egli rispose: "Così vuole il tuo Signore, che dice: Questa è cosa facile per me. Faremo inoltre di lui un segno per gli uomini, un atto della nostra clemenza. E’ una cosa decretata!"


2. Essa lo concepì e si appartò in una località lontana.

23. I dolori del parto la costrinsero a rifugiarsi presso il tronco di una palma, ove esclamò: "Fossi morta prima che avvenisse, e fossi del tutto dimenticata!".

24. Da sotto le pervenne una voce: "Non rattristarti, il tuo Signore ha posto ai tuoi piedi un ruscello.

25. Scuoti verso di te il tronco della palma, che farà cadere su di te datteri maturi.

26. Mangiane, bevi e consolati. Qualora vedessi qualche uomo, digli: "Ho votato al Misericordioso di digiunare e non parlerò oggi con alcun uomo".




Un canto del mistico musulmano Yunus Emré



 Voglio chiamarti sulle montagne, in mezzo alle rocce,

insieme al canto degli uccelli nei luoghi abitati.

Voglio gridare il tuo Nome nel profondo del mare,

insieme ai pesci,  nelle silenziose pianure con le gazzelle.

Voglio gridare il tuo Nome, come l'innamorato che delira chiamando l'amata.

Voglio gridare il tuo Nome nei cieli, insieme a Gesù, sul monte Sinai vicino a Mosè, accanto a Giobbe lo sventurato, a Giacobbe piangente, a Maometto tuo amico.

Voglio ripetere il tuo Nome quando ti ringrazio e glorifìco, quando ripeto i tuoi attributi del brano dell'unità.

Ebbro, piedi e testa nudi, voglio gridare il tuo Nome.

Voglio gridare il tuo Nome nelle lingue degli uomini, con le colombe che tubano,  nel canto dell'usignolo, nell'invocazione di chi ti ama e t'invoca, voglio gridarti: mio Dio!  

                                  

Nota


Yunus Emré

(XIV sec.). Fu il primo poeta che scrisse in turco. Fu anche musico e derviscio; visse per anni in convento, che poi lasciò per viaggiare a lungo nel mondo musulmano. Nelle sue opere descrisse la gioia della sua anima che sente la presenza di Dio in tutte le cose.




Riferimenti giuridici



La costituzione italiana all'articolo 3 recita:

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".



E per cittadini si intendono anche quelli stranieri che si trovano nel nostro Paese:

Ogni comportamento che, direttamente o indirettamente, comporti una distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata sulla razza, il colore, l'ascendenza, l'origine o la convinzione religiosa è considerato dalla legge italiana discriminatorio(art.42 del d.lgs. 286/98). Si tratta di un comportamento illegittimo anche se non è intenzionale, perché comunque distrugge o compromette il riconoscimento, il godimento o l'esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Vista la gravità di tale fenomeno, la legge prevede delle pene molto dure, per i colpevoli.




Scheda informativa:

Moschea di Colle val d’Elsa, la sentenza del Consiglio di Stato legittima l’iter amministrativo seguito dal Comune

20-03-2009 MOSCHEA COLLE DI VAL D’ELSA | “La sentenza del Consiglio di Stato contro il ricorso presentato dal Comitato “Giù le mani al parco” non si limita all’inammissibilità per decorrenza dei termini, ma legittima l’iter amministrativo seguito dal Comune per individuare la destinazione dell’area di San Lazzaro e assegnare il terreno alla comunità islamica”. Inizia così la nota dell’amministrazione comunale colligiana sull’articolata sentenza ricevuta nei giorni scorsi che analizza e respinge le presunte violazioni segnalate dal Comitato nel ricorso.

Il ricorso chiedeva l’annullamento delle delibere: numero 52 del 27 marzo 2001, che avviava il percorso per individuare un’area sulla quale far sorgere il centro culturale islamico; numero 30 del 18 aprile 2003, che approvava la parte del regolamento urbanistico in cui si destinava una porzione dell’area nella zona de La Badia a servizi religiosi e culturali, sociali e ricreativi; numero 111 del 30 dicembre 2003, che concedeva il terreno in località San Lazzaro alla Comunità dei musulmani.

La sentenza, in modo ampio e completo, recita che “La censura è inammissibile in mancanza di una richiesta concorrenziale avanzata dai ricorrenti e non accolta per inadempienza della superficie residua dopo la concessione alla Comunità islamica. E’, parimenti, inammissibile la censura di eccesso di potere per difetto di motivazione, considerata la mancata dimostrazione di progetti alternativi, e quella per mancanza di motivazione per carenza di interesse, non essendo stata dimostrata la lesione dell’interesse di altre confessioni religiose a seguito dell’accoglimento della richiesta della Comunità islamica”. “E’ ancora inammissibile – continua la sentenza – la censura sulla differenza tra moschea e centro culturale islamico appare inammissibile per difetto di interesse, considerato che la moschea che i ricorrenti ammettono poteva essere allocata nella zona in questione. In ogni caso, considerata la destinazione dell’area a servizi religiosi e culturali, sociali e ricreativi, tanto l’edificio religioso quanto quello culturale poteva trovare allocazione nella zona concessa alla Comunità”.

Il cantiere è fermo da oltre un mese e della moschea con minareto e cupola c’è soltanto uno scheletro in cemento armato. Succede a Colle Val d’Elsa, in provincia di Siena, dove la comunità dei musulmani (circa duecento i residenti) ha finito i soldi per costruire il tanto discusso centro islamico.

A fermare gli operai è stato lo stesso direttore dei lavori: «Ho deciso io di bloccare il cantiere sia per esigenze progettuali sia per fare il punto economico», ha spiegato l’ingegnere fiorentino, Aurelio Fischetti. Non sono bastati dunque i trecentomila euro stanziati dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena per la realizzazione del progetto e la colletta del venerdì praticata all’interno della comunità islamica non è sufficiente a far fronte alle spese nemmeno per concludere la prima parte dell’opera. Poi si dovrebbe passare alla costruzione della cupola, del minareto e del giardino con la fontana: il costo complessivo dell’opera è stimato in oltre un milione di euro. Al momento però gli obiettivi sono ben diversi: «Andare avanti a lotti, passo per passo», fanno sapere dalla comunità islamica. E a conferma delle difficoltà economiche in cui versa l’associazione dei musulmani di Siena e Provincia c’è anche l’ingiunzione di pagamento intimata dal Comune di Colle Val d’Elsa per il mancato saldo del diritto di superficie dell’area dove sta sorgendo la moschea. Nessun pagamento dal novembre 2005, quando fu stipulato l’accordo tra il Comune e la comunità dei musulmani che prevedeva la cessione del diritto di superficie per 99 anni a circa undicimila euro all’anno. Il sindaco Paolo Brogioni (Pd) ha teso una mano ai musulmani dicendosi pronto a rivedere la norma dell’accordo definita «discriminatoria» rispetto ad altre Onlus del territorio. In poche parole, pur senza intervenire direttamente, il Comune cercherà di alleggerire i conti della comunità ma su questo punto tornano a farsi sentire i cittadini del comitato anti-moschea: «Non è vero che non sono stati dati soldi ai musulmani - spiega il consigliere comunale Leonardo Fiore -, l’associazione non ha pagato la concessione edilizia: ha speso solo cento euro per i diritti di segreteria invece che le migliaia di euro di un normale cittadino. E poi nel 2001 lo studio di fattibilità, costato undici milioni di vecchie lire, fu pagato dal Comune». Non solo, «l’amministrazione comunale è in difficoltà finanziaria eppure rinuncia a soldi che gli spettano per il diritto di superficie. Così non va bene e poi - conclude Fiore - l’avevamo sempre detto che il progetto era spropositato rispetto alla comunità islamica residente a Colle». E contro la moschea sono stati presentati anche numerosi esposti alla magistratura. Il comitato dei cittadini per presunti abusi edilizi e la Lega Nord di Siena per chiedere di verificare come siano stati spesi i soldi erogati dalla Fondazione Monte dei Paschi. Una battaglia rilanciata lo scorso 24 novembre anche da Magdi Allam, a Colle Val d’Elsa per presentare il suo ultimo libro, che aveva messo in guardia sui legami tra la comunità islamica di Colle Val d’Elsa e l’Ucoii e criticato l’amministrazione locale: «È inammissibile che i cittadini non siano stati coinvolti». Insomma, dal momento in cui il Comune di Colle Val d’Elsa stanziò circa un miliardo e mezzo di lire per ampliare il già esistente Centro islamico (composto da appena tre stanze) ad oggi, il braccio di ferro sulla moschea non si è mai placato. Tre anni fa la richiesta di referendum, quando la moschea era ancora un progetto sulla carta, fu infatti bocciata. A intervenire fu anche Oriana Fallaci: in un’intervista al settimanale New Yorker, indignata di fronte al progetto, la giornalista e scrittrice promise: «Prenderò gli esplosivi e la farò saltare in aria». Andrea Marrucci Il giornale, sabato 29 dicembre 2007

lunedì 11 ottobre 2010

Munito dei conforti religiosi


Conforto religioso
 



Settantasette assunti a tempo indeterminato dalle Asl di tutta la Toscana, scelti dai vescovi cattolici e pagati con i soldi pubblici, per una spesa complessiva di 2.150.000 euro l’anno, tra stipendi e oneri accessori, più "108 mila euro per la pensione integrativa di 10 suore delle oblate", come recita lo schema realizzato dalla Giunta Regionale Toscana stessa, fornendo i dati richiesti tramite interrogazione dal Consigliere Regionale Mauro Romanelli (FdS/Verdi). E proprio oggi, il gruppo FdS/ Verdi, con la Capogruppo Monica Sgherri e Mauro Romanelli, presenta questi dati in Conferenza Stampa.

"Sono dati che parlano chiaro, e si commentano da soli - affermano Sgherri e Romanelli - oltre due milioni di soldi pubblici per assumere personale scelto dai Vescovi, mentre si pensa di alzare il contributo dei cittadini per l'accesso alle prestazioni sanitarie, e Aziende come Careggi e non solo sono sotto organico riguardo al personale infermieristico, parte del quale vive condizioni di precariato”.

"Chiediamo il blocco immediato di questa Convenzione e di queste assunzioni, dando mandato alla Giunta e all'Assessorato di rivisitare gli accordi, con la linea d’indirizzo innanzitutto di estendere la Convenzione a tutte le altre confessioni religiose, cristiane non cattoliche e non cristiane, oltre che alle sensibilità laiche, agnostiche e atee, ma soprattutto di eliminare qualsiasi elemento di assunzione e retribuzione: queste attività devono essere assolutamente volontarie, fatte da persone veramente motivate, a tutela dei diritti anche spirituali del paziente".

"A chi di noi, infatti, farebbe piacere, nel momento della massima debolezza e fragilità, sapere che chi ti sta consolando lo fa a pagamento, per lavoro? Molto meglio sapere che lo fa volontariamente, con vera, profonda e disinteressata convinzione".

"Nessuno contesta, infatti, il diritto all'assistenza spirituale, vogliamo anzi estenderlo anche a beneficio di chi non è cattolico, ma questo non può diventare un elemento di privilegio, un modo per trovare un lavoro e uno stipendio, sottraendo risorse alla sanità pubblica e possibile lavoro a infermieri precari o disoccupati"

"Nella risposta dell'assessore Scaramuccia è apprezzabile - concludono i due Consiglieri - l'apertura sul tema del pluralismo, ovvero dell'apertura ad altre religioni e al mondo laico, ma manca una risposta sul tema del volontariato, che è fondamentale”.
Federazione della Sinistra/Verd

 Dati spesa regionale per ogni ASL



 




















































































































































































SPESE PER ASSISTENZA RELIGIOSA ANNO 2009



 



Azienda

Oneri accessori

Totale

Note

 

 

ASL 1di Massa e Carrara

18.209,88

92.483,43

 

 

 

ASL 2 di Lucca

31.029,29

212.781,74


 3 hanno anche mansioni sanitarie



 

 

ASL 3 di Pistoia

25.485,93

96.639,08

 

 

 


 



ASL 4 di Prato



 

50.000,00

 Circa 

 

 


 



ASL 5 di Pisa



 

108.000,00

 Oneri  accessori circa 36%

 

 


 



ASL 6 di Livorno



 

117.012,19

 

 

 


 



ASL 7 di Siena



9.780,58

37.725,08

 

 

 


 



ASL 8 di Arezzo



 

109.000,00

Circa 

 

 


 



ASL 9 di Grosseto



37.184,00

156.466,00

 

 

 


 



ASL 10 di Firenze



0,00

342.000,00

 (+ 2 suore infermiere)

 

 


 



ASL 11 di Empoli



0,00

 109.839,00

 

 

 


 



ASL 12 della Versilia



 

104.161,34

 

 

 


 



AOU Pisana



 

210.000,00

 

 

 


 



AOU Senese



15.813,69

 125.357,15

 

 

 

AOU Careggi

 

248.000,00

+ pensione integrativa per 10 suore delle Oblate per 108.000

 

 

AOU Meyer

0,00

24.226,50

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*In piccoli presidi ospedalieri viene svolto un servizio ridotto

**La richiesta di disponibilità oraria da parte delle Aziende ai singoli operatori è molto varia, come diverse sono anche le tipologie contrattuali.


 



 

 

 

 

 

Sulla base dei dati sopra riportati si può stimare una spesa regionale annua di circa  € 2.150.000

Fonte: Gruppo consiliare in Regione Toscana Federazione della Sinistra/Verd

domenica 10 ottobre 2010

Liturgia della parola


Domenica 10 ottobre 2010
Per Francesco, Gianmarco, Marco, Sebastiano



 


 




"L'Italia ripudia la guerra


come strumento di offesa


alla libertà degli altri popoli


e come mezzo di risoluzione


delle controversie internazionali"


Ascoltaci, Signore.



(in tutte le parrocchie d'Italia, domenica 10 ottobre 2010, 
per disposizione della CEI (Conferenza Episcopale Italiana
).





venerdì 8 ottobre 2010

RIFLESSIONI su Ecclesiaste 3,25 - 4,17


Assemblea domenica 26 settembre 2010
RIFLESSIONI su Ecclesiaste 3,25 - 4,17

Questo libro sapienziale è tra i più recenti raccolti nella Bibbia, databile all'inizio del II sec. a.C. e redatto, almeno nella sua traduzione greca, in quella città di Alessandria d'Egitto che era allo stesso tempo centro della cultura ellenistica e residenza di una popolosa comunità ebraica.
Si ripropongono qui le stesse tematiche sulla sapienza elaborate nella parte introduttiva del libro dei Proverbi, ma con un approfondimento particolare, collegato al vissuto quotidiano e quindi con riferimenti più concreti.
Viene messo anzitutto in evidenza che la sapienza è contrapposta alla superbia, alla presunzione che può avere l'uomo di possedere la verità. L'uomo superbo non si mette in discussione e quindi non ricerca un metodo di vita più corretto: persiste nei suoi errori ed è per questo che in lui non ci può essere cambiamento in positivo. La superbia rappresenta in definitiva la sua condanna a rimanere sclerotizzato e a non percepire più la vita, che è essenzialmente una forza in continua evoluzione.
Chi invece è attento ai problemi sociali e si adopera per cambiare la situazione delle persone emarginate e sofferenti, trarrà beneficio dalle sue stesse azioni e troverà solidarietà da parte di molti nei momenti di difficoltà. E' elencata una serie di situazioni in cui l'uomo può dare un contributo al miglioramento sociale, dall'aiutare gli indigenti al consolare gli afflitti fino a rispettare le leggi(v.7) ed essere disponibili ad un impegno per liberare gli oppressi dall'ingiustizia e perorare la causa di orfani e vedove.
La saggezza sta tutta qui, in questo impegno concreto dettato dall'amore per la vita che ritorna in sovrabbondanza sull'autore stesso che ha operato secondo saggezza. Da notare che l'autore fa una distinzione molto importante tra conoscenza e saggezza: la conoscenza è solo la premessa della sapienza perché questa è identificata con la correttezza del comportamento e non è affatto teoria astratta. Inoltre il sapiente viene definito "sacerdote di Dio"(v.15), colui che è mediatore tra Dio e la società, colui che introduce nella realtà quotidiana gli ideali, le speranze, tutte quelle dinamiche che conducono a Dio. Ci sono senz'altro molte difficoltà da superare e la tentazione è quella di mollare tutto e di cambiare obiettivi, rifugiarsi nel proprio spazio privato e starsene tranquillo, con meno preoccupazioni.
Se però si persevera nell'impegno, allora si svelano tutti i segreti della sapienza e si penetra in profondità il vero senso della vita. E' questa la testimonianza che ci danno i molti che credono nel progresso civile e umano e che anche oggi si impegnano in questo fino a sacrificare anche la propria vita e i propri interessi individuali. A prescindere dalla loro appartenenza o coscienza religiosa essi sono a tutti gli effetti "ministri di Dio", strumenti di elevazione dell'uomo verso la realtà di Dio-Sapienza.
Giuseppe Bettenzoli

giovedì 7 ottobre 2010

L'altra Italia, quella solidale e non competitiva


All'incontro della Comunita dell’Isolotto, via Aceri 1 Firenze, domenica 10 ottobre,  ore 10.30, Moreno Biagioni e Eugenio Baronti, introdurrano la socializzazione su: "Rilanciare dal basso il senso dell'Unità d'Italia con un nuovo patto di convivenza tra gli italiani autoctoni e immigrati, tra il nord ed il sud, tra le vecchie e le nuove generazioni"
 


 Dal 23 al 26 ottobre a Teano si ritroverà l' "altra Italia", quella solidale e non competitiva che ancora mette al centro le relazioni sociali come motore del cambiamento, che crede nella Costituzione, nella dignità del lavoro, nell'interscambio fra culture, che crede che la fusione tra donne e uomini del sud e del nord consumata in questi 150 anni di storia sia stato un progresso umano e sociale per il paese. A Teano ci saranno tante realtà associative che immaginano un'Italia accogliente e solidale, una società unita ma aperta al nuovo, capace di ascoltare e aiutare i deboli, forte contro la criminalità che sfrutta le persone e depreda il territorio. Teano sarà un luogo di partenza da dove intrecciare le storie di donne e uomini che già lavorano attivamente nei loro territori per un paese diverso.

lunedì 4 ottobre 2010

L’ORO DEL VATICANO

Da "liberopensierovt@libero.it" riceviamo e pubblichiamo la recensione di Peter Boom del libro "L’ORO DEL VATICANO", di Claudio Rendina.
LiberaUscita
 
L'oro del Vaticano è il titolo di un libro, 271 pagine, scritto da uno studioso della storia e delle faccende vaticane fino ai nostri giorni. Vengono elencati i tesori e le opere d'arte accumulate nei secoli da una chiesa potentissima e molto spregiudicata. Claudio Rendina, l'autore, supera Dan Brown nello descrivere duemila anni di imbrogli, delitti e mercimonio unendo una precisa sintesi storica ad aneddoti e curiosità che rendono questo libro
interessantissimo e leggibile per tutti (Newton Compton Editori,euro 12,90).
Ne esce una storia nascosta dello Stato vaticano veramente vergognosa, che non molti anni fa non sarebbe potuto uscire a causa di censure e pressioni sugli editori.
Una strana realtà fa tuttora che in Italia i governi di destra e di sinistra hanno fornito alla chiesa cattolica sempre più agevolazioni, finanziarie etc., mentre la legge difficilmente riesce ad indagare sulla banca vaticana (IOR – Istituto Opere Religiose o meglio Istituto Opere Riciclaggi), fatto che fa pensare che oltre alle diverse mafie anche molti politici, sia italiani che esteri, abbiano investito soldi neri nel suddetto istituto bancario, una ragione per cui potrebbero risultare ricattabili. Insomma, sotto il manto della bontà cristiana si cela una delle centrali del crimine più potenti del mondo che tuttora sembra quasi intoccabile.
In Italia, soprattutto a causa della confusione nel sistema fiscale e giudiziario, evidentemente voluto così dalla politica, è facile per i potenti, servendosi di buoni avvocati, di scampare a condanne definitive (leggi prescrizione).
L'Italia è un paese bellissimo e anche ricchissimo, ma dove si vive male grazie ad una burocrazia spesso incapace (raccomandati!), con 120 miliardi di euro evasi ogni anno, dove la chiesa cattolica non paga tasse (la sola ICI calcolata in circa 2 miliardi annui) e fa quindi concorrenza sleale ad alberghi, negozi, etcetera.
L'Italia se governata bene potrebbe avere strade bellissime, ferrovie efficienti, una Alitalia gloriosa, internet gratis per tutti, un sistema sanitario efficiente, energie alternative da coprire quasi il fabbisogno, una natura pulita, un turismo sempre crescente e tante altre cose ancora, troppe da enumerare.
La gente, grazie ad un sistematico controllo sui mass-media è poco informata e perciò incapace di reagire contro il malgoverno diffuso. Il popolo inoltre è stato sempre represso da capi e chiesa che lo rendeva suddito e non cittadino, ma questo si potrebbe considerare un fatto storico culturale.
Una gran parte dei giovani oggi è senza lavoro e senza alcuna prospettiva per il futuro, ai giovani laureati, ai cervelli, l'unica possibilità è di lasciare questo paese che tanto ha dato a tutto il mondo come cultura, scienza ed arte.
Che peccato!!!
Peter Boom




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