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martedì 23 febbraio 2010

“Il caso Boffo” e la Santa Sede

Domenica 21 Febbraio 2010

COMUNITA’ DELL’ISOLOTTO

(gruppo Elena, Gian Paolo, Giulia, Maria, Roberto, Sergio)

“Il caso Boffo” e la Santa Sede

Letture bibliche: Levitico 19, 11-19, Isaia 28, 14-18, Geremia 5, 20-31, Geremia 23, 25-32.

Questi brani parlano di “menzogne” dietro le quali spesso si nasconde il potere e spesso si trovano anche sulla bocca dei profeti.

Breve cronistoria dei fatti.

 

Il 28 Agosto 2009 Vittorio Feltri, direttore de Il Giornale (quotidiano della famiglia Berlusconi), sferra un attacco a Dino Boffo, direttore dell’ Avvenire, con un articolo dal titolo “Il super moralista condannato per molestie”, reo di avere effettuato ad una signora “telefonate sconce ed offensive” ed essere “ noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia”. Il 3 Settembre Boffo dà le dimissioni da direttore giustificandole così: “La mia vita è stata violentata con volontà dissacratoria”.

Il 4 Dicembre Feltri ammette pubblicamente che le carte non avevano fondamento. Ma chi gliele aveva passate? In quei giorni il direttore de Il Giornale  aveva accreditato l’ipotesi che provenissero direttamente dal Vaticano, da una autorevole fonte della Santa Sede. I primi di Febbraio 2010 Giovanni Battista Re, cardinale prefetto della Congregazione dei Vescovi: «è una squallida manovra ordita da chissà chi per coprire la vera fonte ispiratrice di tutta questa discutibile vicenda. Ma non penso proprio che sia stato qualcuno del Vaticano a fornire quei falsi documenti». Feltri insiste: si tratterebbe del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, per il tramite di Gian Maria Vian, direttore del giornale della Santa Sede, l’ Osservatore Romano,.

In appoggio l’analisi di Giuseppe D’Avanzo: “Fra il premier e la Santa Sede congiura doppia contro Avvenire”, il Giornale della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco. Secondo la sua ricostruzione Boffo sarebbe stato il capro espiatorio di una duplice esigenza. Quella di Bertone che muove contro la Cei di Bagnasco colpendo il direttore del quotidiano dei vescovi, Boffo. (la Cei aveva attaccato troppo direttamente il premier parlando di «festini e libertinaggio»). Dunque sarebbe stato Bertone a far arrivare il falso dossier a Feltri che aveva sostituito Mario Giordano alla guida de il Giornale il 21 Agosto. Giordano era stato giudicato troppo tiepido dal premier, che secondo D’Avanzo in quei giorni d’assedio (Noemi, le minorenni, le escort a palazzo) è fragile e ha bisogno di giornalisti in grado di fare «il lavoro sporco» (che Giordano nel suo editoriale scrive di non aver voluto fare). Il sacrificio di Boffo è stato così classicamente organizzato e ha dato a Bertone il controllo politico della Cei e a Berlusconi una via d’uscita dai guai che, se fosse stato abbandonato dalla Chiesa, potevano travolgerlo.

 Il 1° FebbraioFeltriè andato a pranzo a Milano con Boffo, l’ex direttore di Avvenire, e ripete che lui nomi non ne ha fatti e non intende farne: “ La notizia – spiega – non mi è piovuta dal cielo né mi è arrivata dal barista del giornale. Mi è stata consegnata da una persona affidabile del mondo cattolico, della Chiesa”. Boffo, invece, ribadisce la sua versione dei fatti: “Non l’ho incontrato per perdonare. Avevo piuttosto bisogno di capire chi mi ha ucciso e ha armato la sua mano”(la Repubblica ,4 Febbraio 2010, p. 35).

Il Papa, dal 4 Febbraio, ha preso in mano in prima persona il caso Boffo, Una richiesta esplicita, rivolta ai suoi più stretti collaboratori, sulla scia delle nuove polemiche nate dopo il pranzo del 1° Febbraio fra Boffo e Feltri.

Sempre il 4 Febbraio nella basilica di San Giovanni stracolma di fedeli, il sottosegretario Letta, in prima fila, non si è perso una battuta dall' altare. Ma né Bertone né il suo collega Bagnasco - i due hanno pronunciato la loro omelia uno di seguito all’altro e si sono mancati solo per una manciata di minuti in canonica - hanno fatto il minimo riferimento al caso. Al bel ricevimento che ha seguito la messa per i 42 anni dell' attività della Comunità di Sant' Egidio, con una grande partecipazione popolare, Bagnasco ha salutato con grande cordialità Vian.

Il prossimo 22 Febbraio Vittorio Feltri comparirà davanti all’Ordine dei giornalisti rischiando la radiazione per la sua campagna su Boffo.

 



















 AVVENIRE     


  


   IL GIORNALE


 


 L’OSERVATORE ROMANO 


Ex Dir. Dino Boffo                           


 


Dir. Vittorio Feltri


 


 Dir. Gian Maria Vian


↓                                         ↓                                               ↓

Conferenza Episcopale                Famiglia Berlusconi       Segreteria di Stato Vaticana

       Italiana (Cei)                                                          

Pres. Mons. Angelo                                                           Card. Tarcisio Bertone       Bagnasco

 

Tutti i giornali hanno trattato l’argomento con numerosi articoli. Ci limitiamo a riportare alcuni stralci di quelli comparsi su  la Repubblica.

 

1. Manovre e nuovi sospetti, la partita nella Chiesa tra Bertone e Bagnasco.

(la Repubblica - 09 febbraio 2010,   pagine 1/20/21 -- ALBERTO STATERA).

 

“……All’interno della Cei la pattuglia considerata più "di sinistra" per bocca di Tettamanzi ha messo agli atti: «In politica la vera questione per i cattolici non riguarda quale schieramento seguire, ma di avere ogni giorno decisioni e comportamenti coerenti con il Vangelo. La moralità, soprattutto per chi è al servizio della polis, non ammette separazione tra pubblico e privato» . Era il primo segno, quel 6 luglio 2009, che la Chiesa, pressata dalla base, come dimostravano le mille lettere di protesta al quotidiano della Cei Avvenire, non poteva più tacere sulle rivelazioni che emergevano di giorno in giorno circa le scorribande sessuali e il libertinaggio esibito dal presidente del Consiglio, nonostante il patto di ferro siglato in altri tempi tra la Curia di Santa Romana Chiesa e l'onorevole Silvio Berlusconi, generoso interprete legislativo delle necessità ecclesiali, vuoi di ordine etico-morale, vuoi di interesse secolare, tramite i preziosi uffici del Gentiluomo di Sua Santità, don Gianni Letta….. E Bagnasco, ex ordinario militare, non ha del tutto sopito il suo spirito guerriero. Il malumore per la realpolitik ultraconcordataria della Segreteria di Stato, che sembra ancora scommettere sulla durata di Berlusconi e sui benefici che ne può ricavare nella legislazione sui temi etici e nelle concretezze finanziarie…..”

 

2. Il Papa, il potere e il veleno dei cardinali

(la Repubblica — 04 febbraio 2010,   pagine 1/35 --- VITO MANCUSO)  

“Sarà vero che il documento calunnioso sul direttore di Avvenire è stato consegnato al direttore de il Giornale niente di meno che da Giovanni Maria Vian, direttore dell' Osservatore Romano, dietro esplicito mandato del Segretario di Stato vaticano cardinale Bertone, numero due della gerarchia cattolica a livello mondiale? E che l' insigne porporato si è servito di Vian e di Feltri per colpire il direttore di Avvenire in quanto espressione di una Conferenza Episcopale Italiana a suo avviso troppo indipendente e troppo politicamente equidistante? E che quindi il vero bersaglio del cardinal Bertone era il collega e confratello cardinal Bagnasco? …… Come cattolico spero di no, ma come conoscitore di un po' di storia e di cronaca della Chiesa temo di sì. Del resto fu l'allora cardinal Ratzinger, poco prima di essere eletto papa, a parlare di "sporcizia" all' interno della Chiesa (25 marzo 2005). Qualcuno in questi cinque anni l'ha visto fare pulizia? Direi di no, e forse non a caso proprio ieri egli ha parlato di «tentazione della carriera, del potere, da cui non sono immuni neppure coloro che hanno un ruolo di governo nella Chiesa»…… Naturalmente come siano andate davvero le cose è dovere morale dei diretti interessati chiarirlo. ….. La missione morale e spirituale della Chiesa è più urgente che mai. E invece che cosa succede? Succede che la gerarchia della Chiesa pensa solo a se stessa come una qualunque altra lobby di potere, e come una qualunque altra lobby è dilaniata da lotte fratricide all'interno. …. Rimane però il problema principale, e cioè che oggi, molto più di ieri, il criterio decisivo per fare carriera all' interno della Chiesa non è la spiritualità e la nobiltà d'animo ma il servilismo, e che la dote principale richiesta al futuro dirigente ecclesiastico non è lo spirito di profezia e l'ardore della carità, ma l'obbedienza all'autorità sempre e comunque. …. Che cosa concludere allora? Che è tutto un imbroglio? No, il messaggio dell' amore universale per il quale Gesù ha dato la vita non è un imbroglio. L' imbroglio e gli imbroglioni sono coloro che lo sfruttano per la loro sete di potere, per la quale hanno costruito una teologia secondo cui credere in Gesù significa obbedire sempre e comunque alla Chiesa. …. Lo esemplificano al meglio queste parole di Ignazio di Loyola rivolte a chi «vuole essere un buon figlio della Chiesa»: «Per essere certi in tutto, dobbiamo sempre tenere questo criterio: quello che io vedo bianco lo credo nero, se lo stabilisce la Chiesa gerarchica». …. Una fede matura sa distaccarsi dall' obbedienza incondizionata alla gerarchia e se vede bianco dirà sempre che è bianco, anche se è stato stabilito che è nero. Né si presterà mai a intrighi di sorta "per il bene della Chiesa". La vera Chiesa infatti è molto più grande del Vaticano e dei suoi dirigenti, è l'Ecclesia ab Abel, cioè esistente a partire da Abele in quanto comunità dei giusti….”

 

 

3. Il veleno dei cardinali

(la Repubblica — 04 febbraio 2010,  pagine 33/34/35  - MARCO ANSALDO, ORAZIO LA ROCCA)

«Fratelli che si mordono e si divorano a vicenda». Il Papa lo aveva detto, nel marzo scorso. Anzi, lo aveva addirittura scritto a chiare lettere in un messaggio ai vescovi, citando San Paolo e il suo avvertimento alla comunità dei Galati, uno dei nuclei cristiani più turbolenti. «Badate almeno - ammoniva l' apostolo di Tarso - a non distruggervi del tutto gli uni con gli altri». Quell' invito di Benedetto XVI sembrava quasi presagire il clima di scontro che si respira ora all' interno della Chiesa con il caso Boffo, il direttore dell' Avvenire dimessosi dopo una violenta campagna di accuse su presunte molestie avviata da Il Giornale di Vittorio Feltri, accuse rivelatesi poi inconsistenti. ….. Sua Eminenza il cardinale Tarcisio Bertone - primo collaboratore di Benedetto XVI - accusato indirettamente da Feltri di essere stato l'occulto ispiratore del complotto, è appena stato riconfermato al vertice con una lettera affettuosa scritta a mano dal Pontefice, in tedesco. Controlla in pieno il potere vaticano. E tuttavia è al centro di un caso che non ha precedenti nelle sacre stanze, e mescola potere e politica, veleni e gerarchia, porpore e giornali. Una battaglia di cardinali: questa volta però tutta giocata all' esterno del mondo protetto del Vaticano……..

Dietro le quinte, però, Benedetto XVI si sta dando da fare per cercare di capire quello che sta veramente succedendo e se le accuse rivolte a Bertone e ai suoi più stretti collaboratori siano in qualche modo fondate. Anche monsignore Angelo Bagnasco è molto colpito da questa vicenda. Ma il presidente della Conferenza episcopale italiana resta defilato….. La Cei ha definito infatti Boffo «un galantuomo». Pure il cardinale Dionigi Tettamanzi, dal suo osservatorio di Milano, non prende parte allo scontro in corso. …e risponde ai suoi sacerdoti così: «La Chiesa è una e una sola, io sto con il Vangelo e vado avanti». ….. Fuori dal Vaticano non tutti i prelati la pensano così. «Sarebbe invece opportuno che dalla Santa Sede arrivasse una parola di chiarimento tramite, magari, il portavoce papale padre Federico Lombardi, persona seria, competente e puntuale», replica il vescovo Loris Francesco Capovilla, emerito di Loreto, storico segretario personale del beato Giovanni XXIII, un prelato dunque che conosce bene la Curia e l'appartamento papale. …. «Il caso è nato dentro la Chiesa - afferma Sandro Magister, vaticanista di lungo corso e autore del blog Settimo cielo - e è mirato a colpire persone e gruppi interni alla Chiesa stessa. Quello a cui abbiamo assistito è stato un attacco personale a Boffo, per cosa lui rappresentava, cioè Avvenire,e per la linea che esprimeva, quella della Cei diretta dal cardinale Camillo Ruini. Questo era il bersaglio». Una lotta diretta fra i due maggiori quotidiani cattolici? Anche. Fra Avvenire e Osservatore Romano la battaglia dura da tempo, un braccio di ferro che ha avuto momenti di scontro evidenti, come nella vicenda di Luana Englaro, dove il giornale della Cei è stato protagonista di una campagna molto energica, mentre il foglio della Santa Sede si è rivelato estremamente riservato, elusivo, cauto. «La domanda- continua Magister - è come Feltri sia stato indotto a presentare le carte su Boffo, e lui in pratica ha confessato: la figura di cui ha parlato sembra il ritratto di Giovanni Maria Vian, il direttore dell' Osservatore Romano. Ma il bersaglio vero, cioè Ruini, non è stato raggiunto. Boffo è stato sostituito da Marco Tarquinio, il suo vice. E la linea di Avvenire non è cambiata». Chi ci sarebbe dietro Vian? Molti sanno del rapporto stretto fra lui e il segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Chi però ha sentito il direttore dell' Osservatore Romano spiega così la sua difesa: «É tutto falso. Le accuse non tengono nemmeno sul piano della logica. Non siamo così gonzi. Presto si vedrà che è tutta una bolla di sapone». Luigi Amicone, direttore del settimanale Tempi, esclude «che Bertone e Ruini possano essere direttamente coinvolti in questa vicenda. Credo invece che si tratti di un gioco degli specchi e che gli uni e gli altri, le vittime e i carnefici»…. Tutti i giornali parlano di un delitto politico e mediatico ordito addirittura dalla Segreteria di Stato e dal giornale della Santa Sede, L’Osservatore Romano, e di fronte a questo inferno tacciono incredibilmente il portavoce, l' Osservatore Romano, Avvenire e la Radio Vaticana. Un silenzio nel quale risuonano ancor più i sospetti che oggi corrono liberamente nei sacri Palazzi».

 

4. Caso Boffo, Vaticano all’attacco “Una campagna contro il Papa”

(la Repubblica — 10 febbraio 2010,   pagina 6  - MARCO ANSALDO)

 

“…..Dopo due settimane di silenzio, e di valutazioni compiute con il segretario personale Georg Gaenswein, il Papa ha deciso di rompere gli indugi. E per la prima volta è intervenuto sul caso Boffo….. Benedetto XVI lo ha fatto con una nota insolitamente dura, diffusa dalla Segreteria di Stato e fatta pubblicare sulla prima pagina dell' Osservatore Romano il 9 Febbraio. Anticipata da una premessa significativa: «Il Santo Padre ha approvato il seguente comunicato e ne ha ordinato la pubblicazione». Il giornale della Santa Sede riporta il testo integrale sotto la testata, senza commenti. «È falso - si legge - che responsabili della Gendarmeria vaticana o il direttore dell' Osservatore Romano abbiano trasmesso documenti che sono alla base delle dimissioni, il 3 settembre scorso, del direttore di Avvenire; è falso che il direttore dell' Osservatore Romano abbia dato,o comunque trasmesso o avallato in qualsiasi modo, informazioni su questi documenti». Inoltre «è falso che egli abbia scritto sotto pseudonimo, o ispirato, articoli su altre testate». Per la Santa Sede appare invece chiaro, «dal moltiplicarsi delle argomentazioni e delle ipotesi più incredibili, ripetute sui media con una consonanza davvero singolare», che tutto si basi «su convinzioni non fondate, con l' intento di attribuire al direttore dell' Osservatore Romano, in modo gratuito e calunnioso, un' azione immotivata, irragionevole e malvagia», arrivando «a insinuare responsabilità addirittura del cardinale segretario di Stato». Benedetto XVI non cita il cardinale Bertone e il direttore del quotidiano della Santa Sede, Giovanni Maria Vian. Ma ai suoi collaboratori, fa scrivere nel comunicato, «rinnova piena fiducia»….”

 

Le due righe di approvazione del Papa sull’Osservatore Romano non compaiono su L’Avvenire che il 10 Febbraio pubblica la nota vaticana in seconda pagina, senza commento. A pagina 6 compare la nota della Presidenza della Cei, in cui «accoglie il comunicato della Segreteria di Stato ispirato dalla volontà prioritaria e pienamente condivisa di evitare che il bene della Chiesa sia compromesso da notizie e ricostruzioni che hanno dato vita ad una campagna diffamatoria contro la Santa Sede». Linee diverse fra la Cei e la Segreteria di Stato nei rispettivi giornali di riferimento, l' Osservatore Romano e Avvenire.

 

5. Il blitz dopo un’inchiesta interna “Questa è solo la prima puntata”

(la Repubblica — 10 febbraio 2010,   pagina 7  --  ORAZIO LA ROCCA)

 

Più d’uno in Curia giura che l’approvazione del Papa sia stata scritta per tentare di fugare il sospetto che la Segreteria di Stato della Santa Sede non fosse più al servizio del Papa. Qualcun altro, però, non esclude che l'intervento sia stato fatto anche di intesa con Berlusconi «per coprirsi da Feltri», il quale Oltretevere è sempre temuto per «quello che sa e che un domani potrebbe dire». Una preoccupazione che emerge indirettamente anche dallo stesso comunicato della Segreteria che definisce per ben 3 volte «false» le accuse a Vian, ma non nega che il fatto - cioè le false accuse che hanno indotto Boffo alle dimissioni - non sia effettivamente avvenuto. Ecco perché, si teme in Vaticano, «questa storia non finirà qui».”

 

 

Presentiamo un’altra interpretazione sulla possibile origine delle false accuse a Boffo.

 

6. Il cenacolo del “Toniolo”, ecco dove iniziò l’assalto al direttore del giornale Cei

(la Repubblica --- 11 Febbraio 2010, pag 17 ---  ZITA DAZZI)

 

 “ C’era qualcuno che aveva cominciato a fare girare voci malevole sul conto di Dino Boffo …molto prima de il Giornale …nell’Istituto Toniolo di Milano, la fondazione che è azionista di maggioranza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano….. E’ in questo ambiente che Boffo si fa i primi nemici. E’ qui che forse è nato il documento che rovina la sua carriera al vertice del giornale della Cei. E’ da qui che il testo viene recapitato al cardinale Dionigi Tettamanzi e ad altri vescovi. Il tentativo dell’anonimo estensore era quello di screditare un uomo che, col suo voto nel comitato di gestione (posto occupato su indicazione dell’ex presidente della Cei, Card. Camillo Ruini), poteva smuovere i delicati equilibri dell’Istituto e quindi dell’Ateneo. Chi tiene in mano il Toniolo tiene in mano la Cattolica e quindi la nomina del nuovo Rettore, che governa un sistema di 5 Atenei, 14 Facoltà, 1400 docenti, 42 mila studenti e 6 mila dipendenti. Fra i beni della Cattolica ci sono il Policlinico Gemelli di Roma e la Facoltà di Medicina.”

 

 

Il cardinale segretario di Stato della Santa Sede, Tarcisio Bertone, all' università di Wroclaw (Polonia), dove ha ricevuto una laurea honoris causa, l’11 Febbraio ha tenuto una lezione su «Chiesa e democrazia» ed ha affermato (la Repubblica del 12 Febbraio, pag. 21):

«La democrazia, come ogni sistema costituzionale, è una struttura di potere, che si pone perciò, al pari di ogni sistema di governo, essenzialmente in termini di ripartizione di potere». «Tale dinamica - avverte il porporato - diventa equivoca nella Chiesa» perché «il rapporto strutturale, anche a livello decisionale-operativo, tra la gerarchia e il popolo di Dio, non può mai essere posto in termini di ripartizione di potere». In definitiva, se la Chiesa è governata da un voto di maggioranza «diventa una Chiesa puramente umana, dove l' opinione sostituisce la fede».

 

I seguenti libri, usciti di recente,  trattano delle vicende interne alla Santa Sede, delle quali avevamo poca documentazione:

 

1. Gianluigi Nuzzi: Vaticano S.p.A., Ediz. chiarelettere (Luglio 2009)

Ha venduto circa 200000 copie.

Gianluigi Nuzi: “Questo non è un libro contro il Vaticano; è un libro che racconta fatti commessi da uomini che hanno goduto di fiducia mal riposta.

 

Sintesi del libro presentata all’Infedele, dell’8 Febbraio 2010.

“Il libro è un’inchiesta sui segreti delle finanze Vaticane. Nuzzi riceve in Svizzera l’archivio di Mons. Renato Dardozzi (1922-2003), chiamato nel 1974 dal Segretario di Stato Agostino Casdaroli a indagare sugli affari dell’Istituto per le Opere Religiose (IOR), la banca del Vaticano. I 4000 documenti sono contenuti in due valigie di 40 Kg ciascuna con il timbro della Segreteria di Stato Vaticana. Questi raccontano la storia ignota dello IOR, dove negli anni ‘80 emerge la figura di Mons. Donato de Bonis (cresciuto alla scuola di Mons. Marcinkus) abile a sfruttare tutte le zone oscure della banca off-shore in pieno centro a Roma, oltretevere, fuori dai trattati internazionali sul riciclaggio, immune da intercettazioni e perquisizioni, i cui dirigenti in base all’Art. 11 dei Patti Lateranensi non possono essere né indagati né arrestati, né processati in Italia.

            In pochi anni De Bonis, il manovale di Dio come lui stesso si definisce, costruisce uno IOR parallelo attraverso una ragnatela di conti segreti capaci di movimentare l’equivqlente di 276 Milioni di Euro in appena tre anni e mezzo , escluse le somme finite nella gestioone extracontabile senza lasciare traccia. Un fiume di denaro che contiene depositi di selezionatissimi clienti, ma anche quattrini sottratti dalle offerte dei fedeli per le messe ai defunti, tangenti, titoli di stato scambiati per riciclare denaro sporco e perfino i ricavi del pizzo destinato a Riina e Provenzano, se è vero quello che dice Massimo Ciancimino, il figlio di Vito ex sindaco di Palermo. Il primo è lo 001314774C aperto il 15 Luglio 1987 con 494,400 Milioni di Lire in contanti e un tasso di interesse stratosferico del 9%.Il deposito è intestato alla Fondazione Spelman dal nome del potente cardinale di New York che nel dopoguerra finanziava la DC. Il guaio è che la Fondazione Spelman non mai esistita. Sul cartellino di deposito delle firme compaiono però due nomi, Donato De Bonis e Giulio Andreotti, nome in codice “omissis”. In 5 anni sul conto passano 60 Milioni di Euro, spesso spesi in beneficenza ma anche versamenti al cassiere della DC Severino Citaristi e pagamenti vari come i 400 milioni di Lire destinati all’avvocato Edoardo Ascari, difensore di Andreotti a Palermo. Altri conti occulti, al centro di un fittissimo movimento di denaro, sono intestati a Fondazioni benefiche inesistenti con nomi scelti con cinica fantasia: la fondazione per i bambini poveri o lotta alla leucemia. Non mancano i conti criptati di imprenditori come i Ferruzzi o intestati a privati con depositi miliardari.

            La banca parallela di De Bonis vacilla solo nel 1993 sotto i colpi di “mani pulite”. Il pull milanese indaga sui 130 Miliardi di Lire in titoli di stato della Maxitangente Enimont e le indagini portano anche allo IOR come tramite dei pagamenti ai politici. In Vaticano arriva una rogatoria che chiede ragione degli 88,9 Miliardi in CCT. La Santa Sede se la cava fornendo il minimo indispensabile. Il valore dei CCT passati dallo IOR parallelo è quasi il doppio. La fine dell’era De Bonis si consuma in silenzio con la sua nomina a cappellano dell’Ordine di Malta, un ruolo che gode di protezioni diplomatiche. I contenuti di Vaticano S.p.A., uscito in libreria il 15 Maggio 2009 non hanno ricevuto nessuna smentita.

Il 23 Settembre 2009, dopo 20 anni, è arrivato il congedo per il Presidente dello IOR, Angelo Caloia. Il suo successore è il banchiere internazionale Ettore Gotti Tedeschi, vicino all’Opus Dei. Ha il mandato di rimettere le cose a posto dentro lo IOR.”

 

 

Nella trasmissione Gad Lerner ha posto la domanda se questi fatti possano costituire una minaccia per la spiritualità della Chiesa. E’incredibile la risposta fornita dallo scrittore cattolico Vittorio Messori:” Cristo ci ha salvati dal disastro maggiore che è la perdita della vita per sempre uscendo vivo dal sepolcro e tutto il resto è commento; se anche avessimo perso tutto l’insegnamento etico di Gesù e fossero rimasti solo i racconti della sua passione, morte e resurrezione il cristianesimo potrebbe vivere ed esistere lo stesso.”

 

 

2. Eric Frattini: L’Entità, Fazi Editore – Roma (2008).

Il libro tratta del servizio segreto del Vaticano.

 

 

3. Umberto Ambrosoli: Qualunque cosa succeda, Sironi Editore – Milano (Agosto 2009).

E’ la storia di Giorgio Ambrosoli (assassinato la notte tra l’11 e il 12 luglio 1979), per cinque anni commissario liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona, collegata allo IOR.

 

 

 

Segnaliamo anche un articolo comparso nella rivista Micromega (n° 6 – 2009) pertinente con l’argomento affrontato:

 

Valerio Gigante: Tonache in carriera.

Sintesi dell’articolo:  

            Quando era cardinale Joseph Ratzinger invocava “sobrietà” nelle carriere degli ecclesiastici, ma la riforma della Curia è servita solo ad allontanare figure scomode. Inciampando qua e là in qualche incidente di percorso. Da Sepe a Betori, da Bertone a Mazzoccato, breve rassegna di chi si è fatto largo nella Chiesa italiana di questi anni. E di chi ha resistito a tutte le intemperie, come Camillo Ruini. Uniti dalla fedeltà alla politica di restaurazione degli ultimi due papi. Con un’unica eccezione: Dionigi Tettamanzi.

 

 

 

Riportiamo infine l’articolo che Enzo Mazzi sugli scandali vaticani:

 

(il manifesto, 12 febbraio 2010 – pag.1 - SCANDALI VATICANI PER UNO SCIOPERO DELLA LITURGIA di Enzo Mazzi)

 

“Grida la propria ininfluenza in campo ecclesiale il silenzio del cattolicesimo progressista sugli attuali scandali vaticani. Vescovi, teologi, preti e laici del cosiddetto “disagio” (guai a parlar di “dissenso”) sono muti e immobili di fronte a un ciclone che scuote le fondamenta dell’istituzione ecclesiastica. Nessuno che invochi o convochi un qualche incontro sinodale per socializzare il problema, per capirci qualcosa, per darne ragione alla gente e per trovare insieme un varco di speranza. Ognuno è chiuso nel proprio sgomento e si affida ai sussurri. Se ci si trova è per parlare d’altro, magari di alte questioni teologiche come è successo a Firenze sabato scorso nell’incontro Il vangelo ci libera e non la legge, dimenticando il Vangelo annunciato lì a due passi dalla Comunità delle Piagge e da don Alessandro Santoro colpiti dalla legge canonica.

La dico grossa: qui ci vorrebbe uno sciopero generale della liturgia e della pastorale. Fermarsi tutti e discutere insieme dell’assetto istituzionale ecclesiastico che dimostra di non reggere più di fronte alle sfide della secolarizzazione.

La monarchia assoluta, questo è il papato, residuo medioevale di una teocrazia radicale e fondamentalista, non è più in grado di tenere di fronte ai nuovi poteri che s’impongono con una forza che annulla totalmente le armi dell’infallibilità, della scomunica e del giudizio divino con le quali finora il papa ha imposto il suo potere. La scienza, il danaro, l’informazione, la democrazia hanno consentito al potere ecclesiastico di sopravvivere delegando al papa e ai preti la realtà considerata residuale dell’etica e dei valori. Faceva comodo la sponda papale. Ma era evidente che piano piano questa delega veniva erosa e svuotata. L’arroccamento disperato sulla difesa della vita dal suo concepimento alla morte non regge più di fronte a una scienza che sposta e assottiglia continuamente il confine fra la morte e la vita. E l’anima immortale e il peccato originale e l’inferno e il paradiso e l’onnipotenza di dio e l’indissolubilità del matrimonio e l’alterità sacrale del sacerdozio e i mille altri fondamenti dell’etica cattolica sono dogmi ormai svuotati che mostrano tutte le loro contraddizioni insanabili di fronte alle consapevolezze nuove.

E’ la prima volta che un papa si difende con gli strumenti propri della democrazia: il comunicato stampa. Non poteva farne a meno. Ma così ha mostrato al mondo la sua debolezza. Perché il comunicato si presta alle interpretazioni e agli scavi capaci perfino di ribaltarne il significato e di affermare e confermare ciò che il papa nega. Il comunicato consente di aprire nuove indagini e di scavare a fondo e già si annunciano altri scandali che sembrano investire addirittura la persona del papa (cfr. E. Carnevali su Adista, 12 settembre 2009).

La curia vaticana e le curie vescovili sono da sempre covi di vipere. Finora la blindatura era quasi totale. La cosa nuova è che per i moderni poteri dell’informazione non ci sono più segreti sacri e non esistono ostacoli canonici.

Non che la modernità sia tutta rose e fiori, anzi. I nuovi poteri hanno aspetti positivi ma hanno in sé anche una potenza distruttiva pari a quelli antichi. Oggi attraverso una martellante insinuazione e propaganda masmediatica passa una cultura omologata ed omologante secondo la quale non è la disobbedienza civile, umana, religiosa a offrire spazi creativi per far crescere la coscienza collettiva ed operare per la fraternità e la giustizia ma è unicamente il piegare il capo che può limitare i conflitti e preservare una permanenza negli spazi del sacro e del potere dove poi ciascuno può portare avanti in forma coperta le proprie piccole particolari diversità e trasgressioni.

“L’obbedienza non è più una virtù” fu per noi e per molti, persone e movimenti, una conquista pagata di persona e a caro prezzo. Poi venne l’omologazione.

Ormai però questi orridi scandali vaticani, questa debolezza del potere ecclesiastico, queste immense contraddizioni che si aprono impongono forse di ripartire da quella scelta che fu sconsideratamente chiamata “dissenso” e che invece era e forse è ancora coerenza evangelica di una fede che finalmente si libera dalla religione di chiesa.  (Enzo Mazzi)”

 

Notazione finale:

            Oggi coloro che dissentono non vengono più messi al rogo per eresia da parte del “Santo Uffizio” come avvenne al frate domenicano Giordano Bruno il 17 Febbraio 1600 (all’età di 52 anni) in Campo de’ Fiori a Roma.

 

“Il caso Boffo” e la Santa Sede

Domenica 21 Febbraio 2010

COMUNITA’ DELL’ISOLOTTO

(gruppo Elena, Gian Paolo, Giulia, Maria, Roberto, Sergio)

“Il caso Boffo” e la Santa Sede

Letture bibliche: Levitico 19, 11-19, Isaia 28, 14-18, Geremia 5, 20-31, Geremia 23, 25-32.

Questi brani parlano di “menzogne” dietro le quali spesso si nasconde il potere e spesso si trovano anche sulla bocca dei profeti.

Breve cronistoria dei fatti.

 

Il 28 Agosto 2009 Vittorio Feltri, direttore de Il Giornale (quotidiano della famiglia Berlusconi), sferra un attacco a Dino Boffo, direttore dell’ Avvenire, con un articolo dal titolo “Il super moralista condannato per molestie”, reo di avere effettuato ad una signora “telefonate sconce ed offensive” ed essere “ noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia”. Il 3 Settembre Boffo dà le dimissioni da direttore giustificandole così: “La mia vita è stata violentata con volontà dissacratoria”.

Il 4 Dicembre Feltri ammette pubblicamente che le carte non avevano fondamento. Ma chi gliele aveva passate? In quei giorni il direttore de Il Giornale  aveva accreditato l’ipotesi che provenissero direttamente dal Vaticano, da una autorevole fonte della Santa Sede. I primi di Febbraio 2010 Giovanni Battista Re, cardinale prefetto della Congregazione dei Vescovi: «è una squallida manovra ordita da chissà chi per coprire la vera fonte ispiratrice di tutta questa discutibile vicenda. Ma non penso proprio che sia stato qualcuno del Vaticano a fornire quei falsi documenti». Feltri insiste: si tratterebbe del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, per il tramite di Gian Maria Vian, direttore del giornale della Santa Sede, l’ Osservatore Romano,.

In appoggio l’analisi di Giuseppe D’Avanzo: “Fra il premier e la Santa Sede congiura doppia contro Avvenire”, il Giornale della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco. Secondo la sua ricostruzione Boffo sarebbe stato il capro espiatorio di una duplice esigenza. Quella di Bertone che muove contro la Cei di Bagnasco colpendo il direttore del quotidiano dei vescovi, Boffo. (la Cei aveva attaccato troppo direttamente il premier parlando di «festini e libertinaggio»). Dunque sarebbe stato Bertone a far arrivare il falso dossier a Feltri che aveva sostituito Mario Giordano alla guida de il Giornale il 21 Agosto. Giordano era stato giudicato troppo tiepido dal premier, che secondo D’Avanzo in quei giorni d’assedio (Noemi, le minorenni, le escort a palazzo) è fragile e ha bisogno di giornalisti in grado di fare «il lavoro sporco» (che Giordano nel suo editoriale scrive di non aver voluto fare). Il sacrificio di Boffo è stato così classicamente organizzato e ha dato a Bertone il controllo politico della Cei e a Berlusconi una via d’uscita dai guai che, se fosse stato abbandonato dalla Chiesa, potevano travolgerlo.

 Il 1° FebbraioFeltriè andato a pranzo a Milano con Boffo, l’ex direttore di Avvenire, e ripete che lui nomi non ne ha fatti e non intende farne: “ La notizia – spiega – non mi è piovuta dal cielo né mi è arrivata dal barista del giornale. Mi è stata consegnata da una persona affidabile del mondo cattolico, della Chiesa”. Boffo, invece, ribadisce la sua versione dei fatti: “Non l’ho incontrato per perdonare. Avevo piuttosto bisogno di capire chi mi ha ucciso e ha armato la sua mano”(la Repubblica ,4 Febbraio 2010, p. 35).

Il Papa, dal 4 Febbraio, ha preso in mano in prima persona il caso Boffo, Una richiesta esplicita, rivolta ai suoi più stretti collaboratori, sulla scia delle nuove polemiche nate dopo il pranzo del 1° Febbraio fra Boffo e Feltri.

Sempre il 4 Febbraio nella basilica di San Giovanni stracolma di fedeli, il sottosegretario Letta, in prima fila, non si è perso una battuta dall' altare. Ma né Bertone né il suo collega Bagnasco - i due hanno pronunciato la loro omelia uno di seguito all’altro e si sono mancati solo per una manciata di minuti in canonica - hanno fatto il minimo riferimento al caso. Al bel ricevimento che ha seguito la messa per i 42 anni dell' attività della Comunità di Sant' Egidio, con una grande partecipazione popolare, Bagnasco ha salutato con grande cordialità Vian.

Il prossimo 22 Febbraio Vittorio Feltri comparirà davanti all’Ordine dei giornalisti rischiando la radiazione per la sua campagna su Boffo.

 



















 AVVENIRE     


  


   IL GIORNALE


 


 L’OSERVATORE ROMANO 


Ex Dir. Dino Boffo                           


 


Dir. Vittorio Feltri


 


 Dir. Gian Maria Vian


↓                                         ↓                                               ↓

Conferenza Episcopale                Famiglia Berlusconi       Segreteria di Stato Vaticana

       Italiana (Cei)                                                          

Pres. Mons. Angelo                                                           Card. Tarcisio Bertone       Bagnasco

 

Tutti i giornali hanno trattato l’argomento con numerosi articoli. Ci limitiamo a riportare alcuni stralci di quelli comparsi su  la Repubblica.

 

1. Manovre e nuovi sospetti, la partita nella Chiesa tra Bertone e Bagnasco.

(la Repubblica - 09 febbraio 2010,   pagine 1/20/21 -- ALBERTO STATERA).

 

“……All’interno della Cei la pattuglia considerata più "di sinistra" per bocca di Tettamanzi ha messo agli atti: «In politica la vera questione per i cattolici non riguarda quale schieramento seguire, ma di avere ogni giorno decisioni e comportamenti coerenti con il Vangelo. La moralità, soprattutto per chi è al servizio della polis, non ammette separazione tra pubblico e privato» . Era il primo segno, quel 6 luglio 2009, che la Chiesa, pressata dalla base, come dimostravano le mille lettere di protesta al quotidiano della Cei Avvenire, non poteva più tacere sulle rivelazioni che emergevano di giorno in giorno circa le scorribande sessuali e il libertinaggio esibito dal presidente del Consiglio, nonostante il patto di ferro siglato in altri tempi tra la Curia di Santa Romana Chiesa e l'onorevole Silvio Berlusconi, generoso interprete legislativo delle necessità ecclesiali, vuoi di ordine etico-morale, vuoi di interesse secolare, tramite i preziosi uffici del Gentiluomo di Sua Santità, don Gianni Letta….. E Bagnasco, ex ordinario militare, non ha del tutto sopito il suo spirito guerriero. Il malumore per la realpolitik ultraconcordataria della Segreteria di Stato, che sembra ancora scommettere sulla durata di Berlusconi e sui benefici che ne può ricavare nella legislazione sui temi etici e nelle concretezze finanziarie…..”

 

2. Il Papa, il potere e il veleno dei cardinali

(la Repubblica — 04 febbraio 2010,   pagine 1/35 --- VITO MANCUSO)  

“Sarà vero che il documento calunnioso sul direttore di Avvenire è stato consegnato al direttore de il Giornale niente di meno che da Giovanni Maria Vian, direttore dell' Osservatore Romano, dietro esplicito mandato del Segretario di Stato vaticano cardinale Bertone, numero due della gerarchia cattolica a livello mondiale? E che l' insigne porporato si è servito di Vian e di Feltri per colpire il direttore di Avvenire in quanto espressione di una Conferenza Episcopale Italiana a suo avviso troppo indipendente e troppo politicamente equidistante? E che quindi il vero bersaglio del cardinal Bertone era il collega e confratello cardinal Bagnasco? …… Come cattolico spero di no, ma come conoscitore di un po' di storia e di cronaca della Chiesa temo di sì. Del resto fu l'allora cardinal Ratzinger, poco prima di essere eletto papa, a parlare di "sporcizia" all' interno della Chiesa (25 marzo 2005). Qualcuno in questi cinque anni l'ha visto fare pulizia? Direi di no, e forse non a caso proprio ieri egli ha parlato di «tentazione della carriera, del potere, da cui non sono immuni neppure coloro che hanno un ruolo di governo nella Chiesa»…… Naturalmente come siano andate davvero le cose è dovere morale dei diretti interessati chiarirlo. ….. La missione morale e spirituale della Chiesa è più urgente che mai. E invece che cosa succede? Succede che la gerarchia della Chiesa pensa solo a se stessa come una qualunque altra lobby di potere, e come una qualunque altra lobby è dilaniata da lotte fratricide all'interno. …. Rimane però il problema principale, e cioè che oggi, molto più di ieri, il criterio decisivo per fare carriera all' interno della Chiesa non è la spiritualità e la nobiltà d'animo ma il servilismo, e che la dote principale richiesta al futuro dirigente ecclesiastico non è lo spirito di profezia e l'ardore della carità, ma l'obbedienza all'autorità sempre e comunque. …. Che cosa concludere allora? Che è tutto un imbroglio? No, il messaggio dell' amore universale per il quale Gesù ha dato la vita non è un imbroglio. L' imbroglio e gli imbroglioni sono coloro che lo sfruttano per la loro sete di potere, per la quale hanno costruito una teologia secondo cui credere in Gesù significa obbedire sempre e comunque alla Chiesa. …. Lo esemplificano al meglio queste parole di Ignazio di Loyola rivolte a chi «vuole essere un buon figlio della Chiesa»: «Per essere certi in tutto, dobbiamo sempre tenere questo criterio: quello che io vedo bianco lo credo nero, se lo stabilisce la Chiesa gerarchica». …. Una fede matura sa distaccarsi dall' obbedienza incondizionata alla gerarchia e se vede bianco dirà sempre che è bianco, anche se è stato stabilito che è nero. Né si presterà mai a intrighi di sorta "per il bene della Chiesa". La vera Chiesa infatti è molto più grande del Vaticano e dei suoi dirigenti, è l'Ecclesia ab Abel, cioè esistente a partire da Abele in quanto comunità dei giusti….”

 

 

3. Il veleno dei cardinali

(la Repubblica — 04 febbraio 2010,  pagine 33/34/35  - MARCO ANSALDO, ORAZIO LA ROCCA)

«Fratelli che si mordono e si divorano a vicenda». Il Papa lo aveva detto, nel marzo scorso. Anzi, lo aveva addirittura scritto a chiare lettere in un messaggio ai vescovi, citando San Paolo e il suo avvertimento alla comunità dei Galati, uno dei nuclei cristiani più turbolenti. «Badate almeno - ammoniva l' apostolo di Tarso - a non distruggervi del tutto gli uni con gli altri». Quell' invito di Benedetto XVI sembrava quasi presagire il clima di scontro che si respira ora all' interno della Chiesa con il caso Boffo, il direttore dell' Avvenire dimessosi dopo una violenta campagna di accuse su presunte molestie avviata da Il Giornale di Vittorio Feltri, accuse rivelatesi poi inconsistenti. ….. Sua Eminenza il cardinale Tarcisio Bertone - primo collaboratore di Benedetto XVI - accusato indirettamente da Feltri di essere stato l'occulto ispiratore del complotto, è appena stato riconfermato al vertice con una lettera affettuosa scritta a mano dal Pontefice, in tedesco. Controlla in pieno il potere vaticano. E tuttavia è al centro di un caso che non ha precedenti nelle sacre stanze, e mescola potere e politica, veleni e gerarchia, porpore e giornali. Una battaglia di cardinali: questa volta però tutta giocata all' esterno del mondo protetto del Vaticano……..

Dietro le quinte, però, Benedetto XVI si sta dando da fare per cercare di capire quello che sta veramente succedendo e se le accuse rivolte a Bertone e ai suoi più stretti collaboratori siano in qualche modo fondate. Anche monsignore Angelo Bagnasco è molto colpito da questa vicenda. Ma il presidente della Conferenza episcopale italiana resta defilato….. La Cei ha definito infatti Boffo «un galantuomo». Pure il cardinale Dionigi Tettamanzi, dal suo osservatorio di Milano, non prende parte allo scontro in corso. …e risponde ai suoi sacerdoti così: «La Chiesa è una e una sola, io sto con il Vangelo e vado avanti». ….. Fuori dal Vaticano non tutti i prelati la pensano così. «Sarebbe invece opportuno che dalla Santa Sede arrivasse una parola di chiarimento tramite, magari, il portavoce papale padre Federico Lombardi, persona seria, competente e puntuale», replica il vescovo Loris Francesco Capovilla, emerito di Loreto, storico segretario personale del beato Giovanni XXIII, un prelato dunque che conosce bene la Curia e l'appartamento papale. …. «Il caso è nato dentro la Chiesa - afferma Sandro Magister, vaticanista di lungo corso e autore del blog Settimo cielo - e è mirato a colpire persone e gruppi interni alla Chiesa stessa. Quello a cui abbiamo assistito è stato un attacco personale a Boffo, per cosa lui rappresentava, cioè Avvenire,e per la linea che esprimeva, quella della Cei diretta dal cardinale Camillo Ruini. Questo era il bersaglio». Una lotta diretta fra i due maggiori quotidiani cattolici? Anche. Fra Avvenire e Osservatore Romano la battaglia dura da tempo, un braccio di ferro che ha avuto momenti di scontro evidenti, come nella vicenda di Luana Englaro, dove il giornale della Cei è stato protagonista di una campagna molto energica, mentre il foglio della Santa Sede si è rivelato estremamente riservato, elusivo, cauto. «La domanda- continua Magister - è come Feltri sia stato indotto a presentare le carte su Boffo, e lui in pratica ha confessato: la figura di cui ha parlato sembra il ritratto di Giovanni Maria Vian, il direttore dell' Osservatore Romano. Ma il bersaglio vero, cioè Ruini, non è stato raggiunto. Boffo è stato sostituito da Marco Tarquinio, il suo vice. E la linea di Avvenire non è cambiata». Chi ci sarebbe dietro Vian? Molti sanno del rapporto stretto fra lui e il segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Chi però ha sentito il direttore dell' Osservatore Romano spiega così la sua difesa: «É tutto falso. Le accuse non tengono nemmeno sul piano della logica. Non siamo così gonzi. Presto si vedrà che è tutta una bolla di sapone». Luigi Amicone, direttore del settimanale Tempi, esclude «che Bertone e Ruini possano essere direttamente coinvolti in questa vicenda. Credo invece che si tratti di un gioco degli specchi e che gli uni e gli altri, le vittime e i carnefici»…. Tutti i giornali parlano di un delitto politico e mediatico ordito addirittura dalla Segreteria di Stato e dal giornale della Santa Sede, L’Osservatore Romano, e di fronte a questo inferno tacciono incredibilmente il portavoce, l' Osservatore Romano, Avvenire e la Radio Vaticana. Un silenzio nel quale risuonano ancor più i sospetti che oggi corrono liberamente nei sacri Palazzi».

 

4. Caso Boffo, Vaticano all’attacco “Una campagna contro il Papa”

(la Repubblica — 10 febbraio 2010,   pagina 6  - MARCO ANSALDO)

 

“…..Dopo due settimane di silenzio, e di valutazioni compiute con il segretario personale Georg Gaenswein, il Papa ha deciso di rompere gli indugi. E per la prima volta è intervenuto sul caso Boffo….. Benedetto XVI lo ha fatto con una nota insolitamente dura, diffusa dalla Segreteria di Stato e fatta pubblicare sulla prima pagina dell' Osservatore Romano il 9 Febbraio. Anticipata da una premessa significativa: «Il Santo Padre ha approvato il seguente comunicato e ne ha ordinato la pubblicazione». Il giornale della Santa Sede riporta il testo integrale sotto la testata, senza commenti. «È falso - si legge - che responsabili della Gendarmeria vaticana o il direttore dell' Osservatore Romano abbiano trasmesso documenti che sono alla base delle dimissioni, il 3 settembre scorso, del direttore di Avvenire; è falso che il direttore dell' Osservatore Romano abbia dato,o comunque trasmesso o avallato in qualsiasi modo, informazioni su questi documenti». Inoltre «è falso che egli abbia scritto sotto pseudonimo, o ispirato, articoli su altre testate». Per la Santa Sede appare invece chiaro, «dal moltiplicarsi delle argomentazioni e delle ipotesi più incredibili, ripetute sui media con una consonanza davvero singolare», che tutto si basi «su convinzioni non fondate, con l' intento di attribuire al direttore dell' Osservatore Romano, in modo gratuito e calunnioso, un' azione immotivata, irragionevole e malvagia», arrivando «a insinuare responsabilità addirittura del cardinale segretario di Stato». Benedetto XVI non cita il cardinale Bertone e il direttore del quotidiano della Santa Sede, Giovanni Maria Vian. Ma ai suoi collaboratori, fa scrivere nel comunicato, «rinnova piena fiducia»….”

 

Le due righe di approvazione del Papa sull’Osservatore Romano non compaiono su L’Avvenire che il 10 Febbraio pubblica la nota vaticana in seconda pagina, senza commento. A pagina 6 compare la nota della Presidenza della Cei, in cui «accoglie il comunicato della Segreteria di Stato ispirato dalla volontà prioritaria e pienamente condivisa di evitare che il bene della Chiesa sia compromesso da notizie e ricostruzioni che hanno dato vita ad una campagna diffamatoria contro la Santa Sede». Linee diverse fra la Cei e la Segreteria di Stato nei rispettivi giornali di riferimento, l' Osservatore Romano e Avvenire.

 

5. Il blitz dopo un’inchiesta interna “Questa è solo la prima puntata”

(la Repubblica — 10 febbraio 2010,   pagina 7  --  ORAZIO LA ROCCA)

 

Più d’uno in Curia giura che l’approvazione del Papa sia stata scritta per tentare di fugare il sospetto che la Segreteria di Stato della Santa Sede non fosse più al servizio del Papa. Qualcun altro, però, non esclude che l'intervento sia stato fatto anche di intesa con Berlusconi «per coprirsi da Feltri», il quale Oltretevere è sempre temuto per «quello che sa e che un domani potrebbe dire». Una preoccupazione che emerge indirettamente anche dallo stesso comunicato della Segreteria che definisce per ben 3 volte «false» le accuse a Vian, ma non nega che il fatto - cioè le false accuse che hanno indotto Boffo alle dimissioni - non sia effettivamente avvenuto. Ecco perché, si teme in Vaticano, «questa storia non finirà qui».”

 

 

Presentiamo un’altra interpretazione sulla possibile origine delle false accuse a Boffo.

 

6. Il cenacolo del “Toniolo”, ecco dove iniziò l’assalto al direttore del giornale Cei

(la Repubblica --- 11 Febbraio 2010, pag 17 ---  ZITA DAZZI)

 

 “ C’era qualcuno che aveva cominciato a fare girare voci malevole sul conto di Dino Boffo …molto prima de il Giornale …nell’Istituto Toniolo di Milano, la fondazione che è azionista di maggioranza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano….. E’ in questo ambiente che Boffo si fa i primi nemici. E’ qui che forse è nato il documento che rovina la sua carriera al vertice del giornale della Cei. E’ da qui che il testo viene recapitato al cardinale Dionigi Tettamanzi e ad altri vescovi. Il tentativo dell’anonimo estensore era quello di screditare un uomo che, col suo voto nel comitato di gestione (posto occupato su indicazione dell’ex presidente della Cei, Card. Camillo Ruini), poteva smuovere i delicati equilibri dell’Istituto e quindi dell’Ateneo. Chi tiene in mano il Toniolo tiene in mano la Cattolica e quindi la nomina del nuovo Rettore, che governa un sistema di 5 Atenei, 14 Facoltà, 1400 docenti, 42 mila studenti e 6 mila dipendenti. Fra i beni della Cattolica ci sono il Policlinico Gemelli di Roma e la Facoltà di Medicina.”

 

 

Il cardinale segretario di Stato della Santa Sede, Tarcisio Bertone, all' università di Wroclaw (Polonia), dove ha ricevuto una laurea honoris causa, l’11 Febbraio ha tenuto una lezione su «Chiesa e democrazia» ed ha affermato (la Repubblica del 12 Febbraio, pag. 21):

«La democrazia, come ogni sistema costituzionale, è una struttura di potere, che si pone perciò, al pari di ogni sistema di governo, essenzialmente in termini di ripartizione di potere». «Tale dinamica - avverte il porporato - diventa equivoca nella Chiesa» perché «il rapporto strutturale, anche a livello decisionale-operativo, tra la gerarchia e il popolo di Dio, non può mai essere posto in termini di ripartizione di potere». In definitiva, se la Chiesa è governata da un voto di maggioranza «diventa una Chiesa puramente umana, dove l' opinione sostituisce la fede».

 

I seguenti libri, usciti di recente,  trattano delle vicende interne alla Santa Sede, delle quali avevamo poca documentazione:

 

1. Gianluigi Nuzzi: Vaticano S.p.A., Ediz. chiarelettere (Luglio 2009)

Ha venduto circa 200000 copie.

Gianluigi Nuzi: “Questo non è un libro contro il Vaticano; è un libro che racconta fatti commessi da uomini che hanno goduto di fiducia mal riposta.

 

Sintesi del libro presentata all’Infedele, dell’8 Febbraio 2010.

“Il libro è un’inchiesta sui segreti delle finanze Vaticane. Nuzzi riceve in Svizzera l’archivio di Mons. Renato Dardozzi (1922-2003), chiamato nel 1974 dal Segretario di Stato Agostino Casdaroli a indagare sugli affari dell’Istituto per le Opere Religiose (IOR), la banca del Vaticano. I 4000 documenti sono contenuti in due valigie di 40 Kg ciascuna con il timbro della Segreteria di Stato Vaticana. Questi raccontano la storia ignota dello IOR, dove negli anni ‘80 emerge la figura di Mons. Donato de Bonis (cresciuto alla scuola di Mons. Marcinkus) abile a sfruttare tutte le zone oscure della banca off-shore in pieno centro a Roma, oltretevere, fuori dai trattati internazionali sul riciclaggio, immune da intercettazioni e perquisizioni, i cui dirigenti in base all’Art. 11 dei Patti Lateranensi non possono essere né indagati né arrestati, né processati in Italia.

            In pochi anni De Bonis, il manovale di Dio come lui stesso si definisce, costruisce uno IOR parallelo attraverso una ragnatela di conti segreti capaci di movimentare l’equivqlente di 276 Milioni di Euro in appena tre anni e mezzo , escluse le somme finite nella gestioone extracontabile senza lasciare traccia. Un fiume di denaro che contiene depositi di selezionatissimi clienti, ma anche quattrini sottratti dalle offerte dei fedeli per le messe ai defunti, tangenti, titoli di stato scambiati per riciclare denaro sporco e perfino i ricavi del pizzo destinato a Riina e Provenzano, se è vero quello che dice Massimo Ciancimino, il figlio di Vito ex sindaco di Palermo. Il primo è lo 001314774C aperto il 15 Luglio 1987 con 494,400 Milioni di Lire in contanti e un tasso di interesse stratosferico del 9%.Il deposito è intestato alla Fondazione Spelman dal nome del potente cardinale di New York che nel dopoguerra finanziava la DC. Il guaio è che la Fondazione Spelman non mai esistita. Sul cartellino di deposito delle firme compaiono però due nomi, Donato De Bonis e Giulio Andreotti, nome in codice “omissis”. In 5 anni sul conto passano 60 Milioni di Euro, spesso spesi in beneficenza ma anche versamenti al cassiere della DC Severino Citaristi e pagamenti vari come i 400 milioni di Lire destinati all’avvocato Edoardo Ascari, difensore di Andreotti a Palermo. Altri conti occulti, al centro di un fittissimo movimento di denaro, sono intestati a Fondazioni benefiche inesistenti con nomi scelti con cinica fantasia: la fondazione per i bambini poveri o lotta alla leucemia. Non mancano i conti criptati di imprenditori come i Ferruzzi o intestati a privati con depositi miliardari.

            La banca parallela di De Bonis vacilla solo nel 1993 sotto i colpi di “mani pulite”. Il pull milanese indaga sui 130 Miliardi di Lire in titoli di stato della Maxitangente Enimont e le indagini portano anche allo IOR come tramite dei pagamenti ai politici. In Vaticano arriva una rogatoria che chiede ragione degli 88,9 Miliardi in CCT. La Santa Sede se la cava fornendo il minimo indispensabile. Il valore dei CCT passati dallo IOR parallelo è quasi il doppio. La fine dell’era De Bonis si consuma in silenzio con la sua nomina a cappellano dell’Ordine di Malta, un ruolo che gode di protezioni diplomatiche. I contenuti di Vaticano S.p.A., uscito in libreria il 15 Maggio 2009 non hanno ricevuto nessuna smentita.

Il 23 Settembre 2009, dopo 20 anni, è arrivato il congedo per il Presidente dello IOR, Angelo Caloia. Il suo successore è il banchiere internazionale Ettore Gotti Tedeschi, vicino all’Opus Dei. Ha il mandato di rimettere le cose a posto dentro lo IOR.”

 

 

Nella trasmissione Gad Lerner ha posto la domanda se questi fatti possano costituire una minaccia per la spiritualità della Chiesa. E’incredibile la risposta fornita dallo scrittore cattolico Vittorio Messori:” Cristo ci ha salvati dal disastro maggiore che è la perdita della vita per sempre uscendo vivo dal sepolcro e tutto il resto è commento; se anche avessimo perso tutto l’insegnamento etico di Gesù e fossero rimasti solo i racconti della sua passione, morte e resurrezione il cristianesimo potrebbe vivere ed esistere lo stesso.”

 

 

2. Eric Frattini: L’Entità, Fazi Editore – Roma (2008).

Il libro tratta del servizio segreto del Vaticano.

 

 

3. Umberto Ambrosoli: Qualunque cosa succeda, Sironi Editore – Milano (Agosto 2009).

E’ la storia di Giorgio Ambrosoli (assassinato la notte tra l’11 e il 12 luglio 1979), per cinque anni commissario liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona, collegata allo IOR.

 

 

 

Segnaliamo anche un articolo comparso nella rivista Micromega (n° 6 – 2009) pertinente con l’argomento affrontato:

 

Valerio Gigante: Tonache in carriera.

Sintesi dell’articolo:  

            Quando era cardinale Joseph Ratzinger invocava “sobrietà” nelle carriere degli ecclesiastici, ma la riforma della Curia è servita solo ad allontanare figure scomode. Inciampando qua e là in qualche incidente di percorso. Da Sepe a Betori, da Bertone a Mazzoccato, breve rassegna di chi si è fatto largo nella Chiesa italiana di questi anni. E di chi ha resistito a tutte le intemperie, come Camillo Ruini. Uniti dalla fedeltà alla politica di restaurazione degli ultimi due papi. Con un’unica eccezione: Dionigi Tettamanzi.

 

 

 

Riportiamo infine l’articolo che Enzo Mazzi sugli scandali vaticani:

 

(il manifesto, 12 febbraio 2010 – pag.1 - SCANDALI VATICANI PER UNO SCIOPERO DELLA LITURGIA di Enzo Mazzi)

 

“Grida la propria ininfluenza in campo ecclesiale il silenzio del cattolicesimo progressista sugli attuali scandali vaticani. Vescovi, teologi, preti e laici del cosiddetto “disagio” (guai a parlar di “dissenso”) sono muti e immobili di fronte a un ciclone che scuote le fondamenta dell’istituzione ecclesiastica. Nessuno che invochi o convochi un qualche incontro sinodale per socializzare il problema, per capirci qualcosa, per darne ragione alla gente e per trovare insieme un varco di speranza. Ognuno è chiuso nel proprio sgomento e si affida ai sussurri. Se ci si trova è per parlare d’altro, magari di alte questioni teologiche come è successo a Firenze sabato scorso nell’incontro Il vangelo ci libera e non la legge, dimenticando il Vangelo annunciato lì a due passi dalla Comunità delle Piagge e da don Alessandro Santoro colpiti dalla legge canonica.

La dico grossa: qui ci vorrebbe uno sciopero generale della liturgia e della pastorale. Fermarsi tutti e discutere insieme dell’assetto istituzionale ecclesiastico che dimostra di non reggere più di fronte alle sfide della secolarizzazione.

La monarchia assoluta, questo è il papato, residuo medioevale di una teocrazia radicale e fondamentalista, non è più in grado di tenere di fronte ai nuovi poteri che s’impongono con una forza che annulla totalmente le armi dell’infallibilità, della scomunica e del giudizio divino con le quali finora il papa ha imposto il suo potere. La scienza, il danaro, l’informazione, la democrazia hanno consentito al potere ecclesiastico di sopravvivere delegando al papa e ai preti la realtà considerata residuale dell’etica e dei valori. Faceva comodo la sponda papale. Ma era evidente che piano piano questa delega veniva erosa e svuotata. L’arroccamento disperato sulla difesa della vita dal suo concepimento alla morte non regge più di fronte a una scienza che sposta e assottiglia continuamente il confine fra la morte e la vita. E l’anima immortale e il peccato originale e l’inferno e il paradiso e l’onnipotenza di dio e l’indissolubilità del matrimonio e l’alterità sacrale del sacerdozio e i mille altri fondamenti dell’etica cattolica sono dogmi ormai svuotati che mostrano tutte le loro contraddizioni insanabili di fronte alle consapevolezze nuove.

E’ la prima volta che un papa si difende con gli strumenti propri della democrazia: il comunicato stampa. Non poteva farne a meno. Ma così ha mostrato al mondo la sua debolezza. Perché il comunicato si presta alle interpretazioni e agli scavi capaci perfino di ribaltarne il significato e di affermare e confermare ciò che il papa nega. Il comunicato consente di aprire nuove indagini e di scavare a fondo e già si annunciano altri scandali che sembrano investire addirittura la persona del papa (cfr. E. Carnevali su Adista, 12 settembre 2009).

La curia vaticana e le curie vescovili sono da sempre covi di vipere. Finora la blindatura era quasi totale. La cosa nuova è che per i moderni poteri dell’informazione non ci sono più segreti sacri e non esistono ostacoli canonici.

Non che la modernità sia tutta rose e fiori, anzi. I nuovi poteri hanno aspetti positivi ma hanno in sé anche una potenza distruttiva pari a quelli antichi. Oggi attraverso una martellante insinuazione e propaganda masmediatica passa una cultura omologata ed omologante secondo la quale non è la disobbedienza civile, umana, religiosa a offrire spazi creativi per far crescere la coscienza collettiva ed operare per la fraternità e la giustizia ma è unicamente il piegare il capo che può limitare i conflitti e preservare una permanenza negli spazi del sacro e del potere dove poi ciascuno può portare avanti in forma coperta le proprie piccole particolari diversità e trasgressioni.

“L’obbedienza non è più una virtù” fu per noi e per molti, persone e movimenti, una conquista pagata di persona e a caro prezzo. Poi venne l’omologazione.

Ormai però questi orridi scandali vaticani, questa debolezza del potere ecclesiastico, queste immense contraddizioni che si aprono impongono forse di ripartire da quella scelta che fu sconsideratamente chiamata “dissenso” e che invece era e forse è ancora coerenza evangelica di una fede che finalmente si libera dalla religione di chiesa.  (Enzo Mazzi)”

 

Notazione finale:

            Oggi coloro che dissentono non vengono più messi al rogo per eresia da parte del “Santo Uffizio” come avvenne al frate domenicano Giordano Bruno il 17 Febbraio 1600 (all’età di 52 anni) in Campo de’ Fiori a Roma.

 

venerdì 12 febbraio 2010

Sciopero generale della liturgia e della pastorale.

(il manifesto 12 febbraio 2010 – pag.1 - SCANDALI VATICANI PER UNO SCIOPERO DELLA LITURGIA di Enzo Mazzi)

 

Grida la propria ininfluenza in campo ecclesiale il silenzio del cattolicesimo progressista sugli attuali scandali vaticani. Vescovi, teologi, preti e laici del cosiddetto “disagio” (guai a parlar di “dissenso) sono muti e immobili di fronte a un ciclone che scuote le fondamenta dell’istituzione ecclesiastica. Nessuno che invochi o convochi un qualche incontro sinodale per socializzare il problema, per capirci qualcosa, per darne ragione alla gente e per trovare insieme un varco di speranza. Ognuno è chiuso nel proprio sgomento e si affida ai sussurri. Se ci si trova è per parlare d’altro, magari di alte questioni teologiche come è successo a Firenze sabato scorso nell’incontro Il vangelo ci libera e non la legge, dimenticando il Vangelo annunciato lì a due passi dalla Comunità delle Piagge e da don Alessandro Santoro colpiti dalla legge canonica.

La dico grossa: qui ci vorrebbe uno sciopero generale della liturgia e della pastorale. Fermarsi tutti e discutere insieme dell’assetto istituzionale ecclesiastico che dimostra di non reggere più di fronte alle sfide della secolarizzazione.

La monarchia assoluta, questo è il papato, residuo medioevale di una teocrazia radicale e fondamentalista, non è più in grado di tenere di fronte ai nuovi poteri che s’impongo con una forza che annulla totalmente le armi dell’infallibilità, della scomunica e del giudizio divino con le quali finora il papa ha imposto il suo potere. La scienza, il danaro, l’informazione, la democrazia hanno consentito al potere ecclesiastico di sopravvivere delegando al papa e ai preti la realtà considerata residuale dell’etica e dei valori. Faceva comodo la sponda papale. Ma era evidente che piano piano questa delega veniva erosa e svuotata. L’arroccamento disperato sulla difesa della vita dal suo concepimento alla morte non regge più di fronte a una scienza che sposta e assottiglia continuamente il confine fra la morte e la vita. E l’anima immortale e il peccato originale e l’inferno e il paradiso e l’onnipotenza di dio e l’indissolubilità del matrimonio e l’alterità sacrale del sacerdozio e i mille altri fondamenti dell’etica cattolica sono dogmi ormai svuotati che mostrano tutte le loro contraddizioni insanabili di fronte alle consapevolezze nuove.

E’ la prima volta che un papa si difende con gli strumenti propri della democrazia: il comunicato stampa. Non poteva farne a meno. Ma così ha mostrato al mondo la sua debolezza. Perché il comunicato si presta alle interpretazioni e agli scavi capaci perfino di ribaltarne il significato e di affermare e confermare ciò che il papa nega. Il comunicato consente di aprire nuove indagini e di scavare a fondo e già si annunciano altri scandali che sembrano investire addirittura la persona del papa (cf. E. Carnevali su Adista 12 settembre 2009).

La curia vaticana e le curie vescovili sono da sempre covi si vipere. Finora la blindatura era quasi totale. La cosa nuova è che per i moderni poteri dell’informazione non ci sono più segreti sacri e non esistono ostacoli canonici.

Non che la modernità sia tutta rose e fiori, anzi. I nuovi poteri hanno aspetti positivi ma hanno in sé anche una potenza distruttiva pari a quelli antichi. Oggi attraverso una martellante insinuazione e propaganda masmediatica passa una cultura omologata ed omologante secondo la quale non è la disobbedienza civile, umana, religiosa a offrire spazi creativi per far crescere la coscienza collettiva ed operare per la fraternità e la giustizia ma è unicamente il piegare il capo che può limitare i conflitti e preservare una permanenza negli spazi del sacro e del potere dove poi ciascuno può portare avanti in forma coperta le proprie piccole particolari diversità e trasgressioni.

“L’obbedienza non è più una virtù” fu per noi e per molti, persone e movimenti, una conquista pagata di persona e a caro prezzo. Poi venne l’omologazione.

Ormai però questi orridi scandali vaticani, questa debolezza del potere ecclesiastico, queste immense contraddizioni che si aprono impongono forse di ripartire da quella scelta che fu sconsideratamente chiamata “dissenso” e che invece era e forse è ancora coerenza evangelica di una fede che finalmente si libera dalla religione di chiesa.

 

                                                 Enzo Mazzi

Sciopero generale della liturgia e della pastorale.

(il manifesto 12 febbraio 2010 – pag.1 - SCANDALI VATICANI PER UNO SCIOPERO DELLA LITURGIA di Enzo Mazzi)

 

Grida la propria ininfluenza in campo ecclesiale il silenzio del cattolicesimo progressista sugli attuali scandali vaticani. Vescovi, teologi, preti e laici del cosiddetto “disagio” (guai a parlar di “dissenso) sono muti e immobili di fronte a un ciclone che scuote le fondamenta dell’istituzione ecclesiastica. Nessuno che invochi o convochi un qualche incontro sinodale per socializzare il problema, per capirci qualcosa, per darne ragione alla gente e per trovare insieme un varco di speranza. Ognuno è chiuso nel proprio sgomento e si affida ai sussurri. Se ci si trova è per parlare d’altro, magari di alte questioni teologiche come è successo a Firenze sabato scorso nell’incontro Il vangelo ci libera e non la legge, dimenticando il Vangelo annunciato lì a due passi dalla Comunità delle Piagge e da don Alessandro Santoro colpiti dalla legge canonica.

La dico grossa: qui ci vorrebbe uno sciopero generale della liturgia e della pastorale. Fermarsi tutti e discutere insieme dell’assetto istituzionale ecclesiastico che dimostra di non reggere più di fronte alle sfide della secolarizzazione.

La monarchia assoluta, questo è il papato, residuo medioevale di una teocrazia radicale e fondamentalista, non è più in grado di tenere di fronte ai nuovi poteri che s’impongo con una forza che annulla totalmente le armi dell’infallibilità, della scomunica e del giudizio divino con le quali finora il papa ha imposto il suo potere. La scienza, il danaro, l’informazione, la democrazia hanno consentito al potere ecclesiastico di sopravvivere delegando al papa e ai preti la realtà considerata residuale dell’etica e dei valori. Faceva comodo la sponda papale. Ma era evidente che piano piano questa delega veniva erosa e svuotata. L’arroccamento disperato sulla difesa della vita dal suo concepimento alla morte non regge più di fronte a una scienza che sposta e assottiglia continuamente il confine fra la morte e la vita. E l’anima immortale e il peccato originale e l’inferno e il paradiso e l’onnipotenza di dio e l’indissolubilità del matrimonio e l’alterità sacrale del sacerdozio e i mille altri fondamenti dell’etica cattolica sono dogmi ormai svuotati che mostrano tutte le loro contraddizioni insanabili di fronte alle consapevolezze nuove.

E’ la prima volta che un papa si difende con gli strumenti propri della democrazia: il comunicato stampa. Non poteva farne a meno. Ma così ha mostrato al mondo la sua debolezza. Perché il comunicato si presta alle interpretazioni e agli scavi capaci perfino di ribaltarne il significato e di affermare e confermare ciò che il papa nega. Il comunicato consente di aprire nuove indagini e di scavare a fondo e già si annunciano altri scandali che sembrano investire addirittura la persona del papa (cf. E. Carnevali su Adista 12 settembre 2009).

La curia vaticana e le curie vescovili sono da sempre covi si vipere. Finora la blindatura era quasi totale. La cosa nuova è che per i moderni poteri dell’informazione non ci sono più segreti sacri e non esistono ostacoli canonici.

Non che la modernità sia tutta rose e fiori, anzi. I nuovi poteri hanno aspetti positivi ma hanno in sé anche una potenza distruttiva pari a quelli antichi. Oggi attraverso una martellante insinuazione e propaganda masmediatica passa una cultura omologata ed omologante secondo la quale non è la disobbedienza civile, umana, religiosa a offrire spazi creativi per far crescere la coscienza collettiva ed operare per la fraternità e la giustizia ma è unicamente il piegare il capo che può limitare i conflitti e preservare una permanenza negli spazi del sacro e del potere dove poi ciascuno può portare avanti in forma coperta le proprie piccole particolari diversità e trasgressioni.

“L’obbedienza non è più una virtù” fu per noi e per molti, persone e movimenti, una conquista pagata di persona e a caro prezzo. Poi venne l’omologazione.

Ormai però questi orridi scandali vaticani, questa debolezza del potere ecclesiastico, queste immense contraddizioni che si aprono impongono forse di ripartire da quella scelta che fu sconsideratamente chiamata “dissenso” e che invece era e forse è ancora coerenza evangelica di una fede che finalmente si libera dalla religione di chiesa.

 

                                                 Enzo Mazzi