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sabato 29 gennaio 2011

Lettera al nipote


  


Lucia Antonietta e Paola, prima seconda e quarta da destra, sedute dietro la tavola.

Comunità dell’Isolotto

Domenica 16.01.2011

riflessioni di Paola, Lucia Antonietta:

 

….e come possiamo non  raccontare…

Come stelle cadenti nel cielo sospese

Da continenti lontani lasciati e mai dimenticati

Voci dolenti di donne e uomini

Voci tenere di bimbi

Il vento le raccoglie

Cura ferite e offese

Lontano in una terra libera

Senza frontiere, ospitale,

braccia aperte che accolgono,

mani che preparano il pane.

C’è attesa e festa.

Lieve, il vento realizza un sogno,

regala speranza:

non più voci perdute

ma persone per nome chiamate.

(Mirial)

 

Ecclesiastico 4,11

La sapienza ascoltata è una grande educatrice

La sapienza istruisce i suoi figli

E si prende cura di quanti la cercano

Chi l’ama, ama la vita

E quelli che la cercano si ricolmano di gioia...

Chi in lei confida, l’avrà come sua porzione

E i suoi discendenti ne conservano il possesso

Ecclesiastico 51, 13

Venite a me e studiate questo libro

Quando ero ancor giovane

Prima dei miei viaggi nel mondo,

io chiesi apertamente la sapienza

nella mia preghiera;

alle porte del Tempio

cominciai ad apprezzarla,

e la cercherò fino a quando avrò vita.

Dal suo fiorire, come di un grappolo

Che comincia a maturare,

il mio cuore metteva in lei la sua delizia:

Il mio piede camminò nella retta via.

E fin dalla mia prima età ho seguito le sue orme.

A lei per un certo tempo

Tesi l’orecchio intento ad ascoltarla

E trovai grandi insegnamenti.

In grazia sua feci dei progressi.

E darò gloria al maestro che me l’ha insegnata

Ho deciso di metterla in pratica

Ho cercato il bene con ardore

E confido che non rimarrò confuso

L’anima mia si è allenata

Nella sapienza con energia.

 

 

COME POSSO NON RACCONTARE...

(Antonietta)


In occasione del natale ho pensato di regalare a mio nipote delle poesie, canzoni o brani di qualche libro o racconto – pezzi letterari  che erano stati importanti per me in qualche modo, per trasmettergli qualcosa….delle emozioni. Sentivo proprio il bisogno di trasmettere qualcosa di me, trasmettere emozioni……….Come posso NON RACCONTARE a lui che mi è tanto caro tutte o alcune delle cose che mi sono state e mi stanno tanto a cuore……..A lui che guarda alla televisione quei telefilm americani di ragazzi e ragazze delle sua età,  frequentanti college….telefilm che sono di una pochezza infinita.Al cinema tutti i suoi coetanei vanno pazzi per “””vampiri”” o roba simile.L’impresa comunque era un po’ utopica, diciamo  ardua … perché l’età e tutto rendeva la cosa abbastanza difficile…quello che era stato o è importante per me, sicuramente per lui non significa niente…non interessa assolutamente.Ciononostante ho cominciato a sfogliare nella memoria….. nei miei fogli….. nei miei libri….. su internet…Non volevo venisse fuori una cosa pesante…una cosa che a 15 anni uno butta  ( se va bene) nel cassetto e non leggerà mai.Così ho cominciato con le canzoni.Gli ho scritto che non occorreva che lui le leggesse tutte insieme  e le leggesse subito, ma le poteva sfogliare e mettere da una parte come una “riserva” …che le leggesse quando fosse stato dell’umore giusto…chissàVolevo stimolare anche la sua possibilità di critica.Le mie ricerche mi hanno portato subito al nostro librettino dei Canti dell’Isolotto e gliene ho trascritte alcune come-…eppure il vento soffia ancora di Bertoli….scompiglia le donne fra i capelli ..corre a gara in volo con  g li uccelli….bacia i fiori, li bacia e non li coglie..…chiama piano sempre di Bertoli ….ed io arriverò in un attimo quanto credi essere solo….. Quante le strade che un uomo farà …..di Bon Dylan…..e quando fermarsi potrà E la gente del mondo riavrà per sempre la sua libertà--- di Guccini …Dio è morto nei campi di sterminio Dio è morto, ma tutti ormai sappiamo che se Dio muore, muore   per 3 giorni e poi risorge in ciò che noi crediamo Dio risorge……We shall over come….noi ce la faremo ….vecchio canti degli schiavi neri di america che la voce di Jaen Beaz ci ha fatto sciogliere il cuore…Ed infine  “Imagine” di John Lenon dei Beatles che era ha un inno di battaglia per tanti giovani – di allora – alla ricerca di un mondo migliore.Ho fatto questo elenco per farvi capire meglio cosa intendevo.Sono tutte canzoni bellissime...sono state così importanti per tutti noi e lo sono ancora.Ho passato un pomeriggio a risentire questi canti su Internet ….ci sono tutti ... mi sono commossa….c’è anche la voce di Martin Luther King che recita We shall over come, noi ce la faremo………. era una profezia dell’elezione di un Presidente Nero? Poi ho pensato perché solo a Mattia e così ho inviato queste poesie-canzoni a mia sorella che sta lassù in montagna e sono stata tanto contenta della sua reazione. E’ stata una cosa bellissima un auspicio per iniziare il nuovo anno,così forte, così sentito…….. poi….ho pensato alla Comunità ……ne ho parlato con Lucia e Paola…abbiamo pensato che potevamo parlarne con Voi, CHIEDENDOVI altre poesie, altre canzoni, altri brani importanti e particolari-.Proprio nei giorni passati Luciana ci ha appena regalato questo di Elli Michler sul tempo …. E chissà quanti altri ne abbiamo nella nostra memoria.Formare come una antologia di brani significativi per noi.Ho promesso a Mattia che in seguito gli avrei inviato altri brani o poesie, – magari uno per volta …affinché siano almeno letti…ne ho preparati altri, ma vorrei averne da Voi

Ho preparato:

un’altra canzone:L’isola che non c’è di Bennato

la poesia Itaca di Costantino Kavafis,

Lentamente muore di Pablo Neruda

che conosciamo tutti molto bene, invece adesso parleremo di altri brani meno noti che abbiamo trovato e desideriamo condividere.

Lettera ai ragazzi

Roberto Saviano


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..Scrivo questa lettera ai ragazzi, molti sono miei coetanei, che stanno occupando le università, che stanno manifestando nelle strade d’Italia. Alle persone che hanno in questi giorni fatto cortei pieni di vita, pacifici, democratici. Mi si dirà e la rabbia dove la metti? La rabbia di tutti i giorni dei precari e la rabbia di chi non arriva a fine mese e aspetta da vent’anni che qualcosa nella propria vita cambi, la rabbia di chi non vede un futuro. Beh quella rabbia, quella vera, è una caldaia piena che ti fa andare avanti, che ti tiene desto, che non ti fa fare stupidaggini, ma ti spinge a fare cose serie,, scelte importanti…..…..C’era allegria nei ragazzi che avevano avuto l’idea dei Book Block, libri come difesa, che vogliono dire crescita, presa di coscienza. Vogliono dire che le parole sono lì a difenderci, che tutto parte dai libri, dalla scuola, dall’istruzione…..…..le parole stanno arrivando in tutto il mondo, perché si manifesta per dimostrare al Paese, e a chi magari è a casa, ai balconi, dietro  le persiane che ci sono diritti da difendere anche per loro….

La guerra di Piero

Fabrizio de André

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Dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa non è il tulipano

che ti fan veglia dall'ombra dei fossi

ma son mille papaveri rossi

lungo le sponde del mio torrente

voglio che scendano i lucci argentati

non più i cadaveri dei soldati

portati in braccio dalla corrente

così dicevi ed era inverno

e come gli altri verso l'inferno

te ne vai triste come chi deve

il vento ti sputa in faccia la neve

fermati Piero , fermati adesso

lascia che il vento ti passi un po' addosso

dei morti in battaglia ti porti la voce

chi diede la vita ebbe in cambio una croce

ma tu non lo udisti e il tempo passava

con le stagioni a passo di giava

ed arrivasti a varcar la frontiera

in un bel giorno di primavera

e mentre marciavi con l'anima in spalle

vedesti un uomo in fondo alla valle

che aveva il tuo stesso identico umore

ma la divisa di un altro colore

sparagli Piero , sparagli ora

e dopo un colpo sparagli ancora

fino a che tu non lo vedrai esangue

cadere in terra a coprire il suo sangue

e se gli sparo in fronte o nel cuore

soltanto il tempo avrà per morire

ma il tempo a me resterà per vedere

vedere gli occhi di un uomo che muore

e mentre gli usi questa premura

quello si volta , ti vede e ha paura

ed imbracciata l'artiglieria

non ti ricambia la cortesia

cadesti in terra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che il tempo non ti sarebbe bastato

a chiedere perdono per ogni peccato

cadesti interra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che la tua vita finiva quel giorno

e non ci sarebbe stato un ritorno

Ninetta mia crepare di maggio

ci vuole tanto troppo coraggio

Ninetta bella dritto all'inferno

avrei preferito andarci in inverno

e mentre il grano ti stava a sentire

dentro alle mani stringevi un fucile

dentro alla bocca stringevi parole

troppo gelate per sciogliersi al sole

dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa non è il tulipano

che ti fan veglia dall'ombra dei fossi

ma sono mille papaveri rossi.

 

Cantata da Gianni Morandi  e anche da Jean Baez in Italiano

C'era un ragazzo

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che come me amava i Beatles e i Rolling Stones

girava il mondo,veniva dagli Stati Uniti d'America.

Non era belloma accanto a séaveva mille donne se

cantava "Help" e "Ticket to ride"o "Lady Jane" o "Yesterday".

Cantava "Viva la libertà"ma ricevette una lettera,

la sua chitarra mi regalòfu richiamato in America.

Stop! coi Rolling Stones!Stop! coi Beatles. Stop!

Gli han detto vai nel Vietname spara ai Vietcong...

C'era un ragazzoche come meamava i Beatlese i Rolling Stones

girava il mondo,ma poi finìa far la guerra nel Vietnam.

Capelli lunghi non porta più,non suona la chitarra ma

uno strumento che sempre dà la stessa nota ratatata.

Non ha più amici, non ha più fans,vede la gente cadere giù:

nel suo paese non torneràadesso è morto nel Vietnam.

Stop! coi Rolling Stones!Stop coi Beatles. Stop!

Nel petto un cuore più non hama due medaglie o tre.

IMAGINE

 DI John Lennon

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Testo della canzone (traduzione italiana)

Immagina

Immagina non ci sia il Paradiso       

prova, è facile

Nessun inferno sotto i piedi

Sopra di noi solo il Cielo

Immagina che la gente

viva al presente...

Immagina non ci siano paesi

non è difficile

Niente per cui uccidere e morire

e nessuna religione

Immagina che tutti

vivano la loro vita in pace...

Puoi dire che sono un sognatore

ma non sono il solo

Spero che ti unirai anche tu un giorno

e che il mondo diventi uno

Immagina un mondo senza possessi

mi chiedo se ci riesci

senza necessità di avidità o fame

La fratellanza tra gli uomini

Immagina tutta le gente

condividere il mondo intero... Puoi dire che sono un sognatore

ma non sono il solo

Spero che ti unirai anche tu un giorno

e che il mondo diventi uno

 

Testo di Gino Paoli

Immagina nel mondo la gente senza dei

E senza più l’inferno

E il cielo sopra di noi

Immagina che il mondo sia dell’umanità

Immagina un bel mondo

Senza nazioni e idee

Nessuna da ammazzare

Per fede o per bontà

Immagina un bel mondo

Che vive in pace e poi

Potrai dire che sogno

Che è soltanto utopia

Ma può darsi che un giorno

Sia per tutti così

Immagina soltanto la generosità  la fratellanza  il sogno l’amore e la poesia

Immagina il tuo mondo che  vive

In armonia

Potrai dire che sogno

Che è soltanto utopia,

ma può darsi che un giorno sia per tutti così

 

Erma Bombeck

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  “I figli sono come gli aquiloni,

passi la vita a cercare di farli alzare da terra.

Corri e corri con loro fino a restare tutti e due senza fiato.

Come gli aquiloni essi finiscono a terra .... e tu

rappezzi e conforti, aggiusti ed insegni.

Li vedi sollevarsi nel vento e li rassicuri che presto impareranno a volare.

Infine sono in aria: gli ci vuole più spago e tu seguiti a darne:

ad ogni metro di corda che sfugge dalla tua mano il cuore ti si riempie di gioia e di tristezza insieme.

Giorno dopo giorno l’aquilone si allontana sempre di più

e tu senti che non passerà molto tempo prima che quella bella creatura spezzi il filo che vi unisce e si innalzi,

come è giusto che sia, libera e sola.

Allora soltanto saprai di aver assolto il tuo compito”

 

Ti auguro Tempo(di Elli Michler)

 “Non ti auguro un dono qualsiasi,

ti auguro soltanto quello che i più non hanno.

ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;

se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.

Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare, non

solo per te stesso,ma anche per donarlo agli altri.

ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,

ma tempo per essere contento.

Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,

ti auguro tempo perché te ne resti:

tempo per stupirti e tempo per fidarti

e non soltanto per guardarlo sull’orologio.

Ti auguro tempo per toccare le stelle

e tempo per crescere, per maturare.

Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.

Non ha più senso rimandare.

Ti auguro tempo per trovare te stesso,

per vivere ogni tuo giorno , ogni tua ora come un dono.

Ti auguro tempo anche per perdonare.

Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.

 

Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni

giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non

rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su

bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,

proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno

sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti

all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul

lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un

sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai

consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi

non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente

chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i

giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non

fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli

chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo

richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di

respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

(P. Neruda)

Chiama piano

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(Bertoli - Bonaffini)

Quando credi d'essere solo su un atollo in mezzo al mare

Quando soffia la tempesta e hai paura di annegare

Chiama, chiama piano Sai che non sarò lontano

Chiama, tu, chiama piano

Ed arriverò io in un attimo, quell'attimo anche mio

Quando crolla il tuo universo tra le righe di un giornale

Quando tutto intorno è perso e hai finito di sperare

Chiama, chiama piano Sai che non sarò lontano

Chiama, tu, chiama piano

Ed arriverò io in un attimo, quell'attimo anche mio

Quando il fuoco sembra spento e non pensi d'aspettare

Quando il giorno resta fermo e decidi di volare

Quando certo d'aver vinto sulla nube di veleno

E il tuo cielo è già dipinto di un crescente arcobaleno

Chiama, chiama piano Sai che non sarò lontano

Chiama, tu, chiama piano

Ed arriverò io in un attimo, quell'attimo anche mio.



L’isola che non c’è (Bennato)

Seconda stella a destra

questo è il cammino

e poi dritto, fino al mattino

poi la strada la trovi da te

porta all'isola che non c'è.

Forse questo ti sembrerà strano

ma la ragione

ti ha un po' preso la mano

ed ora sei quasi convinto che

non può esistere un'isola che non c'è

E a pensarci, che pazzia

è una favola, è solo fantasia

e chi è saggio, chi è maturo lo sa

non può esistere nella realtà!....

Son d'accordo con voi

non esiste una terra

dove non ci son santi né eroi

e se non ci son ladri

se non c'è mai la guerra

forse è proprio l'isola

che non c'è.... che non c'è!...

E non è un'invenzione

e neanche un gioco di parole

se ci credi ti basta perché

poi la strada la trovi da te...

Son d'accordo con voi

niente ladri e gendarmi

ma che razza di isola è?

Niente odio e violenza

né soldati né armi

forse è proprio l'isola

che non c'è.... che non c'è!

Seconda stella a destra

questo è il cammino

e poi dritto, fino al mattino

poi la strada la trovi da te

porta all'isola che non c'è

... E ti prendono in giro

se continui a cercarla

ma non darti per vinto perché

chi ci ha già rinunciato

e ti ride alle spalle

forse è ancora più pazzo di te!

DIO è MORTO

(.I Nomadi- f.Guccini)

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Recitata

Ho visto

la gente della mia età andare via

lungo le strade che non portano mai a niente,

cercare il sogno che conduce alla pazzia

nella ricerca di qualcosa che non trovano

nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son bagnate,

dentro alle stanze da pastiglie trasformate,

lungo alle nuvole di fumo del mondo fatto di città,

essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltà

e un dio che è morto,

ai bordi delle strade dio è morto,

nelle auto prese a rate dio è morto,

nei miti dell' estate dio è morto...

 Mi han detto

che questa mia generazione ormai non crede

in ciò che spesso han mascherato con la fede,

nei miti eterni della patria o dell' eroe

perchè è venuto ormai il momento di negare

tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura,

una politica che è solo far carriera,

il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto,

l' ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto

e un dio che è morto,

nei campi di sterminio dio è morto,

coi miti della razza dio è morto

con gli odi di partito dio è morto...

Ma penso

che questa mia generazione è preparata

 a un mondo nuovo e a una speranza appena nata,

ad un futuro che ha già in mano,

a una rivolta senza armi,

perchè noi tutti ormai sappiamo

che se dio muore è per tre giorni e poi risorge,

in ciò che noi crediamo dio è risorto,

in ciò che noi vogliamo dio è risorto,

nel mondo che faremo dio è risorto...

 Quante strade deve percorrere un uomo

prima che tu possa definirlo un uomo?

E su quanti mari deve volare una colomba (1)

prima di riposare sulla terraferma? (2)

E quante volte devono fischiare le palle di cannone

prima di essere proibite per sempre?

La risposta, amico mio, ascoltala nel vento, (3)

la risposta ascoltala nel vento

E su quanti mari deve volare una colomba (1)

prima di riposare sulla terraferma? (2)

E quante volte devono fischiare le palle di cannone

prima di essere proibite per sempre?

La risposta, amico mio, ascoltala nel vento, (3)

la risposta ascoltala nel vento

Per quanti anni può resistere una montagna (4)

prima di essere erosa dal mare?

E quanti anni possono resistere gli uomini

prima che sia consentito loro di essere liberi?

E per quante volte un uomo può distogliere lo sguardo

e fingere di non vedere?

La risposta, amico mio, ascoltala nel vento,

la risposta ascoltala nel vento

Quante volte un uomo deve guardare in alto

prima che possa vedere il cielo?

E quante orecchie deve avere un uomo

prima di poter sentire gli altri che piangono?

E quante morti ci vorranno prima che (l'uomo) riconosca

che troppi sono morti?

La risposta, amico mio, ascoltala nel vento,

la risposta ascoltala nel vento

 Quando dal mare un'onda verrà

che i monti lavare potrà?

Quante volte un uomo dovrà litigar

sapendo che è inutile odiar?

E poi quante persone dovranno morir

perché siano troppe a morir?...

 Risposta non c'è o forse chi lo sa,

caduta nel vento sarà.

Risposta non c'è o forse chi lo sa,

caduta nel vento sarà.

 Quanti cannoni dovranno sparar

e quando la pace verrà?

Quanti bimbi innocenti dovranno morir

e senza saperne il perché?

Quanto giovane sangue versato sarà

finché un'alba nuova verrà?

 

WE SHALL OVERCOME

Video

Audio e parole


Noi ce la faremo (2volte)

Noi ce la faremo in di

  Oh,oh oh, dal profondo del cuor

  Nasce la mia certezza

  Che noi ce la faremo un di

Bianco e nero insieme

Bianco e nero insieme un dì

  Oh ,oh oh, dal profondo del cuor

  ………..

Per un mondo più giusto

Per un mondo più giusto

   Oh. Oh oh dal profondo del cuor…..

Noi ce la faremo

noi ce la faremo un dì

   oh, oh oh dal profondo del cuor

   nasce la mia certezza

  che noi ce la faremo un dì

Costantino Kavafis

               Itaca

 cantata

 

recitata

 


Quando ti metterai in viaggio per Itaca

devi augurarti che la strada sia lunga,

fertile in avventure e in esperienze.

I Lestrigoni e i Ciclopi

o la furia di Nettuno non temere,

non sara` questo il genere di incontri

se il pensiero resta alto e un sentimento

fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.

In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,

ne' nell'irato Nettuno incapperai

se non li porti dentro

se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.

Che i mattini d'estate siano tanti

quando nei porti - finalmente e con che gioia -

toccherai terra tu per la prima volta:

negli empori fenici indugia e acquista

madreperle coralli ebano e ambre

tutta merce fina, anche profumi

penetranti d'ogni sorta; piu' profumi inebrianti che puoi,

va in molte citta` egizie

impara una quantita` di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -

raggiungerla sia il pensiero costante.

Soprattutto, non affrettare il viaggio;

fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio

metta piede sull'isola, tu, ricco

dei tesori accumulati per strada

senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,

senza di lei mai ti saresti messo

sulla strada: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avra` deluso.

Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso

gia` tu avrai capito cio` che Itaca vuole significare.

 

Da “ LE CITTA’ INVISIBILI” di Italo Calvino

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A ottanta miglia incontro al vento di maestro l’uomo raggiunge la città di Eufemia, dove i mercanti di sette nazioni convengono ad ogni solstizio ed equinozio. La barca che vi approva con un carico di zenzero e bambagia tornerà a salpare con la stiva colma di pistacchi e semi di papavero, e la carovana che ha appena scaricato sacchi di noce moscata e di zibibbo già affastella i suoi basti per il ritorno con rotoli di mussola dorata. Ma ciò che spinge a risalire fiumi ed attraversare deserti per venire fin qui non è solo lo scambio di mercanzie che ritrovi sempre le stesse in tutti i bazar fuori e dentro l’impero del Gran Kan, sparpagliate ai tuoi piedi sulle stesse stuoie gialle, all’ombra delle stesse tende scacchiamosche, offerte con gli stessi ribassi menzionieri. Non solo a vendere ed a comprare si viene a Eufemia, ma anche perché la notte accanto ai fuochi tutt’intorno al mercato, seduti sui sacchi o sui barili o sdraiati su mucchi di tappeti, ad ogni parola che uno dice – come “lupo”, “sorella”, “tesoro nascosto” , “battaglia”, “scabbia”, “amanti”- gli altri raccontano ognuno la sua storia di lupi, di sorelle, di tesori, di scabbia, di amanti, di battaglie. E tu sai che nel lungo viaggio che ti attende, quando per restare sveglio al dondolio del cammello o della giunca ci si mette a ripensare tutti i propri ricordi a uno a uno, il tuo lupo sarà diventato un altro lupo, tua sorella una sorella diversa, la tua battaglia altre battaglie, a ritorno da Eufemia la città in cui ci si scambia la memoria ad ogni solstizio ed a ogni equinozio.

….sono tutte città inventate ….per spunti di riflessione

Questo libro “Le città invisibili” si presenta come una serie di relazioni di viaggio che Marco polo fa a Kublai kan imperatore dei Tartari.

Ho scelto questa città perché mi piaceva molto la descrizione e se un giorno potrai viaggiare ed andare nelle città orientali spero che ritroverai questa atmosfera…………

..Eppure soffia

Pierangelo Bertoli

P: A. Bertoli

(1977)

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E l'acqua si riempie di schiuma il cielo di fumi

la chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi

uccelli che volano a stento malati di morte

il freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte

un'isola intera ha trovato nel mare una tomba

il falso progresso ha voluto provare una bomba

poi pioggia che toglie la sete alla terra che è vita

invece le porta la morte perché è radioattiva

Eppure il vento soffia ancora

spruzza l'acqua alle navi sulla prora

e sussurra canzoni tra le foglie

bacia i fiori li bacia e non li coglie

Un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale

ha dato il suo putrido segno all'istinto bestiale

ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario

e tutta la terra si è avvolta di un nero sudario

e presto la chiave nascosta di nuovi segreti

così copriranno di fango persino i pianeti

vorranno inquinare le stelle la guerra tra i soli

i crimini contro la vita li chiamano errori

Eppure il vento soffia ancora

spruzza l'acqua alle navi sulla prora

e sussurra canzoni tra le foglie

bacia i fiori li bacia e non li coglie

eppure sfiora le campagne

accarezza sui fianchi le montagne

e scompiglia le donne fra i capelli

corre a gara in volo con gli uccelli

Eppure il vento soffia ancora!!!

Neruda in Palazzo Vecchio a Firenze (1951)

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venerdì 28 gennaio 2011

Sull’origine e la vita dell’Universo


Quale origine dell'Universo? Quale origine della vita sulla terra? Quale relazione hanno questi interrogativi con la nostra vita e con la nostra spiritualità?


Su questo tema Giampaolo Pazzi introdurrà l'incontro alle Baracche dell'Isolotto, via Aceri 1 Firenze, domenica prossima 30 gennaio ore 10,30.


Vi anticipiamo la notizia dell'incontro con Alessio Gramolati, segretario regionale CGIL, domenica 6 febbraio, che verrà precisato con un prossimo comunicato.   


                                                                               La Comunità dell'Isolotto


 


Sulla terra cadono ogni anno migliaia di tonnellate di materiale extraterrestre, di cui alcune centinaia di chilogrammi provenienti da Marte. I marziani siamo noi ? Che ha a che fare tutto questo con la nostra vita?


Oggi si parla tanto di "spiritualità". Ma di che si tratta specificatamente? Noi pensiamo che spiritualità è "il senso che si può dare alla vita". Ma che senso avrebbe la vita se non fosse relazione con l’altro? Ora, in seguito alle grandi scoperte scientifiche sull’origine e la vita dell’Universo, la spiritualità è chiamata ad ampliare la percezione di questo "altro" che non è solo l’altro essere umano, ma ogni essere vivente e tutta la realtà cosmica. Questo nuovo concetto di spiritualità, assunto anche dalla teologia della Liberazione, viene chiamato "eco-spiritualità". Resta la sfida di come e in che direzione sviluppare questa Eco-spiritualità della liberazione, cioè questo amore per l’universo. Lo spettro di un baratro verso cui stiamo inesorabilmente scivolando sta riaprendo la riflessione sui fondamenti della vita sociale, sul senso dello sviluppo, della crescita e del consumo, sulla "razionalità" del mercato, sugli stili di vita individuali e collettivi, sulla nostra quotidianità. Un nuovo patto tra gli esseri umani si sta configurando che però include necessariamente anche un nuovo patto con la terra, con la natura, col cosmo intero.





sabato 22 gennaio 2011

Chiesa valdese per il testamento biologico


CHIESA VALDESE: DA MERCOLEDI' UNO SPORTELLO PER I TESTAMENTI BIOLOGICI


 


di  Susanna Pietra - da: www.criticaliberalele.it di mercoledì 19 gennaio 2011


 


Il diritto alla vita comprende anche il diritto a gestire con autonomia e razionalità la malattia e le ultime fasi della propria esistenza. Le direttive anticipate di trattamento sanitario sono un atto di responsabilità che dà dignità all’uomo ed eliminano a priori possibili conflitti tra i medici , con i medici e i familiari. Si tratta di un gesto che rientra pienamente nella libertà del cristiano, addirittura un dovere nei confronti della propria vita e della società. 


 


La chiesa valdese di Roma, piazza Cavour, per questi motivi ha deciso di aprire al pubblico uno sportello dove ogni mercoledì alle 18.00, a partire dal prossimo 26 gennaio 2011, sarà possibile depositare, nel rispetto di tutte le garanzie legali, il proprio testamento biologico, ovvero un documento che dettagliatamente indicherà le cure alle quali si intende o non si intende sottostare nel caso di relativa o totale non coscienza. Il testo, nel quale deve essere indicato un proprio referente - che al momento opportuno, rappresenterà ai medici le volontà del malato, insistendo perché vengano osservate - sarà conservato in un ufficio della chiesa. 


 


Martedì 25 gennaio, invece, alle ore 18.00 nella sala della chiesa valdese , in via Marianna Dionigi 59 (angolo piazza Cavour) verrà presentata l’iniziativa per la raccolta dei testamenti biologici, che sarà illustrata dal prof. Ermanno Genre, della Commissione valdese di bioetica e docente di teologia pratica presso la Facoltà valdese, e dal Prof. Gianni Long, che è stato Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane. 


 


Saranno inoltre presenti Giancarlo Sabbadini, avvocato e coordinatore della commissione che ha lavorato al progetto, Antonio Adamo, pastore della comunità, e la giornalista Gianna Urizio.


 


“Il testamento biologico- ha detto Anne Marie Duprè, Presidente del Concistoro della chiesa di piazza Cavour - è un atto di amore e una risposta evangelica alla dignità della vita, oltre ad essere una testimonianza di laicità in una fase della nostra storia in cui le religioni aspirano al controllo totale dell’uomo”.


 

mercoledì 19 gennaio 2011

Fabiani e La Pira




Io c'ero quel giorno dell'agosto 1969 e rimasi molto male nel vedere La Pira confuso tra la folla dei sanfedisti che erano venuti a restaurare l'ordine e il diritto di proprietà, forti della sanzione della Legge concordataria, rappresentata nella circostanza dal vescovo e dalla Prefettura. "Ma perché - pensai guardando quell'omino piccolo e mite - non sei rimasto in S.Marco a pregare per tutti noi, vincitori e vinti? Che bisogno avevi di venirci a ricordare che "ubi episcopus ibi ecclesia?" Cosa vuol dire esser professori e sapere il latino!  Ma non lo hai citato tutto, il latino. Anch'io ho studiato e potrei citare tanto altro latino - dei testi conciliari e soprattutto dei 4 vangeli - per affogarci dentro il "tuo" vescovo senza buttar via la "nostra" chiesa. Ma te lo risparmio. Oggi sei in paradiso e la tua chiesa presto ce ne consegnerà la certificazione formale. Al termine di queste riflessioni preferisco rileggere l'italiano della poesia di Neruda, non per dispetto a te, ma per il nostro comune affetto al compagno Mario. E' vero che lo consideravi un amico, la tua giunta parallela?  Sicuramente, con lui, ti troveresti meno solo. (Urbano)



 Son d'accordo con Urbano. Certi momenti li ho vissuti direttamente. In duplice veste. Allora , quando morì Fabiani, ero giornalista dell'Unità e scrissi un articolo sul suo funerale che ebbe una partecipazione di popolo di una compostezza e intensità incredibile (tutto il popolo. compresi i negozianti del centro). E poi come consigliere  comunale partecipai alla sua commemorazione. Ricordo i vari discorsi. In particolare quello di G.Carlo Zoli (uomo "modesto" che tuttavia in quell'occasione dette il meglio di sé) e  quello di Piero Pieralli. La poesia di Neruda la pubblicammo integralmente su l'Unità. Fabiani era un grande. Era stato in URSS ed era antisovietico(forse proprio per questo si potrebbe dire, ma quanti altri comunisti - a partire da Togliatti- erano stati in URSS e non avevano capito!); aveva fatto i suoi anni migliori della vita, dai 22 ai 30 nel carcere speciale fascista e ne era uscito con la TBC ma non fu mai animato da risentimenti nei confronti di nessuno. Addirittura dopo la Liberazione si adoperò per reintegrare nella vita civile molti fascisti che erano stati epurati. La sua memoria non è stata poi recuperata come dovrebbe...Siamo un paese che non vuole ricordare...Forse non sarebbe male se la Comunità dedicasse un giorno una memoria anche a lui. Non era un santo...ma sicuramente fu un giusto! Se per caso vi venisse qualche idea fatemelo sapere ché POTREI METTERMI IN CONTATTO CON LA SUA BIOGRAFA CHE ADESSO VIVE A PERUGIA. ( Mauro Sbordoni)

Nel gennaio 1951 Neruda incontrò il sindaco Fabiani, in palazzo Vecchio:

E quando in Palazzo Vecchio, bello come un’agave di pietra, salii i gradini consunti, attraversai le antiche stanze, e uscì a ricevermi un operaio, capo della città, del vecchio fiume, delle case tagliate come in pietra di luna, io non me ne sorpresi: la maestà del popolo governava. E guardai dietro la sua bocca i fili abbaglianti della tappezzeria, la pittura che da queste strade contorte venne a mostrare il fior della bellezza a tutte le strade del mondo. La cascata infinita che il magro poeta di Firenze lasciò in perpetua caduta senza che possa morire, perchè di rosso fuoco e acqua verde son fatte le sue sillabe. Tutto dietro la sua testa operaia io indovinai. Però non era, dietro di lui, l’aureola del passato il suo splendore: era la semplicità del presente. Come un uomo, dal telaio all’aratro, dalla fabbrica oscura, salì i gradini col suo popolo e nel Vecchio Palazzo, senza seta e senza spada, il popolo, lo stesso che attraversò con me il freddo delle cordigliere andine era lì. D’un tratto, dietro la sua testa, vidi la neve, i grandi alberi che sull’altura si unirono e qui, di nuovo sulla terra, mi riceveva con un sorriso e mi dava la mano, la stessa che mi mostro il cammino laggiù lontano nelle ferruginose cordigliere ostili che io vinsi. E qui non era la pietra convertita in miracolo, convertita alla luce generatrice, né il benefico azzurro della pittura, né tutte le voci del fiume quelli che mi diedero la cittadinanza della vecchia città di pietra e argento, ma un operaio, un uomo, come tutti gli uomini. Per questo credo ogni notte del giorno, e quando ho sete credo nell’acqua, perchè credo nell’uomo. Credo che stiamo salendo l’ultimo gradino. Da lì vedremo la verità ripartita, la semplicità instaurata sulla terra, il pane e il vino per tutti.



Fonte:  http://urbanocipriani.splinder.com/post/23885311/fabiani-e-la-pira


domenica 16 gennaio 2011


Da la Repubblica Firenze 15 gennaio 2011 pag. 1



La notizia



L’inaugurazione: Per ricordare La Pira una statua io marmo rosso (all’Isolotto)



 



Il Commento:



Io lo preferisco vivo in mezzo a noi



Enzo Mazzi



 



Non posso in coscienza accogliere l’invito del sindaco Matteo Renzi alla cerimonia di scoprimento della scultura dedicata a Giorgio La Pira situata nel piazzale della Chiesa dell’Isolotto. I motivi sono diversi.



Il primo riguarda il senso della mitizzazione statuaria e della santificazione di soggetti umani che emergono per il loro eroismo. A guardar bene oltre la superficie della consuetudine, non si può evitare di domandarsi se queste elevazioni non creino nella massa sensi di frustrazione morale di fronte a modelli di eroismo e santità irraggiungibili, producendo personalità insicure, dipendenti e quindi inclini alla eterodirezione e alla ubbidienza. Ecco emergere uno dei motivi profondi della erezione di statue e della santificazione ufficiale: favorire il dominio.



Un secondo rilievo critico riguarda il bisogno che la persona di Giorgio La Pira resti viva in mezzo a noi. Immortalarlo in una effigie marmorea lo ritengo come una seconda morte. La Pira è un testimone di una società-crogiuolo di forze diverse tese alla trasformazione nel senso della giustizia, della solidarietà e della pace fin dal tempo della Costituente e in particolare è testimone di una Firenze trainante nel grande sforzo di unificazione del pianeta nel segno della pace e del senso critico e creativo dopo che la guerra e l’equilibrio del terrore avevano dato sì al mondo la coscienza della interdipendenza globale ma nel segno tragico della distruzione e della paura. Egli è vivo ovunque oggi una tale transizione procede nonostante le rovinose involuzioni e i drammatici arretramenti che ci angustiano.



Un terzo rilievo riguarda l’anima dell’Isolotto e della città.



Quando La Pira seppe che ero stato nominato parroco dell'Isolotto, la sua « città satellite », volle incontrarmi a Palazzo Vecchio e mi chiese di contribuire a «rendere lieto il cuore della gente e a organizzare tante feste ». Eravamo nel novembre 1954.



Facemmo le feste, ma vennero ben presto i guai caratteristici delle periferie urbane. Non sapevamo ancora che ogni aula scolastica, ogni servizio, ogni spazio sociale, avremmo dovuto conquistarcelo con la lotta. Così anche per l’affermazione del diritto al lavoro nel tempo della crisi industriale: Pignone, Galileo, Fivre, Confi, ecc. Nacquero i primi comitati unitari, dove persone di varia estrazione ideologica, di varia militanza politica, di fedi diverse, si ritrovavano insieme sui bisogni comuni e scoprivano il valore e la forza dell'unità. E fu lì che incontrammo un nuovo La Pira. Fu la sua seconda nascita. Lo testimonia lui stesso: “Finché non mi trovai a contatto con i movimenti dei lavoratori, occupati e disoccupati, dei senza casa, dei poveri, ero come un turista. Il turista che viene a Firenze passa accanto alla città e non sa cos’è la città. Così io, ero passato accanto a tante cose, anche al lavoro, ma non l’avevo capito. Facevo preghiere affettuose al Signore ma non mi arrabbiavo. Ora mi arrabbio anche nella preghiera”.



Ritengo questa confessione del 1951 il fulcro per capire la vicenda di un uomo con cui ho avuto una frequentazione di amicizia già da quei primi tempi del suo impegno ecclesiale, sociale e politico. Non avrebbe mai detto: “io sto con Marchionne”. Forse lo avrebbe incontrato per indurlo a soluzioni meno drastiche. Lo so, lo so, c’è anche il suo “ubi episcopus ibi ecclesia” detto nell’agosto 1969 davanti alla chiesa dell’Isolotto. Un senso dell’assoluto primato gerarchico, che io considero preconciliare, privo della nuova centralità conciliare del Popolo di Dio, poneva nella sua coscienza limiti invalicabili, ma solo a livello ecclesiale. Nessun Marchionne o Berlusconi o altro erogatore di benefici economici in linea col capitalismo della globalizzazione neoliberista lo avrebbero incantato.



Il cortocircuito fra le sue belle idee, fra le sue affettuose preghiere e la forza umana, vitale e storica dei movimenti del dopoguerra fu la sua ricchezza e la sua rovina. 



La sua ricchezza perché divenne un altro uomo: restò un contemplativo ma con gli occhi e la sensibilità della gente umile che contempla dal basso, laicamente, cioè con le mani, con i piedi, col sangue, con la collera, con la lotta.



Fu la sua rovina perché i poteri del tempo lo considerarono pericoloso per i disegni restaurativi e lo emarginarono in senso politico, sociale, ecclesiale.



E lui scelse: prima la vita, la dignità, i diritti a partire dal basso e dalla Costituzione e poi la convenienza economica e la poltrona.



 



Enzo Mazzi



 



Firenze 13 gennaio 2011


La palude dei beati lontana dai mortali


il manifesto - 15 gennaio 2011



 



COMMENTO   |   di Enzo Mazzi



WOJTYLA



La palude dei beati lontana dai mortali



 



Ancora una esagerazione nel campo della religione di chiesa che fa notizia in questa strana epoca post-moderna dei botti mediatici a ripetizione che nascondono il vero senso della vita e della storia. L’esagerazione questa volta è duplice. E’ esagerata prima di tutto la decisione papale di beatificare Karol Wojtyla, papa Giovanni Paolo II, in tutta fretta, a soli sei anni dalla morte, avvenuta il 2 aprile del 2005, in deroga alle norme canoniche che prevedono si aspettino cinque anni dalla morte solo per aprire il processo canonico arrivando poi in tempi non brevi alla beatificazione. In secondo luogo c’è la data scelta per il rito della beatificazione: il primo maggio prossimo, data laicamente sacra per il mondo del lavoro a livello mondiale. Quest’anno la vita, la fatica, il lavoro, la lotta per la giustizia, il sogno di riscatto, l’identità profonda di miliardi di operai e operaie, di proletari di tutto il mondo e lavoratori di tutte le categorie sociali saranno oscurati, nelle intenzioni dei settori più chiusi del Vaticano e di tutte le sfumature dei fondamentalismi cattolici, dall’evento mediatico della beatificazione di un solo uomo, un quasi-dio. Se tutto ciò non è esagerazione ed esagerazione idolatrica!



Mentre esprimo queste note critiche verso i poteri religiosi che usano tali esagerazioni per fare notizia e business, al tempo stesso manifesto perplessità verso chi si oppone alla beatificazione di Karol Wojtyla adducendo il motivo che egli non sarebbe abbastanza santo a causa delle molte imperfezioni, difetti, errori e carenze del suo pontificato.



In particolare mi riferisco a qualche decina di teologi, teologhe, storici e storiche, del progressismo cattolico aperto, fra cui alcuni e alcune di cui ho molta stima, i quali hanno emesso un documento in cui propongono “dei riferimenti a quelle donne e uomini cattolici che danno una valutazione per molti aspetti negativa del suo operato come papa. Perciò, con questo appello invitiamo tali persone a superare la ritrosia e la timidezza, e ad esprimere formalmente, con libertà evangelica, fatti che, secondo le loro conoscenze e i loro convincimenti, dovrebbero essere d’ostacolo alla beatificazione” di Wojtyla”.



Ho a dir poco perplessità verso queste forme di collaborazionismo verso il sistema della santificazione. Perché i santi sono persone che vengono isolate da quella che consideriamo la palude amorfa dei comuni mortali, la loro figura è decontestualizzata, schematizzata e idealizzata, e proprio in questa dimensione convenzionale e mitica essi divengono i nostri modelli. La santificazione è fondamentalmente distruttiva perché soddisfa e alimenta il nostro bisogno di separarci e allontanarci dalla miseria della vita reale, favorisce la divaricazione fra il sogno e la realtà, indirizza la nostra ricerca di senso verso la emersione individuale contrapposta alla convergenza e alla socialità, ignora o sottovaluta i processi profondi, frantuma il divenire storico.



La mitizzazione/santificazione crea sensi di frustrazione morale di fronte a modelli di santità irraggiungibile, genera sensi di colpa, produce personalità insicure, dipendenti e quindi inclini alla eterodirezione e alla ubbidienza. Ecco il motivo profondo della santificazione: favorire il dominio.



Il bisogno e la creazione di miti, che in passato è stata dominata dai poteri religiosi, oggi è sfruttata a piene mani e favorita dai nuovi poteri laici.



Miti laici hanno sostituito i miti sacri. Il risultato non cambia. Noi, le formiche, i comuni mortali, ci sentiamo schiacciati dai miti, dalle persone che bucano il video, che emergono nel campo politico, mediatico, economico, ci sentiamo insignificanti, bisognosi della protezione del potere, come bambini indotti dalla loro insicurezza a gettarsi nelle braccia della mamma.



Ritengo che bisogna intensificare l’impegno culturale e sociale di base, in mezzo alla gente, nella educazione dei bambini e dei giovani, nella espressione di una fede matura, nel diffondere il senso della laicità, per liberarsi e liberare dal dominio del sacro in cui il culto dei santi ha un rilievo di non poco conto.



 



Enzo Mazzi


giovedì 13 gennaio 2011

Papa che straparla

 I media hanno bisogno di parole forti per poter vendere. Raramente va in prima pagina il discorso dialettico, l'argomentare capace di confrontarsi col pensiero dell'altro. La sparata al contrario conquista immediatamente i titoloni e diviene argomento privilegiato delle chiacchiere da bar. La politica si adegua o forse essa stessa promuove questa subcultura dell’eccesso che spesso è individuazione del nemico da abbattere sia esso persona o idea.

Finché l’eccesso straborda dalle colonne dei giornali e dalle agenzie di stampa e arriva ad armare fisicamente la mano omicida. Se ne lamenta lo sceriffo di Tucson, Clarence Dupnik, tanto per uscire dal nostro pollaio di casa così denso di sparate di ogni colore, che di fronte al sangue di Gabrielle Giffords e delle altre vittime, davanti all’ipermercato Safeway, ha denunciato le sparate al vetriolo, gli slogan che aizzano la rabbia delle folle, di certa gente “che nelle tv e le radio della destra ha trasformato l’odio per gli avversari politici in un business”.

Si adegua la politica e si adegua la religione. Anche lei, la religione del potere, bisognosa di bucare il video. Chi presterebbe attenzione alle parole dei prelati e dello stesso papa se si limitassero a recitar giaculatorie? Ci vogliono parole forti, condanne sopra le righe, individuazione di nemici della fede.

Benedetto XVI è un fine ragionatore, e talvolta fa notizia per le sue sottigliezze come quella sulla “passabilità” dell’uso del profilattico da parte delle prostitute o dei prostituti, che non si è capito se è principio di liceità etica o sovrana concessione. Ma anche lui infine deve cedere alla legge attuale della comunicazione: deve sparar condanne che facciano scalpore. “Profeti di sventura” li chiamò papa Giovanni.

L’ultima è venuta dal discorso d'inizio anno al corpo diplomatico in cui il papa ha parlato della "minaccia" che l'educazione sessuale e civile, impartita nelle scuole di alcuni Paesi europei, costituisce per la libertà religiosa insieme ai veti sui simboli religiosi e le feste. E’ davvero difficile non vedere l’eccesso nell’indicare come “minaccia” della libertà religiosa l’educazione sessuale e civile nelle scuole.

Chi sarebbe il nemico? Il professore Emilio Arisi, fondatore dei primi consultori in Italia, che ogni anno in collaborazione con la SIGO, società italiana ginecologi, organizza corsi nelle scuole. Lo fa – egli ha detto in una intervista a Repubblica pubblicata ieri - per “rompere la barriera dell’ignoranza. Perché ho conosciuto ragazzine convinte che la Coca Cola fosse un anticoncezionale, che se facevano l’amore in piedi non sarebbero rimaste incinta, che una lavanda al limone salvava da un rapporto non protetto”. O Carlo Flamigni che ha scritto un libro sulla “pillola del giorno dopo” l’uso della quale specialmente fra i teenager ha visto un vero boom “perché – egli dice – si arriva alla contraccezione di emergenza di massa a causa della disinformazione”.

Ogni educatore sa quanto sia deleterio il ritardo e la carenza della scuola, specialmente delle scuole cattoliche, della famiglia, della società nel suo insieme su questi temi.

Favorisce e non ostacola la libertà religiosa e un pacifico convivere civile educare i giovani a una sessualità consapevole e responsabile offrendo anche una visione, non proselitistica, della fede religiosa e cristiana liberata dai sensi di colpa, dalla violenza del sacro che promana dalla stessa esibizione generalizzata del crocifisso, sacrificato per i nostri peccati, e anche da feste quali la Immacolata Concezione strettamente legata al dogma della verginità fisica di Maria diffuso coi catechismi in spregio alla sessualità.

Confondere la libertà religiosa con la libertà di dominare le coscienze da parte dei poteri religiosi attraverso l’ignoranza, che è anche ignoranza del Vangelo e dei messaggi di liberazione presenti in tutte le religioni, è roba da medioevo che si insinua nella post-modernità attraverso gli eccessi mediatici.

 

                                                   Enzo Mazzi

 

Firenze 10 gennaio 2011

(pubblicato su Il Manifesto, 11 gennaio 2011, p.1 e 10)

martedì 11 gennaio 2011

Roma locuta, causa dissoluta

Leggo su www.repubblica.it di lunedì 10 gennaio 2011:

Secondo il Papa, l'educazione sessuale e civile impartita nelle scuole di alcuni Paesi europei costituisce una minaccia alla libertà religiosa. "Proseguendo la mia riflessione - ha detto Ratzinger nella sua ampia disamina sulla libertà religiosa - non posso passare sotto silenzio un'altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un'antropologia contraria alla fede e alla retta ragione".






In altre parole, mentre gli istituti religiosi giustamente trasmettono ai loro allievi "concezioni religiose della persona e della vita", secondo Ratzinger le scuole pubbliche non dovrebbero trasmettere  concezioni laiche perchè "presunte neutre". Di conseguenza, anche le scuole pubbliche dovrebbero impartire insegnamenti secondo la "fede e la retta ragione". E poichè la Chiesa rivendica a sé stessa il compito di impartire lezioni sulla religione, c'è da presumere che la successiva pretesa sarà quella di affidare al clero - notoriamente esperto in materia - l'insegnamento nei corsi di educazione sessuale e civile.

   

Leggo inoltre:

Il pontefice si è detto, poi, soddisfatto per ''l'adozione da parte del Consiglio d'Europa, nello scorso mese di ottobre, di una Risoluzione che protegge il diritto del personale medico all'obiezione di coscienza di fronte a certi atti che ledono gravemente il diritto alla vita, come l'aborto''. Parlando al corpo diplomatico, il pontefice ha sottolineato che spesso si ''arriva a pretendere che i cristiani agiscano nell'esercizio della loro professione senza riferimento alle loro convinzioni religiose e morali, e persino in contraddizione con esse, come, per esempio, là dove sono in vigore leggi che limitano il diritto all'obiezione di coscienza degli operatori sanitari o di certi operatori del diritto''.


 

Premesso che se l'obiezione di coscienza è un diritto, spetta a tutti coloro che hanno una coscienza, e non soltanto ai medici cristiani. Immaginiamo dunque, in un mondo che si sta sempre più globalizzando, cosa può accadere se cristiani, ebrei, mussulmani, buddhisti, induisti, taoisti, scintoisti, manicheisti, esoteristi, mazdesti, bahaisti, esoteristi, iainisti, seguaci di Confucio e di Geova nonchè atei, agnostici, razionalisti o altri siano liberi di comportarsi secondo la loro coscienza. Evidentemente occorre un limite a tale libertà, che è costituito dalla libertà altrui, e spetta alle leggi degli uomini e non a quelle religiose stabilire tale limite. Dopo di ché ogni essere umano è libero di fruire o meno dei diritti che la legge gli garantisce, ma non di impedire ad altri la stessa libertà, specie quando - come nel caso dei medici - si viene meno ad una professione per la quale si è retribuiti. Pertanto, se la legge degli uomini sancisce il diritto all'aborto o alla fecondazione assistita o alla contraccezione o al rifiuto di trattamenti sanitari chi incita - come fa Ratzinger - a far prevalere la propria coscienza su quella altrui commette un reato, di fronte alla legge e di fronte all'umanità.


E' questo è il modo di intendere il principio "Libera Chiesa in libero Stato"?

Giampietro Sestini  

 

 

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domenica 9 gennaio 2011

L’Italia ripudia la guerra (ma investe in armi)

 Comunità dell’Isolotto - Firenze, domenica 9 gennaio 2011

L’Italia ripudia la guerra (ma investe in armi)

 

riflessioni di Carlo, Claudia, Gisella, Luisella, Maurizio con un contributo di Lisa Clark

 

 

 

Indice

 

1.     Letture dalla Bibbia e dal Vangelo. 1

2.     Premessa. 2

3.     La Costituzione italiana, la guerra e la difesa. 3

4.     Un nuovo Modello di Difesa. 4

5.     Le spese militari italiane. 8

6.     I sistemi d’arma. 10

7.     Le missioni internazionali11

8.     “Preghiera di guerra” di Mark Twain (estratto)14

 

 

 


1.Letture dalla Bibbia e dal Vangelo


 

Forgeranno le loro spade in vomeri,

      le loro lance in falci;

      un popolo non alzerà più la spada

      contro un altro popolo,

      non si eserciteranno più nell’arte della guerra.   Isaia 2, 4.

 

      Nel deserto prenderà dimora il diritto

      e la giustizia regnerà nel giardino.

      Effetto della giustizia sarà la pace,

      frutto del diritto una perenne sicurezza.      Isaia 32, 16-17

 

 

 

          Beati gli operatori di pace,

          perché saranno chiamati figli  di Dio           Matteo 5, 9

 

 

 

 

Le nostre informazioni sono tratte da:


 




2. Premessa


 

In un periodo di grave crisi economica, per affrontare la quale il governo e i politici richiedono ai cittadini sacrifici sia diretti che attraverso la riduzione dei servizi, in cui le imprese spesso usano l’arma ricattatoria del mantenimento dei posti di lavoro per estorcere ai lavoratori concessioni e rinunce, stupisce (ma forse neanche troppo) e sconcerta sapere quante risorse vengono assegnate al settore militare.

A questo proposito riportiamo uno stralcio dell’intervento di Umberto Veronesi su l’Espresso :”[…] Me lo dicono spesso che sono un utopista, un sognatore di mondi impossibili. Me l’hanno ripetuto anche l’anno scorso quando ho chiamato a raccolta scienziati e premi Nobel da tutto il mondo per fondare il movimento Science for Peace e per chiedere a tutti i governi di investire non nella politica degli armamenti ma in quella del progresso, che significa portare il benessere dove c’è la fame, la salute dove c’è la malattia. Non è forse assurdo che in piena crisi economica, che tocca tutte le nazioni, quando non riusciamo più a mantenere le nostre famiglie e gli ospedali non vengono ristrutturati, e l’accesso alle cure adeguate non è garantito a tutti, e la ricerca scientifica che potrebbe dare una nuova spinta al benessere langue nei laboratori deserti, è assurdo che si pensi ancora a fabbricare più armamenti e a comprare costosissimi aerei supersonici che non utilizzeremo mai ? […] Per la ricerca contro il cancro, che causa 150000 morti ogni anno, l’Italia spende annualmente circa 225 milioni di dollari, mentre ne destina 20 miliardi alle spese militari. Abbiamo allora più a cuore le armi che i malati? ”. 

 

Se non abbiamo la forza di dire

che le armi non solo non si devono vendere

ma neppure costruire...

Che la logica del disarmo unilaterale

non è poi così disomogenea

con quella del Vangelo...

Che la nonviolenza attiva

è criterio di prassi cristiana...

Se non abbiamo la forza di dire tutto questo,

rimarremo lucignoli fumiganti

invece di essere ceri pasquali.                                               Don Tonino Bello - Vescovo





Al testo di don Tonino Bello, che ci sembra un commento efficace alle letture tratte da Isaia e Matteo, aggiungiamo la poesia di Brecht che ugualmente sintetizza quello che gli uomini possono fare :

 

GENERALE IL TUO CARRO ARMATO E’ UNA MACCHINA POTENTE

spiana un bosco e sfracella cento uomini.

Ma ha un difetto:

ha bisogno di un carrista.

Generale, il tuo bombardiere è potente.

Vola più rapido di una tempesta e porta più di un elefante.

Ma ha un difetto:

ha bisogno di un meccanico.

Generale, l’uomo fa di tutto.

Può volare e può uccidere.

Ma ha un difetto:

può pensare.                                                                                      (Bertold Brecht)




3. La Costituzione italiana, la guerra e la difesa


 

Art. 11 - L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

 

Domanda[1] a Oscar Luigi Scalfaro (Presidente della Repubblica Italiana dal 1992 al 1999):L’articolo 11 …. Come nacque, che discussioni produsse all’epoca?”

Risposta: Questo articolo è di una chiarezza impressionante. Non ho mai saputo chi fu, tra i componenti la Commissione dei 75, colui che trovò questa parola: ‘ripudia’. Ripudia è un verbo che è una scultura, è formidabile, definitivo. Non c’è discorso, è il ‘no’ alla guerra senza appello. Noi alla Assemblea costituente facevamo discussioni a non finire. Ogni articolo impegnava ore e ore e centinaia di pagine di verbali. Sono andato a rivedere quello della seduta in cui si approvò questo articolo. Era il 27 febbraio del ’47. Non erano passati neanche due anni dalla fine della guerra con le sue distruzioni e con un numero enorme di morti (ancor oggi a testimoniare la vastità della tragedia è impossibile indicare con precisione il numero delle vittime). Nel controllare i verbali ho constatato che le pagine riservate alla discussione di questo articolo sono appena sei e mezza. E a cosa è dovuto questo? Al fatto che c’era una unanimità assoluta e indiscussa. Non c’è stato uno che non abbia detto ‘NO’ alla guerra.

 

 Note all’art 11

L’importanza dell’ articolo 11 della Costituzione Italiana è  confermata  non solo dal fatto che  venne approvato dall’ Assemblea Costituente con tempi brevissimi rispetto a quelli degli altri articoli, come ci dice Scalfaro,  ma anche dal fatto che passò  con due soli voti contrari su 556 Costituenti. La forza di questo articolo sta proprio in questo verbo “ripudia”che ha sostituito nel corso dei lavori in Assemblea Costituente la parola ‘rinuncia’  il verbo ripudia  esprime la ferma opposizione alla forza militare come strumento di conquista e di offesa alla libertà dei popoli. Nella semantica della parola ‘ripudia’ si concentra tutta la ripugnanza morale verso gli orrori della guerra e della violenza che costituivano ancora ferite aperte nella popolazione e con questo termine si  volle accentuare oltre al giudizio sull' immoralità della guerra  anche la necessità di "una politica di pace" quale aspirazione del popolo italiano.

 L’ articolo 11 contiene un altro concetto veramente innovativo per quei  tempi di recenti imperialismi “L’Italia ‘ […] consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”  in questa  seconda parte si esprime  la volontà di realizzare giustizia e solidarietà tra i popoli fondate sui valori internazionali della pace e del rispetto della dignità umana,  ma c’è qualcosa di ancora più forte ed incisivo:  è la clausola relativa alla possibilità di consentire alle limitazioni della sovranità, a condizioni di reciprocità ed uguaglianza con gli altri Stai e questo segna la preminenza dell’interesse per la pace e la giustizia tra i popoli rispetto alla sovranità stessa. Attraverso tale auto-limitazione lo stato italiano consente la cessione di ‘pezzi’ della propria sovranità in favore di istituzioni sovranazionali che si pongono lo scopo di creare un’integrazione sempre più stretta tra i popoli.

 

 

Art. 52 - La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.

Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici. L'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica.

 

 


Dalla Lettera ai Cappellani militari di Lorenzo Milani


….Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni. Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri.

E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi.

E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.

Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare le vostre se le giustificherete alla luce del Vangelo o della Costituzione. Ma rispettate anche voi le idee degli altri. Soprattutto se sono uomini che per le loro idee pagano di persona.

Certo ammetterete che la parola Patria è stata usata male molte volte. Spesso essa non e che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando occorra, tra la Patria e valori ben più alti di lei. Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo. È troppo facile dimostrare che Gesù era contrario alla violenza e che per se non accettò nemmeno la legittima difesa. Mi riferirò piuttosto alla Costituzione. …

 

 


4.Un nuovo Modello di Difesa


 

Il Nuovo Modello di Difesa: con la fine della guerra fredda (1989) il nostro Paese ha avviato un profondo processo di cambiamento della difesa, un processo di cui pochi sono consapevoli, che è bene conoscere e di cui è necessario chiedersi se possa essere considerato  costituzionale.

Si è passati da un tempo in cui l’adesione all’Alleanza Atlantica e la sudditanza agli Stati Uniti, in cambio di porzioni di territorio per la costruzione di basi militari, assicurava una sorta di “ombrello protettivo”, ad un tempo in cui anche il nostro Paese ha pensato di accreditarsi come nuovo protagonista sulla scena militare internazionale.

Per fare questo ha avuto però bisogno di definire, organizzare e finanziare un “nuovo modello di difesa”. Arrivare a questi “nuovo modello di difesa” è stato un percorso articolato e complesso, che è avvenuto per lo più senza che i cittadini si siano resi conto del suo vero significato: nel 1991 lo Stato Maggiore della Difesa italiana presentò in Parlamento una proposta di radicale riorganizzazione che però fu giudicata molto aggressiva e costosa e fu accantonata; la riforma però non fu abbandonata, fu solo cambiata la strategia per arrivarci: ciò che non si poté ottenere con un unico atto legislativo di riforma si ottenne con una serie di riforme:



  • la riforma dei vertici militari (Legge n.25/1997);


  • l’assegnazione all’Arma dei Carabinieri del rango di IV Forza Armata (accanto a Esercito, Marina ed Aeronautica) (Legge delega n.78/2000);


  • l’abolizione della leva obbligatoria e l’istituzione di un servizio militare volontario e professionale con l’accesso consentito anche alle donne (Legge n.380/1999).


  • La dimensione – in 190.000 soldati – delle Forze Armate[2].


  • La ri-definizione dei nuovi compiti della difesa (legge 331/2000).


 

I compiti della difesa nel “Nuovo Modello di Difesa”: la legge 331/2000 che ha definito il Nuovo Modello di Difesa ha indicato i compiti delle Forze Armate:



  • la difesa dello Stato,


  • operare al fine della realizzazione della pace e della sicurezza, in conformità alle regole del diritto internazionale ed alle determinazioni delle organizzazioni internazionali delle quali l’Italia fa parte,


  • concorrere alla salvaguardia delle libere istituzioni e svolgere compiti specifici in circostanze di pubblica calamità e in altri casi di straordinaria necessità ed urgenza.


 

Cosa in realtà questo significhi, come questi si concretizza è ben esplicitato nella Nota aggiuntiva allo stato di previsione per la difesa, presentata ogni anno dal Ministro della Difesa al Parlamento contestualmente, ma come documento a parte, alla legge Finanziaria. Nella Nota sono esplicitate le considerazioni sul quadro politico, gli obiettivi strategici e militari e le spese da sostenere.

Nella Nota presentata nell’ottobre 2008 come previsione del 2009 dal Ministro della Difesa La Russa è scritto: “… la fine della guerra fredda ha portato ad una sostanziale diminuzione della presenza di forze ostili in grado di minacciare l’Italia; tuttavia l’emergere di nuovi attori non statuali dotati di significative potenzialità offensive implica un’estensione del tradizionale concetto di difesa volta ora alla tutela e alla salvaguardia degli interessi nazionali laddove gli stessi si palesano e sostanziano non solo dal punti di vista militare, ma soprattutto economico, sociale, finanziario e, più in generale, geopolitico…”.

 


La difesa non è più dunque la difesa da soggetti che intervengano in armi sul suolo nazionale, ma è soprattutto “salvaguardia degli interessi nazionali”, interessi militari, economici e finanziari, ovunque si manifestino.

E’ questo uno scenario molto attuale, molto pericoloso e ambiguo!! Potrebbe comportare anche un intervento delle nostre Forze Armate in una nazione per es. nostra fornitrice di petrolio laddove si verifichi una qualche instabilità politica in quel territorio. 

 

Ancora nella Nota è scritto: “… è ineludibile per la Nazione la necessità di partecipare efficacemente agli sforzi che la comunità internazionale attua ed attuerà per operazioni di stabilizzazione anche in aree oggi imprevedibili…”

e ancora: “la difesa statica del territorio perde significato mentre le operazioni multinazionali di proiezione, presenza e sorveglianza assumono la caratteristica di compito istituzionale prioritario ed insostituibile sia ai fini della Difesa nazionale (i cui confini si sono “allargati”) sia di concreto sostegno alla politica estera del Paese”. E infatti il nostro Paese si ritrova particolarmente impegnato nelle missioni all’estero sotto l’egida dell’Onu (è al 9° posto tra i paesi che impegnano militari) o dell’Unione Europea (4° posto) e della Nato (4° posto dopo Usa, Regno Unito e Germania).

 

I compiti delle Forze Armate, secondo il Nuovo Modello di Difesa, possono anche essere letti in quest’ottica:



  1. il “compito classico” di difesa dello Stato, del suo territorio e delle sue istituzioni, etc..


  2. un “compito tecnico” di ammodernamento e acquisizione di tecnologie militari avanzate, di nuovi sistemi d’arma e di formazione che consentano di svolgere il ruolo internazionale cui l’Italia ambisce. Nella Nota Aggiuntiva del 2009 si dice: “Le Forze armate devono mantenere le capacità operative essenziali ed il dominio delle relative tecnologie e di quelle delle conoscenze risultate critiche in uno scenario di rinnovata contrapposizione militare..”;


  3. un “compito politico”: nella Nota Aggiuntiva del 2009 si dice: “Le Forze Armate devono contribuire a gestire le crisi esistenti mantenendo i conflitti ai più bassi livelli mediante un intervento tempestivo e un uso misurato della forza, da contemplare quale strumento di una articolata politica di sicurezza globale, secondo un approccio integrato che veda nell’impiego sincronizzato delle azioni diplomatiche militari, economiche ed informative la via per conseguire il successo anche nella gestione delle crisi.” Ma come si fa a chiedere tutto questo ad una istituzione militare? Non dovrebbe essere la politica a far questo?


 

E’ quindi facile capire da dati questi numeri e questi compiti, questo Nuovo Modello di Difesa richiede notevoli risorse economiche di cui parliamo più oltre.

 

Alcuni approfondimenti:

La struttura organizzativa delle Forze armate i vertici militari (Legge n.25/1997): a seguito della riforma dei vertici militari (L.n.25/1997) e dell’Arma dei Carabinieri cui è stato dato il rango di Forza Armata (Legge delega n.78/2000) la struttura organizzativa delle Forze armate oggi è questa:

 



Il personale impegnato nelle Forze Armate e nel Ministero della Difesa ammonta a 292.833 persone (Consistenza al 31.12.2008) secondo questa articolazione:

 

Tabella 1- Risorse umane del Comparto della Difesa (al 31.12.2008)



 

 

L’accesso delle donne alle Forze Armate (Legge n.380/1999):la legge ha sottolineato il principio di pari opportunità consentendo alle donne di partecipare al reclutamento del personale per ogni incarico compresi quelli prettamente operativi. Nel 2007 il personale femminile presente nelle Forze Armate era di circa 9.600 persone. 

 

Il servizio militare volontario: un servizio professionale, snello e poco costoso? Un’opportunità di lavoro?: (Legge n.331/2000):la legge si è posta l’obiettivo di passare da uno sistema basato sulla leva obbligatoria a uno di 190.000 uomini e donne volontari[3]; ed ha istituito 2 tipi di volontari: volontari in ferma prefissata di un anno e volontari in ferma prefissata di 4 anni.

Si è fatto credere al Paese che il passaggio ad un esercito di professionisti avrebbe determinato uno strumento militare efficace, snello e meno costoso, che avrebbe garantito a molti ragazzi un buon posto di lavoro, ma non è così!!

 

Per quel che riguarda la professionalitàdiversi Generali preferivano i militari di leva ai militari volontari; è illuminante l’intervento del Generale Carlo Jean all’epoca presidente del Centro Alti Studi per la Difesa del 23 gennaio 1997 alla Commissione della Camera, che diceva: “ sono anzi convinto che, tutto sommato, considerata la varietà di expertise e di professionalità che si riscontra nei militari di leva, il loro impiego garantisca maggiore flessibilità oltre che una maggiore capacità di adattarsi a tali situazioni (ndr: le missioni all’estero). Il vantaggio del ricorso ai volontari, da un punto di vista non tanto tecnico quanto politico, è rappresentato dal fatto che il volontario…. Essendo reclutato negli strati più bassi delle popolazione, è expendable. Se per esempio muore il figlio di un pastore calabrese non ci saranno movimenti di piazza: è sufficiente dare alla famiglia 100 milioni (di lire ndr) per chiudere l’incidente”.

 

Per quel che riguarda i costici si è presto resi conto che un esercito di volontari costa molto più di un esercito di leva, nelle note di corredo alle richieste di copertura finanziaria per le spese delle Forze Armate si legge: “  l’istituzione di un servizio professionale comporta una serie di spese per equipaggiamenti ed armi, nonché spese logistiche, di formazione e di funzionamento superiori per unità di personale a quelle necessarie ad un esercito di leva… Inoltre .. molti servizi garantiti dal personale di leva dovranno ora essere acquisiti attraverso il ricorso all’esterno”.

Oggi da più parti è evidente che Forze Armate di 190.000 unità hanno un costo spropositato e insostenibile; e si comincia a parlare di tagli.

Per quel che riguarda le prospettive di lavoro: quello che è generalmente considerata una buona prospettiva di lavoro stabile e sicuro si sta rivelando, nonostante gli incentivi messi in campo, un altro dei luogo di precariato. Il numero di volontari passati al servizio permanente non ha mai raggiunto il 10% e il blocco delle assunzioni nelle Pubbliche amministrazioni ha impedito anche l’ingresso nelle forze di Polizia e nel Ministero. Così dopo 4 anni passati nelle Forze Armate la maggior parte dei volontari torna a casa con niente in mano e lo Stato ha anche speso inutilmente per la sua formazione. Questa situazione è destinata a peggiorare, perché visti i tagli dei prossimi anni (e che in parte sono già iniziati) che colpiranno soprattutto, la truppa che avrà sempre meno possibilità di veder trasformato il suo servizio volontario in servizio permanente. In questa ottica il Progetto della Mini Naja - un corso di formazione atletico-militare di piccoli gruppi di giovani fortemente voluto dal Ministro La Russa  - oltre che costoso appare puramente demagogico.

 

Il servizio civile:nell’85 la Corte Costituzionale aveva sancito che il dovere costituzionale di difesa della Patria poteva essere assolto anche con un impegno sociale non armato dando così pieno riconoscimento agli obiettori di coscienza.

Però con l’abolizione/congelamento della leva militare è fatalmente venuto meno anche il servizio civile degli obiettori di coscienza e si allora istituito il Servizio Civile Nazionalesu base volontaria. Un istituto che fin da subito ha stentato a decollare anche perché al contrario di quanto è accaduto con la riforma del servizio militare in cui fin da subito si è stabilita la necessità di 190.000 persone e di risorse per l’organizzazione e gli armamenti, per il servizio civile volontario si è costituito un fondo da riempire di volta in volta con le risorse disponibili (risorse progressivamente in calo) e solo quando queste risorse ci sono si apre un bando di servizio civile volontario.

Il risultato è che per la difesa in armi si spende oltre 23 miliardi di euro l’anno e per la difesa in forma di servizio civile circa 171milioni.

 



 


5.Le spese militari italiane


 

Bilancio della Difesa per l’anno 2011

Per capire bene gli stanziamenti in bilancio nel 2011 occorre fare un piccolo passo indietro, in particolare esaminando agli effetti delle misure di contenimento della spesa pubblica contenute nelle D.L. n. 112/2008 (convertito con Legge 6 agosto 2008 n. 133) e nel D.L. n. 78/2010 (convertito con la Legge 30 luglio 2010 n. 122). Nel D.L. n. 112 del 25.6.2008, che abbiamo visto in maniera approfondita nel rapporto di due anni fa, sono stati apportati tagli al bilancio del Ministero della Difesa per 503,7 milioni di euro per l’anno 2009, 478,1 milioni di euro per il 2010 e 834,5 milioni di euro per il 2011. Nel D.L. n. 78 del 2010 dispone una riduzione lineare del 10% sulla dotazione delle spese rimodulabili che per il Ministero della Difesa prevedono una riduzione di 255.854.000 euro per l’anno 2011, 304.778.000 per l’anno 2012 e 104.786.000 a decorrere dall’anno 2013. Il risultato finale prevede uno stanziamento complessivo per il 2011 alla Difesa di 20.494,6 milioni di euro con un incremento rispetto al bilancio previsionale approvato dal Parlamento per il 2010 di 130,2 milioni di euro pari allo 0,6% ed un rapporto rispetto al P.I.L. dell’1,279%.

Dal 2008 il bilancio dello Stato è predisposto ed articolato per Missioni e Programmi ma noi lo analizzeremo con il sistema tradizionalmente usato internamente dalla Difesa, per Funzioni, così da garantire continuità con i precedenti rapporti. Il Bilancio della Difesa è suddiviso in Funzione Difesa che per il 2011 è cresciuta di 32,6 milioni di euro (+0,2%) per un totale di 14.327,6 milioni di euro; Funzione Sicurezza del territorio, che riguarda le spese per i carabinieri, quarta Forza Armata ma che in parte, per la sicurezza del territorio, dipendono dal Ministero dell’Interno, che ha avuto un incremento di 145,2 milioni di euro (+2,6%) per complessivi 5.740,3 milioni di euro; le Funzioni Esterne che riguardanocompiti affidati alla difesa ma non rientrano nei compiti strettamente istituzionali, voce diminuita di 49,8 milioni di euro (-33,1%) per complessivi 100,7 milioni di euro; il Trattamento di Ausiliaria, cresciuto di 2,3 milioni di euro (+0,7%) per una spesa complessiva di 326,1 milioni di euro, che corrisponde alla corresponsione del trattamento di quiescenza al personale nella posizione di ausiliari



La Funzione Difesa contempla le spese per il Personale, per l’Esercizio, dove troviamo le spese per la formazione del personale e la manutenzione di mezzi e strutture e l’Investimento riguardante l’acquisizione di nuovi sistemi d’arma. In merito alla ripartizione percentuale delle spese per la Funzione Difesa sarebbe ottimale un rapporto tra 50% destinato al Personale e l’altro 50% ripartito tra Esercizio ed Investimento; sono molti anni tuttavia che le cifre del bilancio non rientrano in questi parametri ed in particolare per il 2011 le spese per il Personale ammonteranno al 65,8% mentre la somma dell’Esercizio e dell’Investimento giungerà appena al 34,2%, 10,1% della quale destinata all’Esercizio e 24,1% all’investimento. Le previsioni di spesa per il Personale per l’anno 2011 ammontano a 9.433,9 milioni di euro con una crescita rispetto all’anno precedente di 86,8 milioni di euro (+0,9%); tale cifra permette di avere una consistenza di personale militare pari a 178.571 unità e civile pari a 31.459. La situazione del personale presenta molteplici criticità: innanzitutto dopo aver fallito l’allineamento numerico dei vari gradi previsto nel modello a 190.000 unità deciso con il congelamento della leva obbligatoria ed il passaggio a Forze Armate totalmente professionali, si sta andando verso una forzata riduzione del personale. Questa riduzione però anziché intaccare le fasce in soprannumero, come quella dei marescialli, riduce principalmente quella dei militari di truppa, in particolare quelli a ferma prefissata. Si sta andando così verso un rischio potenziale di blocco generalizzato dei reclutamenti, creando di fatto uno strumento sempre più anziano e meno disponibile all’operatività; infatti una forte anomalia del modello esistente è quella di avere un numero di graduati superiore ai militari di truppa, con la conseguenza di avere più comandanti che comandati!

Considerando infine che l’attività principale delle nostre Forze Armate è costituita dalle missioni all’estero, che impegnano circa 8.300 militari, (pari a circa 25.000 uomini e donne con le rotazioni), un apparato di 180.000 unità sembra ancora più spropositato. Per l’Esercizio durante il 2011 sono stati stanziati 1.440,0 milioni di euro, con un decremento rispetto all’anno precedente di 320,4 milioni di euro (-18,2%); questi tagli non fanno altro che rendere più difficile rispondere agli standard internazionali di formazione del personale e di sicurezza dei mezzi, lasciando lo strumento militare al livello minimo necessario per far fronte agli impegni internazionali. Gli stanziamenti previsionali per il 2011 per l’Investimento, ammontano invece a 3.453,7 milioni di euro con una crescita di 266,3 milioni di euro (+8,4%).

Nella tabella 10 abbiamo sintetizzato i principali programmi di ammodernamento, anche con la spesa prevista per il 2011.



Per confronto, il bilancio dell’Italia per la sanità nel 2010 è di circa 105 miliardi di euro, mentre quello per l’istruzione  nel 2009 è stato di circa 44 miliardi.



 


6.I sistemi d’arma


 

Per sistema d'arma si intende l'associazione tra l'arma vera e propria e un dispositivo ausiliario ad esempio, un veicolo (anche convenzionale), contenitore, apparecchiatura di osservazione (radar) o personale di servizio, adatti alle condizioni di battaglia, che permettono di aumentare le prestazioni dell'arma, rendendola ad esempio mobile o aumentando il numero di colpi. Ad esempio, un cavaliere con la corazza, il suo scudiero e rispettivi cavalli (che portano scudi, lance, vivande, ecc.), costituiscono un sistema d'arma. Altrettanto lo sono un cannone, il camion che lo rimorchia, altri camion con le munizioni, le munizioni stesse, gli inservienti al pezzo ed eventuali elicotteri o jeep di avvistamento nella prima linea, e le radio per comunicare. Un sommergibile nucleare, con i suoi missili sono un sistema d'arma. Lo sono anche missili come l'SS-26 Stone e il suo lanciatore, cosi come anche il laser Boeing YAL-1 e l'aereo che lo contiene, derivato dal convenzionale Boeing 747.

Nel nostro Paese i tagli alla Difesa sono stati pochi e sbagliati,  abbattendo la scure sulla formazione del personale e la manutenzione dei mezzi, senza intaccare minimamente inutili sistemi d’arma o rivedendo il numero dei militari da impiegare.

Questi piccoli tagli allarmano comunque la lobby dell’industria bellica, che fa affidamento per i suoi affari sulla certezza dei finanziamenti governativi al sistema difesa. Non è un caso che il Sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto, proprio a margine dell’apertura di “Euronaval” 2010, la più grande fiera navale della difesa del mondo che si svolge a Parigi, abbia assicurato l’assenza di tagli nel nostro settore militare, prospettando solo razionalizzazioni ed eventualmente uno slittamento dei tempi per la realizzazione di nuovi mezzi, in particolare quelli navali. Il riferimento è alle dichiarazioni fatte dal Ministro della Difesa Ignazio La Russa che prima dell’estate aveva annunciato il taglio di 25 caccia Eurofighter ed il rinvio dell’acquisto delle 4 Fregate FREMM mancanti per completare le 10 chieste dalla Marina, e che il Ministro ha ipotizzato di poter rivendere al Brasile.

Fra i sistemi d’arma più costosi che l’Italia dei quali l’Italia si è impegnata a dotarsi ci sono il bombardiere F35 e le navi FREMM;  il primo è prodotto dalla americana Lockeed-Martin, con la quale vari paesi NATO hanno firmato contratti di acquisto per un costo unitario stimato di 70/100 milioni di dollari (stimato perché al momento sono stati prodotti solo alcuni prototipi e il loro costo è già cresciuto del 50% rispetto a quello preventivato).  L’Italia si è impegnata ad acquistarne 131 con consegne fino al 2026. Al costo di acquisto si somma quello per la gestione e per la realizzazione in provincia di Novara di un impianto (dotato di aereoporto) per lo’assemblaggio degli aerei.

Per quanto riguarda le navi, si tratta di un programma congiunto fra Italia e Francia che prevede la costruzione rispettivamente di 10 e 17 fregate., il cui costo varia dai 280 ai 350 milioni di euro a seconda della dotazione di armamenti . Oltre a queste navi è stata completata la costruzione di una portaerei (per la quale sono stati impiegati 10 anni) il cui costo di progetto (dichiarato dal ministro della difesa del 200 Sergio Mattarella) era di 2200 miliardi di lire, mentre quello effettivo è stato di 1390 milioni di euro(circa il doppio).

Oltre ai due progetti appena descritti, l’Italia è impegnata in quello del caccia EFA, avviato nel 1986 in collaborazione con Germania, Spagna e Gran Bretagna e che prevede per l’Italia l’acquisto di 121 aerei per un costo unitario di circa 75 milioni di euro.

In tutti i casi sono più o meno coinvolte nella realizzazione dei sistemi d’arma varie aziende italiane (in primis quelle del gruppo Finmeccanica), tanto che uno dei paravento utilizzati dai vari politici, sia di destra che di sinistra, è quello dei posti di lavoro e della ricaduta economica verso le imprese italiane.

A questo si lega un progetto politico europeo che aspira a contrastare (a carissimo prezzo) il predominio statunitense nel settore delle tecnologie militari.



 


7.Le missioni internazionali


 

 Dal dopoguerra ad oggi l’Italia ha partecipato a 114 missioni internazionali, di cui 46 con lo scopo di mantenimento della pace, 37 di assistenza internazionale, 22 di impostazione della pace, 9 di  formazione della pace e prevenzione del conflitto. Di queste, 31 sono ancora in corso: 3027 unità di soldati sono a tutto oggi impiegate in Medio Oriente, 2858 nell’Europa non comunitaria, 2574 in Asia centrale e meridionale, 110 nel Nord Africa, 41 nell’Unione Europea, 5 in Africa subsahariana e 5 in America Latina.

Nel febbraio del 2009 il Parlamento ha approvato all’unanimità le modifiche alla legge 209 del 2008 riguardo alla partecipazione italiana delle missioni internazionali. Le principali novità “negative” sono state l’aumento dei costi delle missioni e il ritorno alla scadenza semestrale del Decreto. Decreto legge che ha suscitato molte critiche. Innanzi tutto non sono state analizzate specificatamente missione per missione rispetto agli obiettivi da conseguire e non è stata fatta una valutazione di quanto effettivamente è stato realizzato, ma sono state approvate in blocco. Poi i soldi  stanziati per due semestri (1526 milioni di euro con un incremento del 50% rispetto all’anno precedente) verranno spesi quasi totalmente per i costi dello “strumento militare” a danno dei fondi destinati agli aiuti diretti alla cooperazione che ammontano a meno del 6% .

Inoltre va sottolineatala trasformazione dei “caveat”, cioè delle limitazioni imposte dal Governo nazionale all’impiego delle truppe che operano in una missione internazionale. Prima la modificazione di tali limitazioni, per esempio rispetto alla decisione di spostare delle truppe o di aderire ad una richiesta d’intervento, doveva avvenire 72 ore prima dell’effettiva esecuzione, ora ne bastano 6, cioè il tempo tecnico per la decisione affidata al capo di Stato maggiore della Difesa, che dovrebbe essere sempre vincolata agli articoli della nostra Costituzione.

Negli ultimi anni la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali ha assunto una grande importanza; da uno studio della ONG Intersos, l’Italia è al 3° posto tra i Paesi dell’Unione Europea per il numero dei militari impegnati, mentre è al 15° per quanto riguarda gli stanziamenti nella lotta alla povertà del mondo.

Le due missioni più onerose economicamente sono quella in Libano (192 milioni di euro per semestre) e quella in Afghanistan che è passata, nel 2009, a 242 milioni per semestre, rispetto ai precedenti 169 milioni per semestre. Questi aumenti sono serviti per coprire l’invio di 4 cacciabombardieri Tornado (52 milioni di euro l’uno) e 600 militari. Inoltre, per questa decisione, sono stati modificati alcuni caveat in modo tale da poter preludere alla partecipazione attiva alla guerra contro i Talebani, in aperto contrasto con l’art. 11 della Costituzione.

Un discorso a parte merita il tema della “sicurezza”, che lo Stato deve garantire, del personale civile che rimane sul posto, la cosiddetta Unità di Sostegno alla Ricostruzione (USR), dopo che sono stati ritirati i soldati e che implica un impegno economico, difficilmente valutabile e verificabile e non regolamentato da leggi in vigore. Un esempio eclatante è stato il caso che si è verificato in Iraq. Accanto al ritiro dei soldati e all’impegno di spesa nella Unità di Sostegno alla Ricostruzione (anche se non si è mai capito il risultato dei programmi ed è apparsa, da subito, esagerata la somma per la presenza di esperti italiani), lo Stato ha stipulato un contratto con una società di sicurezza privata che già operava con gli Iracheni, la Aegis Defence System, agenzia molto chiacchierata di cui uno dei fondatori è un tale Tim Spencer, militare, mercenario, venditore di armi e protagonista di colpi di stato e loschi affari in Sierra Leone e a Papua Nuova Guinea, dove è stato anche arrestato e poi espulso. La spesa complessiva prevista per la Aegis Defence Ststem era di 3.498.000 euro, 10 volte superiore a quella stanziata per il funzionamento della USR. Dopo che una tale notizia, diffusa dall’”Unità”, è stata confermata e dopo la risposta del Vice Ministro degli Affari Esteri Ugo Intini del 2 luglio 2007, in cui giustificava tale scelta, di questo contratto non se ne è saputo più nulla.

Possiamo dire che, in questo campo, cioè rispetto alla cessione di responsabilità riguardo alla sicurezza militare ad agenzie private, non c’è nessun controllo ed è estremamente pericoloso avviarci ad “una privatizzazione della guerra”.

 

 

 

7.1  Militari in città (ovvero come si potrebbero risparmiare soldi ed evitare “pericolosi equivoci”)

 

Il decreto legge n. 92/08 sulla sicurezza (governo Berlusconi) prevede la presenza per 6 mesi, rinnovabili, di 3000 militari nelle principali città italiane per un costo di 31,2 milioni di euro annuali. Uno dei compiti delle Forze Armate è quello di intervenire in caso di straordinaria necessità e urgenza (vedi terremoto all’Aquila, ecc) e la domanda che nasce spontanea è se l’ordine pubblico possa essere considerata un’emergenza e se i militari abbiano le competenze adeguate a tale compito. Inoltre bisogna tener presente che, un base al rapporto Eurostat, in Italia ci sono 325.000 unità tra poliziotti, carabinieri, finanzieri, agenti penitenziari, guardie forestali, che diventano 415.000 se si aggiungono i Vigili Urbani, pari a 561 operatori ogni 100.000 abitanti, contro i 469 della Spagna e i 300 della Francia, quindi non poi così pochi! Forse sarebbe meglio ridisegnarne le mansioni, visto che molte persone sono utilizzate in lavori d’ufficio, o come scorte invece di utilizzare nuovo personale!

 

7.2  Servitù militari (ovvero come si potrebbero trovare entrate per gli Enti Locali, Servizi pubblici, ecc...)

 

Un altro problema è quello che riguarda le “servitù militari”, intendendo con questo termine la presenza di edifici o superfici territoriali appartenenti all’amministrazione della Difesa (caserme, depositi, arsenali, poligoni di tiro, ecc..) che, dopo l’eliminazione della leva militare, non sono più utilizzati. Queste strutture sono di proprietà statale, pertanto potrebbero essere riconvertite ad uso civile, industriale, turistico-alberghiero e portare nuove entrate che potrebbero, in parte, essere appannaggio dei Comuni. Essendo di proprietà statale non possono essere vendute dalla Difesa e perciò è stata incaricata un’Agenzia del Demanio alla valutazione delle vendite o degli affitti i cui introiti finirebbero al Tesoro che , a sua volta, li può destinare per finanziare iniziative della Difesa. Un serpente che si morde la coda!!!

Il 15 ottobre 2008 il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito ha fatto il punto della situazione: 399 immobili da dimettere, di cui già 354 consegnati all’Agenzia del Demanio. Il Ministro ha fatto presente che la legge 133/2008 è nata per attenuare l’effetto dei tagli subiti dal Ministero della Difesa quindi “non è compatibile con l’ipotesi di un’alienazione gratuita e diretta a favore degli Enti Locali”.

Altre entrate potrebbero pervenire dai 4000 alloggi della Difesa occupati abusivamente o da utenti che vanno in pensione ma mantengono l’edificio, o da alloggi dati in uso temporaneo per 7 anni, periodo che non viene rispettato, o da comandanti trasferiti che lasciano la famiglia nella città di provenienza creando problemi per il nuovo comandante che arriva, o da edifici occupati da figli, mogli separate ecc.. che non hanno nulla a che fare con la Difesa.

A questo proposito è stata presentata una proposta di legge dal Ministro della Difesa La Russa nel febbraio 2009, in accordo col Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dello Sviluppo Economico e contenuta nel ddl 1373, che prevede la costituzione della società privata “Difesa Servizi spa”, il cui unico azionista è il Ministero della Difesa, con l’intento di trasferire le competenze del Ministero della Difesa ad una società privata. Questa gestirà l’immenso patrimonio del demanio militare (oltre 4 miliardi di euro), le forniture e gli acquisti della Difesa ed eventuali sponsorizzazioni di eventi. Tramite questa società, il ministero della Difesa potrà affittare o vendere i propri immobili a privati senza l’autorizzazione, finora vincolante, di altri ministeri, senza controllo del Parlamento e senza garanzie di trasparenza. Basterà una delibera del Consiglio di Amministrazione della società, per esempio, per costruire sui propri terreni, un termovalorizzatore o un deposito scorie nucleari, senza possibilità di controllo, perché nei siti militari è vietato l’accesso.

Una società privata, con un enorme “potere”, troppo ampio e discrezionale per essere concentrato nelle mani “private” di poche persone.

 

Tra le servitù militari che limitano la fruizione del territorio dobbiamo annoverare anche le basi NATO e USA: 12 strutture militari Usa per l’Esercito, 21 per la Marina, 16 per l’Aviazione e altre 40, definite “insediamenti minori” a cui aggiungere, parrebbe, 8 basi NATO.

Tale basi, per l’Italia, hanno un costo economico, circa 370 milioni di dollari, contributi, in parte, in denaro liquido, o come sgravi fiscali, o per forniture gratuite di servizi per i soldati e le loro famiglie.

A tale proposito ricordiamo il recente “caso Dal Molin”, cioè la cessione dell’ex aeroporto Dal Molin per ampliare la base americana ad Aviano (Vicenza) che diventerebbe così la base USA più grande d’Europa. Infatti gli Stati Uniti avrebbero deciso di trasferire ad Aviano la 173° Brigata aviotrasportata, mettendo l’Italia in prima linea rispetto alle attuali o future guerre.

 

 

 

 

 

 

 

 




8.“Preghiera di guerra” di Mark Twain (estratto)


 

Era un periodo di grande esultanza ed eccitamento. Il paese era in armi, c'era la guerra, in ogni petto ardeva il sacro fuoco del patriottismo; i tamburi rullavano, le bande suonavano, i fucili-giocattolo sbottavano, i pacchi di fuochi artificiali fischiavano e scoppiettavano…..Nelle chiese i pastori predicavano devozione alla bandiera e alla nazione, e invocavano il Dio delle battaglie, chiedendo il suo aiuto per la nostra buona causa con esplosioni di fervida eloquenza che commuovevano tutti quelli che le udivano. Era un momento davvero felice e fortunato, e quella mezza dozzina di spiriti avventati che avevano osato contestare la guerra e dubitare della sua legittimità, avevano incontrato una reazione così immediata, diretta e rabbiosa che per la propria incolumità erano rapidamente scomparsi di scena, smettendo in quel modo di dare fastidio. La funzione era in corso. Fu letto un capitolo di guerra dal Vecchio Testamento. La prima preghiera fu recitata, e fu seguita da una esplosione dell'organo che scosse le fondamenta. Come un sol uomo i presenti si alzarono, e con gli occhi lucidi e il cuore in gola lanciarono la terrificante invocazione: "O Dio più terribile, tu che stabilisci l'ordine delle cose, fai tuonare la tua tromba e fai lampeggiare la tua spada". Poi venne la preghiera "lunga". Nessuno ricordava un'invocazione così appassionata e commovente, con parole così belle. Il cuore della supplica era che il nostro Padre benigno e misericordioso proteggesse i nostri giovani e nobili soldati, e li aiutasse, confortasse e incoraggiasse nel loro compito patriottico. Che li benedicesse e proteggesse nel giorno della battaglia e nell'ora del pericolo, che li portasse nella sua mano poderosa, che li rendesse forti e sicuri di sé, invincibili al momento dello scontro sanguinoso. Che li aiutasse a schiacciare il nemico, concedendo a loro, alla loro bandiera e alla loro nazione onore e gloria imperituri.

Entrò un vecchio sconosciuto, è avanzò con passo lento e silenzioso lungo la navata centrale. Gli occhi fissi sul prete, il corpo oblungo ricoperto da una tunica che gli arrivava fino ai piedi, il capo scoperto, i capelli bianchi che gli scendevano come una spumosa cascata sulle spalle, il volto rugoso pallido oltre natura, più pallido ancora di uno spettro. Con le palpebre chiuse il prete, ignaro della sua presenza, continuava la sua commovente preghiera, che finalmente concluse con le parole, pronunciate in un fervido appello, "Benedici le nostre armi, concedici la vittoria, o Signore nostro Dio, padre e protettore della nostra terra e della nostra bandiera".

L'estraneo gli toccò il braccio, e gli fece cenno di farsi da parte - cosa che lo sconcertato prete fece - e si mise al suo posto. Con sguardo solenne, nel quale brillava una luce distante, studiò per alcuni istanti il pubblico esterrefatto, poi con voce profonda disse: "Provengo dal Trono, e porto un messaggio del Dio onnipotente." Le parole colpirono i presenti come un'onda violenta. Se l'estraneo se ne accorse, non vi fece caso. "Egli ha udito la preghiera del suo servo e vostro pastore, e l'accontenterà, se questo sarà il vostro desiderio dopo che io, suo messaggero, vi avrò spiegato ciò che essa comporta. Intendo dire, tutto ciò che comporta. Infatti capita spesso che le preghiere degli uomini chiedano più di quanto ne sia cosciente chi le recita, se non si ferma a rifletterci." Il servo di Dio e vostro ha recitato la sua preghiera. Ma si e fermato a riflettere? È soltanto una la preghiera? No, sono due: una è recitata, l'altra no. Ambedue sono giunte all'orecchio di Colui che ascolta tutte le suppliche, quelle parlate e quelle silenziose.. Voi avete udito la preghiera del vostro servo - la parte recitata. Io sono stato incaricato da Dio di mettere in parole l'altra parte - la parte che il pastore, e voi stessi nei vostri cuori, avete recitato in fervido silenzio, magari senza saperlo e senza pensarci. Che Dio voglia che sia così! Voi avete udito queste parole: "Dacci la vittoria o Signore nostro Dio". Questo è sufficiente. Tutta la parte recitata della preghiera si riduce a queste intense parole. Non c'era bisogno di andare oltre. Nel momento in cui avete pregato per la vittoria, voi avete pregato anche per molte conseguenze di cui nessuno parla, che seguono la vittoria - che devono seguirla, e che non possono non farlo. Allo spirito in ascolto del Dio Padre è giunta anche la parte silenziosa della preghiera, e mi ha ordinato di metterla in parole. Ascoltate: "Signore nostro Padre, i nostri giovani patrioti, idoli dei nostri cuori, procedono verso la battaglia - che tu sia vicino a loro. Insieme a loro, nello spirito, anche noi procediamo dalla dolce tranquillità dei nostri amati focolari verso l'abbattimento del nemico. O Signore nostro Dio, aiutaci a ridurre con le nostre bombe i loro soldati in brandelli insanguinati. Aiutaci a popolare le loro campagne sorridenti con i pallidi contorni dei loro patrioti morti.  Aiutaci a coprire il tuono dei cannoni con le urla dei loro feriti, che si contorcono nel dolore. Aiutaci a spazzar via le loro misere case con uragani di fuoco. Aiutaci ad affliggere i cuori delle loro innocue vedove con un inutile dolore. Aiutaci a farne delle senzatetto che vaghino con i loro figli fra le rovine inospitali, vestite di stracci, affamate e assetate, in balìa delle fiamme del sole d'estate e dei venti ghiacciati d'inverno, distrutte nell'animo, consumate dalla fatica, che ti implorano un rifugio nella tomba che verrà loro negato. Per noi che ti adoriamo, o Signore, distruggi le loro speranze, avvelena le loro esistenze, trascina il loro amaro pellegrinaggio, rendi pesanti i loro passi, bagna la loro strada di lacrime, macchia le bianche nevi con il sangue dei loro piedi feriti. Lo chiediamo, nello spirito dell'amore, a Colui che è la Fonte dell' Amore, rifugio sempre fedele ed amico di tutti coloro che soffrono, e cercano il Suo aiuto con cuore umile e contrito. Amen."

"Voi per questo avete pregato. Se è ancora ciò che desiderate, ditelo. Il messaggero dell'Altissimo attende."

In seguito si disse che quell'uomo era un folle, poiché aveva detto delle cose che non avevano alcun senso.

 



 



 







[1] Tratto da “La mia Costituzione”. Intervista di Guido Dell’Aquila a Oscar Luigi Scalfaro, Ed. Passigli, 2005


[2] i vertici militari a fronte dell’abolizione della leva obbligatoria hanno preteso di avere Forze Armate così numerose  per non dover mandare a casa molti comandanti e dall’altro per giustificare un elevato numero di armamenti con i quali equipaggiarli.


[3] In realtà la leva obbligatoria non è stata abolita ma semplicemente “congelata” e può essere riattivata in caso di particolari e gravi necessità (stato di guerra, grave crisi internazionale).